giovedì 15 gennaio 2015

Stati generali di un malessere generale

È con grande dispiacere che constatiamo come, molto rapidamente, dobbiamo abbandonare le speranze che avevamo espresso all'annuncio dei sospirati Stati generali delle donne. Dalla prima riunione di questa "grande iniziativa", di cui abbiamo parlato QUI e poi anche QUI, non è uscito infatti nessun gruppo di lavoro collettivo e aperto, né un programma di lavoro accessibile a tutte verso dei veri stati generali delle donne. Quindi il percorso che ci aspettavamo è stato, semplicemente e obiettivamente, interrotto. 
Che percorso ci aspettavamo? quello di cui da anni si discute, a partire dal progetto già annunciato fin dalla grande riunione del 2 ottobre 2010.

Peccato; molte di noi hanno risposto a questo invito con grandissimo entusiasmo, in quanto se ne stava discutendo da tempo. Ma dopo la prima grande riunione del 5 dicembre scorso, diverse donne che sollecitano di proseguire nel processo organizzando un lavoro comune sono deluse di ricevere solo comunicazioni unilaterali, attraverso un mailing list chiuso. Dobbiamo anche prendere atto che esiste un sito "stati generali delle donne" che però non è impostato come una piattaforma di discussione, non è nato da una discussione comune né nasce da un collettivo riconoscibile con cui si può interloquire pubblicamente: appare gestito piuttosto in modo "privato" e chiuso. 
Questo praticamente preclude a tutte l'opportunità di usare ancora la definizione "stati generali delle donne" liberamente, come un termine che è patrimonio collettivo, quale dovrebbe essere.
Per molte di noi quanto sopra è ragione sufficiente per abbandonare questo "progetto" e per dichiarare che riteniamo simili modalità un metodo incompatibile con quello che definiamo il metodo della politicafemminile, e come tale lo rigettiamo.
Sempre disposte a cambiare idea e a rettificare, qualora si torni a porre le condizioni per degli Stati generali delle donne accessibili davvero.
Questo post è chiuso ai commenti perché non è nostra intenzione avviare qui una polemica. 
Il nostro intento è lasciare un invito, semmai, a ragionare in tutti gli ambiti sul metodo come fulcro della differenza che possono portare le donne