giovedì 30 gennaio 2020

La risposta di Sanremo alle proteste delle donne? ZERO

Donne in Quota e Rete per la Parità hanno inviato alla Rai la lettera che riportiamo di seguito integralmente. In seguito alla lettera c'è stato anche un incontro in Rai, a Roma, a cui le 2 associazioni hanno portato le richieste di: 1. smentire le dichiarazioni sessiste di Amadeus; 2. riequilibrare i ruoli delle co-conduttrici; 3. garantire una più attenta valutazione degli ospiti invitati.

Le risposte della Rai sono state che nei fatti il Festival dimostrerà l'impegno per la diffusione di un'immagine non stereotipata delle donne e per il rispetto del  Contratto di servizio 2018-20.
Che la valorizzazione artistica delle co-conduttrici è già in atto.
Che l'azienda sta valutando le azioni più opportune in merito alla presenza del trapper (cioè il rapper che vomita testi femminicidi).
Le due Associazioni, da parte loro, si impegnano a monitorare con attenzione il Festival 2020 per verificare che le promesse vengano mantenute; scriveranno al MISE, all’AGCOM e alla Commissione parlamentare di vigilanza affinché, avvalendosi anche  della Commissione paritetica MISE RAI prevista dal Contratto, siano messe in atto le azioni di vigilanza e controllo nel rispetto dei  ruoli di competenza. Hanno infine presentato la petizione "Oltre Sanremo. RAI urgente la riforma per una libera opinione pubblica e fuori i partiti" e invitano tutte e tutti a sostenerla e a firmarla. Grazie a DonneinQuota e Rete per la Parità, per il loro impegno che sosteniamo con tutto il cuore.
Ma intanto la risposta della Rai sembra insufficiente. Quindi, in attesa di poter cambiare idea, il 70° Festival, al momento, resta il Festival del sessismo. 

Di seguito la lettera inviata, con richiesta di modifica delle norme che regolano il servizio pubblico radiotelevisivo e digitale:
Al Ministro dello Sviluppo Economico Stefano Patuanelli
Alla Commissione parlamentare di vigilanza RAI, Presidente e componenti
Al Presidente AGCOM Angelo Marcello Cardani
e p.c. Alla Ministra alle Pari Opportunità e Famiglia Elena Bonetti
27 gennaio 2020
Come DonneinQuota e Rete per la Parità ci occupiamo da oltre un decennio del contrasto al sessismo nei media e in particolare nella televisione pubblica (grazie ai nostri contributi il Contratto di Servizio Pubblico Rai-Mise 2018-2022 è il più avanzato dal punto di vista di genere della storia della RAI) e seguiamo con spirito critico ma anche con atteggiamento di collaborazione, i destini del servizio pubblico radio televisivo e digitale perché siamo convinte che, i principi fondanti del nostro Stato "esigono che la nostra democrazia sia basata su una libera opinione pubblica e sia in grado di svilupparsi attraverso la pari concorrenza di tutti alla formazione della volontà generale" (sentenza Corte Costituzionale n. 112 del 1993).
Viste le finalità associative, la nostra attenzione si concentra su questioni attinenti in particolare la par condicio di genere e l’immagine della donna e di conseguenza anche sulle norme che regolano la vigilanza e il controllo del servizio pubblico.
Con disappunto abbiamo dovuto constatare che nel caso del Festival non ha funzionato il ruolo della RAI (in particolare della Direzione di RAIUNO) e tantomeno sono scattati i meccanismi di tutela e controllo che fanno capo innanzitutto al Governo (MISE), al Parlamento (Commissione di vigilanza), all’apposita Autorità (AGCOM), ecc., per un totale addirittura di sedici organismi.
Da questa vicenda abbiamo dedotto l’urgenza della modifica delle norme che regolano il servizio pubblico radiotelevisivo e digitale e di affrontare alla radice il rapporto patologico tra questo e la politica, perciò chiediamo con fermezza, anche attraverso una petizione su Change.org, una riforma «improntata all’idea dell’indipendenza e del pluralismo», come recita il programma dell’attuale Governo, una riforma che ci auguriamo sia inserita anche nelle priorità che stanno per essere individuate dalla maggioranza.
Le idee ci sono: esistono vaste convergenze sulle proposte di Paolo Gentiloni, di Roberto Fico e su quella d’iniziativa popolare avanzata da Tana De Zulueta.
Se ci fosse la volontà politica, la riforma si potrebbe approvare in tempi rapidi. E ci auguriamo che l’occasione per iniziare l’iter necessario sia offerta proprio dalle polemiche di questi giorni relative al Festival di Sanremo 2020 e la spinta possa arrivare proprio dall’interno dell’Azienda, nel suo stesso interesse.
Ad agosto Amadeus annunciò un Festival che avrebbe unito tutti e tutte e ha mantenuto la promessa, purtroppo in negativo. Le sue scelte nel doppio ruolo di direttore artistico e di conduttore e le dichiarazioni sessiste usate nella Conferenza stampa, hanno suscitato innumerevoli reazioni, dalle richieste di eliminare un cantante dalla gara a quelle delle scuse per dichiarazioni sessiste e ancora altro, che hanno unito associazioni, sindacati, centri antiviolenza, singole persone, Qualcosa di simile si è visto nel movimento di opposizione al Disegno di legge S734 “Norme in materia di affido condiviso, mantenimento diretto e garanzia di bigenitorialità”, primo firmatario il senatore Pillon.
Le nostre associazioni, con lettera del 17 gennaio (vedi allegato) - inviata alla Rai, alla Commissione parlamentare di vigilanza e alla Ministra alle Pari Opportunità e Famiglia, hanno chiesto, oltre ad una dichiarazione ufficiale della RAI a smentita e rettifica, che i ruoli di primo piano NON fossero affidati a soli uomini (Amadeus affiancato da Tiziano Ferro e Fiorello), le donne NON fossero semplicemente elementi di contorno. Inoltre, che le presenze di artisti venissero valutate attentamente.
La scorsa settimana siamo state ricevute dalla RAI in uno dei momenti più caldi, in cui ancora tutto sembrava possibile. A oggi sembra confermata la partecipazione del trapper alla gara e le sue dichiarazioni non hanno incluso chiare scuse su suoi testi violenti del passato. Poco si conosce sulle modifiche al ruolo delle co-conduttrici che si alterneranno nelle cinque serate né del ruolo e delle esternazioni del conduttore-direttore artistico (che sappiamo essere solito improvvisare) e dei due uomini che lo affiancheranno, almeno secondo quanto annunciato, in tutte le serate.
Continueremo a monitorare quanto sta accadendo in preparazione del Festival e a seguire dal 4 febbraio l’evento che comporta il maggior impegno dell’Azienda e riscontra il maggior seguito mediatico. Ma non ci fermeremo a questo.
DonneinQuota e Rete per la Parità • Donatella Martini e Rosanna Oliva
Per altre info e contatti: d.martini@donneinquota.org • cell. 3356161043

lunedì 20 gennaio 2020

Femminicidi a Sanremo: ora Festival della sub-cultura maschilista italiana

Vergognoso che partecipi a Sanremo un certo Junior Cally, rapper per ragazzini/e che infila nelle sue canzoni concetti come «Lei si chiama Gioia, beve poi ingoia. Balla mezza nuda, dopo te la da. Si chiama Gioia, perché fa la tr*ia, sì, per la gioia di mamma e papà».


E ancora: «Questa non sa cosa dice. Porca tro*a, quanto ca**o chiacchera? L'ho ammazzata, le ho strappato la borsa. C'ho rivestito la maschera»... «state buoni, a queste donne alzo minigonne»... «me la chi*vo di brutto mentre legge Nietzche»... «ci scopi*mo Giusy Ferreri [la cantante ndr]»... «lo sai che fotti*mo Greta Menchi [una influencer, ndr] ... «lo sai voglio fott*re con la Canalis [la conduttrice ndr]»... «queste put**ne con le Lelly Kelly non sanno che fott*no con Junior Cally» eccetera.

La RAI dovrebbe svolgere un ruolo importantissimo nel contrastare la violenza contro le donne. Non è capace di farlo? quanto meno esigiamo che eviti di fomentarla dando spazio a simili contenuti.
Mail con questo testo stanno arrivando alla Commissione Rai della Camera. Facciamone arrivare ancora: scrivete a com_rai@camera.it  . 
Prima la gaffe sessista di Amadeus, che esalta in conferenza stampa i pregi che a quanto pare deve (ancora) avere la donna italica: 1. essere bellissima, 2. starsene "un passo indietro" al suo uomo per favorirne la carriera. Poi addirittura lo sdoganamento "artistico" del vomitatoio misogino di un cretino che per farsi notare bercia oscenità femminicide.
Scrive il Corriere che questo tizio ha spiegato "che bisogna distinguere tra opinioni personali (lui sarebbe infatti «contro il sessismo e contro la violenza sulle donne») ed espressioni artistiche". Ma non ci interessano le spiegazioni di un violento che si auto-definisce "artista" nascondendosi dietro un dito (medio), così come nasconde una faccia da pirla dietro maschere da pirla.
Ci interessano le scelte e le responsabilità di chi fa il servizio pubblico, che deve rispondere a noi contribuenti. A costoro diciamo: sistemate sto pasticcio per favore, ma seriamente.
Ma siccome non lo faranno, il passo dopo è solo #ioboicottoSanremo.