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lunedì 8 dicembre 2014

Dall'incontro di Roma del 5 dicembre: una riflessione verso gli Stati Generali delle Donne

Il 5 dicembre è stata convocata una riunione sugli Stati Generali delle Donne, con un invito (di cui abbiamo dato informazione qui) che è stato accolto con entusiasmo da un gran numero di altre singole e associazioni. Anche noi - inteso con questo noi alcune donne al servizio della Rete delle Reti Femminili - abbiamo collaborato e siamo state presenti, per ascoltare e documentare. Anche questa volta il nostro contributo sarà di collaborare a nutrire connessioni: verso gli Stati Generali delle Donne.. tenendo conto che al sogno degli Stati Generali stanno prestando i propri pensieri, da anni, molte donne e gruppi di donne.
Un simile evento, se organizzato davvero collettivamente, rappresenterebbe un’occasione storica di fare il punto sugli stati delle donne, per fare emergere la volontà femminile con una modalità forte e davvero inclusiva; qualcosa che da sempre sogniamo. Senza andare troppo lontano ricordiamo, ad esempio, il 3 ottobre 2010: quando 700 donne riunite a Milano cercano il modo di iniziare a fare rete: è lì che fu lanciato, veramente, il progetto degli Stati Generali delle Donne. E da allora attendiamo di realizzarlo. Da lì nacque la mobilitazione del 29 gennaio a Milano, che con tanti altri contribuì all'avvio della Italian Women's revolution. Che di lì a pochissimo portò all'immensa piazza di Se non ora quando.

Un'occasione storica tante volte evocata, anche con annunci ufficiali che però non hanno avuto ancora sbocchi rilevanti; o addirittura con iniziative a sproposito.
Oppure ancora vanno ricordati gli Stati generali avviati a livello locale in Puglia, una regione che ne ha quanto mai bisogno. Ma se, a livello nazionale, ad oggi in poche hanno osato pronunciarne il nome se non nel campo dei desideri e dei progetti futuri, una ragione c’è: lì, in quel termine - Stati Generali, c’è un patrimonio di tutte le donne e un potenziale che, per la sua importanza, va trattato con la massima cura e senza dimenticare nessuna.
In bocca al lupo, dunque: mettendosi ciascuna al servizio di tutte. Chi più si è spesa per arrivare fino qui avrà la gratitudine delle altre se saprà portare la responsabilità molto grande che ha ora sulle spalle. Una responsabilità che impegna a rivolgersi a tutte le donne mettendosi al loro servizio - appunto - e, ci auguriamo, mai a capo. Non sarà un’organizazione facile, ma proprio per questo ha bisogno dell’aiuto di tutte. La cura dell’ambito collettivo farà la differenza. Nel rispetto di quelle che, già ora, hanno risposto generosamente, e di tutte quelle che potranno farlo in futuro. Fra le prime, la sentarice Valeria Fedeli che, intervenuta all'incontro del 5 dicembre, ha posto l'accento in modo efficace sullo stato delle cose sul lato delle Istituzioni e delle leggi, prefigurando possibili obiettivi futuri.




NB - con dispiacere constatiamo che da questa iniziativa non è uscito poi un gruppo di lavoro aperto, quindi non sono previste nuove riunioni di confronto in cui elaborare un programma, quindi il percorso verso gli attesi "stati generali delle donne" ci appare interrotto. vedi > aggiornamento del 15 gennaio 2015  



sabato 22 febbraio 2014

Il primo governo paritario italiano: tra speranze e preoccupazioni

Ci diciamo buongiorno, oggi, nel primo giorno in cui l'Italia, dalla nascita della Repubblica, si sveglia con un governo paritario. E' una data storica, almeno in quanto sfonda una consuetudine grottesca che fino ad oggi nessuno aveva mai incrinato. Sappiamo che niente ci è regalato: se abbiamo ottenuto questo primo risultato, almeno sui numeri, lo dobbiamo a un lungo e tenace lavoro. Un lavoro condotto da tantissime donne e a cui in particolare si dedica in modo mirato, da tempo, l'Accordo di azione comune per la democrazia paritaria. Dopodiché.. naturalmente non tutte vedono, in questo nuovo governo, solo ragioni per rallegrarsi. Rimandiamo in particolare alle preoccupazioni espresse ieri da Cristina Biasini, Cecilia D'Elia e Giorgia Serughetti, sul Manifesto. Staremo a vedere. Ora più che mai, paradossalmente, le donne dovrebbero vigilare e stare unite: è il momento di alzare il tiro rispetto alle richieste di qualità della politica
E proprio oggi, in questo giorno così significativo, ha luogo a Firenze anche l'assemblea nazionale dei comitati di Se non ora quando.. ecco un'immagine dalla sala:
La discussione può essere seguita qui in streaming
L'assemblea ha aperto con questo comunicato, che racchiude in sè quella commistione di speranze e preoccupazioni che tutte abbiamo in cuore:

L’assemblea nazionale di SeNonOraQuando? vede fatto un primo passo verso una migliore democrazia che sin dalla sua nascita ha perseguito con determinazione. La cultura del nostro Paese sta lentamente cambiando e la composizione paritaria di questo governo ne è un segno: i numeri ci sono, ora sono decisive le nuove politiche. Ci aspettiamo che le donne e gli uomini del primo governo paritario d’Italia si mettano al lavoro per migliorare la vita di tutte e tutti.
Da oggi più che mai saremo attente, intransigenti e pronte.
SeNonOraQuando?, Firenze, 22 febbraio 2014

giovedì 12 settembre 2013

Le criticità del decreto cosiddetto anti-femminicidio: un comunicato Snoq

Il 10 settembre, durante le audizioni sulla violenza di genere alla Camera-Commissioni Affari Costituzionali e Giustizia, è stato presentato anche un documento elaborato da numerosi comitati territoriali e tematici Snoq e discusso nel rispettivo coordinamento nazionale. 
Scrivono le donne autrici del documento: Noi donne di Se Non Ora Quando, come moltissime altre, viviamo un vivace ed approfondito dibattito sulle questioni sollevate dal DL sicurezza varato nel mese di agosto e contente norme in materia di violenza nei confronti delle donne, dibattito reso ancora più vario dal carattere di pluralità che ci contraddistingue.
In accordo con le indicazioni emergenti dal trattato di Istanbul, dalla convenzione No More, dal rapporto CEDAW e da tutta la ricca elaborazione che arriva da anni di lavoro sul campo da parte di operatrici e donne competenti, osserviamo quanto segue:

Così come già sostenuto nella nostra campagna ‘mai più complici’ e in tutti gli interventi che i comitati territoriali hanno portato avanti, la soluzione del problema costituito dalla violenza di genere non può che nascere dal riconoscimento che la questione non è emergenziale ma culturale e deve essere affrontata con un’ottica di educazione alla differenza di genere, alla prevenzione, alla autodeterminazione della donna.

Il termine femminicidio – che il movimento ha contribuito a diffondere – ha una sua cruciale importanza e deve essere adottato dalle istituzioni e dalla società tutta a significare la comprensione e la metabolizzazione del fatto che le donne vengono uccise ‘in quanto donne’ e non per inesistenti questioni ‘passionali’.

In questo senso le conclusioni del processo per l’uccisione di Stefania Noce che introducono per la prima volta nelle motivazioni di una sentenza il termine femminicidio e che condannano all’ergastolo in prima istanza l’assassino per premeditazione sono emblematiche della direzione che la giustizia e la applicazione della legge debbano prendere nel nostro paese.

Di fondamentale importanza, inoltre, è il lavoro che i centri antiviolenza e gli operatori tutti stanno portando avanti perché le donne raggiungano una sempre maggiore consapevolezza ed autonomia attraverso un piano di contrasto alla violenza declinato in ogni possibile forma di ‘accompagnamento’ nel percorso di fuoriuscita dalla violenza stessa.

Questo significa dunque che la presenza dello Stato all’interno della battaglia contro la violenza di genere non può che prevedere un robusto intervento di sostegno alla rete dei centri, alle campagne di informazione ed educazione a partire dai giovani e giovanissimi, ad un piano complessivo e generale che comprenda anche un potenziamento delle possibilità occupazionali che rendano le donne maggiormente indipendenti e quindi meno ricattabili.

Esiste una legge, la 154/2001, che prevede già moltissimi interventi a contrasto della violenza domestica e non, integrata dalle successive specifiche contro lo stalking ma che purtroppo non viene sufficientemente applicata.

Il DL sicurezza si inserisce certamente in un momento in cui il femminicidio, per i moltissimi casi che purtroppo si registrano quasi quotidianamente e per l’attenzione diversa che anche i media vi riservano, comincia ad essere percepito anche dall’opinione pubblica come espressione di una violenza tutta maschile perpetrata contro le donne. In questo senso riteniamo che il DL abbia, quindi, il merito di richiamare all’attenzione della politica e del paese tutto il problema della violenza e ci auguriamo possa fornire reali strumenti per un’ applicazione più rigorosa della la legge154/2001.

Nondimeno nel DL sono contenuti alcuni elementi che ci preoccupano e che riteniamo presentino forti criticità:
• non c’è un impegno concreto ad investire in percorsi educativi e formazione;
• non si prevedono finanziamenti ai centri antiviolenza e alle reti di supporto alle donne;
• non si parla di centri di ascolto o percorsi formativi per gli uomini maltrattanti;

Entrando poi nel merito di alcuni punti del decreto, osserviamo che:
la non revocabilità della querela da parte delle donne offese è un’arma a doppio taglio. Potrebbe essere applicata in maniera responsabile solo se si garantisse concretamente alle donne che le violenze non continuino, ma questo può avvenire solo se viene finanziata e fatta crescere la rete di supporto alle donne in ogni momento del percorso di distacco.

L’inasprimento della pena di un terzo nei casi in cui le violenze vengano perpetrate da un coniuge/partner rispecchia la frequenza dei femminicidi che avvengono in ambito domestico, ma rischia di discriminare tutte le altre situazioni di violenza.

Osserveremo dunque con interesse il prossimo percorso del decreto, augurandoci che le istituzioni vogliano accogliere insieme alle nostre le osservazioni che giungono da tutto il mondo femminile e da numerose voci competenti; non c’è possibile sconfitta della violenza di genere senza un ampio lavoro culturale, preventivo, educativo. 

Pubblicato su SnoqCittà con le adesioni dei seguenti gruppi regionali e tematici:
• Piemonte: 
Snoq Torino, Snoq Cuneo, Snoq Biella
• Liguria:
Snoq La Spezia, Snoq Tigullio
• Lombardia: 
Snoq Lombardia, Rete Donne Snoq Cremona, Snoq Lodi, Snoq Pioltello, Snoq Mantova, Snoq Cesano Maderno (Monza-Brianza)
• Trentino Alto Adige: 
Snoq Trentino, Snoq Bolzano Aa Eiz
• Veneto: 
Snoq Venezia, Snoq Padova, Snoq Cittadella, Snoq San Donà Di Piave, Comitato Donnemogliano Di Mogliano Veneto
• Friuli Venezia Giulia:
Snoq Pordenone, Snoq Udine
• Toscana: 
Snoq Firenze, Snoq Livorno, Snoq Massa, Snoq Pisa, Snoq Siena
• Marche:
Snoq Ancona 13 Febbraio, Snoq Osimo, Snoq San Benedetto Del Tronto
• Abruzzo: Snoq Teramo, Snoq Chieti
• Lazio: Snoq Roma, Snoq Cerveteri
• Campania: 
Snoq Napoli, Snoq Salerno, Snoq Vallo Di Diano, Snoq Sapri, Snoq Cava De' Tirreni
• Puglia:
Snoq Pulsano
• Calabria: 
Snoq Reggio Calabria
• Sardegna: 
Snoq Cagliari
• Gruppi tematici: 
Snoq Factory, Snoq Sanità, Gruppo Snoq Donne e Informazione