Noi promotrici del presente Accordo siamo consapevoli della estrema gravità della crisi economica, sociale e culturale e politica in cui versa l’Italia, dei pericoli per lo stesso sistema democratico, della complessità dei problemi da affrontare.
Vediamo che le donne
sono quotidianamente colpite nei loro diritti e nelle libertà, che su di esse
viene scaricato il costo maggiore della crisi e che si continua ad
estrometterle dai luoghi delle decisioni.
Nella
storia della Repubblica le donne si sono rivelate meno coinvolte nelle pratiche
di scambio e di corruzione sempre più diffuse e, nell’ultima fase, sono state
vittime di pratiche offensive della dignità femminile.
Affermiamo che le donne italiane non sono più
disposte a subire passivamente questo attacco alle loro condizioni di vita e di
lavoro e ad accettare ulteriormente la loro marginalità nella vita della
nazione: lo dimostra la ricchezza delle iniziative proposte e realizzate dalle
donne per il lavoro, per il miglioramento delle condizioni di vita, per la
difesa della loro immagine, per il contrasto della violenza, così come lo
dimostra l’adesione di milioni di donne all’appello di Se non ora quando e la
partecipazione senza precedenti alla manifestazione del 13 febbraio.
Le donne,
con la loro capacità di iniziativa e di cura, competenza e intelligenza,
attenzione e cultura sono un soggetto decisivo per un’azione diretta a salvare
l’Italia dal degrado e ad avviarne una rinascita.
Oggi, più che mai, è urgente e
necessario realizzare la
partecipazione paritaria delle donne alla gestione della Cosa Pubblica
nei luoghi decisionali, nelle istituzioni pubbliche e nelle assemblee elettive
di tutti i livelli.
Siamo convinte che, per raggiungere tale scopo
occorre un’azione comune e congiunta di tutte
le forze femminili organizzate della società civile.
Da anni si sono avanzate
numerose proposte e susseguite, purtroppo senza grandi risultati, campagne per
la parità di genere nelle assemblee elettive, quali la proposta di legge di
iniziativa popolare dell’UDI concernente “Norme di democrazia paritaria” (50e50
ovunque si decide); le iniziative del “Laboratorio 50&50” dell’AFFI, di
“Aspettare Stanca”, della “Lobby Europea delle Donne”, nonché quelle a suo tempo assunte dalle
Commissioni Nazionali di parità.
Premesso che nessun
sistema elettorale di per sé garantisce alle donne pari opportunità, reputiamo
che nel documento predisposto da Noi rete donne per regole elettorali women friendly (nel quale si sostiene che, quali che siano i metodi elettorali adottati,
occorrano norme di garanzia per la presenza delle donne nelle liste e per
assicurare parità di opportunità per essere elette), così come nel documento
AFFI sui rimborsi elettorali, sono contenuti ragionevoli e opportuni
suggerimenti.
La questione delle leggi
elettorali sta assumendo, in questo momento, particolare urgenza nell’agenda
politica.
Riteniamo perciò
necessario esercitare un’azione di pressione sulle Commissioni parlamentari
incaricate di esaminare le numerose proposte di riforma delle leggi elettorali
presentate al Parlamento, perché, in coerenza con gli articoli 3 e 51 della
Costituzione, nonché dei Trattati istitutivi dell’Unione Europea, relativi alla
promozione della donna nei ruoli decisionali, e nelle successive determinazioni
(nella fattispecie il punto 3 del Charter per le donne del Presidente della
Commissione Barroso (5/3/2010) e il punto 3 della strategia per l’uguaglianza
2010-2015) e al fine di garantire condizioni generali di una democrazia
partecipata, vengano introdotte nella legislazione norme di garanzia per una
rappresentanza di genere paritaria
e siano previste sanzioni in caso di loro mancato rispetto nonché autorità
capaci di emanarle.
Tuttavia, pur in uno scenario
di profonda crisi come quello attuale, non è scontata una modifica in tempi
brevi delle leggi elettorali: sono in calendario consultazioni amministrative e
non si può escludere il voto per la rielezione del Parlamento con la legge
vigente anche prima della scadenza della Legislatura o invece la consultazione
per il referendum, rinviando così nel tempo eventuali nuove norme elettorali.
Siamo perciò
fermamente convinte che sia determinante un cambiamento dei comportamenti delle
forze politiche e, a tal fine, riteniamo indispensabile esercitare una
pressione nei loro confronti perché assumano il principio della parità di sesso
nelle candidature e adottino metodi di scelta delle candidature che coinvolgano
la società civile; che tengano conto dei curricoli e dei requisiti delle
candidate e dei candidati, delle competenze, dei rapporti con il territorio;
che realizzino, quando previste, e quando i contesti garantiscano di poterle
effettuare nella trasparenza, nel rispetto degli elettori e elettrici e delle
pari opportunità dei candidati, nella garanzia delle norme, elezioni primarie
aperte e regolate.
Auspichiamo che si
arrivi a una legge che regoli il sistema dei partiti secondo l’articolo 49 della Costituzione, prevedendo anche norme per la parità di genere negli organi
politici, in particolare quelli incaricati della selezione delle candidature.
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