sabato 2 marzo 2013

Elezioni 2013: scrive Antonella Panetta

Zingaretti Presidente della Regione Lazio. Ne siamo felici; peccato però che abbiamo tutti e 18 i seggi della coalizione che lo sostiene occupati da uomini. Uomini con un curriculum fotocopia almeno sul piano dell’esperienza, tutti con pluriennali incarichi politici, tutti eletti con numeri stratosferici di preferenze. Molti osannati e portati con grande convinzione dall’elettorato femminile.
Si può dire che, aldilà di alcune differenze di provenienza dell’appartenenza, è come un sol uomo che va a lavorare in Regione. 
Persino il capolista Jean-Léonard Touadi originario della Repubblica del Congo, è rimasto fuori; lui non è di razza caucasica, non ha il pedigree giusto. Sembra prevalere nell‘elettorato maschile e femminile laziale di questo centro sinistra una voglia di totale omogeneità, una necessità di avere uomini di esperienza del sistema che non perderanno tempo in confronti inutili che potrebbero produrre anche azioni innovative. Le donne presenti sono nella lista del Presidente, da lui nominate e scelte. Non sono state scelte nelle urne. Si rende evidente che le donne di centro sinistra (PD, SEL, Centro Democratico, Lista Civica non hanno costruito candidature condivise e rappresentative rispetto all’agenda delle priorità che in altri luoghi ritengono specifiche e di genere.
In queste settimane che abbiamo fatto campagna elettorale ho con sgomento e con crescente consapevolezza avuto la netta percezione di quello che sarebbe successo. Sia attraverso confronti virtuali, sia personali sia politici ho preso atto dell’enorme numero di donne che si sono date molto da fare per far eleggere gli uomini. Li hanno sponsorizzati, hanno per loro testimoniato apprezzamenti, hanno collaborato alla stesura dei temi delle campagne elettorali maschili con temi di specifico interesse delle donne.
Per le donne dei partiti è prevalsa, senza alcun tentennamento, l’appartenenza partitica rispetto ai temi delle donne, alle loro priorità. Donne profondamente preoccupate della situazione politica e sociale che si sono affidate con fiducia a uomini ritenuti esperti e capaci. Poche quelle che hanno ritenuto di potersi far rappresentare da altre donne, non sufficienti - comunque - ad arrivare ad eleggere nemmeno una. 
Si potrebbe ipotizzare che questo è avvenuto perché le candidature femminili interne al centrosinistra non sono state condivise in momenti e luoghi adeguati. La mia solidarietà alle temerarie che hanno deciso di candidarsi e che non sono state elette: sono state coraggiose, hanno assunto una responsabilità spesso sollecitate da chi le conosceva personalmente e le apprezzava, le riteneva capaci di portare nei luoghi dove si amministra la nostra Regione, contenuti e proposte. Per gli eletti del Consiglio Regionale sarà meno faticoso avere una compagine assolutamente omogenea per genere, storia, stile di vita, ambiente e linguaggio.
Mi chiedo quanto possa essere produttivo per noi cittadine e cittadini avere interlocutori che hanno la medesima storia: non esattamente ancorata alle problematiche del mondo del lavoro, delle imprese, delle professioni, della conciliazione dei tempi di vita e del lavoro (tema sicuramente noto al genere femminile). A me rimane molto difficile accettare che nel Consiglio Regionale del Lazio non vi sia una classe politica rappresentativa della società civile non in senso di interessi contrapposti, ma di valori e di culture, di generi e di ricchezza delle conoscenze, opportunità aperture.
Vi sono le donne elette dalla lista delle 5 Stelle oltre alle donne inserite e nominate nel listino. Noi donne cittadine del Lazio che abbiamo votato e fatto votare per il centro sinistra non abbiamo rappresentanti donne che possano essere per noi riferimento, non abbiamo avuto la forza né di costruire, né di eleggere candidature che potessero sintetizzare le nostre priorità. Mi sento sconfitta ma non mi rassegno. Adesso so che per poter avere donne che mi possono rappresentare devo costruire percorsi impegnativi e di lungo respiro; e so che non posso contare sulle donne dei partiti e solo con riserva sulle donne dei movimenti femministi. Ultima valutazione sui movimenti delle donne che, pur avendo avuto un ruolo nel promuovere la presenza femminili, non hanno avuto la forza di incidere nella realtà e nei risultati: la scelta di mantenere un profilo teorico senza nella pratica appoggiare le candidate con l’organizzazione che da sempre contraddistingue i partiti o i movimenti politici si è rivelata evidentemente insufficiente. 
Per concludere: noi donne... che siamo oltre la metà della popolazione - siamo nella non felice situazione di dover ringraziare il Presidente Nicola Zingaretti se vorrà nominare qualche altra donna nella giunta. E io mi auguro che lo faccia al di fuori di spartizioni correntizie o sistemazioni; ma solo per valutazioni di merito e di capacità.
Antonella Panetta, 2 marzo 2012

1 commento:

  1. http://mattax-mattax.blogspot.it/2010/11/warhol-valerie-e-lo-scum.html
    ciao, matteo.

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