Non entriamo nel merito della legge nel suo complesso, ma una cosa bisogna ammetterla: l'Italicum non è più (solo) a misura del maschio italico.
Con le nuove misure (che in buona parte hanno accolto le proposte di Valeria Fedeli) donne e uomini, nelle liste, affronteranno la competizione elettorale quasi alla pari. La nuova legge elettorale
votata al Senato ha infatti profondamente riscritto il testo originario dell’Italicum.
Le liste saranno formato al 50% da candidate
e candidati che si alterneranno nell’ordine di una a uno o viceversa, pena l’esclusione
della lista. Il corpo elettorale potrà esprimere oltre al voto per la lista
anche le preferenze col doppio voto di genere. Chi esprimerà la preferenza per
una donna potrà usare la seconda solo per un uomo o l'inverso. Sarà bloccato ed eletto
senza preferenza solo la o il capolista. Nella scelta che ciascun partito farà
nell’indicare le/i capilista nessun genere potrà essere rappresentato oltre il
60%. Questo spiega il “quasi alla pari” che ho usato. E’ infatti mancato il
coraggio, la volontà politica e la coerenza del 50e50 dimostrata invece con le
liste, l’alternanza dei candidati e la doppia preferenza di genere.
E’ comunque un
importante e positivo passo in avanti rispetto al testo varato dalla Camera,
dove gli emendamenti per la parità presentate dalle deputate di quasi tutti gli
schieramenti politici erano stati bocciati con il voto segreto. Richieste che
le deputate prima e le senatrici dopo hanno fatto proprie grazie ad un prezioso
raccordo e battaglia comune con le donne di associazioni, movimenti e gruppi.
Prima fra tutte l’Accordo di Azione Comune per la Democrazia Paritaria, che
raccoglie oltre 50 associazioni, gruppi e reti di donne e che si prefigge
l’eguaglianza della presenza delle donne nelle istituzioni .
Le senatrici,
determinate e agguerrite come erano state le deputate, sono stavolta riuscite a
fare breccia nella maggioranza. L’emendamento (prime firmatarie Valeria Fedeli
e Monica Cirinnà), appoggiato in modo trasversale dalle senatrici, è stato in
parte recepito nel maxi emendamento presentato dalla maggioranza (prima
firmataria Anna Finocchiaro) che ha ottenuto il sì dell’Aula. I fan del termine quote, possono dire, con qualche fondamento, che le attuale quote celesti del 70% in parlamento, hanno ricevuto un colpo.
Insomma il
sistema elettorale proporzionale-maggioritario e con le preferenze uscito dal
Senato è profondamente diverso da quello votato a marzo dalla Camera. Non solo
per quel che riguarda la Democrazia paritaria. Come spiega la giornalista Angela Bianchi nel servizio di Rai Parlamento,
queste le principali novità:
”La soglia di ingresso dei partiti a Montecitorio è scesa dall'8 al 3%. Così la percentuale che assegna il premio di maggioranza (340 seggi su 630) che passa dal 37 al 40%. Altrimenti c'è il ballottaggio tra le prime due liste, e non più tra le coalizioni come previsto nella prima versione. I collegi saranno 100, nei quali ciascun partito presenta una lista di 6/7 nomi. Punto di polemica è stato il capolista bloccato, nominato dal partito, mentre gli altri verranno eletti con le preferenze. L'elettore potrà esprimerne massimo due, e alternate per sesso. Se non sarà rispettata questa regola, la seconda preferenza verrà annullata. Ogni capolista potrà candidarsi in 10 collegi. E ogni partito non potrà candidare più del 60% dei capolista dello stesso sesso. Anche la scheda elettorale verrà modificata. Così come, alle elezioni, insieme al simbolo dovrà essere depositato anche lo statuto del partito. Per la prima volta sarà consentito il voto agli italiani temporaneamente, almeno da tre mesi, all'estero per motivi di studio, di cura, di lavoro. L'entrata in vigore della legge, la cosiddetta clausola di salvaguardia, è prevista il 1 luglio del 2016.”
”La soglia di ingresso dei partiti a Montecitorio è scesa dall'8 al 3%. Così la percentuale che assegna il premio di maggioranza (340 seggi su 630) che passa dal 37 al 40%. Altrimenti c'è il ballottaggio tra le prime due liste, e non più tra le coalizioni come previsto nella prima versione. I collegi saranno 100, nei quali ciascun partito presenta una lista di 6/7 nomi. Punto di polemica è stato il capolista bloccato, nominato dal partito, mentre gli altri verranno eletti con le preferenze. L'elettore potrà esprimerne massimo due, e alternate per sesso. Se non sarà rispettata questa regola, la seconda preferenza verrà annullata. Ogni capolista potrà candidarsi in 10 collegi. E ogni partito non potrà candidare più del 60% dei capolista dello stesso sesso. Anche la scheda elettorale verrà modificata. Così come, alle elezioni, insieme al simbolo dovrà essere depositato anche lo statuto del partito. Per la prima volta sarà consentito il voto agli italiani temporaneamente, almeno da tre mesi, all'estero per motivi di studio, di cura, di lavoro. L'entrata in vigore della legge, la cosiddetta clausola di salvaguardia, è prevista il 1 luglio del 2016.”
Cinzia Romano
maxi emendamento Finocchiaro
RispondiEliminaLa vera parità sta nel non considerare il sesso una scriminante, non nell'obbligare a fare liste 50% e 50%
RispondiEliminaDi questi tempi si confondono spesso l'uguaglianza vera con la "promozione" delle categorie considerate "deboli" (in una analisi non sempre attuale) ai fini propagandistici.
Mettere le cosiddette quote rosa porta ad un problema spesso non considerato (perchè non fa "figo" e in questi tempi di mistificazione verrebbe bollato come sessismo), ma vi è mai venuto in mente che se si " obbliga" ad una quota femminile minima in una valutazione assolutistica ci si potrebbe anche ritrovare con un maschio con più chance della sua collega donna escluso solo perchè altrimenti non si rispetta la quota femminile?! E questa come la chiamate se non discriminazione sessista?!
Se volete una vera uguaglianza eliminate quote e sbarramenti, e che vinca il migliore. QUESTA SAREBBE UGUAGLIANZA, NON QUESTI GIOCHETTI POLITICALLY CORRECT...
La vera parità sta nel non considerare il sesso una scriminante, non nell'obbligare a fare liste 50% e 50%
RispondiEliminaDi questi tempi si confondono spesso l'uguaglianza vera con la "promozione" delle categorie considerate "deboli" (in una analisi non sempre attuale) ai fini propagandistici.
Mettere le cosiddette quote rosa porta ad un problema spesso non considerato (perchè non fa "figo" e in questi tempi di mistificazione verrebbe bollato come sessismo), ma vi è mai venuto in mente che se si " obbliga" ad una quota femminile minima in una valutazione assolutistica ci si potrebbe anche ritrovare con un maschio con più chance della sua collega donna escluso solo perchè altrimenti non si rispetta la quota femminile?! E questa come la chiamate se non discriminazione sessista?!
Se volete una vera uguaglianza eliminate quote e sbarramenti, e che vinca il migliore. QUESTA SAREBBE UGUAGLIANZA, NON QUESTI GIOCHETTI POLITICALLY CORRECT...