giovedì 20 febbraio 2014

Perché un accordo per la democrazia paritaria, cosa vogliamo, come lo vogliamo

Noi promotrici del presente Accordo siamo consapevoli della estrema gravità della crisi economica, sociale e culturale e politica in cui versa l’Italia, dei pericoli per lo stesso sistema democratico, della complessità dei problemi da affrontare. 
Vediamo che le donne sono quotidianamente colpite nei loro diritti e nelle libertà, che su di esse viene scaricato il costo maggiore della crisi e che si continua ad estrometterle dai luoghi delle decisioni.
Nella storia della Repubblica le donne si sono rivelate meno coinvolte nelle pratiche di scambio e di corruzione sempre più diffuse e, nell’ultima fase, sono state vittime di pratiche offensive della dignità femminile.
Affermiamo che le donne italiane non sono più disposte a subire passivamente questo attacco alle loro condizioni di vita e di lavoro e ad accettare ulteriormente la loro marginalità nella vita della nazione: lo dimostra la ricchezza delle iniziative proposte e realizzate dalle donne per il lavoro, per il miglioramento delle condizioni di vita, per la difesa della loro immagine, per il contrasto della violenza, così come lo dimostra l’adesione di milioni di donne all’appello di Se non ora quando e la partecipazione senza precedenti alla manifestazione del 13 febbraio.
Le donne, con la loro capacità di iniziativa e di cura, competenza e intelligenza, attenzione e cultura sono un soggetto decisivo per un’azione diretta a salvare l’Italia dal degrado e ad avviarne una rinascita.
Oggi, più che mai, è urgente e necessario realizzare la  partecipazione paritaria delle donne alla gestione della Cosa Pubblica nei luoghi decisionali, nelle istituzioni pubbliche e nelle assemblee elettive di tutti i livelli.
Siamo convinte che, per raggiungere tale scopo occorre un’azione comune e congiunta di tutte le forze femminili organizzate della società civile.
Da anni si sono avanzate numerose proposte e susseguite, purtroppo senza grandi risultati, campagne per la parità di genere nelle assemblee elettive, quali la proposta di legge di iniziativa popolare dell’UDI concernente “Norme di democrazia paritaria” (50e50 ovunque si decide); le iniziative del “Laboratorio 50&50” dell’AFFI, di “Aspettare Stanca”, della “Lobby Europea delle Donne”, nonché  quelle a suo tempo assunte dalle Commissioni Nazionali di parità. 
Premesso che nessun sistema elettorale di per sé garantisce alle donne pari opportunità, reputiamo che nel documento predisposto da Noi rete donne per regole elettorali women friendly (nel quale si sostiene che, quali che siano i metodi elettorali adottati, occorrano norme di garanzia per la presenza delle donne nelle liste e per assicurare parità di opportunità per essere elette), così come nel documento AFFI sui rimborsi elettorali, sono contenuti ragionevoli e opportuni suggerimenti.
La questione delle leggi elettorali sta assumendo, in questo momento, particolare urgenza nell’agenda politica.
Riteniamo perciò necessario esercitare un’azione di pressione sulle Commissioni parlamentari incaricate di esaminare le numerose proposte di riforma delle leggi elettorali presentate al Parlamento, perché, in coerenza con gli articoli 3 e 51 della Costituzione, nonché dei Trattati istitutivi dell’Unione Europea, relativi alla promozione della donna nei ruoli decisionali, e nelle successive determinazioni (nella fattispecie il punto 3 del Charter per le donne del Presidente della Commissione Barroso (5/3/2010) e il punto 3 della strategia per l’uguaglianza 2010-2015) e al fine di garantire condizioni generali di una democrazia partecipata, vengano introdotte nella legislazione norme di garanzia per una rappresentanza  di genere paritaria e siano previste sanzioni in caso di loro mancato rispetto nonché autorità capaci di emanarle.
Tuttavia, pur in uno scenario di profonda crisi come quello attuale, non è scontata una modifica in tempi brevi delle leggi elettorali: sono in calendario consultazioni amministrative e non si può escludere il voto per la rielezione del Parlamento con la legge vigente anche prima della scadenza della Legislatura o invece la consultazione per il referendum, rinviando così nel tempo eventuali nuove norme elettorali.
Siamo perciò fermamente convinte che sia determinante un cambiamento dei comportamenti delle forze politiche e, a tal fine, riteniamo indispensabile esercitare una pressione nei loro confronti perché assumano il principio della parità di sesso nelle candidature e adottino metodi di scelta delle candidature che coinvolgano la società civile; che tengano conto dei curricoli e dei requisiti delle candidate e dei candidati, delle competenze, dei rapporti con il territorio; che realizzino, quando previste, e quando i contesti garantiscano di poterle effettuare nella trasparenza, nel rispetto degli elettori e elettrici e delle pari opportunità dei candidati, nella garanzia delle norme, elezioni primarie aperte e regolate.
Auspichiamo che si arrivi a una legge che regoli il sistema dei partiti secondo l’articolo 49 della Costituzione, prevedendo anche norme per la parità di genere negli organi politici, in particolare quelli incaricati della selezione delle candidature.


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