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domenica 17 marzo 2024

Sciopero planetario contro la guerra

Puoi aderire scrivendo una mail a assembleaperlapace@gmail.com 

Ci rivolgiamo a chi ha milioni di contatti con il mondo, a un movimento, una rete, un hacker che abbia a cuore la nostra sopravvivenza e la disfatta di chi la sta mettendo in pericolo. Chi è nato durante la seconda guerra mondiale è cresciuto pensando “mai più”. Mai più una guerra. 50 milioni di morti sembravano aver fatto rinsavire il mondo. Da allora guerra e genocidi non sono mai finiti. Gli ultimi li abbiamo sotto gli occhi: l’avanzata inarrestabile della Nato; l’invasione russa dell’Ucraina; l’atroce attacco di Hamas e la risposta inumana di Israele; il martirio infinito delle genti di Gaza. Stragi, stragi, stragi. Quando vedo la gente mitragliata mentre va a prendere la farina penso che loro siamo noi. Non in senso evangelico, ma storico. Nessuno ci vuole salvi. Tutti ci vogliono armati. C’è una fame di guerra che somiglia ai prodromi della prima guerra mondiale e annuncia la terza, e veramente ultima. Ho paura.

Abbiamo tutti paura, ma crediamo che armandoci ci difenderemo. No, armandoci ci consegneremo alla guerra, al nemico, alla morte. Abbiamo un sogno. Che qualcuno che abbia i mezzi di comunicazione adeguati a svegliare la terra, dichiari uno sciopero mondiale contro la guerra. Per un giorno incrociamo le braccia. Per un giorno non si produce e non si consuma. Se anche il 20 per cento aderisse, anche solo per qualche ora, produciamo un danno economico come dieci guerre. 

Così il mondo si accorgerà che esistiamo: noi che vogliamo la pace, perché la pace è vita. Certo, ogni sciopero ha un costo. Ma niente costa come la guerra. Come questa guerra. L’ultima.

[puoi aderire scrivendo una mail a assembleaperlapace@gmail.com 

appendi una bandiera per la pace a ogni finestra, 

appendi uno straccio di pace alla bici o alla borsa ndr] 


Primi firmatari:

Barbara Alberti
Ginevra Bompiani
Amitav Ghosh
Raniero La Valle
Massimiliano Fuksas
Luca Guadagnino
Margherita Buy
Gianni Dessì
Viola Di Grado
Vauro
Simonetta Sciandivasci
David Riondino
Lidia Ravera
Valerio Magrelli
Chiara Barzini
Fiamma Satta
Michelle Müller
Virginia Raffaele
Sabrina Giannini
Geneviève Makaping














sabato 14 maggio 2016

L'ultimo ginecologo

Si chiamava Nabil Daas, l’ultimo ginecologo del Ghouta orientale; un uomo a cui va (anche) il nostro commosso grazie.
Centri sanitari e personale medico sono ormai obiettivi di attacchi nel conflitto siriano; ma secondo All4Syria Nabil aveva rifiutato di lasciare la regione perché oltre 10.000 donne avevano bisogno di lui; donne che ora, per avere cure ginecologiche, rischieranno la vita per andare fino a Damasco.

L'Unified Medical Office in Eastern Ghouta ha detto che Nabil Daas era fra i principali pilastri del lavoro medico in questa martoriata regione. Una zona assediata dalle forze del regime e scenario dei più incivili scontri fra le bande guerresche che a vario titolo infestano il paese [la Legione della Misericordia, l'Esercito di Al Fustat legato al ramo siriano di Al Qaeda “Al-Nusra”, l'Esercito dell'Islam dei cosidetti “ribelli moderati” sostenuti dalla comunità internazionale (aiuto), l’esercito di Assad stesso].
Gli uomini che fanno la guerra spesso sono travolti da circostanze che non possono evitare. Ma quelli che li muovono, quelli che muovono guerra, sono  uomini che vivono invano - o ben peggio; gente di cui potremmo fare a meno. Mentre non vivono invano mai Nabil e gli uomini e donne come lui.



La tristissima notizia della sua morte segue di poco quella, altrettanto tragica, dell'uccisione dell'ultimo pediatra di Aleppo - Muhammad Passim Moaz, ucciso alla fine di aprile in un bombardamento che ha colpito l’ospedale di Al Quds.


Il solo segnale di risposta in grado di dare qualche conforto viene dall’offerta di aiuto dell'Associazione Pediatri spagnola; il solo, ma pur sempre un segnale.
In attesa che le notizie ci raccontino della sparizione, finalmente, dell'ultimo dittatore, l'ultimo trafficante d'armi, l'ultimo sanguinario fanatico, l'ultimo assassino, l'ultimo stupratore...

venerdì 21 febbraio 2014

Sono una donna ucraina: e voglio che sappiate

Sono ucraina, nata a Kiev. Voglio che sappiate perché tanta gente, in tutto il mio paese, è scesa in piazza. C'è una sola ragione: noi vogliamo liberarci dalla dittatura. Vogliamo essere liberi da politici che pensano solo a se stessi e non si fanno scrupoli di far sparare sulla gente. Noi siamo persone civili, ma i nostri governanti sono dei barbari. Vogliamo solo essere liberi. Sappiamo che potremo restare anche senza connessione internet e facciamo questo appello prima che su di noi cali il buio. Voi potete aiutarci: diffondete questo video, parlatene con i vostri amici, le vostre famiglie, i vostri governanti: chiedete aiuto per il nostro popolo, prima che sia troppo tardi.



Per tanti è già troppo tardi, comunque. Come per Olesya: "sto morendo", è stato il suo ultimo tweet. Ed è morta, uccisa dalla polizia. Ma anche contro i poliziotti molta violenza: la protesta è ormai in gran parte estremizzata da parte di elementi violenti di matrice nazista, che se avessero la meglio sarebbero peggio dello stesso governo.
Quante omissioni, quante complicità, dalla fitta rete trasversale della politica predatoria? Quanta colpevole inerzia, anche da parte dell'Europa? 
E dalla stessa Italia: grande esportatrice di armi, e non solo per la caccia - lo sapevate? E ove ci sono politici che dichiarano tranquillamente di essere lieti per la ripresa dei mercati [di armi] americano, brasiliano e sudafricano oltre ai tradizionali bacini europeiL'est europeo, per esempio.