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martedì 4 novembre 2014

Allarme Onu sul clima. Ma dove vivete, voi, politici e media? Su che cavolo di pianeta credete di stare?

In conferenza stampa ieri a Copenaghen, i massimi scienziati del clima del pianeta hanno parlato chiaro e forte: siamo al punto di non ritorno. Le prossime generazioni sono condannate. Il Pianeta sta morendo. 

Per abbassare la febbre le emissioni di gas serra devono essere drasticamente ridotte, subito: per scendere del 70% entro il 2050, e andare a zero nel 2100. E per farlo c'è un solo modo: rinunciare subito a petrolio, carbone e gas. Serve altro? Signor premier Matteo Renzi, serve altro??
Forse si. Le concentrazioni di gas serra non sono mai state così alte da 800mila anni a questa parte. Dal 1901 al 2010 il riscaldamento globale causato dai gas serra ha già innalzato il livello del mare di 19 centimetri e di questo passo i cm saranno 82 entro la fine di questo secolo. Se il Pianeta si riscalda di altri 2 gradi, dice il report, siamo fregati. Ma già questi "2 gradi" sono una pietosa bugia, un eufemismo: per le ragioni che spiega la chiamata urgente lanciata in settembre dalle donne per il clima.

Serve altro? Signor premier Matteo Renzi, per capire che dobbiamo fare una inversione a U, serve altro?? Signor ministro Gian Luca Galletti, serve altro??

«Serve la volontà di cambiare» dice Rajendra Pachauri (che guida il team degli esperti). «Agire subito o il clima impazzirà definitivamente» dice Ban Ki-moon (segretario Onu). Qui l'estratto del documento finale. E qui le dichiarazioni:



Serve altro? Signor premier Matteo Renzi, serve altro??
Signor ministro Gian Luca Galletti, serve altro??

Calotte polari che si sciolgono, mari che si innalzano, tornadi e alluvioni da un lato, siccità e ondate di calore dall'altro, catastrofi sempre più frequenti: serve altro? 
Eppure nessuno fa una piega. Tutti i giornali del pianeta avrebbero dovuto uscire con questa notizia a caratteri cubitali sulla prima pagina, e dedicarle quasi tutte le pagine seguenti. Tutti i capi di Stato avrebbero dovuto consultarsi freneticamente e precipitarsi a fare dichiarazioni. Invece no; solite dichiarazioni vuote e basta. In Italia, poi - non è che è una notiziola, quasi un fatto di costume - cui dedicare trafiletti: Il Corriere ha fatto un richiamino in prima pagina (fra l'ingorgo delle tasse e il triste autunno del calcio), e un articoletto (sdrammatizzante alla se po' ffà) a pag. 10, nella sezione "esteri". Esteri?? perché, noi italiani, viviamo forse su Marte?
Repubblica - addirittura - relega la seccatura in 28esima pagina, nella sezione ambiente.
Un po' meglio La Stampa, ma nel complesso la notizia passa inosservata, mentre in Parlamento passa lo #sbloccatrivelle. L'assenza (per non dire di peggio) dei nostri politici brilla, come le banalità del ministro dell'ambiente, che finge interesse, glissando tranquillamente sul fatto che l'anacronistico "sbloccaitalia" punta tutto sul petrolio - come se fossimo nel 1930 - l'energia sostenibile del tutto ignorata: roba da donnette. Anacronismi ciechi e colpevoli, in piena continuità con i progetti irresponsabili già perseguiti, nel silenzio generale, dai precedenti governi, incluso il governo Monti.
Ma dove vivete, voi, politici e media? Su che cavolo di pianeta credete di stare? 

E voi, che vi riempite le casse con i frutti dell'immonda corruzione che ci ammorba, credete davvero che avrete un Pianeta B su cui scappare? Davvero pensate di uscire dalla "crisi" planetaria producendo più armi e petrolio, trivellando anche i fondi marini, appestando tutto con gli OGM? davvero? 

Qualunque siano i vostri deliri, non esiste un piano B, perché non esiste Pianeta B su cui svignarsela.
#sapevatelo

Eppure - aggiornamento 8 novembre 2014:
Per sordità patologica e sindrome dello scorpione: cosiddetto SbloccaItalia è legge con tutto il corollario di #sbloccatrivelle.

sabato 25 ottobre 2014

Impiccata Reyhaneh. Sconvolte ci chiediamo: è questo il nuovo corso dell'Iran? e l'Italia dov'è?

Mia figlia con la febbre ha ballato sulla forca: con queste parole che grondano amarezza e dolore la madre di Reyhaneh ha annunciato l'impiccagione di quella figlia che fu incarcerata quand'era poco più che una bambina, e che da 5 anni marciva in un braccio della morte. 
Il 5 ottobre la Rete delle Reti femminili invitava a partecipare al tweetstorm in suo soccorso: 
e a diffondere la petizione che ha raccolto oltre 240.000 firme. Da Amnesty a Papa Francesco moltissimi sono intervenuti per lei, ma non c'è stato niente da fare.  Oggi la ministra degli Esteri Mogherini ha espresso dolore per questo crimine - ma qualcosa, nelle sue dichiarazioni, manca: è un dolore profondissimo, avevamo sperato tutti che la mobilitazione internazionale potesse salvare la vita di una ragazza che invece è vittima due volte, prima del suo stupratore poi di un sistema che non ha ascoltato i tanti appelli, a conferma che è proprio sulla difesa dei diritti fondamentali che il dialogo tra i Paesi resta più difficile. Eppure, la difesa dei diritti umani e l'abolizione della pena di morte sono battaglie fondamentali che l'Italia non rinuncerà mai a portare avanti in tutte le sedi.

Però, ci chiediamo: il buon esito era delegato alla mobilitazione internazionale? di chi? In effetti noi non troviamo notizie chiare: a parte le dichiarazioni ai giornali, e l'appello dell'ambasciata - a parte lo sperare, cosa ha fatto, concretamente, il nostro Governo, dopo il disperato appello della madre alle autorità italiane, il 30 settembre? in quell'occasione la nostra ministra aveva dichiarato: L'appello della madre di Reyhaneh non può lasciarci indifferenti. L’Italia è per tradizione contraria alla pena di morte e per questo ci stiamo battendo da tempo anche alle Nazioni Unite. Mi auguro dunque, nel pieno rispetto delle procedure iraniane, che la sentenza possa essere riesaminata. Già ieri l'ambasciata italiana a Teheran ha trasmesso questo auspicio alle autorità iraniane. Sono certa che le parole della madre di Reyhaneh saranno ascoltate con attenzione anche in un Paese, come l’Iran, di cui ho avuto modo in più occasioni di apprezzare una cultura millenaria che tanto valore ha sempre dato alla vita umana.
Si, ma poi? poi, cosa è stato fatto? ci si è affidati alle certezze della speranza? alla cultura millenaria che non sembra di nessun aiuto alle donne, e tantomeno nell'Iran di oggi? non sono un po' generici gli argomenti di queste dichiarazioni?

Agli immancabili che penseranno bene di commentare che qui è peggio che là, che quella era colpevole di omicidio, che cosa vogliamo sindacare sulla giustizia di un paese sovrano e simili argomenti a cui siamo avvezze, ricordiamo che:
1. Nel 2007, quando aveva solo 19 anni, Reyhaneh era stata convocata nell'appartamento di un ex-agente dei servizi segreti iracheni, Morteza Abdolali Sarbandi; qui costui - secondo il suo racconto di cui è davvero difficile dubitare (né altri moventi sono mai emersi) ha tentato di abusare di lei e nel tentativo di difendersi lei lo ha colpito, e ucciso accidentalmente
2. Secondo la giustizia iraniana il perdono della famiglia del morto avrebbe potuto salvarla, ma la condizione che le è stata posta è stata di ritrattare la propria versione, negando il tentativo di stupro. Questo lei si è sempre rifiutata di farlo. 
3. Quando ancora aveva speranze, la madre aveva detto: la famiglia di Sarbandi pone condizioni sempre diverse: chiede che mia figlia ammetta i suoi errori; che faccia il nome di un uomo che loro sono convinti abbia partecipato all'omicidio. Ma quali errori ha commesso mia figlia? Di consegnarsi spontaneamente alle autorità? Di subire ogni forma di pressione fisica e psicologica per anni? Di aver accettato tutte le imputazioni?
Sta di fatto che lei non ha ritrattato, e per questo è stata impiccata.
La vera colpa delle donne, in certi frangenti è di esistere - e da certe colpe non c'è salvezza né redenzione - né mai ci sarà: fino a quando non si riconoscerà che i diritti delle donne sono diritti umani.

sabato 22 febbraio 2014

Il primo governo paritario italiano: tra speranze e preoccupazioni

Ci diciamo buongiorno, oggi, nel primo giorno in cui l'Italia, dalla nascita della Repubblica, si sveglia con un governo paritario. E' una data storica, almeno in quanto sfonda una consuetudine grottesca che fino ad oggi nessuno aveva mai incrinato. Sappiamo che niente ci è regalato: se abbiamo ottenuto questo primo risultato, almeno sui numeri, lo dobbiamo a un lungo e tenace lavoro. Un lavoro condotto da tantissime donne e a cui in particolare si dedica in modo mirato, da tempo, l'Accordo di azione comune per la democrazia paritaria. Dopodiché.. naturalmente non tutte vedono, in questo nuovo governo, solo ragioni per rallegrarsi. Rimandiamo in particolare alle preoccupazioni espresse ieri da Cristina Biasini, Cecilia D'Elia e Giorgia Serughetti, sul Manifesto. Staremo a vedere. Ora più che mai, paradossalmente, le donne dovrebbero vigilare e stare unite: è il momento di alzare il tiro rispetto alle richieste di qualità della politica
E proprio oggi, in questo giorno così significativo, ha luogo a Firenze anche l'assemblea nazionale dei comitati di Se non ora quando.. ecco un'immagine dalla sala:
La discussione può essere seguita qui in streaming
L'assemblea ha aperto con questo comunicato, che racchiude in sè quella commistione di speranze e preoccupazioni che tutte abbiamo in cuore:

L’assemblea nazionale di SeNonOraQuando? vede fatto un primo passo verso una migliore democrazia che sin dalla sua nascita ha perseguito con determinazione. La cultura del nostro Paese sta lentamente cambiando e la composizione paritaria di questo governo ne è un segno: i numeri ci sono, ora sono decisive le nuove politiche. Ci aspettiamo che le donne e gli uomini del primo governo paritario d’Italia si mettano al lavoro per migliorare la vita di tutte e tutti.
Da oggi più che mai saremo attente, intransigenti e pronte.
SeNonOraQuando?, Firenze, 22 febbraio 2014

martedì 18 febbraio 2014

A Matteo Renzi Presidente del Consiglio incaricato

Ci siamo e vogliamo esserci: nel prossimo nuovo Governo italiano è essenziale la Ministra per le Pari Opportunità

Egr. Matteo Renzi, Presidente del Consiglio incaricato, Roma 
Nel prossimo nuovo Governo Italiano è essenziale la Ministra per le Pari Opportunità. Perché? 
• Perché la voce delle Donne Italiane e i loro problemi di Cittadine, devono trovare non solo ascolto, ma avere valore di priorità del Paese e, come tali, seguiti da indispensabili e adeguate soluzioni, nel rispetto dei principi costituzionali e delle direttive europee;
• perché questa lunga ed intensa crisi non solo economica – ma anche sociale, culturale, etica, sta colpendo in modo significativo soprattutto le donne, nella vita pubblica e privata:precariato e disoccupazione femminile, disparità di carriera e di retribuzione sul lavoro, atti di violenza contro le donne e femminicidio, distorta rappresentazione sui media delle donne e delle loro vicende, smantellamento o riduzione dei servizi sociali, esigua presenza delle donne nelle Istituzioni e nei luoghi decisionali... sono solo alcuni esempi;
• perché le politiche di genere non diventino solo un bel vessillo di proclamata “modernità”, contemplandole nei punti programmatici al momento della costituzione del Governo e poi trascurate, ma siano un concreto impegno di tutti i Ministri;
• perché è importante avere una figura di riferimento, di stimolo e di coordinamento, per politiche delle Pari Opportunità e delle azioni positive in tutte le attività e gli atti di Governo - in una logica di gender mainstreaming, con la valutazione delle diverse implicazioni per uomini e donne di ogni azione politica, compresa la legislazione e i programmi, in tutti i settori e livelli;
• perché le politiche generali, per essere davvero tali e portare benefici collettivi, devono tener presenti tutte le prospettive, basilare quella di genere. Basti pensare alla recente vicenda sull’attribuzione del cognome ai figli/figlie, già oggetto di condanna della Corte di Strasburgo all’Italia per violazione del principio di parità, del cui DDL approvato dal CdM, pur lodevole per la tempestività ma criticabile nei contenuti e modalità, non si è avuto più notizia (sull’argomento incombe altresì un giudizio della Corte Costituzionale e un ulteriore ritardo comporterà gli inevitabili effetti della condanna);
• perché è essenziale che il punto di vista delle Donne, la democrazia pari, diventino un esempio per le nuove generazioni di uomini e donne, nell’auspicabile funzione anche pedagogica della politica e delle più alte Istituzioni della Repubblica Italiana;
• perché deve essere istituzionalizzato il rapporto e reso continuativo il dialogo con il mondo dell'Associazionismo Femminile, così come diventa ormai indispensabile nella logica di rinnovamento, cambiamento, efficienza generali, il ripensamento di tutti gli Organismi di Pari Opportunità.
Se non sono sufficienti questi “perché” ne abbiamo tanti altri. Quelli delle Donne Italiane, oltre la metà del Paese.
  Roma, 17 febbraio 2014, a Egr. Matteo Renzi, Presidente del Consiglio incaricato, Roma
L'Accordo di Azione Comune per la Democrazia Paritaria
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Per info Rif. Daniela Carlà • Roberta Morroni