domenica 31 marzo 2013

10 saggi, 0 sagge. Lidia Ravera: non me lo aspettavo

Non me lo aspettavo. Non me lo aspettavo da Napolitano ma non me lo aspetto più da nessuno. Credevo fosse ormai acquisito che non esiste alcuna possibilità di governo, di approfondimento, di riforme senza lo sguardo, la sensibilità, la diversità delle donne. Non l’ho vissuta come qualcosa contro le donne ma, come qualcosa di peggio ancora... come una dimenticanza. 
Credevo non fosse più possibile dimenticare le donne. Per giunta in questo momento, con un Parlamento con il più alto numero di donne, la giunta laziale paritaria.. non è possibile dimenticare le donne. Napolitano propone dieci saggi maschi, e poi che maschi..? senza donne e senza giovani – la stessa generazione che ci ha portato fin qua. Io devo aspettarmi che salvino l’Italia questi che per quarant’anni sono stati lì e l’hanno portata a questo punto?
Ma perché devono esserci personaggi come Quagliariello? sono queste le figure nuove, fuori dai giochi? sono questi i 'grandi saggi'? Questi dieci nomi sono da rispedire al mittente. Adesso noi prepareremo dieci nomi di donne, dieci grandi sagge. Ne troviamo anche 20. Massimo rispetto per il Presidente Napolitano: è angosciato secondo me, e l’angoscia fa velo. Ha commesso un errore. Lui lo riconosce, ci mettiamo davanti a un tavolo e facciamo o una saggezza paritaria, cinque e cinque, o una saggezza tutta femminile. Non è il momento di metterci alla prova? Noi ci siamo a dare il contributo a questo paese, nonostante come siamo state trattate.
Ma tagliarci fuori non si può fare, non passa. 
Lidia Ravera (scrittrice, Assessora alla cultura Regione Lazio) 31 marzo 2012

sabato 30 marzo 2013

10 saggi, 0 sagge. Maria Teresa Meli: se ora fossi invitata a posteriori, una prece: rifiuta

E uno, e due, e tre…forse arriva al numero otto…no, e neanche al dieci. Semplicemente non c’è. 
Tra i saggi incaricati da Giorgio Napolitano di elaborare un mini programma comune a tutte le forze politiche non c’è nemmeno una donna. Fa impressione in un mondo in cui Obama le promuove dovunque e Merkel si autopromuove molto bene da sola. A questo punto c’è un’unica cosa che potrebbe essere persino peggiore di questa assenza: se si pensasse di aggiungere a posteriori una rappresentante femminile. Se accadesse, chiunque sia la donna alla quale viene fatta l’offerta, una prece: rifiuti.
Maria Teresa Meli (giornalista) 30 marzo 2013

10 saggi, 0 sagge. Puppato: inaccettabile, sig. Presidente

Abbiamo un Parlamento con una buona fetta di donne, finalmente. Ma il Presidente Napolitano dimentica oggi di inserire 1 dico una donna nel novero dei cosiddetti "saggi" che devono contribuire a trarre il Paese da una delle situazioni più difficili che abbia vissuto la nostra politica.
Dieci saggi: ma come se questa parola fosse declinabile solo al maschile.
Come se la rosa di figure a cui guardare fosse una sorta di Senato dell'epoca romana.
Anche senza entrare nel merito dei nomi scelti (pur criticabili); già questa anacronistica scelta monogenere è sufficiente per dire: non è accettabile, sig. Presidente.
Questa si è una delusione.
Amara, e anche ironica, viste le dichiarazioni rese proprio dal Presidente in occasione dell'8 marzo.
E visto l'esempio dato in questi giorni dal Papa stesso, di volgere lo sguardo a un nuovo rispetto verso le donne, per la prima volta mettendo anche loro fra gli apostoli e lavando loro i piedi.
Comprendiamo la gravità degli oneri che pesano su Napolitano, ma non possiamo che bocciarne l'operato, questa volta: in base alla legge 120/2011, in base alle legge elettorale, in base al buon senso.
Temo che il Presidente abbia dimenticato di chiamare in audizione sua moglie Clio, lei gli avrebbe certamente fatto notare che non è più possibile dimenticare l'importanza di un equilibrio di genere nel governo della Repubblica. 
Ora mi auguro nessuno pensi di "riparare" nominando in extremis una donna in più a titolo cosmetico.
Ci aspettiamo qualcosa di diverso e più serio, e ci è dovuto.

10 saggi, 0 sagge. Luisa Betti: qual è la cosa strana?

In questi giorni si sono alzate due questioni che hanno avuto un certo richiamo mediale: una riguarda le donne (ma anche uomini) oggetto di scambi e favori a livello politico, l’altra una certa pubblicità di stracci che richiamerebbe al femminicidio. 
Nel primo caso la triste battuta di Franco Battiato, che nella veste di assessore alla cultura della Regione Sicilia ha tristemente apostrofato come 'tro*e' donne, ma appunto anche uomini, della politica italiana ribattezzando il nostro parlamento come luogo di esplicito 'mercimonio'; mentre la seconda questione riguarda un pubblicità che ha tappezzato Napoli in cui uno strofinaccio veniva definito efficace in quanto capace di far sparire 'le tracce' di un ipotetico femminicidio, suggerito da una foto in cui si intravedono gambe femminili dietro una figura maschile con in mano uno strofinaccio, che nella versione speculare diventavano gambe maschili con una donna in primo piano.

Due fatti che hanno giustamente indignato italiani e italiane, e che ha dato seguito al licenziamento in tronco di Battiato da parte del presidente della Regione Sicilia, Crocetta, e al ritiro della pubblicità chiesto dall’ancora ministra del lavoro con delega alle pari opportunità, Elsa Fornero. Due azioni tempestive che però non hanno nella maniera più assoluta risolto i problemi sollevati: nel primo caso quello del mercimionio (riferito da Battiato, ripeto, anche agli uomini e non solo alle donne), che rimane prassi nella cooptazione all’interno della politica italiana, con le dovute eccezioni naturalmente; così come il ritiro della pubblicità, pur essendo una buona iniziativa, non sposta una virgola sulle morti all’interno delle relazioni intime in Italia: una constatazione ancora più grave se si pensa che una ministra dovrebbe/potrebbe fare in termini concreti molto di più di quello che ha finora fatto Fornero. E ALLORA MI CHIEDO: cosa manca all'Italia per fare quel passo in più?

La ministra Fornero crede davvero che basti firmare la Convenzione di Istanbul o togliere la pubblicità che ispira al femminicidio per convincerci che sta risolvendo il problema (e come se fosse quella che spinge gli uomini a uccidere le partner)?

Quando l’ondata di sdegno non contempla azioni concrete, il rischio è di cadere in un moralismo vuoto e funzionale soprattutto a chi ha a cuore che le cose rimangano così come sono, perché applicare vere politiche contro il femminicidio significa investire soldi, e combattere la discriminazione sulle donne, o la tratta sessuale in cambio di favori politici, significa cominciare a promuovere realmente la soggettività femminile nei luoghi di potere. La stessa campagna contro il fermminicidio in Italia, cavalcata da alcuni anche per obiettivi personali, rischia di deviare rotta abbassando il livello del dibattito e finendo per allentare la reale pressione verso passi concreti di lotta contro la discriminazione di genere di cui la violenza è figlia. La prova del fatto che la discriminazione di genere in Italia è ben radicata nella nostra cultura – e che purtroppo non basta far togliere un cartellone pubblicitario quando siamo bombardati da messaggi e pratiche sessiste – ci viene offerta oggi e su un piatto d’argento dall’insospettabile capo dello Stato: Giorgio Napolitano. Diverse ore fa il nostro Presidente della Repubblica, sul filo della legittimità democratica, ha ripreso le redini del suo incarico proponendo due commissioni di saggi: “due gruppi ristretti per le riforme e le misure urgenti”. Due gruppi di lavoro che, su invito del Presidente della Repubblica, si riuniranno nel corso della prossima settimana stabilendo contatti con i presidenti di tutti i gruppi parlamentari, su proposte programmatiche in materia istituzionale e in materia economico-sociale ed europea, e avranno carattere “uno politico istituzionale e l’altro economico-sociale”, per preparare un rapporto che verrà presentato a Napolitano, o al presidente che verrà dopo di lui, con un lavoro che potrà essere una sorta di base programmatica per il nuovo governo (fonte Rainews 24).

Nella fattispecie la commissione per le riforme sociali ed economiche è composta da:
• Enrico Giovannini (presidente dell’Istat),
• Giovanni Pitruzzella (presidente dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato),
• Salvatore Rossi (membro del Direttorio della Banca d’Italia),
• Giancarlo Giorgietti e
• Filippo Bubbico (presidenti delle Commissioni speciali operanti alla Camera e al Senato),
• il ministro Enzo Moavero Milanesi;
mentre la commissione per le riforme istituzionali comprende:
• Valerio Onida, Mario Mauro, Gaetano Quagliariello e Luciano Violante (fonte AGI).

Qual è la cosa strana di questo elenco e perché dovrebbe essere una risposta a quanto detto sopra? Nell’elenco dei 'saggi' non c’è neanche una saggia, niente, zero assoluto, nemmeno l’ombra o il profumo. Perché in un Paese realmente maschilista come il nostro, le decisioni importanti, quelle che determinano l’andamento del Paese in un momento come questo, devono essere prese da uomini, maschi, insomma “gente con le pal*e” (senza offesa per nessuno). Ed è per questo che, oggi, tutto ciò indigna più della infelice battuta di Battiato o della imbarazzante pubblicità con lo straccio. Perché la discrimazione subita dalle italiane, parte dall’accesso delle donne al potere e da quanto contano su questa bilancia, e finché ciò non sarà risolto, non solo continueranno le pubblicità sessiste ma anche i femminicidi.

In questa scelta di saggi è possibile che non ci siano donne? In fondo siamo più della metà, quindi è una questione di democrazia pura e semplice: al di là della legittimità di una operazione di questo tipo, il fatto che non ci siano donne all’interno queste due commissioni rivela il radicamento di una cultura che le donne non le calcola nemmeno, mica saranno tutte… cooptate?"
Luisa Betti (giornalista); 30 marzo 2013

10 saggi, 0 sagge: l'Accordo di azione comune risponde chiedendo la nomina di 10 sagge

Spiazzando tutti, oggi il Presidente ha nominato 10 saggi, tutti maschi, per il delicato compito di "facilitare" la difficile fase politica. 
Ecco la risposta dell'Accordo di azione comune (e una nostra considerazione):

L’Accordo di azione comune per la democrazia paritaria chiede a Napolitano la nomina di dieci sagge per integrare i due gruppi di lavoro incaricati oggi.

Il livello di uguaglianza tra i sessi è un indicatore, un termometro del grado di civiltà di una nazione.
Ma anche oggi in Italia, dove la condizione delle donne non è certo comparabile al passato, resta ancora molto da fare.
Sono, queste, due frasi estrapolate dal discorso del Presidente della Repubblica dello scorso 8 marzo che fanno temere sull’esito della missione dei due gruppi di saggi nominati oggi, dieci uomini.
 E’ stata trascurata l’importanza della forza innovatrice delle donne, nelle quali il Paese e alcune forze politiche hanno dimostrato di credere, visto il risultato delle recenti elezioni politiche.

Ci rivolgiamo al Presidente Napolitano perché fa ancora in tempo ad aggiungere, di propria libera iniziativa, altrettante donne competenti.
Accordo di Azione comune per la democrazia paritaria, 30 marzo 2013

Questa nota dell'Accordo è uscita immediatamente dopo la notizia della nomina dei 10 saggi monogenere.

Noi aggiungiamo che, a nostro parere, la richiesta di "integrare con 10 sagge donne" per molte è più di principio che letterale: molte infatti non condividono il ricorso al concetto stesso dei "saggi", specie se i nominativi scelti vengono (come vengono) dalle stesse fila di chi in questo impasse ci ha portati; da qui anche una forte critica al metodo adottato.

Ma il senso della protesta a cui tutte aderiscono è, certamente, prendere una posizione determinata e chiara, atta a sottolineare e stigmatizzare il solito atto di patriarcato e di governo al maschile: respingendo nel modo più netto il perpetuarsi dell'estromissione di genere.

Sia su questo blog, sia sulla pagina della Rete delle reti cercheremo ora di creare un piccolo archivio delle reazioni delle donne, che - pur nell'unanime disappunto per il maschilismo della nostra politica - avranno certamente sfumature notevolmente diverse. 
Pensiamo possa essere, questa, un'importante occasione per fare un quadro dei punti di vista. E per aprire un confronto utile a fare il punto: cioè a capire dove siamo, cosa vogliamo davvero, e cosa sarebbe meglio davvero fare per ottenerlo.

venerdì 29 marzo 2013

Letizia Paolozzi: la repubblica della vanagloria

Prendendo spunto dagli sforzi di Bersani volti a ottenere l’incarico pieno da Napolitano e la fiducia di questo parlamento, scrive Letizia Paolozzi:
Allo stato attuale, pare esista un cinquanta per cento di possibilità Sì e un cinquanta No. Qui è inutile fare previsioni. Piuttosto, al di là dell’inseguimento dei grillini con l’offerta da parte del segretario del Pd di un governo con una lista di nomi immaginifici e da “fantasia al potere”; al di là dell’insistenza, anzi, della testardaggine che non so quanto avvantaggi lui, il suo partito e soprattutto il Paese, sono stupita che in pochi giorni, con una rapidità incredibile, Bersani abbia perso quel patrimonio di autorevolezza accumulata con l’elezione dei presidenti delle Camere (Boldrini e Grasso). Altrettanto stupita sono rimasta per l’affaire (Giulio) Terzi (di sant’Agata), piombato improvvisamente a peggiorare il clima, a incupire lo scenario sulle spalle dei due maro’. Dell’ex ministro degli Esteri è stato detto tutto il male possibile: insipienza, ambizione, futilità. Macerie sulla diplomazia italiana. Come non bastassero gli altri mucchi di macerie che ricoprono il paese. La vicenda delle dimissioni di Terzi, dello scontro con il ministro della Difesa, spinge quasi a rimpiangere un altro ex capo della Farnesina, Franco Frattini, il quale, in fondo, non commetteva errori se non quello di comparire nei momenti meno indicati in tuta da sciatore sugli schermi televisivi. Con questa vicenda abbiamo però incontrato nuovamente un male che ghermisce i nostri politici: la vanità. 
Anche Mario Monti, l’ancora capo dell’esecutivo, ne ha sofferto. Lo dimostra il suo essere “salito” in politica; l’aver preteso (senza successo) il ruolo di presidente del Senato per poi passare (nei sogni più rosei) al Colle più alto; la dissipazione, che si è procurato da solo, di un gruzzolo di autorevolezza accumulato.
Dunque, plana sull’Italia quella parola un po’ antica, la vanagloria di chi mette se stesso avanti a tutto e tutti. 
Per estensione, l’attributo, il vizio, il male, potremmo rintracciarlo pure tra quanti, eletti/e del Movimento 5 stelle, sono andati a sedersi sugli scranni di Montecitorio e di Palazzo Madama per annunciarci che loro non voteranno mai un governo per non confondersi con l’orribile partitocrazia. Se ne deduce che mai e poi mai mostreranno un qualche interesse per qualsiasi tipo di norma, buona o cattiva che sia? Giurano che voterebbero i provvedimenti che coincidono con il loro programma, ma intanto si oppongono a qualsiasi governo che non sia a 5 stelle.  Nell’incontro con Bersani la capogruppo grillina alla Camera Roberta Lombardi è stata molto antipatizzante [vero; il link è aggiunto da noi, ndr]: a che serve incontrare tutte le organizzazioni sociali come ha fatto il segretario del Pd? Loro [spiega Lombardi, ndr] i grillini, non rappresentano, ma sono direttamente tutto quel che conta nel paese, e hanno un programma per i prossimi trent’anni!
Penso che sempre di vanità si possa parlare quando abbiamo ascoltato la disfida del presidente del Senato, Piero Grasso, con Marco Travaglio (peraltro vanagloriosamente assente), andata in onda su La7. Capisco che l’ex procuratore antimafia non sopporti “gli inciuci” ma è davvero parola adeguata alla seconda carica dello Stato? E una ricostruzione che chiama in causa procuratori, “caselliani”, “anticaselliani”, pentiti, collaboratori di giustizia, indagini, sentenze, giudizi, pregiudizi, aiuterà sul serio la giustizia?
Contro l’epidemia che sta mietendo vittime nel nostro povero Paese, temo non ci sia medicina adatta. Una volta erano le donne a ammalarsi, adesso sono in maggioranza gli uomini colpiti dal morbo? Il presidente della Repubblica, quello che verrà e sul quale pare ingaggiata la battaglia tra partiti, potrebbe distribuire qualche penitenza. Una minaccia che non appartiene allo Stato laico, osserveranno gli eternamente insoddisfatti. 
Bé spiegatemi un altro modo per esprimere pubblica riprovazione di questa fiera delle vanità.

giovedì 28 marzo 2013

Roberta Agostini, coordinatrice donne del PD, risponde all'Accordo di azione comune

In seguito agli ultimi comunicati emessi, la coordinatrice delle donne dl Pd scrive all'Accordo di Azione comune per la Democrazia paritaria:
Carissime,
grazie per averci scritto in questo difficile avvio di legislatura. Nell’incerto quadro che il voto ci consegna, il dato positivo, dal quale non vogliamo tornare indietro, è l’elezione di tante donne e tanti giovani.
Come PD crediamo di aver fatto la nostra parte. L’aumento della presenza femminile è in gran parte anche dovuto al fatto che i nostri gruppi parlamentari sono composti quasi al 40% da donne per un totale di circa 155 elette.  Non si tratta solo di numeri o di un mero dato formale, ma incarna una scelta precisa ed un progetto di cambiamento:  ci siamo rivolti alle donne italiane come ad una speranza per il paese, avanzando proposte sul terreno della democrazia paritaria, del lavoro, del welfare, del contrasto alla violenza, per una piena cittadinanza femminile. Proposte costruite in un dialogo aperto con tante realtà associative e non solo.
In queste ore il presidente incaricato Pier Luigi Bersani sta svolgendo il tentativo difficile ma non impossibile, di un governo di cambiamento, per avviare le riforme che servono al paese e alle donne italiane.
Intorno a questa prova si gioca una partita molto importante anche per tutte noi che abbiamo a cuore la democrazia, i diritti, la piena partecipazione delle donne alla sfera pubblica. Nel condividere gli obiettivi che ponete nella lettera, mi auguro che sarà possibile nel futuro un lavoro positivo insieme.
Roberta Agostini, 28 marzo 2013

Una senatrice raccoglie gli intenti dell'accordo di azione comune e propone iniziativa di legge: è Laura Puppato

Carissime amiche, 
seguo con grande interesse e condivisione il vostro lavoro nell'Accordo di azione comune per la democrazia paritaria e il vostro impegno per far sì che donne e uomini siano presenti con uguale rappresentanza, e potere di scelta e di voto, in tutte le istituzioni e in tutti i luoghi in cui si decide.
Sicuramente oggi, e non solo per la maggior presenza di donne in Parlamento, c'è un terreno più favorevole per rendere concrete le richieste che voi e moltissimi altri movimenti femministi e femminili proponete.

Vi scrivo dunque per dirvi che sosterrò tutti i principi promossi dall'Accordo di azione comune, e per informarvi di alcune iniziative che intendo intraprendere.

1. una proposta di legge condivisa
Mi riferisco prima di tutto ai punti da voi indicati nel vostro comunicato del 21 marzo, e che anche a me stanno a cuore: legge elettorale, riforma dei partiti, trasparenza e costi della politica. 
Su questi punti vorrei confrontarmi con voi per arrivare ad una proposta condivisa da portare all'attenzione non solo del mio partito, ma del Parlamento, in un dibattito il più ampio e condiviso possibile, che non deve a mio avviso vedere protagoniste solo le forze politiche ma l'intera società e, soprattutto, le donne.

2. una piattaforma partecipativa online
La seconda cosa che mi interessa condividere con voi è la piattaforma partecipativa online (che uscirà a breve) "Tu Parlamento", a cui ho deciso di dar vita proprio per non disperdere il patrimonio di idee e di proposte che vengono da gruppi, movimenti e singole persone.
Si tratta (si tratterà..) di uno spazio innovativo nel quale cittadini e parlamentari possono proporre alla discussione pubblica idee e bozze per proposte di legge, che nella loro definizione finale possono essere votate dalla cittadinanza e che i parlamentari promotori si impegnano poi a portare in Parlamento. Considero infatti prioritario far emergere la collaborazione sui temi, a prescindere dagli schieramenti, mettendo al centro i principi di un reale cambiamento - trasparenza, lotta alla corruzione, democrazia paritaria, ambiente e cultura.. insomma, i temi che vedo nel DNA stesso di tutte le istanze femminili.

Partiamo intanto da noi, da ciò che pensiamo e vogliamo e, insieme, portiamolo all'attenzione di tutti.
Creiamo noi, insieme, un nuovo metodo di lavoro: di confronto, di ascolto e di operatività, che può essere capace, a mio avviso, di invertire la tendenza che ha purtroppo portato molte e molti a guardare con distacco e sfiducia al ruolo delle istituzioni e delle elette ed eletti.
Io mi dichiaro disponibile sin da ora. E sicuramente non sono e non sarò la sola.

In attesa di incontrarci e confrontarci (sul web e di persona) voglio augurare non solo a voi, ma a noi tutte, un buon lavoro per tutte e tutti. 
Nel salutarvi vorrei rivolgere le mie congratulazioni a Marisa Rodano per il meritato riconoscimento appena ricevuto, e per la determinazione con cui è sempre presente.
Laura Puppato 24 marzo 2013

mercoledì 27 marzo 2013

Valentina Falcioni: lettera aperta al Mov5Stelle

Valentina Falcioni ci invia la seguente lettera aperta:

Cari elettori e cari parlamentari M5S
stamattina sento il dovere di rivolgere un appello alla vostra disponibilità al realismo e ad una scelta pragmatica;

so bene che non sono i periodi emergenziali quelli più adatti per avere la serenità di conoscersi, ma è anche vero che quasi sempre la criticità porta alle svolte più sostanziali.


E comunque, qualunque sogno ciascun cittadino abbia fatto in questo periodo in merito ai risultati elettorali, oggi ci troviamo con questi numeri: tre forze, tutte con pochi volti di differenza, e nessuna con la maggioranza al Senato.
Significa che nessuna delle tre può contare sulla sua autonomia al governo senza avere una fiducia al Senato da chiedere per insediarsi e da ribadire ad ogni occasione di voto. Il nostro Presidente della Repubblica ha dato l’incarico all’esponente del partito con il maggior numero di parlamentari, facendo ovviamente fede alle regole costituzionali di scelta del primo incarico; se avesse scelto di offrirlo a M5S o a PDL i problemi sarebbero stati identici: ovvero ottenere la fiducia al Senato.
Quindi ora bisogna decidere (e haimè molto in fretta) “chi deve chiedere la fiducia a chi”. Francamente, considerando anche l’inesperienza dei giovanissimi parlamentari e la disponibilità del centrosinistra, sceglierei di appoggiare questa coalizione affinchè si insedi nel governo. La possibilità di affrontare i giusti cambiamenti sarà di certo riconosciuta e alle prossime elezioni anche M5S avrà da vantare il successo di esser stato in grado di entrare nelle scelte politiche nella maniera più attiva e costruttiva e di avere il titolo per essere forza di governo...
Io lavoro in una grande multinazionale informatica, che ha relazioni con piccole, medie e grandi imprese, con settori pubblici e privati. Per quello che vedo vi assicuro che le condizioni delle infrastrutture della nostra nazione non sono in grado di sostenere la pressione di una nuova crisi di governo e successive elezioni, vi prego quindi di valutare con pragmatismo la situazione e di appoggiare il governo del centrosinistra.
Potete chiedere vicepresidenze a commissioni e ministeri, vincolare il vostro appoggio, ma siate disponibili a mettervi alla prova come tutti desideriamo...! desideriamo cambiare e voi siete linfa per un paese che anela a un rinnovamento democratico.
La politica è una bella cosa perchè ha a che fare con la vita di tutti, uomini donne, anziani, giovani, bambini, malati, lavoratori, studenti... bellezza dell’ambiente, cultura. La politica offra il modo affinché tutti i fattori si possano mettere in relazione.

Desideriamo vivamente avervi come autori di questa nuova rivoluzione civile.
Ne abbiamo bisogno, e proprio voi ce l'avevate promessa.
Valentina, 27 marzo 2013

Caro Battiato, ricorda la cura

Caro Battiato,
non ci sentiamo offese dall'uso sessista della lingua, cui pure un assessore alla "cultura" dovrebbe prestare attenzione, ma per l'immaginario inconscio che sottende.

Ipotizzare che la cattiva politica sia questione di prostituzione legata al solo corpo femminile (troia), assolve, rimuovendola, la figura del cliente (corpo pagante): è puro sessismo.

Fare politica è avere cura delle persone, dei luoghi, delle istituzioni, del futuro e soprattutto avere riconoscimento e rispetto delle lotte e delle conquiste del femminismo.

L'intenzione, pur ammirevole, delle sue scuse sarà vanificata se ad esse non seguirà, da parte sua, una riflessione seria ed approfondita che onori la sua sensibilità e la sua storia.
Continueremo ad amare la sua musica con la speranza che lei avrà cura del senso delle nostre parole.

Edda Billi e Paola Mastrangeli
Roma, 26 Marzo 2013

martedì 26 marzo 2013

Fiorella Mannoia a Grillo: non è il momento di vendette

Ho aspettato, ho aspettato di vedere che cosa succedeva, ho lasciato passare un po' di tempo per vedere se, passata l'euforia e lo stordimento del risultato elettorale, si potesse finalmente ragionare sulle sorti del paese con responsabilitá e senso dello Stato. 
Sono convinta che l'avvento di Grillo abbia costretto la sinistra ad affrettarsi a riprendere il suo ruolo, appannato da questi anni di torpore e di appiattimento alle logiche della politica. Ho ripetuto, e lo sostengo ancora, che il successo del M5S non é dovuto ai meriti di Beppe Grillo, che pure ha un grande talento di comunicatore, ma per demerito della sinistra che non ha saputo cogliere il malessere che pervadeva il Paese, incapace di rinnovamento, con scarsa attenzione alla comunicazione dalla quale oggi volente o nolente non si puó prescindere, della perdita di contatto con i cittadini, della sua ambiguitá..
tutte cose che ho giá spegato su queste pagine (anche la presidenza della Camera a Laura Boldrini, non so se sarebbe stata cosí scontata senza questo ciclone che si é abbattuto, ma questo é un mio pensiero).
Per questo sono convinta che tutto questo non puó fare che bene a questo paese che si ritrova ad affrontare temi sopiti come la scuola pubblica, i costi degli armamenti, della politica degli sprechi il conflitto d'interessi, la legge elettorale eccetera.
Detto questo ora è il momento di agire. Il Movimento 5 Selle é andato al governo; "ci vediamo in Parlamento" diceva Grillo, bene, ora ci sei andato! 
Ora che cosa si fa? Si sta a guardare il paese andare a fondo o si dialoga? 
Io penso che sia meglio dialogare con l'unica forza con la quale si può pensare di trovare un accordo che è quella del PD. Almeno per un anno e poi tornare semmai ad elezioni. 
Questo non è tradire il movimento, cari Grillo e Casaleggio, questo è senso della responsabilità che i cittadini hanno riposto nelle vostre mani. Voi troverete divertente vedere il PDL cercare di formare un governissmo con il PD e stare a guardare che cosa succede! 
Noi no. Noi non ridiamo affatto.
I cittadini vogliono che qualcuno si adoperi per risolvere i problemi del paese adesso, anche se si trattasse di scendere a qualche compromesso, non per stare a guardare vederlo affondare per poi dire "vedete che fine hanno fatto? Noi siamo piú bravi". 
No, caro Beppe, mi dispiace ma non sono d'accordo, e ti assicuro che ci sono molte persone che la pensano come me, piú di quante immagini. 
Non è tempo di vendette e soddisfazioni personali. Se pensi che il "tanto peggio, tanto meglio" ti porti ad avere, se si tornasse ad elezioni, il 100% dei voti penso che ti sbagli di grosso, perché tutto l'elettorato di sinistra, che è la percentuale piú alta del tuo, ti volterá le spalle.

E chiarisco ancora meglio.

Se ci fosse stata una situazione chiara di governo, se per esempio il PD fosse stato in grado di governare, avrei capito la decisione del M5S di non appoggiare nessun governo e decidere di valutare di volta in volta l'approvazione delle leggi. Ma la situazione in cui ci troviamo é del tutto ingestibile.
Siamo in uno stallo. Nessuno governa, ad elezioni non si può andare, c'é anche il problema dell'elezione del nuovo Capo dello Stato, e se anche andassimo ad elezioni in questo momento temo che ci ritroveremmo nella stessa situazione in cui ci troviamo oggi.
Allora, visto che non era prevedibile quello che è successo, non sarebbe meglio trovare un compromesso transitorio solo per traghettare il paese a nuove elezioni, magari fra un anno?
Il M5S potrebbe avere il potere di mettere sul piatto il suo programma e obbligare il PD ad affrontare tutto quello che in questi anni non ha fatto. 
Conflitto d'interesse, legge elettorale ecc ecc. E noi avremmo una finestra aperta nei palazzi del potere. Non mi pare che questo ragionamento sia poi cosí folle per il Movimento. O no??? I privilegiati come me possono anche aspettare gli eventi e stare a vedere quello che succede, ma tutta quella fascia di popolazione senza lavoro, senza speranza che cosa fa? Meriterebbero uno sforzo da parte di tutti.


Fonte: Fiorella Mannoia, 25 marzo 2013

giovedì 21 marzo 2013

Una donna al Quirinale; nuova legge elettorale e riforma dei partiti. Le richieste dell'Accordo di Azione Comune per la Democrazia Paritaria

L'Accordo di azione comune per la democrazia paritaria chiede l'elezione di una donna alla Presidenza della Repubblica, una nuova legge elettorale e la riforma dei partiti; ecco il comunicato:
Le associazioni, reti e movimenti aderenti all’Accordo di azione comune per la democrazia paritaria si felicitano del fatto che, secondo i dati  più recenti (fatte salve le convalide delle Giunte per le elezioni o eventuali  dimissioni), la percentuale delle donne elette nel Parlamento sia superiore rispetto alle prime stime e sfiori il 31%.
In dettaglio le donne parlamentari risultano essere 291, di cui 103 elette al Senato su 319 senatori (quasi il 30%) e 198 alla Camera su 630 deputati (sfiora il 30%). Si è ancora ben lontani dall’obiettivo di una presenza paritaria dei due generi, ma si tratta comunque di un passo avanti.
Di particolare e positivo significato l’elezione  a Presidente della Camera dei deputati di una donna, Laura Boldrini, cui le firmatarie del presente comunicato rivolgono fervidi rallegramenti e auguri.

Le firmatarie dell’Accordo rinnovano pertanto l’appello perché,  tenuto conto della  presenza in ogni campo di figure femminili di comprovata competenza ed eccellenza, capaci di prendersi cura delle più urgenti necessità del paese, si assegnino alle donne posti di responsabilità e di potere in tutte le cariche istituzionali.
E in particolare ritengono che si possa avanzare la proposta di eleggere una donna alla Presidenza della Repubblica.

Pur se permane la preoccupazione per la situazione di incertezza politica, col rischio di una breve durata della legislatura, le firmatarie dell’Accordo ribadiscono la richiesta che in ogni caso il nuovo Parlamento:
• metta mano subito alla modifica della legge elettorale introducendo regole elettorali rispettose del principio della democrazia paritaria e che, dunque, quale che sia il metodo elettorale adottato, prevedano norme di garanzia per la presenza  del 50% di donne nelle liste e per la  loro elezione, secondo i criteri contenuti nel documento sottoscritto dall’Accordo;
• adotti una legge che regoli il sistema dei partiti secondo l’articolo 49 della Costituzione, prevedendo anche norme per la parità di genere negli organi politici, in particolare quelli incaricati della selezione delle candidature;     
• aggiorni, rafforzandola, la legge 906 del 2012 in materia di trasparenza e di riduzione dei costi delle campagne elettorali. 
Roma  21 marzo 2013

sabato 16 marzo 2013

Laura Boldrini, una vittoria di tutte. Auguri Presidente!

Auguri Presidente! L'elezioni di Laura Boldrini alla Presidenza della Camera non è solo il riconoscimento delle sue capacità e del lavoro che sinora ha svolto come portavoce dell'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, ma è una vittoria e un riconoscimento per tutte le donne, ancora oggi poco valorizzate nelle istituzioni e nella vita politica del Paese. 
Ci auguriamo che la sua elezione segni una svolta e che altre donne vengano chiamate a dare il loro contributo alla guida delle istituzioni politiche e sociali del Paese.
Laura Boldrini, 51 anni, già funzionario e portavoce dell'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, è la terza donna a ricoprire la carica dopo Nilde Iotti e Irene Pivetti. Boldrini è stata eletta a Montecitorio nelle file di Sel. Ha dichiarato di essersi candidata perché «indignata dalla politica come tanta altra gente in Italia» e perché «non ci si può limitare a lamentarsi».
Dall'edizione online de L'Unità, riportiamo il suo intervento di ringraziamento subito dopo l'elezione. Parole nuove, importanti che segnalano preziose novità per tutte e per tutti.
«Vorrei innanzitutto indirizzare il mio saluto rispettoso al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano». 
«Faccio i miei auguri soprattutto ai più giovani: a chi siede per la prima volta in quest'aula. Sono sicura che insieme riusciremo nell'impegno straordinario di rappresentare nel migliore dei modi le istituzioni repubblicane». 
Arrivo a questo incarico dopo aver trascorso tanti anni a difendere e rappresentare i duiritti degli ultimi in Italia e nel mondo. E' un'esperienza che mi accompagnerà sempre e che metto al servizio di questa Camera». 
«Il mio pensiero va a chi ha perduto certezze e speranze. Abbiamo l'obbligo di fare unabattaglia vera contro la povertà, e non contro i poveri: dobbiamo garantirli uno a uno. Quest'Aula dovrà ascoltare la sofferenza sociale. Dovremo farci carico dell'umiliazione delle donne uccise da violenza travestita da amore. Dovremo stare accanto ai detenuti che vicono in condizioni disumane e degradanti. Dovremo dare strumenti a chi ha perso il lavoro o non lo ha mai trovato, a chi rischia di perdere la Cig, ai cosiddetti esodati, che nessuno di noi ha dimenticato. Ai tanti imprenditori che costituiscono una risorsa essenziale per l'economia italiana e che oggi sono schiacciati dal peso della crisi, alle vittime del terremoto e a chi subisce gli effetti della scarsa cura del nostro territorio». 
«In Parlamento sono stati scritti dei diritti costruiti fuori da qui e che hanno liberato l'Italia e gli italiani dal fascismo. Ricordiamo il sacrificio di chi è morto per le istituzioni e dei morti per la mafia, che oggi vengono ricordati a Firenze». 
«Molto dobbiamo anche al sacrificio di Aldo Moro e della sua scorta. Scrolliamoci di dosso ogni indugio, nel dare piena dignità alla nostra istituzione che sta per riprendere la centralità del suo ruolo». 
«Facciamo di questa Camera la casa della buona politica. Il nostro lavoro sarà trasparente, anche in una scelta di sobrietà che dobbiamo agli italiani». 
«Sarò, la presidente di tutti, a partire da chi non mi ha votato, ruolo di garanzia per ciascuno di voi e per tutto il Paese». 
«L'Italia è Paese fondatore dell'Unione europea, dobbiamo lavorare nel solco del cammino tracciato da Altiero Spinelli. Lavoriamo perché l'Europa torni ad essere un grande sogno, un luogo della libertà, della fraternità e della pace. Anche i protagonisti della vita religiosa ci spingono a fare di più, per questo abbiamo accolto con gioia i gesti e le parole del nuovo pontefice, venuto emblematicamente "dalla fine del mondo"». 
 «Un saluto anche alle istituzioni internazionali e - permettetemi - anche un pensiero per i molti, troppi volti senza nome che il nostro Mediterraneo custodisce». 
 «La politica deve tornare ad essere una speranza, una passione».


sabato 9 marzo 2013

Politica femminile è anche una giornata del fiocco lilla

Politica femminile sa che il privato è politico, e anche il corpo lo è.
E dunque anche ogni cosa che attraverso il corpo si esprime. Per esempio il dolore delle donne che si trasforma in atroce rapporto devastante con il cibo, quella incapacità di esprimersi e di dire: dire il terribile disagio di non essere come le ossessive immagini delle donne perfette che gridano da ogni rivista e da ogni muro... dire la sporcizia che ci ha marchiate per sempre da quando quello zio, o quel maestro, da piccole, ha abusato di noi... dire quell'impotenza e lo spavento di non avere un posto nella vita, un futuro davanti... dire quella solitudine, quel freddo di non sentirsi amate - non sentirsi amate abbastanza.
Quel dolore che, insieme alla crescente sessualizzazione delle bambine e al soffocante mono-modello femminile della donna ipersessualizzata, inchiodata alla competitività fra donne per modelli estetici irraggiungibili, ha fatto crescere in modo veritiginoso anoressia e bulimia. Un'epidemia inarrestabile che oggi minaccia da vicino anche tutte le bambine in età scolare; e, sempre più, anche uomini e ragazzi. 
Le istituzioni - salvo rari appelli che poi cadono nel vuoto - tacciono, da sempre. Nessuna legge, nessun serio programma preventivo, nessun riconoscimento della grave emergenza sociale rappresentata oggi da una malattia una volta rara, e che oggi rappresenta la prima causa di morte delle ragazze fra i 12 e i 26 anni. Un'altra forma di femminicidio, strisciante e di massa.
Fra pochi giorni è il 15 marzo: una data in cui, anni fa, una quasi bambina moriva, a soli 17 anni, di bulimia.

Da allora suo padre lotta perché questa data diventi giornata nazionale di prevenzione e lotta contro i disturbi alimentari, e questa'nno questo progetto verrà presentato a Milano, al teatro Leonardo da Vinci, con una serata di cultura e danza in cui, insieme ad altri 40 ballerini, danzerà come solista anche Mariafrancesca Garritano, che ha fatto propria questa battaglia. 
Perché lei è anche l'autrice di "La verità, vi prego, sulla danza", un libro da cui emerge una verità brutale, ma in fondo nota a tutti: messe sotto una forte pressione, e di fronte a modelli fisici molto difficili da raggiungere, le ballerine soffrono in molti casi di anoressia-bulimia. In tutta risposta, invece di precipitarsi a indagare, il Teatro alla Scala, dove Mariafrancesca era solista, pensò bene di licenziarla: e di questo noi donne dobbiamo chiedere conto.


venerdì 8 marzo 2013

Nell'8 marzo, da donna a donne: scrive Laura Puppato

Ringrazio il blog Politica Femminile per darmi l'occasione, proprio nel giorno dell'8 marzo, di fare una riflessione con tutte le altre donne, che sia anche un augurio. 
Sono felice di poterlo fare in questo giorno prezioso che celebra le lotte di tutte le donne per conquistare rispetto e piena cittadinanza, e nel quale un'autorevole associazione femminile lancia anche un'importante campagna: quella per candidare una donna a Presidente della Repubblica. Da donna a donne, devo dirvi che durante la difficile campagna per le primarie la vigile attenzione sul mio operato (e spesso il sostegno) delle donne è stata per me una spinta costante a sentire ancora più forte le mie responsabilità, e in me sempre più pressanti e imperativi gli ideali per un'altra idea di mondo.  Oggi, scoprendo non solo questo blog, ma anche tutti i blog regionali correlati (con i relativi richiami a una serie di petizioni dirette ai politici), ho ritenuto mio dovere approfondire le riflessioni che vi sono proposte: da cosa si intende per "femminile" a tutta una serie di prerequisiti che vengono sollecitati alle candidate donne.
E mi si è aperto il cuore. Perché vedete, le pressioni da parte dei cittadini (i nostri datori di lavoro!), per noi politici, non sono (o non dovrebbero essere) solo fastidi. Possono essere invece paletti che ci tengono saldi, che danno - a chi è davvero disponibile e intenzionato a farlo - l'occasione di impegnarsi pubblicamente, di prendere partito in un flusso più ampio, che mentre ci aiuta a tenere la rotta ci conduce più in fretta verso certi obiettivi. Non è una cosa da poco, credete, specie in un periodo storico in cui, grazie a leggi scellerate, e all'incancrenirsi di un sistema diffuso delle corruttele, l'alta politica sembra dissolta mentre la distanza fra i partiti e i cittadini è cresciuta in modo disastroso. Voglio dirlo chiaro: con tutto il cuore mi ispiro agli ideali e ai punti fermi che, con il post di Vandana Shiva e quello sui prerequisiti, avete posto all'attenzione della politica. Tutte le petizioni che avete indicato le sottoscrivo in pieno e quegli obiettivi mi impegno a sostenere.
E spero che il più alto numero di colleghe vorrà farlo, a prescindere dagli schieramenti. Queste sono battaglie civili, sono battaglie di tutti. 
Il pezzo che vi lascio di seguito l'ho scritto nel 2009, durante il mio mandato come sindaca di Montebelluna, e fu pubblicato allora da "La Tribuna di Treviso". Non ho cambiato parere. Come era ve lo ripropongo come mio contributo a questo blog, in quanto tratta, precisamente, proprio della politica femminile.
Buon 8 marzo, a tutte, nel senso migliore che possiamo dare a questa data.
Laura Puppato, 8 marzo 2013

Fare politica e governare da donna: una riflessione
Cosa significa rivestire il ruolo di sindaco (parlo della  mia esperienza a Montebelluna) o altri ruoli di amministrazione e governo, essendo donna?… Ci sono caratteristiche che vengono dalla storia e dalla cultura delle persone siano esse indifferentemente uomini o donne e altre che, invece, si ritrovano presenti, più frequentemente, in uno dei due generi.
Quando penso al mio modo di intendere  politica e amministrazione pubblica mi pare diverso, a volte profondamente diverso, rispetto ai miei predecessori o ad altri colleghi, il metodo scelto per amministrare; diversi sono anche gli strumenti adottati ma anche taluni obiettivi prefissati. 
C’è attenzione alle persone perché considero essere queste il vero patrimonio amministrato:  cittadini a pieno titolo dal più piccolo al più anziano, dal più umile al più ricco  compreso il personale dipendente al quale chiedo con chiarezza e decisione di operare nel rispetto di tutti e di impegnarsi seriamente nel servizio alla città.
Ho scelto di essere d’esempio nel lavoro di ogni giorno, che deve risultare proficuo e determinato a raggiungere gli obiettivi che ci siamo dati, considerando che l’esempio è appunto  il migliore e più efficace strumento  di traino e di reale condivisione dei problemi. Sono pochi gli ordini impartiti dall’alto, non c’è l’autorità precostituita alla quale avvicinarsi con ogni precauzione e alla quale spettino onore e privilegi.
Il senso del mandato è proprio nello stare tra la gente, nel trovare le soluzioni ai problemi, nel lavorare con interesse e pervicacia  volti a raggiungere lo scopo finale del benessere fisico e morale di ogni singolo cittadino.
A me sembra dunque che ci sia una differenza sensibile, nell'amministrare da donna o da uomo. Qualcosa che forse deriva da una forma mentis che si deve anche a una storia millenaria che ha visto le donne assumere in capo a se stesse, quasi sempre e solo, doveri e responsabilità senza l’abitudine a chiedere qualcosa in cambio. Benché sempre neglette e tenute a bada, le figure femminili sono state e sono struttura portante del tessuto della società: nella famiglia e nel lavoro - e quindi risultano presenti, affidabili e rigorose - perché questo è necessario per progredire,  permettere  la pacifica convivenza e sperare in un  futuro per i propri figli. La pace e il senso del futuro, vorrei dire, sono così obiettivi “naturalmente” - quasi fisicamente - propri della mentalità femminile. Senza generalizzare né fare luoghi comuni, mi riferisco alle esperienze personali, che coincidono con le evidenze statistiche.
Un po’ sentinelle un po’ muli, un po’ poetesse e filosofe, un po’ economiste e ingegnere… Difficile schedare con precisione le donne, poco inclini come sono ad una appartenenza acritica. Libere nel pensiero e nell’azione e coscienti che il valore delle cose è nel metodo con il quale si ottengono. Attente ai contesti e ai particolari, alla delicatezza dell’insieme, al pensiero che vola e arriva a meta, ai simbolismi.
Mi torna alla mente quale rappresentazione della diversità di approccio un luogo migrante che si chiama “il circo Bidone”: è un circo francese poetico e molto spettacolare insieme, lì ci sono i clown, come in ogni circo, ma in luogo dei leoni e degli elefanti tormentati ci sono  galline, gatti e cani che sembrano, incredibilmente, partecipi di una vita antropizzata senza essere vessati. La differenza sta nella grande semplicità con la quale vengono fatti partecipare allo spettacolo questi animali comuni,  ovvi e casalinghi, che pare abbiano sposato il vivere in simbiosi con gli uomini e le donne del circo: pare che nessuno ammaestri e domini, e che nessuno venga ammaestrato. Il che manda un senso di poesia e autenticità, lo spettatore ride e si diverte ma senza dileggiare gli animali, come rideremmo affettuosamente noi dei nostri animali che giocano con noi e fra loro. Chissà, forse è solo un'illusione, ma il senso vero del circo è in quello spettacolo semplice e diretto, dove ognuno ha il suo ruolo e tutti imparano a sorridere di se stessi, come in un film di Fellini.
Ecco c’è tanta idealità dietro l’azione femminile, certo c’è coraggio e onestà, attenzione all’ambiente, al  futuro e gioia di rendersi utili ma anche il senso, profondo, della vita con le sue luci e le sue ombre: l’ironia che nasce dal comprendere la relatività del valore dei beni materiali, che sviluppa la sensibilità verso i più sfortunati e la determinazione contro le ingiustizie.
Come disse Helmut Kohl, quando fu insignito del premio De Gasperi, solo gli idealisti sanno essere realisti, anche quando si è capaci di sognare resta comunque difficile realizzare una decente quotidianità, figuriamoci se si nasce già cinici e sconfitti. La politica al femminile è un orizzonte, e quindi idealità e sogno, in una quotidianità per raggiungerlo data dal lavoro e da molta, molta concretezza.
Laura Puppato, 2009

8 marzo: laurea honoris causa a Marisa Rodano

Quante di noi hanno visto, innumerevoli volte, la figura alta e autorevole di Marisa Rodano, china sui suoi appunti, seguire convegni e riunioni senza perdere una parola? Quanti milioni di parole scritte, di idee salvate, quanti progetti concretizzati. Una figura che ha in sè anche l'immagine di una instancabile raccoglitrice, un'operaia del pensiero che come polline raccoglie ogni goccia del pensiero delle donne, sta attenta che niente vada sprecato. 
Ancora oggi, con assoluta incisività, presiede alle fitte riunioni in cui si ritrovano le rappresentanti delle associazioni che aderiscono all'Accordo di Azione Comune per la Democrazia Paritaria. Poi alza agile dalla poltrona i suoi 92 anni e a volte, cercando le chiavi dell'auto, chiede se "qualcuna vuole un passaggio".
Da ragazza fu studentessa e partigiana, poi madre di 5 figli e attivista attivissima; fu tra le fondatrici dell'UDI e a lungo sua Presidente, prima donna a ricoprire l'incarico di vicepresidente della Camera dei deputati (dal 1963 al 1968), e fino ad oggi attiva in politica italiana e internazionale, sempre al fianco delle donne.
Laureata cento volte nelle pratiche quotidiane e battaglie per tutti, ma il pezzo di carta non l'aveva avuto mai: nel 1943 fu arrestata per le sue attività nella Resistenza, prima di arrivare alla laurea: si portarono via anche tutti gli appunti della mia tesi - dice - chissà cosa pensavano di trovarci.
Oggi però, in questo 8 marzo 2013, in seguito a proposta di Fiorenza Taricone, la laurea che le fu in quel modo "scippata" gliela conferisce L'Università degli Studi di Cassino e del Lazio Meridionale: in Scienze della Comunicazione.
Mai laurea fu più meritata. A lei tutto il nostro affetto e riconoscenza, in questo 8 marzo e ogni giorno.

Così il Presidente Napolitano:
L'odierno riconoscimento dell'Università di Cassino e del Lazio meridionale sottolinea in modo significativo la continua e importante attività svolta da Marisa Rodano. Sul piano politico e su quello culturale, per la piena attuazione del principio costituzionale dell'uguaglianza e pari dignità di tutti i cittadini - e dunque per la piena affermazione del ruolo civile e sociale della donna nel nostro paese e in tutto il mondo. In questo spirito, esprimo a Marisa Cinciari Rodano il mio vivo apprezzamento per il meritato conferimento accademico e le rivolgo un partecipe e affettuoso saluto.

Il corpo politico delle donne: scrive Edda Billi

Sono passati 40 anni dal mio incontro con il Femminismo.
Dopo i giorni dell’ira quelli della presa di coscienza poiché sapersi soggetto in un mondo che ti aveva sempre cancellata fu la scoperta più travolgente, più intrigante e definitiva, non più inglobata in un maschile totalitario ma libera finalmente dalle strettoie di un sesso secondo.
Non più utopia che cresce nella negazione ma realtà che occupa spazi e territori sconosciuti, in cui esisti per te, con le altre, per andare oltre.
In agguato, da subito, l’omologazione ad un mondo maschile che pretendeva di impedire l’accadimento principe: esistere non più perché riconosciuta dall’altro ma per sé - così da cambiare anche la nostra vita e con la nostra quella di tutti.
Omologazione: alibi feroce poiché amiamo il nostro nemico e non abbiamo saputo impedire che si consumasse quello che io chiamo “FEMMINISTICIDIO”.
Anche da parte di alcune donne (troppe?) perché troppo succube e troppo dipendenti.
Continuare a delegare la nostra libertà all’altro permettendogli di “riconoscerci” è stato l’errore più grande. Potevamo essere noi donne, con le nostre istanze di cambiamento, l’ago della bilancia anche di questa situazione italiana - invece mai e poi mai abbiamo capito che prendersi in mano significava unirsi in una forza che avrebbe finalmente contrastato questo pernicioso patriarcato  che sembra morente ma che morde più di prima.
Di là Moebius passeggia sornione con il suo libro “L’inferiorità mentale della donna” mentre sulla terra si alternano, senza soluzione di continuità, “padri-padroni”.
Avverto tutto questo nei consessi separatisti degli uomini – perché tali sono – sia nelle chiese, sia nei parlamenti e ancora in troppe case.
Le donne sono l’alibi, ormai usurato, per le loro eterne presenze che hanno potere e che quindi davvero contano.
Ma non tutte le speranze sono finite e tutto non è perduto: abbiamo arato e seminato e certamente qualcosa sta germogliando.
Piccoli accenni, anche nelle piazze piene di “basta”, ma con una “controrivoluzione” sempre in agguato.
Io non mi illudo: la strada è tutta in salita perché 40 anni contro 4 secoli sono troppo pochi. Ma se sapremo camminare insieme, senza divisioni, forse riusciremo a contare nel mondo, dato che il mondo è tutto “nato di donna”.
Si diceva: il corpo è mio e me lo gestisco io; oggi dovremmo ripeterlo con l’aggiunta di un aggettivo qualificativo: il corpo politico è mio e me lo gestisco io.
Edda Billi (Presidente Affi), 6 marzo 2013

L'intervento è stato portato all'incontro "La parola che cancella in un mondo che cancella" organizzato da Powergender, il 6 marzo 2013, presso la sede italiana del Parlamento europeo, in via IV novembre a Roma

Anno Domini 2013: una donna Capo dello Stato?

Nell'anno del Signore del 2013, chissà che questa folle idea marziana venga finalmente presa in considerazione?
Donne alla carica. O meglio è tempo di donne in carica. Dopo i risultati delle ultime politiche uno dei pochi dati incontrovertibili è quello riguardante la presenza femminile in Parlamento. Un dato statistico che vede le quote rosa in crescita. Ma ancora a oggi si parla di consultazioni e di rosa di candidati alle più alte cariche dello Stato che non considerano i curricula di donne riconosciute per opportunità e adeguatezza al ruolo a livello nazionale e non solo.
A oggi è stato fatto qualche vago accenno al fatto che sarebbe arrivato il momento di avere una donna al Quirinale, come se questo fosse un miraggio cui l'Italia non può aspirare realmente in questo millennio. C'è il rischio di vedere un'ennesima sequenza di nomine maschili. 

Pari o Dispare (associazione per la valorizzazione di genere nella società e nel mondo del lavoro) lancia una campagna di sensibilizzazione in un momento cruciale per il Paese dal punto di vista politico ed economico in cui il rinnovamento è una questione imprescindibile e l’alternanza di genere potrà garantire una nuova prospettiva in linea con l’esprit du temps. Cuore dell’iniziativa di Pari o Dispare uno spot dal tono provocatorio per andare oltre il concetto di quota rosa e verso una partecipazione attiva e responsabile alle prossime consultazioni politiche.

Allo stato attuale sembra più probabile per una donna impegnata in politica poter accedere a un percorso cardinalizio nel prossimo Conclave che essere inclusa tra i papabili nomi candidati al Colle. E’ cosi nelle scene dello spot proposto Alessandra Faiella, attrice di teatro e protagonista di satira di genere, indossa i panni di un Cardinale dopo aver appreso che oltre alle cariche di Stato altre posizioni di tutta autorevolezza si sono rese disponibili come quella papale.

Una provocazione di pensiero per attirare l’attenzione sull’attualità e sullo spazio da dedicare alle donne: intelligenza e trasparenza per determinare il nuovo Presidente della Repubblica chiamato a rappresentare lo Stato e garante dell’unita’ nazionale e del rispetto della Costituzione. La selezione deve dunque avvenire tra le risorse e le personalità migliori che si sono distinte a livello nazionale e internazionale, in grado di conciliare le diverse istanze e supportando il Paese in questo momento di grave crisi economica.

Lo spot va oltre il "politicamente corretto" e punta direttamente all'assurdo: una donna cardinale. Una provocazione, a trattative politiche in corso e alla vigilia del prossimo conclave,  e una domanda aperta: è più facile per una donna diventare cardinale o salire al Quirinale? L'Italia è ancora ben lontana dalle percentuali determinanti di ruoli di responsabilità affidati alle Donne. 

“Partecipando al dibattito attuale abbiamo pensato – afferma Cristina Molinari, presidente di Pari o Dispare – fosse giunto il momento di creare uno spazio alla candidatura femminile per il Quirinale. In un paese dove si deve ritrovare la giusta rotta, un cambiamento degli schemi e valutazioni più in linea con il resto dell’”Europa rimangono le uniche speranze per tornare a essere competitivi. Nell’interesse di uomini e donne”.

L'Accordo di azione comune per la democrazia paritaria si associa alla promozione del video prodotto da pari o dispare:

 

e condivide l'urgenza per il nostro Paese di donne di talento nelle più alte cariche dello Stato, a partire dalla Presidenza della Repubblica.
Roma, 7 marzo 2013

Contatti con Pari o Dispare: Francesca Maria Montemagno • cell. 340 8735634