Scrive Luciana Castellina: Io non so come siano andate le cose per quanto riguarda i titoli di studio di Valeria Fedeli. Penso si sia probabilmente trattato di definizioni imprecise che spesso vengono date ai diplomi da scuole o corsi anomali come quello che Valeria ha frequentato a suo tempo a Milano. E che dunque non ci sia stato, da parte sua, alcun dolo nel recepire quel documento.
Per la cronaca, il linciaggio mediatico di omofobi che contesta alla Fedeli di non aver conseguito nemmeno il diploma di istruzione secondaria superiore, gioca in modo sporco sulle terminologie: avendo lei infatti conseguito il diploma di abilitazione all'insegnamento nelle scuole materne, titolo magistrale istituito negli ordinamenti di studio italiani di scuole o istituti magistrali di durata triennale vigenti fino al 1997. Tale titolo magistrale (che (nel previgente ordinamento dava accesso alla formazione per le professioni sanitarie, sociali ed educative, come alle scuole per infermieri, assistenti sociali e educatori professionali) è infatti riconosciuto in Italia di istruzione secondaria superiore, benché allo stato attuale non consenta il proseguimento degli studi universitari.
A prescindere da tutto questo, da parte nostra ci troviamo perfettamente d'accordo con quanto scrive ancora la Castellina: Sono però scandalizzata per il dibattito che ne è seguito, segno – questo sì davvero – del regresso civile e politico del nostro paese, purtroppo anche di qualche pezzo della sua sinistra. Ma come sarebbe: parlamentari e ministri devono essere tutti laureati? E cioè la rappresentanza politica dovrebbe esser circoscritta ai ceti che per tradizione (e generalmente non per merito) hanno completato il curriculum degli studi fino all’ultimo grado? Ma vi rendete conto di cosa c’è dietro questa orrenda polemica? Uno dei vanti dei comunisti, che tutt’ora rivendico, è di aver avuto parlamentari operai e braccianti, che spesso non avevano neppure completato le elementari. Ne ricordo molti. Con rimpianto. In particolare l’ultimo con cui ho parlato (per via di un libro che stavo scrivendo), solo un paio di anni fa, scomparso ormai come quasi tutti: Riccardo Di Corato, senatore e bracciante, protagonista di storiche lotte pugliesi.
Valeria Fedeli non appartiene a quella generazione e dunque immagino che di scuole ne abbia frequentate ben più di Riccardo. Ma è scandaloso che si sia sviluppata una campagna come quella che infuria ora sui giornali, col contributo anche di qualcuno che così pensa di attaccare il governo.
Ma Fedeli – immagino l’obiezione – non è solo parlamentare, è Ministro proprio dell’Istruzione, che ha dunque competenza sull’Università di cui non può occuparsi visto che non l’ha frequentata. Ebbene, proprio questo a me pare un dato positivo: mi piace pensare che sulla formazione universitaria venga rivolto finalmente lo sguardo di chi ne è stato escluso. In un tempo in cui il valore della competitività a tutti i costi sta diventando il valore centrale del nostro sistema, e si vorrebbero trasformare ovunque le università – secondo l’orribile modello britannico – in macchine per selezionare una élite prestigiosa (e privilegiata), lasciando che gli altri si arrangino e vengano via via marginalizzati, ben venga chi per propria storia terrà conto che quel che serve è l’inclusione. Che, cioè, un buon sistema educativo è quello che tiene conto dell’ultimo e non solo del primo. (La mia, sia chiaro, non è la difesa di questo governo, né delle posizioni politiche di Valeria Fedeli, compagna con cui in passato ho persino condiviso un partito, ma da cui oggi sono politicamente assai distante. La mia è rabbia per il tipo di posizioni che sono emerse attorno alla vicenda dei suoi titoli di studio). [Fonte: "A proposito della ministra Valeria Fedeli", Il Manifesto del 16/12/2106]
L'esperienza delle donne è che Valeria Fedeli sia una persona seria, equilibrata e preparata, politicamente e giuridicamente; quasi un'eccezione, in un panorama di politici totalmente analfabeti sulle questioni più banali. Come scrive Valentina Santarpia sul Corriere, in realtà la ministra è stata presa di mira in particolare per il suo curriculum dagli organizzatori del Family Day per la sua militanza femminista e la sua lotta alle discriminazioni di genere. La Fedeli intanto ha commentato: «Va bene sostenere i migliori ma mai dimenticarsi di chi non ha avuto le condizioni per poter partecipare e studiare fino al percorso universitario». Alla sua prima uscita pubblica da ministra per l’inaugurazione della nuova residenza per studenti fuori sede dell’università Lumsa di Roma, ha risposto implicitamente così agli attacchi che le erano stati rivolti. «Credo che il diritto allo studio sia la chiave indispensabile per moltiplicare il benessere creativo e intellettuale, per rendere la società inclusiva. Affronterò con umiltà e dedizione il mio nuovo incarico, mettendo testa e cuore e pensando sempre agli studenti e alle attese delle loro famiglie. Obiettivo importante del mio mandato sarà innovare senza escludere, ascoltare e dialogare senza urlare, procedere senza dividere».
Ci auguriamo che la ministra abbia modo di dimostrare le sue capacità nella pratica, potendo svolgere il mandato che le è stato affidato, e che pensiamo sia perfettamente in grado di rispettare.
Questa disgustosa storia, aggiungiamo, assomiglia troppo al disgustoso fuoco incrociato che colpì la ministra Josefa Idem non appena fu presentato il suo ottimo progetto di lavoro per le donne, e che l'abbatté prima ancora che potesse muovere un passo. Con il solito metodo da sempre efficace contro le donne: quello dei 2 pesi e 2 misure.
Lasciandoci, da allora e come sempre, SENZA un ministero né una ministra per le Pari Opportunità.
Siete oggettivamente confusi o solo disonesti/e? Il problema non è il titolo di studio. Il problema è il curriculum tarocco. Il curriculum-fandonia del ministro dell'istruzione. Qualunque realtà aziendale ci rispedirebbe a casa se si fornisse dati falsati in modo così spudorato.
RispondiEliminaquesta figura, invece, seguita occupando il gradino più alto dell'istruzione nazionale con la vostra benevola accondiscendenza e comprensione.
Ma state facendo il concorso?
Resta che anche questa cosa ci fa rientrare perfettamente nella denominazione "approssimazione italiana".
RispondiEliminaQuesta storia fa scaturire una serie di problemi graossi come palazzi:
RispondiElimina1) La dichiarazione falsa è un reato penale, se lo avessi fatto io, al concorso a cattedra, non solo ne sarei stato escluso, ma sarei anche stato perseguito penalmente. E questo solo per il posto di docente, non quello di ministro
2)E' tristissimo non rendersi conto di che differenza ci sia tra dire che tutti i ministri debbano essere laureati e pretendere che, magari, IL MINISTRO DELL'ISTRUZIONE, DELL'UNIVERSITA' E DELLA RICERCA, abbia un MINIMO di competenze nel campo, che vadano oltre l'essere una brava persona.... e le brave persone generalmente non dichiarano lauree inesistenti.
3) La totale mancanza di ETICA politica, di cui il popolo itliano non si rende neanche conto, anestetizzato dal suo pressapochismo.
La politica è una cosa SERIA, e chi viene chiamato a lavorare per la nazione alle alte sfere DEVE ESSERE UNA PERSONA INTEGRA MORLMENTE.... è un concetto così banale altrove che la totale mancanza di etica politica in italia non fa che rispecchiare quella dell'italiano che la accetta.
Amici pensatela come volete. Io però ne ho visti già troppi di sindacalisti "partiti dalle fabbriche" e arrivati con mirabolanti carriere nel parastato a mettere il sedere su poltronissime dirigenziali in aziende pubbliche e politiiche di altissimo livello. E quelli che ho conosciuto personalmente erano più che altro dei furbi maneggioni che hanno come unica competenza quella di sapersi muovere abilmente nel mondo del parastato e dei mille enti inutili dove si prendono fior di stipendi e si fanno irresistibili ascese passando dalla difesa dei lavoratori alla difesa del proprio sontuoso vitalizio. Temo che voi non abbiate la minima idea di cosa sia quel mondo di mezzo tra la politica e gli enti parastatali ( perché questo è diventato il sindacato nella repubblca, un Ente del parastato) dove le sliding doors permettono di ambire ad alti incarichi per meriti di consorteria. E non faccio nomi perché non voglio querele
RispondiEliminavorremmo precisare che noi non abbiamo dato come "garanzia" il fatto che la Fedeli venga dal mondo del sindacato; abbiamo solo espresso una percezione che deriva dall'esperienza delle donne, che in molte occasioni, nell'indifferenza del mondo politico, hanno invece riscontrato da parte di Fedeli sia capacità di ascolto, sia attenzione e approfondimento.
EliminaPer questo NON vorremmo si ripetesse quello che già accadde don Josefa Idem: prima di vederla colpita e affondata per una leggerezza come quella di cui la si accusa, vorremmo vederla al lavoro.
Soprattutto noi donne dobbiamo essere attente a chi ci rappresenta perché in troppe - e non c'è bisogno di fare nomi - hanno speculato sul fatto di essere donne per chiedere il nostro voto e poi tradire le nostre battaglie. Fedeli ha mentito consapevolmente su sé stessa, e io le dico il mio NO.
RispondiEliminaPer prima cosa, trovo vergognoso millantare titoli che non si hanno e non si può considerare ciò una semplice vista, non a quei livelli, mi dispiace. Poi vorrei ricordare che per accedere all'ultimo concorso del MIBACT per diventare funzionari NON bastava la laurea ma ci voleva anche un master biennale (quello annuale non era sufficiente). E questo solo per accedere alla prima tappa del concorso, le risposte a crocette! Quindi...la ministra può essere valutata sulla base di quello che ha fatto, del suo operato, mentre io no. A me nessuno ha dato la possibilità di provare quanto avevo imparato in 15 anni di cantieri archeologici. Ora, a questo punto a me pare di notare un certo sbilanciamento. Se i titoli di studio contano, che contino per tutti, altrimenti che non contino per nessuno! E in questo caso si sarebbe dovuto aprire il concorso a tutti coloro che potevano venire dichiarati idonei a partecipare anche sulla base dell'esperienza (preciso che sto parlando a mio "sfavore" dato che io ho un dottorato in archeologia e che aprire il concorso anche a chi non avesse non dico il master annuale ma anche solo la laurea avrebbe aumentato a dismisura le mie chance di non passare l'esame). Appena fai un concorso, uno qualsiasi, ti chiedono fior di titoli solo per partecipare al suddetto, ma alcuni hanno il lusso di poter saltare questa tappa ed essere giudicati sul proprio operato? Sono d'accordo che una laurea, un dottorato non per forza rendono idonei al ruolo ma.. o tutti o nessuno!! Magari verrà assunto un funzionario con dottorato, ma che si dimostra non idoneo, a scapito di qualcuno senza laurea con più adatto...pero' per il concorso ci volevano i titoli. Ma questo ai ministri non si applica? Dov'è la logica? Sono forse creature intrinsecamente superiori. Per finire, visto che appunto bisogna giudicarla per il suo operato, qualcuno potrebbe dirmi qual'e' l'operato della ministra in relazione alla ricerca universitaria? Visto che contano le esperienze, quali esperienze in questo campo può vantare? Il massimo rispetto per operai e braccianti ma, se mi affiderei ben volentieri ad un bracciante per questioni di agricoltura, non mi farei certo operare a cuore aperto da lui, e neppure da un ricercatore in ingegneria. Quindi, in che modo le esperienze di questa signora sono in relazione con la ricerca e l'università?
RispondiEliminaSiamo nel bel mezzo della politica del fango. Cose che in altri tempi erano dette delle lavandaie. Ci sono plurilaureati che hanno fatto solo danni all'Italia e ora si ha paura di una che poi non decide niente se non glielo dice il partito Almeno questa è stata tra i banchi e sa cosa serve alle materne o agli asili. Anche se poi alla fine sono tutti uguali quanto cavalcano la poltrona d'oro.
RispondiEliminaAlmeno lei lo ha dichiarato, ma che dire della ministra della sanità (sempre in piedi)che non ha mai risposto quale sia il suo titolo di studio? O per lei è sufficiente la parola di Angiolino Jolie?
RispondiEliminaProvo ad introdurre un altro tema. All'atto del giuramento dei ministri del governo Gentiloni un solo componente è stato invitato alla formula del giuramento con il titolo di signore, è il già ministro Poletti (sindacalista di lungo corso di provenienza lega coop). Non mi risulta che la sua mancanza di titoli accademici lo abbia in alcun modo limitato. Forse anzi ha posto l'accento su un diverso modo di giungere al vertice di un ministero dove poteva mettere a frutto l'esperienza maturata nella militanza sindacale. Ho il sospetto inoltre che Poletti non avrebbe accettato altri dicasteri. Mi chiedo allora perché costringere il Presidente Mattarella e lo staff della presidenza della Repubblica a questo imbarazzo?
RispondiEliminaNon capisco tutti questi paroloni...La Sig. Fedeli a due settimane dal voto, dichiarava con un lungo ed elaborato ragionamento TV, che in caso di vittoria del no avrebbe lasciato. Gà questo ce la fa mal sopportare. Subito dopo si scopre della falsa laurea di cui lei afferma: una leggerezza. Come, tutti noi stiamo attenti al nostro CV con dichiarazione di verità in calce e lei può girare con un CV raffazzonato da cui -poi- toglie le parole incriminate? Eh no, non le è andata bene. Inoltre: la sua difesa che accusa di aver sollevato queste critiche solo perché la Sig. Fedeli propaga la teoria gender è ancora un'altra fesseria. Ultima fesseria: si fanno queste critiche perche è una donna. NO. Farei le stesse identiche critiche anche se fosse un uomo. Io guardo l'individuo, l'essere, la mente pensante, l'etica. Che qui non c'è. E c'è anche arroganza quando dice: ho fatto 30 e più anni di sindacato allora posso fare il ministro dell'istruzione. Con la stessa logica malsana posso affermare: ho girato per centomila km allora posso fare il chirurgo. Che pena, dover anche spiegare queste cose ad altre donne...
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