venerdì 31 gennaio 2014

1 febbraio le donne italiane ed europee manifestano unite

Serve una legislazione europea che sancisca il diritto all'autodeterminazione, alla prevenzione e alla salute, alla libera scelta e all'accesso all'aborto sicuro, contro l'abbandono delle donne e contro il business delle cliniche  clandestine. Il Governo spagnolo ha sferrato un duro attacco ai diritti delle donne e le donne di tutta Europa stanno rispondendoUnitevi all'evento su facebook; troverete qui tutti gli appuntamenti.

martedì 28 gennaio 2014

L'Italicum è un nuovo Porcellum - se non peggio: ecco perché i giuristi dicono no

Sulla nuova (e machista) legge elettorale "Italicum" le donne sono state chiare: così non va bene a partire dal mancato rispetto per la democrazia paritaria - tanto da promuovere, su questo punto, una petizione dedicata. Ma la democrazia, secondo la sentenza dei giuristi che l'hanno attentamente studiato, si perde anche per altre ragioni. E alla base di tutto - come sempre - vediamo una mancanza di trasparenza che fa emergere l'eterno problema del metodo (un metodo che non è democratico). Ecco comunque il comunicato dei più esimi giuristi costituzionalisti, fra i quali Lorenza Carlassare: 
La proposta di riforma elettorale depositata alla Camera a seguito dell’accordo tra il segretario del Partito Democratico Matteo Renzi e il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi consiste sostanzialmente, con pochi correttivi, in una riformulazione della vecchia legge elettorale – il cosiddetto “Porcellum”. Presenta perciò vizi analoghi a quelli che di questa hanno motivato la dichiarazione di incostituzionalità ad opera della recente sentenza della Corte costituzionale, la n° 1 del 2014.
Questi vizi, afferma la sentenza, erano essenzialmente 2:
• 1. Il primo consisteva nella lesione dell’uguaglianza del voto e della rappresentanza politica determinata, in contrasto con gli articoli 1, 3 - [art. 3 che, lo ricordiamo, investe anche il tema della democrazia paritaria; insieme all'art. 51, che ci piace anch'esso ricordare qui, ndr], 48 e 67 della Costituzione, dall’enorme premio di maggioranza – il 55% per cento dei seggi della Camera – assegnato, pur in assenza di una soglia minima di suffragi, alla lista che avesse raggiunto la maggioranza relativa. La proposta di riforma introduce una soglia minima, ma stabilendola nella misura del 35% dei votanti e attribuendo alla lista che la raggiunge il premio del 53% dei seggi rende insopportabilmente vistosa la lesione dell’uguaglianza dei voti e del principio di rappresentanza lamentata dalla Corte: il voto del 35% degli elettori, traducendosi nel 53% dei seggi, verrebbe infatti a valere più del doppio del voto del restante 65% degli elettori determinando, secondo le parole della Corte, “un’alterazione profonda della composizione della rappresentanza democratica sulla quale si fonda l’intera architettura dell’ordinamento costituzionale vigente” e compromettendo la “funzione rappresentativa dell’Assemblea”. Senza contare che, in presenza di tre schieramenti politici ciascuno dei quali può raggiungere la soglia del 35%, le elezioni si trasformerebbero in una roulette.
2. Il secondo profilo di illegittimità della vecchia legge consisteva nella mancata previsione delle preferenze, la quale, afferma la sentenza, rendeva il voto “sostanzialmente indiretto” e privava i cittadini del diritto di “incidere sull’elezione dei propri rappresentanti”. Questo medesimo vizio è presente anche nell’attuale proposta di riforma, nella quale parimenti sono escluse le preferenze, pur prevedendosi liste assai più corte. La designazione dei rappresentanti è perciò nuovamente riconsegnata alle segreterie dei partiti. Viene così ripristinato lo scandalo del “Parlamento di nominati”; e poiché le nomine, ove non avvengano attraverso consultazioni primarie imposte a tutti e tassativamente regolate dalla legge, saranno decise dai vertici dei partiti, le elezioni rischieranno di trasformarsi in una competizione tra capi e infine nell’investitura popolare del capo vincente.

C’è poi un altro fattore che aggrava i due vizi suddetti, compromettendo ulteriormente l’uguaglianza del voto e la rappresentatività del sistema politico, ben più di quanto non faccia la stessa legge appena dichiarata incostituzionale. La proposta di riforma prevede un innalzamento a più del doppio delle soglie di sbarramento: mentre la vecchia legge, per questa parte tuttora in vigore, richiede per l’accesso alla rappresentanza parlamentare almeno il 2% alle liste coalizzate e almeno il 4% a quelle non coalizzate, l’attuale proposta richiede il 5% alle liste coalizzate, l’8% alle liste non coalizzate e il 12% alle coalizioni. 
Tutto questo comporterà la probabile scomparsa dal Parlamento di tutte le forze minori, di centro, di sinistra e di destra e la rappresentanza delle sole tre forze maggiori affidata a gruppi parlamentari composti interamente da persone fedeli ai loro capi.

Insomma questa proposta di riforma consiste in una riedizione del porcellum, che da essa è sotto taluni aspetti – la fissazione di una quota minima per il premio di maggioranza e le liste corte – migliorato, ma sotto altri – le soglie di sbarramento, enormemente più alte – peggiorato. 
L’abilità del segretario del Partito democratico è consistita, in breve, nell’essere riuscito a far accettare alla destra più o meno la vecchia legge elettorale da essa stessa varata nel 2005 e oggi dichiarata incostituzionale.
Di fronte all’incredibile pervicacia con cui il sistema politico sta tentando di riprodurre con poche varianti lo stesso sistema elettorale che la Corte ha appena annullato perché in contrasto con tutti i principi della democrazia rappresentativa, i sottoscritti esprimono il loro sconcerto e la loro protesta. Contro la pretesa che l’accordo da cui è nata la proposta non sia emendabile in Parlamento, ricordano il divieto del mandato imperativo stabilito dall’art. 67 della Costituzione e la responsabilità politica che, su una questione decisiva per il futuro della nostra democrazia, ciascun parlamentare si assumerà con il voto. E segnalano la concreta possibilità – nella speranza che una simile prospettiva possa ricondurre alla ragione le maggiori forze politiche – che una simile riedizione palesemente illegittima della vecchia legge possa provocare in tempi più o meno lunghi una nuova pronuncia di illegittimità da parte della Corte costituzionale e, ancor prima, un rinvio della legge alle Camere da parte del Presidente della Repubblica onde sollecitare, in base all’art. 74 Cost., una nuova deliberazione, con un messaggio motivato dai medesimi vizi contestati al Porcellum dalla sentenza della Corte costituzionale. Con conseguente, ulteriore discredito del nostro già screditato ceto politico.
Roma, 25 gennaio 2014


Gaetano Azzariti, Mauro Barberis, Michelangelo Bovero, Ernesto Bettinelli, Francesco Bilancia, Lorenza Carlassare, Paolo Caretti, Giovanni Cocco, Claudio De Fiores, Mario Dogliani, Gianni Ferrara, Luigi Ferrajoli, Angela Musumeci, Alessandro Pace, Stefano Rodotà, Nadia Urbinati, Luigi Ventura, Massimo Villone, Ermanno Vitale.
Pietro Adami, Felice Besostri, Anna Falcone, Giovanni Incorvati, Raniero La Valle, Roberto La Macchia, Domenico Gallo, Fabio Marcelli, Valentina Pazè, Paolo Solimeno.
Inviare adesioni a questa mail.

E questo lo aggiungiamo noi, ndr:

venerdì 24 gennaio 2014

Sorelle suore. Suor Anna che canta contro la violenza

Rispettami. Rispettami. Rispettami. Attenta al lupo della caverna, attenta al lupo! Attenta al lupo della caverna, attenta al lupo. Rispettami. Rispettami. Rispettami. Non uccidere la donna. Rispettami per quello che sono: donna.

Attenta al lupo della caverna, attenta al lupo: ogni donna!
Ovunque tu sei attenta al lupo della caverna, attenta al lupo.
Dietro a ogni donna c'è sempre una storia.
Una storia d'amore, una storia d'amore.
Non picchiarla! non torturarla! non schiavizzarla! Non è tua proprietà! Non è una bambola del momento.
La donna è di pari tua dignità. 

 
Amala. Dimmi perché, dimmi perché, dimmi perché la tratti così male: è una donna, solo da amare.
Attenta al lupo della caverna, attenta al lupo. Attenta al lupo della caverna, attenta al lupo: ogni donna! ovunque tu sei.. Attenta al lupo della caverna, attenta al lupo.

Rispettami. Rispettami. Rispettami. 
Non uccidere la donna. Non cancellarla dalla faccia della Terra.
Suor Anna, delle D.M.M.M. (Daughters of Mary Mother Mercy)

Valeria Fedeli: l'alleanza delle donne per cambiare l'#Italicum

Legge elettorale: Senatrici, Testo Italicum non garantisce rappresentanza di genere 
Rilancio ancora sul cambiamento della bozza dell’Italicum, di cui parlo anche su Donneuropa.

E di seguito vi riporto tutte le dichiarazioni di ieri, a partire da quella che ha aperto il dibattito firmata insieme alle colleghe Mussolini e Bianconi.

Legge elettorale: Senatrici, “Testo Italicum non garantisce rappresentanza di genere” 
“Il testo base di legge elettorale presentato nella serata di ieri, è del tutto deludente per quel che riguarda la rappresentanza di genere. Non viene, infatti, salvaguardato il principio antidiscriminatorio previsto dagli art.3 e 51 della Costituzione, articoli che sanciscono la pari dignità sociale dei cittadini e condizioni di eguaglianza nell’accesso agli uffici pubblici e alle cariche elettive. Niente di tutto questo lo ritroviamo nel testo base del cosiddetto “Italicum”. Nonostante l’elemento positivo introdotto all’art.1, comma 9, ovvero l’inammissibilità delle liste che violano il principio di pari opportunità, la stravagante alternanza dei generi due a due maschera in realtà un ritorno al passato cancellando di fatto l’ unico elemento capace, come è noto, di garantire una reale rappresentanza.”
“Stando così le cose, per rendere realmente efficace il principio di pari opportunità nella rappresentanza politica è necessario introdurre un vincolo all’alternanza di genere uno a uno nelle liste e la medesima alternanza nei capilista. Immaginiamo, infatti, che andando a votare con questa legge risulteranno eletti soltanto i primi due nomi in lista, se non addirittura solo il primo. Insomma, quella presentata ieri è una formula del tutto inadatta con la quale rischiamo di perdere l’occasione di un cambiamento profondo: una democrazia realmente paritaria attraverso una legge elettorale che garantisca l’equità di genere”.
Sen. Valeria Fedeli (Pd)
Sen. Alessandra Mussolini (Fi)
Sen. Laura Bianconi (Ncd)

Legge elettorale: Fedeli (Pd), “Rappresentanza di genere, gli uomini sono pronti alla sfida?” 
“Il testo base dell’Italicum non rispetta affatto la rappresentanza di genere come invece si è voluto far intendere. In esso infatti è sì prevista la parità tra donne e uomini nelle liste, ma non c’è nessun avanzamento rispetto alle garanzie di una parità sostanziale tra numero di elette ed eletti, nei fatti prefigurando ancora lo scenario di un Parlamento con forti discriminazione di genere.”

giovedì 23 gennaio 2014

L'italicum a misura di maschio italico

Di Cinzia Romano

L’impegno che le parlamentari hanno preso tra loro e con le donne sarà messo subito alla prova. Perché un conto è parlare e proclamare la democrazia paritaria (che non ha nulla a che vedere con le quote), ossia la presenza di metà uomini e metà donne nelle istituzioni e nelle assemblee elettive, tutt’altra cosa è crederci davvero garantendola nella realtà. Come dimostra proprio il testo della nuova legge elettorale firmata da Pd, Forza Italia e Nuovo Centro destra depositata in Parlamento.
La nuova legge elettorale infatti all’articolo 14 ter, comma b, afferma che le liste di candidati nei vari collegi dovranno essere formate da metà uomini e metà donne, pena la loro esclusione. 
Ma non è affatto detto che tale presenza la ritroveremo in Parlamento, anzi.
L’unica clausola infatti che il testo prevede è che, “non possono esservi più di due candidati consecutivi del medesimo genere”. Tradotto, il significato è chiaro: se ai primi due posti in lista ci sono maschi, al terzo dovrà esserci una femmina. Che con ogni probabilità resterà fuori, visto che nella stragrande maggioranza dei collegi saranno i primi due candidati in lista di ogni partito ad essere eletti. E solo nei collegi più grandi, al massimo, si potrà sperare di eleggere un 30% di donne.
Al di là del giudizio che ciascuna e ciascuno dà sulla legge elettorale (liste bloccate più o meno lunghe, nessuna preferenza etc), colpisce come l’enfasi sulle liste paritarie, 50e50 venga di fatto smentita e svuotata nello stesso articolo che pure la proclama. Che vieta (giusto) le candidature multiple ma non obbliga  i partiti all’alternanza uomo donna né tra i capolista (se pure ci fosse, maliziosamente sono portata a pensare che alle donne verrebbero rifilati i collegi “a perdere”) né soprattutto nelle liste, unico modo per garantire una soglia di rappresentanza vicina al tanto declamato 50%.
Le donne, attraverso oltre cinquanta associazioni, si sono ritrovate nell’Accordo di azione comune per la democrazia paritaria, che da anni si batte ed elabora proposte che con qualsiasi sistema elettorale, possano garantire quella parità tra uomini e donne nelle istituzioni come prescrive l’articolo 51 della Costituzione. E anche le Parlamentari tutte (dispiace la non adesione delle donne del Movimento 5 stelle e di Fratelli d’Italia) hanno fatto un patto analogo fra loro e con le donne del Paese. Lo hanno ribadito nella conferenza stampa di martedì 21 gennaio alla Camera

Nello stesso giorno anche le donne di Se non ora quando, che partecipano all’Accordo di azione comune per la democrazia paritaria, hanno fatto sentire la loro voce e le loro richieste.
Ancora più urgente la necessità per le elezioni europee che si svolgeranno a fine maggio. E’ venuta meno infatti la clausola (prevista solo per due tornate elettorale e quindi non per questa) che le liste garantiscano almeno la presenza del 30% per il genere meno rappresentato (le donne appunto) e in presenza di tre preferenze, nessun obbligo di “dividerle” tra i due generi come invece prescive la recente legge per le elezioni comunali che ha introdotto la doppia preferenza di genere. Una nuova legge per le Europee si impone quindi con urgenza, ancor prima di quella per il Parlamento.

C’è da mettere in campo una grande mobilitazione delle donne e degli uomini che credono nella democrazia paritaria, che significa soprattutto qualità della democrazia e della rappresentanza. Dentro e fuori dal Parlamento.

martedì 21 gennaio 2014

La nuova legge elettorale e la vera democrazia. Le donne fanno presente. Per l'ennesima volta

Riunite sotto l'Accordo di azione comune per la democrazia paritaria, sono oltre 50 le associazioni che, in Italia, da anni si battono perché siano introdotte nelle disposizioni elettorali norme di garanzia che diano visibilità alle donne e consentano la loro elezione. 
Oggi, mentre tanto si discute di legge elettorale, le donne politiche hanno promosso una conferenza stapa sulla nuova legge elettorale e le donne.  
Qui il video integrale dell'incontro:


Le richieste delle donne, come cittadine ed elettrici, sono così riassunte dal comunicato di Se non ora quando
le donne chiedono, anzi esigono, che nella nuova legge elettorale siano indicate "precise azioni per assicurare, quale che sia il sistema prescelto, norme che garantiscano una presenza paritaria fra i sessi.
Siamo preoccupate per le modalità e i toni con cui si sta affrontando il tema della riforma della legge elettorale. Ci pare che la discussione sia più incentrata sui vantaggi che le singole forze politiche trarrebbero nell'immediato dall'adozione di questo o quel sistema elettorale, più che sul reale interesse per il bene comune del Paese e sulla determinazione di scrivere regole che restituiscano ai cittadini e alle cittadine un vero potere di scelta. Manca l'ascolto e prova ne sia il fatto che continua a esserci scarsa attenzione al tema della democrazia paritaria da parte di quasi tutte le forze politiche.
Se nel nuovo Parlamento ci sono più donne tra gli eletti, ciò non è avvenuto grazie alla legge, ma semmai malgrado essa: solo per le scelte di alcune formazioni politiche di scegliere le candidature attraverso elezioni primarie, con l'uso della doppia preferenza o designazioni online. 
La presenza di un maggior numero di elette ha influito sull'agenda del Parlamento e ha accresciuto l'attenzione sui problemi drammatici di cui oggi sono vittime le donne nel nostro paese: disoccupazione, precarietà, disparità salariale, licenziamenti per matrimonio o maternità, mancanza di servizi per la famiglia, violenza e femminicidio, ogni genere di distorsione degradante dell'immagine femminile. Anche per questo è indispensabile assicurare la presenza paritaria delle donne in Parlamento. Chiediamo a tutte le forze politiche un'assunzione di responsabilità per rendere finalmente compiuto il nostro sistema rappresentativo. Si tratta di una emergenza democratica: e come tale va trattata. In caso contrario sarà una sconfitta che non pagheranno solo le donne, ma tutto il Paese.
Ci sembra tutto molto chiaro. Saremo ascoltate? Quante volte le donne dovranno riunirsi e lanciare appelli che vengono poi abilmente dribblati? Una vera partecipazione politica delle donne deve essere al centro dell'attenzione di tutte e di tutti; fino a quando questo non avverrà la strada resterà sempre in salita. 
Ma in troppi continuano ignorare l'insegnamento di Einstein: non si può risolvere alcun problema utilizzando lo stesso modo di pensare che lo ha causato. E se continuiamo a subire sempre gli stessi ritriti schemi mentali, non chiediamoci poi perché il paese continua ad arrancare di fallimento in fallimento.
A cambiare le cose, noi, continueremo a provarci.

domenica 12 gennaio 2014

Scrivi un saggio. Anzi, un racconto. Premio Maria Grazia Zerman: il bando 2014.

Il Premio Maria Grazia Zerman, promosso dall’omonima Associazione per gli studi delle donne, nasce dalla volontà di una donna che desiderava favorire il pensiero femminile libero e autonomo.

Il bando di concorso di quest'anno, che invita a scrivere di lavoro oltre i luoghi comuni, consente ora di farlo sia in forma di saggio sia in quello della narrativa.

Il bando di concorso
Il comitato scientifico del Premio alla memoria di Maria Grazia Zerman bandisce un premio annuale da assegnarsi per il 2014, che verrà assegnato al miglior testo riguardante il seguente argomento:

Lavorare stanca? oppure no…

Due parole solo indicative: la stanchezza è una parola che fu associata al lavoro nell’esperienza comune. Oggi del lavoro si parla quasi soltanto perché “non c’è”. Di fatto quasi non si parla dell’esperienza dell’umanità che pure lavora e tanto, né si pensa che c’é molto lavoro che non riceve questo nome, né che il lavoro significa molto più di quello che si dice.

L’importo del premio è di € 1.500.

Condizioni per concorrere:
1 – L’argomento può essere trattato in forma saggistica o narrativa.
2 – Il testo deve essere tra le 20.000 e le 40.000 battute, bianchi compresi.
3 – L’età delle partecipanti: tra i 25 e i 35 anni.
4 – Inviare entro il 30 aprile 2014 in formato digitale, all’attenzione di Clara Jourdan, all’indirizzo elettronico della Libreria delle donne di Milano, mail: info@libreriadelledonne.it.
5 - Accludere copia della carta d’identità in pdf.
Il comitato scientifico è composto da Laura Boella, Marisa Caramella, Riccardo Fanciullacci, Ida Farè, Laura Milani, Chiara Zamboni. Il giudizio del comitato è insindacabile.
La Presidente dell’Associazione, Lia Cigarini

Per altre informazioni: “Borsa di studio Maria Grazia Zerman” c/o Zamboni, dipartimento di filosofia, pedagogia, psicologia, Università di Verona, tel. 045. 8028384 (lunedì h. 14.45/16.45).

giovedì 9 gennaio 2014

Un futuro nuovo: Telefono Rosa vi aiuta ad aiutare le donne in rinascita

Dopo il difficile ma fondamentale traguardo della denuncia, le donne che escono da abusi verso di loro e i loro figli hanno davanti un nuovo difficile percorso, per ritrovare fiducia e ricostruire un futuro nuovo per sé e per i loro bambini. 
Per questo l'Associazione Nazionale Volontarie Telefono Rosa lancia (per la prima volta nella sua storia associativa) una grande campagna di raccolta fondi per aiutarle in tre spese vitali: l'affitto delle case nelle quali andranno a vivere per scappare dal loro aguzzino, le spese scolastiche dei figli e quelle di corsi di formazione professionale per l'inserimento nel mondo del lavoro. Ogni beneficiaria potrà ricevere massimo 15.000 € e tutte le spese dovranno essere rendicontate adeguatamente, spiega la Presidente Maria Gabriella Carnieri Moscatelli.
Spesso le donne, accanto alla violenza fisica, subiscono una violenza non meno umiliante ossia quella "economica". Il compagno violento spesso impedisce loro di lavorare creando così una dipendenza vera e propria sia per la donna che per i suoi figli. Una volta uscite dalla violenza, le donne si trovano sole e con la necessità di dover recuperare fonti di sostentamento per se stesse e per i loro figli. Noi già da anni ci siamo attivate per far recuperare loro la piena autonomia e continuiamo a farlo, ma la crisi non ha colpito solo le industrie e le aziende: la nostra Associazione chiede aiuto alla gente che ci sostiene e che ci stima perché ormai le risorse economiche sono davvero al lumicino. E voglio sottolineare che noi non riceviamo soldi pubblici per la nostra attività ordinaria e il nostro bilancio è certificato nonché pubblicato sul giornale "Vita".
La campagna di raccolta si chiuderà l'8 marzo: poco più di 2 mesi per raccogliere più fondi possibile; ma siamo fiduciose che saranno in tantissimi e tantissime, anche con piccole donazioni, ad aiutarci. Meno mimose e più concretezza è il nostro invito, in particolare agli uomini. Pubblicheremo sul nostro sito come i soldi verranno spesi, le modalità di partecipazione sono davvero alla portata di tutti, dall'on line alla spedizione postale. Anche pochi euro per noi, anzi per le donne e i loro bambini, saranno preziosi

Laura Puppato raccoglie l'appello di Patrizia Emiliani dal Centroafrica

Il 27 dicembre abbiamo pubblicato la richiesta disperata della dott.ssa Patrizia Emiliani che chiedeva aiuto dal suo piccolo ospedale nel Centroafrica. Siamo felici oggi di apprendere che, in relazione al suo appello, tra i politici qualcuno si è mosso: è la senatrice Laura Puppato che si è immediatamente attivata per trasmetterlo alla Farnesina
Oggi Puppato è intervenuta in Senato rendendo conto di quanto avvenuto negli ultimi giorni; ecco il suo intervento integrale, e la risposta della presidenza, che era in quel momento tenuta da Valeria Fedeli:
[Parla Laura Puppato]: Signora Presidente, ho chiesto d'intervenire a fine seduta perché voglio rendere evidente quello che sta accadendo nella Repubblica Centrafricana nel silenzio dei media. Una tragedia sulla quale è intervenuto recentemente solo papa Francesco, chiedendo vivamente ai Paesi occidentali di occuparsene.
La vicenda riguarda un Paese di 4 milioni e mezzo di abitanti, 460.000 dei quali, secondo le ultime informazioni fornite dall'ONU, sono stati mandati via dalle loro case e stanno vagando senza alcuna protezione all'interno del Paese, con le truppe Seleka che hanno insediato a marzo del 2013 il nuovo leader, Michel Djotodia, assolutamente incapace di gestire la situazione nel Paese, dopo che era stato estromesso forzosamente il precedente presidente, François Bozizé, rappresentante dei cristiani, che è scappato in Camerun.
Il Paese, dunque, dopo la fame e l'incapacità del precedente Presidente, si è trovato nella fame e con l'incapacità dell'attuale Presidente di gestire la situazione umanitaria e i gravi problemi che stanno creando le diverse truppe rispondenti all'uno e all'altro dei Presidenti (ovvero non rispondenti più a nessuno), e che massacrano a colpi di machete bambini inermi e moltissime donne.
La denuncia proviene da nostri medici, che hanno voluto rimanere nei presidi di Bangui e di Bimbo. Medici che hanno continuato ad operare con la guerra che continuava ad essere combattuta fuori dalle porte dei piccoli ospedali messi in piedi attraverso la solidarietà di moltissimi cittadini italiani, e dei piccolissimi presidi che hanno continuato ad esistere, rappresentati molto spesso dalla comunità cattolica e dai volontari, che non hanno però mai fatto mancare assistenza a qualunque parte della popolazione si presentasse, in particolare a donne e bambini, a prescindere dalle loro origini religiose.
La mia richiesta non è solo di informazione, ma di appello alla Farnesina, con la quale sono in contatto da ormai oltre 20 giorni, e alla quale è stato richiesto un aiuto umanitario fondamentale per salvare vite umane che non sono più nella condizione di essere salvate perché mancano medicinali di prima necessità, quali semplicemente gli antimalarici e le aspirine.

Noi li abbiamo già raccolti e siamo già in condizioni di fornirli in misura massiccia. Serve però un aereo sanitario militare, che trasporti queste medicine e queste strumentazioni mediche. Vi sono inoltre alcuni medici disposti a dare il cambio ai nostri in quei territori. È sufficiente che la Farnesina se ne occupi subito, seguendo l'appello del Papa e rispondendo all'appello che da questa Aula facciamo.

[Risponde la Presidente]: Ritengo sia importante che anche la Presidenza del Senato sostenga questa richiesta di intervento urgente.

Alla seduta del Senato è seguito un comunicato in cui Puppato ha ringraziato Valeria Fedeli (che presiedeva), per avere "fatto propria" la sua richiesta; e altrettanto facciamo noi. Speriamo facciano presto; questa l'ultima mail giunta oggi da Patrizia:
Oggi abbiamo chiuso l'ospedale x mancanza di farmaci, la popolazione quasi ci sbrana, comunque sia le sole mani non curano nessuno, speriamo.
Aggiornamento del 10 gennaio:
Laura Puppato ha reso conto della sua iniziativa, dando ragguagli sulle azioni in corso, in questo post nel suo blog, a cui vi rimandiamo.