venerdì 28 febbraio 2014

Diritto di famiglia e proposta di legge di on. Bonafede (Mov5Stelle): approfondiamo

ARCHIVIO/DOSSIER • Il 25 gennaio scorso ho scritto un post seriamente critico indirizzato al Mov5Stelle e in particolare all'onorevole Alfonso Bonafede - ma chiarisco: il tema NON coinvolge "un" partito: ma tutti.
E.. ci riguarda tutti. 
ATTENZIONE: STIAMO PARLANDO DI DIRITTO DI FAMIGLIA
In quel post contestavo a on. Bonafede affermazioni contenute in una sua interrogazione parlamentare (che nello specifico si scagliava contro il DLgs 154, del 28/12/2013). Sono temi centrali in cui è difficile orientarsi, per questo è importante informare. E, fra i vari commenti, uno di rete-blog Politica Femminile chiedeva approfondimenti (vedi foto).
Oggi vedo questo approfondimento quanto mai necessario. Rispondo dunque all'invito con questo articolo-dossier, corredato da tutti i link necessari per documentare le mie argomentazioni; in particolare a miei precedenti articoli di approfondimento che consentono di risalire a tutte le fonti verificabili, come ogni trattazione seria (e che possa assistere anche addetti ai lavori) richiede.
E perché approfondire è ancor più necessario?
Perché le preoccupanti istanze di on. Bonafede (Mov5Stelle), vengono ora condivise anche dal gruppo "Noi con Matteo Renzi". Nientemeno, cioè, che da ambienti di governo.

Proposte di legge, parti in causa e presunti precedenti
Vediamo dunque quali sono le leggi in ballo; ma per maggior chiarezza faccio prima una premessa sull'interrogazione parlamentare oggetto della discussione: nel presentarla on. Bonafede si è fatto portavoce delle istanze di particolari gruppi/associazioni, quali
Adiantum 
I Colibrì
gruppi, insomma, che si autodefiniscono come rappresentanti dei "papà separati" - denominazione peraltro impropria dato che non tutti i "padri separati" si sentono da loro rappresentati.

Ora: nella sua interrogazione parlamentare (che contesta il “decreto filiazione”, varato dal governo Letta) Bonafede afferma che la Francia avrebbe approvato la residenze partagée paritaire, ovvero la residenza alternata (obbligatoria) per bambini con genitori separati. Ma non è vero. Quell'emendamento è stato proposto e discusso ma la Francia non l'ha approvato, bensì rigettato - come si può verificare nel sito dell'assemblea nazionale.

domenica 23 febbraio 2014

I giornali mandano in passerella il giuramento delle neoministre

Battuto abbondantemente il tasto dell’inesperienza e dell’incompetenza delle neo ministre, in cerca di “notizie” fresche, i giornali ci raccontano il giuramento del nuovo governo trasformandolo in una ridicola e imbarazzante (per chi la scrive e per chi la legge) sfilata di moda. Il linguaggio del giornalismo politico e di quello della moda si mescolano: diventano un giallo il colore della giacca della ministra della Salute; uno scivolone gli stivali della ministra ai rapporti con le Regioni; uno scontro tra calze velate e coprenti. Si intervistano “esperte” per il taglio dei pantaloni (troppo stretti o troppo larghi), si stilano le pagelle delle ministre in base al guardaroba.
Di fronte a un governo che per la prima volta è composto da metà uomini e metà donne, i grandi giornali  – chissà se per stupidità, stizza o misoginia - mandano in edicola e online il peggio degli stereotipi di genere. 
Per par condicio e completezza dell’informazione vorremmo un chiarimento: le cravatte dei ministri della Giustizia e dell’Agricoltura erano bordeaux o rosso veneziano? E la differenza tra le scelte cromatiche dei due ministri, rispetto ai loro colleghi e soprattutto al premier, dobbiamo interpretarle come “prime crepe” nell’esecutivo? Urge un editoriale, perché i lettori devono sapere!

Se non ora, quando? Donne e informazione

sabato 22 febbraio 2014

Il primo governo paritario italiano: tra speranze e preoccupazioni

Ci diciamo buongiorno, oggi, nel primo giorno in cui l'Italia, dalla nascita della Repubblica, si sveglia con un governo paritario. E' una data storica, almeno in quanto sfonda una consuetudine grottesca che fino ad oggi nessuno aveva mai incrinato. Sappiamo che niente ci è regalato: se abbiamo ottenuto questo primo risultato, almeno sui numeri, lo dobbiamo a un lungo e tenace lavoro. Un lavoro condotto da tantissime donne e a cui in particolare si dedica in modo mirato, da tempo, l'Accordo di azione comune per la democrazia paritaria. Dopodiché.. naturalmente non tutte vedono, in questo nuovo governo, solo ragioni per rallegrarsi. Rimandiamo in particolare alle preoccupazioni espresse ieri da Cristina Biasini, Cecilia D'Elia e Giorgia Serughetti, sul Manifesto. Staremo a vedere. Ora più che mai, paradossalmente, le donne dovrebbero vigilare e stare unite: è il momento di alzare il tiro rispetto alle richieste di qualità della politica
E proprio oggi, in questo giorno così significativo, ha luogo a Firenze anche l'assemblea nazionale dei comitati di Se non ora quando.. ecco un'immagine dalla sala:
La discussione può essere seguita qui in streaming
L'assemblea ha aperto con questo comunicato, che racchiude in sè quella commistione di speranze e preoccupazioni che tutte abbiamo in cuore:

L’assemblea nazionale di SeNonOraQuando? vede fatto un primo passo verso una migliore democrazia che sin dalla sua nascita ha perseguito con determinazione. La cultura del nostro Paese sta lentamente cambiando e la composizione paritaria di questo governo ne è un segno: i numeri ci sono, ora sono decisive le nuove politiche. Ci aspettiamo che le donne e gli uomini del primo governo paritario d’Italia si mettano al lavoro per migliorare la vita di tutte e tutti.
Da oggi più che mai saremo attente, intransigenti e pronte.
SeNonOraQuando?, Firenze, 22 febbraio 2014

venerdì 21 febbraio 2014

Sono una donna ucraina: e voglio che sappiate

Sono ucraina, nata a Kiev. Voglio che sappiate perché tanta gente, in tutto il mio paese, è scesa in piazza. C'è una sola ragione: noi vogliamo liberarci dalla dittatura. Vogliamo essere liberi da politici che pensano solo a se stessi e non si fanno scrupoli di far sparare sulla gente. Noi siamo persone civili, ma i nostri governanti sono dei barbari. Vogliamo solo essere liberi. Sappiamo che potremo restare anche senza connessione internet e facciamo questo appello prima che su di noi cali il buio. Voi potete aiutarci: diffondete questo video, parlatene con i vostri amici, le vostre famiglie, i vostri governanti: chiedete aiuto per il nostro popolo, prima che sia troppo tardi.



Per tanti è già troppo tardi, comunque. Come per Olesya: "sto morendo", è stato il suo ultimo tweet. Ed è morta, uccisa dalla polizia. Ma anche contro i poliziotti molta violenza: la protesta è ormai in gran parte estremizzata da parte di elementi violenti di matrice nazista, che se avessero la meglio sarebbero peggio dello stesso governo.
Quante omissioni, quante complicità, dalla fitta rete trasversale della politica predatoria? Quanta colpevole inerzia, anche da parte dell'Europa? 
E dalla stessa Italia: grande esportatrice di armi, e non solo per la caccia - lo sapevate? E ove ci sono politici che dichiarano tranquillamente di essere lieti per la ripresa dei mercati [di armi] americano, brasiliano e sudafricano oltre ai tradizionali bacini europeiL'est europeo, per esempio.

giovedì 20 febbraio 2014

Perché un accordo per la democrazia paritaria, cosa vogliamo, come lo vogliamo

Noi promotrici del presente Accordo siamo consapevoli della estrema gravità della crisi economica, sociale e culturale e politica in cui versa l’Italia, dei pericoli per lo stesso sistema democratico, della complessità dei problemi da affrontare. 
Vediamo che le donne sono quotidianamente colpite nei loro diritti e nelle libertà, che su di esse viene scaricato il costo maggiore della crisi e che si continua ad estrometterle dai luoghi delle decisioni.
Nella storia della Repubblica le donne si sono rivelate meno coinvolte nelle pratiche di scambio e di corruzione sempre più diffuse e, nell’ultima fase, sono state vittime di pratiche offensive della dignità femminile.
Affermiamo che le donne italiane non sono più disposte a subire passivamente questo attacco alle loro condizioni di vita e di lavoro e ad accettare ulteriormente la loro marginalità nella vita della nazione: lo dimostra la ricchezza delle iniziative proposte e realizzate dalle donne per il lavoro, per il miglioramento delle condizioni di vita, per la difesa della loro immagine, per il contrasto della violenza, così come lo dimostra l’adesione di milioni di donne all’appello di Se non ora quando e la partecipazione senza precedenti alla manifestazione del 13 febbraio.
Le donne, con la loro capacità di iniziativa e di cura, competenza e intelligenza, attenzione e cultura sono un soggetto decisivo per un’azione diretta a salvare l’Italia dal degrado e ad avviarne una rinascita.
Oggi, più che mai, è urgente e necessario realizzare la  partecipazione paritaria delle donne alla gestione della Cosa Pubblica nei luoghi decisionali, nelle istituzioni pubbliche e nelle assemblee elettive di tutti i livelli.
Siamo convinte che, per raggiungere tale scopo occorre un’azione comune e congiunta di tutte le forze femminili organizzate della società civile.
Da anni si sono avanzate numerose proposte e susseguite, purtroppo senza grandi risultati, campagne per la parità di genere nelle assemblee elettive, quali la proposta di legge di iniziativa popolare dell’UDI concernente “Norme di democrazia paritaria” (50e50 ovunque si decide); le iniziative del “Laboratorio 50&50” dell’AFFI, di “Aspettare Stanca”, della “Lobby Europea delle Donne”, nonché  quelle a suo tempo assunte dalle Commissioni Nazionali di parità. 
Premesso che nessun sistema elettorale di per sé garantisce alle donne pari opportunità, reputiamo che nel documento predisposto da Noi rete donne per regole elettorali women friendly (nel quale si sostiene che, quali che siano i metodi elettorali adottati, occorrano norme di garanzia per la presenza delle donne nelle liste e per assicurare parità di opportunità per essere elette), così come nel documento AFFI sui rimborsi elettorali, sono contenuti ragionevoli e opportuni suggerimenti.
La questione delle leggi elettorali sta assumendo, in questo momento, particolare urgenza nell’agenda politica.
Riteniamo perciò necessario esercitare un’azione di pressione sulle Commissioni parlamentari incaricate di esaminare le numerose proposte di riforma delle leggi elettorali presentate al Parlamento, perché, in coerenza con gli articoli 3 e 51 della Costituzione, nonché dei Trattati istitutivi dell’Unione Europea, relativi alla promozione della donna nei ruoli decisionali, e nelle successive determinazioni (nella fattispecie il punto 3 del Charter per le donne del Presidente della Commissione Barroso (5/3/2010) e il punto 3 della strategia per l’uguaglianza 2010-2015) e al fine di garantire condizioni generali di una democrazia partecipata, vengano introdotte nella legislazione norme di garanzia per una rappresentanza  di genere paritaria e siano previste sanzioni in caso di loro mancato rispetto nonché autorità capaci di emanarle.
Tuttavia, pur in uno scenario di profonda crisi come quello attuale, non è scontata una modifica in tempi brevi delle leggi elettorali: sono in calendario consultazioni amministrative e non si può escludere il voto per la rielezione del Parlamento con la legge vigente anche prima della scadenza della Legislatura o invece la consultazione per il referendum, rinviando così nel tempo eventuali nuove norme elettorali.
Siamo perciò fermamente convinte che sia determinante un cambiamento dei comportamenti delle forze politiche e, a tal fine, riteniamo indispensabile esercitare una pressione nei loro confronti perché assumano il principio della parità di sesso nelle candidature e adottino metodi di scelta delle candidature che coinvolgano la società civile; che tengano conto dei curricoli e dei requisiti delle candidate e dei candidati, delle competenze, dei rapporti con il territorio; che realizzino, quando previste, e quando i contesti garantiscano di poterle effettuare nella trasparenza, nel rispetto degli elettori e elettrici e delle pari opportunità dei candidati, nella garanzia delle norme, elezioni primarie aperte e regolate.
Auspichiamo che si arrivi a una legge che regoli il sistema dei partiti secondo l’articolo 49 della Costituzione, prevedendo anche norme per la parità di genere negli organi politici, in particolare quelli incaricati della selezione delle candidature.


Noi Rete Donne Affi - Associazione Federata Femminista Internazionale; Se Non Ora Quando; Agi (Ass. Giuriste Italiane – Sez. Romana); Aidos; Ande Aspettare Stanca; Associazione Alma Cappiello; Associazione Bloomsbury Associazione Donne Banca d’Italia; Assolei; Centro Italiano Femminile; Commissione Diritti e Pari Opportunità; Ass.se Stampa Romana; Consigliera Nazionale Parità; Consulta Donne di Colleferro; Coordinamento Italiano Lobby Europea delle Donne; Coordinamento Nazionale Donne Anpi; Corrente Rosa; Crasform Onlus; Dols Donne Online; Donne che si sono stese sui Libri e non sui letti dei potenti; Donne e Informazione; Donne InQuota; Donne In Rete per la Rivoluzione Gentile; Donne per Milano; Donne Ultraviolette; Fidapa; Fondazione Adkins Chiti – Donne in Musica; Fondazione Nilde Iotti; Gio Osservatorio Studi di Genere, Parità e Pari Opportunità; Giulia Giornaliste Unite Libere Autonome; Il Corpo Delle Donne; Il Paese Delle Donne; Ingenere; Laboratorio Politico Torino; La Metà di Tutto; Le Nostre Figlie non sono in vendita; Libera Donna; Libere Tutte - Firenze; Lucy e le Altre; Marea; Maude Movimento Lavoratrici dello Spettacolo; Movimento Italiano Donne per La Democrazia Paritaria; Noid Telecom; Noi Donne; Noidonne 2005; Parimerito; Pari o Dispare; Professional Women’s Association; Rete Armida; Rete per la Parità;  Solidea; Tavola delle Donne Sulla Violenza e Sicurezza Città Di Bologna; TutteperItalia; Udi Unione Donne Italiane; UnaTalks,  Usciamo dal Silenzio; Women In The City
Per info e contatti: Rif. Daniela Carlà • Roberta Morroni 

mercoledì 19 febbraio 2014

Industriali e politici: praticate l'empatia

John Elkann si dice "rammaricato" e chiede di non strumentalizzare: voleva incoraggiare. E sapete una cosa? Siamo certe che sia sincero. Per questo rispondiamo seriamente, a lui e a tutti queli che hanno in mano un vero potere: iniziate a praticare l'empatia

Ve lo gridiamo, anzi - con tutta la passione che abbiamo in cuore. Sgomenta vedere la noncuranza cieca con cui spreca il proprio potere chi potrebbe davvero incidere nel mondo. Restando peggio che inerte: spargendo anche sciocchezze. E in fondo è questa la cosa gravissima: che sinceramente non si veda oltre il proprio naso, pur essendo in cima al mondo. Se riportiamo integralmente questa lettera a lui rivolta è, oltre che per dare risalto a un giusto richiamo, perché ci dà l'occasione di gridarlo ancora più forte.

Caro John Elkann. Quando l’altro ieri ho letto le sue parole ho sentito il bisogno di pubblicarle immediatamente su fb con una frase siciliana abbastanza volgare a commento. Mi sono scusata perché generalmente non amo esprimermi con certi termini in pubblica piazza, ma un’amica mi ha fatto riflettere che anche lei, con quello che ha detto riferendosi ai giovani disoccupati (il 40%, una cifra non da poco), è stato molto volgare, probabilmente anche più di me.
Vede, caro Elkann, io ho 29 anni e vivo ancora a casa con i miei, che ringrazio per avermi dato la possibilità di studiare (dato che purtroppo ancora oggi, nel 2014, non è un diritto che appartiene a tutti) e di avere ogni giorno un piatto caldo a tavola. Il vivere con loro, per quanto li ami, non mi fa stare bene o a posto con la mia coscienza e la mia voglia di rendermi indipendente, né mi fa essere meno ambiziosa. Il mio vivere con loro è una fortuna e una necessità allo stesso tempo. Una fortuna perché, a differenza di molti, mi posso permettere una famiglia che mi sostenga e che mi faccia da ammortizzatore sociale in un Paese che non ne possiede molti; una necessità perché, nonostante mi sia laureata nel 2009, abbia un master, varie certificazioni, stage a volontà e brevi esperienze lavorative alle spalle, ancora non ho trovato un lavoro vero che mi dia la possibilità di abbandonare la casa dei miei e “costruirne” una mia.
Già, perché il mio cognome è Rizzo: un cognome a cui sono fortemente legata ma che non rimanda a nessuna famiglia miliardaria, a nessun nonno fra i più importanti imprenditori d’Italia (il mio era un contadino), a nessuna altolocata élite torinese. Sarà forse per questo che a 21 anni non sono stata inserita nel CDA dell’azienda che sta lasciando a piedi migliaia di lavoratori? Sarà forse per questo che non ho avuto la possibilità di fare esperienze di lavoro importanti in giro per il mondo? Sarà forse per questo che continuo a non poter scegliere il mestiere per il quale ho studiato e a dovermi invece accontentare di quello che passa il convento (pur di evitare di chiedere sempre soldi ai miei)? Sarà forse per questo che ho passato giorni davanti a un computer a pigiare un tasto nella speranza di poter accedere a un tirocinio bandito per i cosiddetti Neet per soli 400 euro al mese (ecco come ci aiuta lo Stato)? Sarà forse per questo che ho accettato un lavoro dove mi pagavano 2,50 euro all’ora, ho fatto volantinaggio vestita da Babbo Natale per un supermercato o la posteggiatrice per un giorno?
No, ovviamente è perché sono una parassita che sta bene a casa di mammà e che non ha ambizioni. Come me milioni di persone, come me tutti quegli amici che, dalla Sicilia, con una laurea in mano e dei sogni mai realizzati, sono scappati in cerca di fortuna: c’è chi ha pulito i bagni degli ostelli scozzesi, chi si trova a Londra a servire ai tavoli, chi a Milano in cerca di stabilità, chi sta per partire perché ha perso il lavoro in nero e non ha più i soldi per pagare un affitto.
Non mi sembra di raccontarle nulla di nuovo, perché questo accade ormai da anni a migliaia e migliaia di giovani. Però a questo punto mi viene da chiederle: quanti curricula ha mandato nella sua vita? Quante non risposte ha ricevuto? Quanti “grazie, la terremo in considerazione, ma al momento non assumiamo” si è sentito dire? Quante volte ha dovuto abbandonare la sua città, la sua famiglia e i suoi amici perché non riusciva a guadagnare abbastanza? Quanti lavoretti ha svolto per sostenersi gli studi? Quante volte ha dovuto accettare dei compromessi perché le serviva un lavoro per aiutare i suoi genitori in difficoltà? Quante volte ha dovuto rinunciare ai suoi sogni perché non si poteva permettere di sognare? Quante volte ha pensato “non ce la farò mai a costruirmi un presente, un futuro, una famiglia”? Quante volte è stato licenziato ed è stato lasciato solo? Quante volte è stato cassintegrato perché la sua azienda ha deciso di delocalizzare? Quante volte ha visto passare davanti a lei un raccomandato “figlio o amico di”?
La prego di contare, sarà bravo dato che è un ingegnere plurititolato, e di dare una risposta sincera a tutti quei bamboccioni choosy che si ostinano ancora a voler vivere nel proprio Paese a delle condizioni che minano qualsiasi tipo di dignità, da quella emotiva a quella esistenziale, da quella lavorativa a quella morale. La prego di avere la decenza di chiedere scusa per le volgarità che le sono uscite dalla bocca, di non offendere chi ce la sta mettendo tutta e non ci riesce perché il Paese è pieno di “figli o amici di”, la prego di guardare alla sua immensa fortuna e ringraziare di essere nato nel posto giusto nella famiglia giusta. Perché, vede, forse al contrario suo sarò una bambocciona choosy, poco ambiziosa e che si culla nella casa di mamma e papà, ma almeno, a differenza sua, ho l’umiltà di riconoscere molte mie fortune (in un mondo pieno di disuguaglianze) e di non giudicare gli altri. Claudia Rizzo, 17 febbraio 2014

martedì 18 febbraio 2014

A Matteo Renzi Presidente del Consiglio incaricato

Ci siamo e vogliamo esserci: nel prossimo nuovo Governo italiano è essenziale la Ministra per le Pari Opportunità

Egr. Matteo Renzi, Presidente del Consiglio incaricato, Roma 
Nel prossimo nuovo Governo Italiano è essenziale la Ministra per le Pari Opportunità. Perché? 
• Perché la voce delle Donne Italiane e i loro problemi di Cittadine, devono trovare non solo ascolto, ma avere valore di priorità del Paese e, come tali, seguiti da indispensabili e adeguate soluzioni, nel rispetto dei principi costituzionali e delle direttive europee;
• perché questa lunga ed intensa crisi non solo economica – ma anche sociale, culturale, etica, sta colpendo in modo significativo soprattutto le donne, nella vita pubblica e privata:precariato e disoccupazione femminile, disparità di carriera e di retribuzione sul lavoro, atti di violenza contro le donne e femminicidio, distorta rappresentazione sui media delle donne e delle loro vicende, smantellamento o riduzione dei servizi sociali, esigua presenza delle donne nelle Istituzioni e nei luoghi decisionali... sono solo alcuni esempi;
• perché le politiche di genere non diventino solo un bel vessillo di proclamata “modernità”, contemplandole nei punti programmatici al momento della costituzione del Governo e poi trascurate, ma siano un concreto impegno di tutti i Ministri;
• perché è importante avere una figura di riferimento, di stimolo e di coordinamento, per politiche delle Pari Opportunità e delle azioni positive in tutte le attività e gli atti di Governo - in una logica di gender mainstreaming, con la valutazione delle diverse implicazioni per uomini e donne di ogni azione politica, compresa la legislazione e i programmi, in tutti i settori e livelli;
• perché le politiche generali, per essere davvero tali e portare benefici collettivi, devono tener presenti tutte le prospettive, basilare quella di genere. Basti pensare alla recente vicenda sull’attribuzione del cognome ai figli/figlie, già oggetto di condanna della Corte di Strasburgo all’Italia per violazione del principio di parità, del cui DDL approvato dal CdM, pur lodevole per la tempestività ma criticabile nei contenuti e modalità, non si è avuto più notizia (sull’argomento incombe altresì un giudizio della Corte Costituzionale e un ulteriore ritardo comporterà gli inevitabili effetti della condanna);
• perché è essenziale che il punto di vista delle Donne, la democrazia pari, diventino un esempio per le nuove generazioni di uomini e donne, nell’auspicabile funzione anche pedagogica della politica e delle più alte Istituzioni della Repubblica Italiana;
• perché deve essere istituzionalizzato il rapporto e reso continuativo il dialogo con il mondo dell'Associazionismo Femminile, così come diventa ormai indispensabile nella logica di rinnovamento, cambiamento, efficienza generali, il ripensamento di tutti gli Organismi di Pari Opportunità.
Se non sono sufficienti questi “perché” ne abbiamo tanti altri. Quelli delle Donne Italiane, oltre la metà del Paese.
  Roma, 17 febbraio 2014, a Egr. Matteo Renzi, Presidente del Consiglio incaricato, Roma
L'Accordo di Azione Comune per la Democrazia Paritaria
Noi Rete Donne Affi - Associazione Federata Femminista Internazionale; Se Non Ora Quando; Agi (Ass. Giuriste Italiane – Sez. Romana); Aidos; Ande Aspettare Stanca; Associazione Alma Cappiello; Associazione Bloomsbury Associazione Donne Banca d’Italia; Assolei; Centro Italiano Femminile; Commissione Diritti e Pari Opportunità; Ass.se Stampa Romana; Consigliera Nazionale Parità; Consulta Donne di Colleferro; Coordinamento Italiano Lobby Europea delle Donne; Coordinamento Nazionale Donne Anpi; Corrente Rosa; Crasform Onlus; Dols Donne Online; Donne che si sono stese sui Libri e non sui letti dei potenti; Donne e Informazione; Donne InQuota; Donne In Rete per la Rivoluzione Gentile; Donne per Milano; Donne Ultraviolette; Fidapa; Fondazione Adkins Chiti – Donne in Musica; Fondazione Nilde Iotti; Gio Osservatorio Studi di Genere, Parità e Pari Opportunità; Giulia Giornaliste Unite Libere Autonome; Il Corpo Delle Donne; Il Paese Delle Donne; Ingenere; Laboratorio Politico Torino; La Metà di Tutto; Le Nostre Figlie non sono in vendita; Libera Donna; Libere Tutte - Firenze; Lucy e le Altre; Marea; Maude Movimento Lavoratrici dello Spettacolo; Movimento Italiano Donne per La Democrazia Paritaria; Noid Telecom; Noi Donne; Noidonne 2005; Parimerito; Pari o Dispare; Professional Women’s Association; Rete Armida; Rete per la Parità;  Solidea; Tavola delle Donne Sulla Violenza e Sicurezza Città Di Bologna; TutteperItalia; Udi Unione Donne Italiane; UnaTalks,  Usciamo dal Silenzio; Women In The City

Per info Rif. Daniela Carlà • Roberta Morroni 

domenica 16 febbraio 2014

Un bilancio politico al femminile delle Giunte 50e50: un'occasione per la buona politica

E’ in corso un progetto di respiro nazionale che invita le donne a fare un primo bilancio dell'operato delle giunte 50e50, rimettendo così a tema l’incidenza delle donne nella politica, e le relative forme di esclusione che di fatto, chiudendo alle donne, chiudono anche a metodi nuovi
Un discorso avviato il settembre scorso ad Altradimora, e di cui era emersa potentemente l’esigenza anche durante la prima esperienza, nel 2012, della candidatura di una donna alle primarie.  
Quando abbiamo pensato di dedicare l’ultimo appuntamento annuale di Officina dei Saperi Femministi ad Altradimora alla politica, con il titolo Politica: sostantivo femminile (a settembre 2013) non sapevamo che avremmo avuto un così vasto consenso, e che quell’incontro avrebbe poi dato adito a sviluppi. 

venerdì 14 febbraio 2014

One billion rising: danza contro la violenza, pretendi la giustizia

In tutta Italia il 14 febbraio si balla: per la giustizia
Trovarci tutt* insieme sarà un'importante testimonianza politica e anche, già di per sé, un potente atto di guarigione.

lunedì 10 febbraio 2014

A tutte le parlamentari in vista delle votazioni sulla legge elettorale

Gentile Onorevole,
a nome e per conto dell'Accordo di Azione Comune per la Democrazia Paritaria vogliamo esprimere la nostra soddisfazione per la presentazione degli emendamenti alla legge elettorale sulla parità di genere, sottoscritti dalle parlamentari di quasi tutti gli schieramenti politici.
Cogliamo ora l'occasione per tornare a sottolineare quanto riteniamo sia fondamentale la più ampia condivisione possibile per ottenere la corretta alternanza di genere nelle liste elettorali e il reale 50% e 50% nei capilista
Ci rivolgiamo a tutte le parlamentari, e anche ai parlamentari di buona volontà, perché appoggino e votino gli emendamenti presentati. Sarebbe auspicabile il voto palese per permettere a ciascuno di assumersi pubblicamente la responsabilità della sua scelta.
per l'Accordo di Azione Comune,
Daniela Carlà,  Marisa Rodano, Roberta Morroni



NB • in data da destinarsi si terrà la conferenza stampa delle parlamentari firmatarie degli emendamenti per la democrazia paritaria. Per informazioni: danielacarla2@gmail.com


domenica 9 febbraio 2014

#italicum e voto segreto. Questione maschile o della debolezza maschile

Forza o debolezza, coraggio o codardia, comportamenti limpidi o opachi. Tutto questo si misurerà alla Camera quando riprenderà ed entrerà nel vivo l’esame della nuova legge elettorale. Comunque la si pensi sull’Italicum, non c’è dubbio che finora le donne, dentro e fuori il Parlamento, hanno detto parole chiare sulla necessità di garantire eguale presenza di donne e uomini nelle liste
E le parlamentari hanno dato il via a buone pratiche di rapporti e relazioni fra loro, anche se appartenenti a schieramenti diversi, con differenti idee sull’Italicum. Si sono presentate insieme in conferenza stampa e insieme hanno presentato emendamenti e sempre insieme chiedono ora che il voto sui vari emendamenti sia palese. Hanno dato, comunque la si pensi, una immagine di forza, di coraggio, di parole e comportamenti limpidi. Sapranno gli uomini fare altrettantoFinora li abbiamo visti traccheggiare, balbettare, chiedere di potersi candidare in più collegi, abbassare le soglie di sbarramento, chiedere quorum particolari per salvare la Lega. Insomma, una gran paura di dover tornare a casa per mancanza di consensi, elettori e collegi ad hoc.

sabato 8 febbraio 2014

Imbarazzo #Italicum: non si nasconda la vergogna sotto al voto segreto

Risparmiamo il fiato, e sull'argomento della nuova legge elettorale vi rimandiamo a ottimi pezzi: dalla lettera aperta di Paola Concia alle considerazioni di Marina Terragni nonché a quelle (di segno diverso) di Pina Nuzzo - che si concordi o meno. Ricordiamo pure (su aspetti che vanno oltre la democrazia paritaria) le opposizioni dei costituzionalisti contro quello che hanno già ribattezzato indignati Porcellum Italicum. Questo post non intende prendere posizione su questo, una sola cosa diciamo qui ai politici: basta trincerare le vostre decisioni impresentabili dietro al voto segreto. Strumento nato con ben altro (e più nobile) scopo che truffare elettrici ed elettori nascondendo loro le proprie esecrabili decisioni. Uno strumento che, nello specifico, è ormai una spranga usata abitualmente contro le donne.
Si, siamo arrabbiate. E sull' #Italicum potremmo riassumere le ragioni in due semplici punti: 
1. la nuova legge elettorale non ci entusiasma. E va bè. All'arroganza di un sistema politico che perpetua se stesso contro ogni logica e dignità siamo abituate. 
2. non possiamo accettare che chi l'approverà non abbia nemmeno il coraggio delle proprie scelte. Qualunque sia il contributo più o meno attivo alla forma finale che la legge prenderà, ciascuno lo mostri pubblicamente.
Nello specifico delle esperienze regionali, con il voto segreto hanno già affossato fin troppe leggi per l'eleggibilità (anche) delle donne: dalla Sicilia all'Abruzzo, dalla Puglia alla Sardegna. Una vergogna di cui fra i politici maschi non si vergogna nessuno: stiamo tranquille che tranquillamente continueranno a reiterarla se non interverranno le donne. 
Martedi 11 febbraio riparte la discussione in aula e ci aspettiamo che le parlamentari, tutte, prendano in mano la situazione almeno sull'elementare (quanto svillaneggiata) questione della democrazia paritaria, e almeno esigendo il voto palese sugli emendamenti che riguardano l’alternanza uomo-donna e il 50% di donne capilista nelle liste elettorali.
Se volete partecipare alla campagna #iocisono promossa da Snoq, qui la pagina per aderire






sabato 1 febbraio 2014

Yo decido: le donne italiane si fanno sentire, superando il silenzio dei media

In concomitanza con la grande manifestazione di Madrid, molte località in tutta Italia hanno manifestato in solidarietà alle donne spagnole e per affermare la cultura laica dei diritti, l'autodeterminazione della donna, il diritto di scelta e alla salute, l'opposizione alle mafie degli aborti clandestini. 
Le manifestazioni sono state comunicate quasi esclusivamente via web, perché nessuna notizia ne è stata data dai quotidiani nazionali, nemmeno nelle cronache locali. "Sarà perché i giornali e le cosiddette politiche editoriali sono saldamente in mano agli uomini?", chiedeva oggi un'amica. Chissà! Un grazie dalle donne a tutt* quelli che, raggiunti dal tamtam, in tutta Italia hanno risposto sfidando la pioggia.
Questa la lettera delle donne italiane al Governo spagnolo, letta dalle donne di Napoli:

E di seguito alcune immagini arrivate da diverse città. Roma: 

Milano:




Firenze:

Bologna: 

Torino:

Palermo:


Catania:

E, dalla Spagna, chiudiamo con il saluto di Aitana Schez-Gijon :-)