Lunedì 27 luglio 2020 [dopo la prima assemblea di cui abbiamo riferito QUI] le donne si ritrovano nuovamente (e virtualmente da tutta Italia) nel giardino della magnolia (ospitate dalla Casa Internazionale di Roma), per discutere della proposta battezzata con l'hashtag #dallastessaparte. Le organizzatrici invitano a discutere insieme di ciò che ci sta più a cuore e di quello che più ci preoccupa, di quello che vogliamo cambiare o mantenere; di lavoro, scuola, salute e ambiente o semplicemente di noi, seguendo la regola femminista di sempre: partire da sé. Perché esiste un nostro sapere che non è fatto solo di cognizioni e tecnica, ed è proprio questo che ci porterà a disegnare quel Paese che vogliamo.
Già: cosa vogliamo? noi vogliamo questo, vogliamo esserci e poter agire per questo:
Invitiamo tutte a esserci, a seguire, a contribuire. Per partecipare scrivete a: adesionedallastessaparte@gmail.com
Si, però. Da subito mandiamo un invito: per favore, almeno noi donne, non mettiamo “l’ambiente” in elenco fra i vari argomenti, come fosse uno fra i tanti. Questo ci ricorda in modo grottesco di come noi stesse - la cosiddetta condizione femminile! siamo da sempre messe ai margini, in quel non detto per cui l’umanità è maschile, le donne altro non sono che una propaggine, un accessorio dell’uomo. Dalla notte dei tempi fino alla Dichiarazione dei diritti dell’Uomo (ove si mandò a morte colei che rispose con la Dichiarazione dei diritti della Donna), e ancora così fino a oggi.
No, dobbiamo ricordarlo: noi donne non siamo una umanità-B che chiede diritti per gentile concessione maschile in un mondo androcentrico, ma vogliamo stare al centro del progetto, esattamente come gli uomini.
Quindi dovremmo saper riconoscere l'analogia nell'arroganza con cui si guarda alla “questione ambientale”.
Avendo capito molto grossolanamente che tutta la povertà, tutta la malattia in cui ci troviamo, hanno a che vedere con esso tutti hanno in bocca l’ “ambiente”: ma nessun progetto politico lo mette al centro. Ancora si sorvola sul fatto che il grottesco antropocentrismo ignorante è proprio la precisa ragione per cui il mondo ci si sta polverizzando sotto ai piedi. Media e politici discettano di iniziative ambientali come qualcosa di "importante", e non essenziale. Qualcosa di collaterale: non di centrale, imprescindibile fulcro di tutto. Qualcosa che si può discutere a margine; mentre al centro resta l'anacronistico modello di una crescita infinita in un mondo finito, e che infatti ormai già collassa.
Quelli che ci vedono chiaro restano soli a premere dal basso, sono ragazzine con le trecce e scienziati inascoltati, bollati di profeti di sventura.
Vogliamo proporre un progetto politico a partire dal femminismo? Bene, allora almeno noi donne mettiamo al centro l’urgenza della sopravvivenza, che ora è al cuore di tutto. Qualunque progetto “femminista” che parta dai margini, e non dal centro del vero problema; che parta dalle conseguenze, e non dalle cause, è destinato a fallire, così come la politica maschile che ci ha portato qui. E qual è il vero problema? è la stessa cultura predatoria che sta alla base dell'economia iniqua, a sua volta giocata tramite la violenza contro il Pianeta e contro le donne - la cultura dello stupro.
Quanti post abbiamo fatto, su questo blog, sul problema delle cause del Covid e dunque dei veri rimedi? della necessità di andare a monte dei problemi? Eccoli: QUI ce n'è un repertorio.
Ecco perché crederemo a questo nuovo progetto (o a qualunque altro) solo se prometterà una battaglia durissima per l’ambiente e per le donne come elementi che non si possono disgiungere, e come fattori di garanzia per l’umanità intera.
#dallastessaparte? si, se sarà dalla parte del Pianeta.
Se ne è andata stamattina, dopo una vita di battaglie e di dono, Giulia Maria Crespi. Ci inchiniamo con vero dolore, perdendo Giulia Maria perdiamo una Madre.
Non disperdiamo il suo lavoro, raccogliamolo, seminiamolo, curiamolo, trasmettiamolo. A partire dalle ultime sue proposte per 2 azioni precise e concrete:
Buon viaggio là dove si va, cara compagna di battaglie ambientaliste.. e dove forse incontrerai il tuo santo Francesco. Ti accompagni la riconoscenza per le tue azioni, che ci ispireranno ancora a lungo.
Pietro Omodeo sr e il climatologo del CNR Antonello Pasini sono i primi firmatari, insieme ad altri studiosi, a cittadini da molte città d’Italia e a diversi organismi riconosciuti in campo ambientale e scientifico (vedi sotto le firme), di una lettera (e di una petizione) che chiede alla Rai in quanto servizio pubblico - ma in realtà guarda ovviamente a tutti i media, di mettere in primo piano l’informazione sul precipitare della crisi climatica. Che altro non è che l'altra faccia della crisi globale sanitaria. E ora questa richiesta prende spunto dal recente (ma passato quasi in sordina) disastro di Norilsk: descritto come indicatore dei rischi che stiamo correndo e come “potenziale paziente 1 nel default del pianeta”.
Ma come può un "incidente" diventare addirittura un paziente1 nel crollo di un intero pianeta?E perché rivolgersi pubblicamente alla Rai? Dopotutto, già vi si parla spesso di ambiente, vero? anche con programmi di approfondimento di tutto rispetto. Si, però..
Ad esempio. Nel maggio scorso quasi 400 associazioni mediche, a cui fanno capo 40milioni di medici e operatori sanitari, si sono rivolte contemporaneamente, da tutto il mondo, ai leader del G20 invitandoli ad ascoltare la voce della comunità medica e a chiamare i consiglieri medici e scientifici a partecipare direttamente alla concezione di tutti i pacchetti per la ripresa economica, e a chiedere loro di riferire sulle ripercussioni a breve e a lungo termine delle decisioni sulla salute pubblica, dando la propria approvazione agli investimenti alla luce di queste indagini. [Elenco delle associazioni firmatarie QUI]
Negli stessi giorni, in Italia, 400 scienziati si sono rivolti direttamente al presidente del Consiglio e al presidente della Repubblica, sottolineando la priorità di mettere in primo piano la transizione ecologica, ovvero nuove modalità di vivere, alimentarsi, consumare e produrre, che rappresenteranno il cuore di questa auspicata rinascita umana, culturale, sociale, economica ed ecologica. [Elenco dei firmatari QUI]. Inoltre un appello di 4 importanti associazioni sul punto cruciale nell’origine delle zoonosi è stato indirizzato al nostro governo e alla UE [testo dell’appello QUI].
Ma tutte queste notizie sono passate praticamente inosservate. Poco dopo anche la notizia del disastro di Norilsk, oltre a essere uscita tardivamente, è stata trattata dalle stampa solo in modo marginale, e quasi per nulla dall’informazione televisiva.
L’informazione ambientale non può essere limitata alle trasmissioni di approfondimento, che pure ci sono, e anche di ottima qualità. Se le notizie sul problema più urgente che riguarda tutta l’umanità, e tanto da vicino ciascuno di noi, restano nascoste alla coscienza dei più, significa che l’informazione sulla crisi climatica, e sulle cose da fare per contenerla, non è sufficiente. Per questo i firmatari della lettera chiedono al servizio pubblico di portare questi temi in primo piano, nei tg e nei talk show, in modo continuativo e ragionato. Toccherà poi alla Rai elaborare e mettere in pratica il modo più adeguato, che non sia allarmista ma efficace nell’elevare la consapevolezza e orientare i comportamenti.
Nel 1972 il Massachussets Institute of Technology calcolò, attraverso un modello computerizzato, che in assenza di cambi di rotta, la scadenza per il punto di non ritorno fosse esattamente il momento in cui ci troviamo: l’anno 2020.
L’indifferenza a questo avvertimento e a tutti gli altri che sono seguiti ha regnato sovrana per decenni. Tanto che oggi, nonostante i serrati negoziati con i Paesi più negazionisti, non si è nemmeno riusciti ad ottenere un accordo per l’abbattimento della CO2.
Ma, a giudicare dal susseguirsi di crisi e disastri che stanno caratterizzando il 2020 in tutto il mondo, quella previsione appare particolarmente inquietante.
Perdita di biodiversità, sovrappopolazione umana, frammentazione e distruzione degli ecosistemi, ridursi delle foreste e crescente promiscuità tra esseri umani e animali selvatici o allevati e macellati a miliardi in pessime condizioni igieniche, globalizzazione e velocità dei trasporti, in un quadro di gravissimo e crescente surriscaldamento del pianeta: è questo mix di ingredienti che ha causato il sorgere e il diffondersi di una nuova zoonosi che è divenuta presto pandemia. Un mixche può portare anche a conseguenze ben peggiori.
A tutto questo si può reagire solo con l’informazione più tempestiva e rigorosa e, quindi, con l’aiuto di tutti.
e ai componenti della Commissione parlamentare di vigilanza per l’Indirizzo Generale e la Vigilanza dei Servizi Radiotelevisivi
e per conoscenza : Al Ministro per l’Ambiente Sergio Costa
Ai promotori e organizzatori del Festival del Giornalismo Ambientale
Egregi Signori,
chiediamo al servizio pubblico di agire senza perdere tempo, esattamente come è già stato fatto per l’emergenza Covid19, per garantire informazione puntuale e accurata sul precipitare di una situazione che, in relazione alla crisi climatica, è ormai emergenza globale.
È necessario spiegare ai cittadini il pericolo che si sta correndo, dare il bollettino quotidiano ragionato delle temperature medie del pianeta e delle zone più critiche a causa del grave fenomeno dell’amplificazione artica, diramare informazioni precise sui comportamenti individuali urgenti da tenere per ridurre il surriscaldamento, subito.
Al contempo auspichiamo che il nostro governo vorrà essere in prima linea nell’adozione di misure efficaci e nel cercare e sollecitare alleanze internazionali volte a porre rimedi drastici e urgenti a livello planetario.
La nostra richiesta è motivata dalla inaspettata accelerazione a cui stiamo assistendo. Da diversi mesi la temperatura nelle zone artiche ha raggiunto in modo persistente alti picchi, toccando in ampie zone i 30-35°C. Dal 20 giugno a Verkhoyansk nel nord Siberia (luogo ad alte escursioni termiche nella valle dello Yana, ove, mentre in inverno la temperatura scende fino a -70°, può attestarsi a luglio su medie di +17°C), si è giunti addirittura a 38°C.
L’anomalia di temperature così elevate e persistenti è allarmante per molteplici ragioni, fra cui la più nota, almeno in ambito scientifico, è il quadro apocalittico a cui l’accelerazione incontrollata nella fusione del permafrost porterebbe inevitabilmente, con fuoriuscite abnormi di CO2 e metano, e di virus letali. Ma, oltre a questo, anche altri rischi aggiuntivi si profilano.
Un recente seminario informativo urgente, dal titolo “cosa è successo il 29 maggio?”, ha preso spunto dal disastro di Norilsk: qui, in seguito a fusione del terreno ghiacciato (permafrost) è crollata una struttura, riversando 21.000 tonnellate di gasolio nel sistema dei fiumi siberiani. Si tratta di un ulteriore evento che si aggiunge ad altri simili, benché meno noti, già avvenuti alle alte latitudini delle regioni artiche ove la temperatura sta crescendo molto di più che nelle altre zone del pianeta.
Come osservato nell’ambito del seminario citato, questo incidente suggerisce un ulteriore pericolo che potrebbe innestarsi nel quadro già di per sé gravissimo. La grave anomalia di calore, infatti, potrebbe ora scatenare altri eventi simili in successione, perché sul permafrost delle regioni artiche poggiano anche altre centinaia di strutture come quella già crollata. Se anche altre, fra queste, dovessero collassare potrebbero causare altrettanti incidenti petroliferi e anche nucleari, in un processo a catena che potrebbe divenire inarrestabile. Per questo, il disastro petrolifero di Norilsk è stato definito in quel seminario informativo come potenziale “paziente1 nel default del Pianeta”.
Questo precipitare di eventi non accade "in Siberia" ma qui, sull'organismo unico "pianeta" sovraffollato da noi umani e ci riguarda molto da vicino, qui e ora, anche in Italia. Avrà conseguenze dirette su tutti e rapidamente. Altrettanto rapidamente, quindi, facendo anche riferimento agli impegni presi nel Contratto di Servizio Rai 2018-2022 (Artt. 3 comma 2b; 4 comma 2f, 12 comma 2) sollecitiamo il servizio pubblico a mettere in primo piano l'emergenza climatica come oggetto prioritario degli sforzi comuni. Non c’è più tempo da perdere, possiamo ben dire che non ci sono più margini per l’attesa.
Un gruppo di cittadine e cittadini preoccupati, 15 luglio 2020
Antonello Pasini, fisico del clima CNR e docente Università degli Studi Romatre, Roma
Sandra Casellato, prof. associata di Biologia, Università di Padova
Silvia Peppoloni, geologa, Istituto di Geofisica e Vulcanologia
Inoltre, in ordine alfabetico:
Giovanna Badalassi, esperta di economia di genere, Genova
Claudia Chiozzotto, esperta ambientale; Milano
Laura Cima, già parlamentare ambientalista; Torino
Marcella Corsi, prof. ordinaria di Economia Politica Università La Sapienza, Roma
Andrea Di Stefano, economista ricercatore, Milano
Daniela Ducato, imprenditrice; Guspini
Marco Fratoddi, caporedattore Agricolturabio.info; Roma
Giuliana Nuvoli, scrittrice e docente Università degli Studi Milano
Maria Omodeo, sinologa, docente Università di Siena
Serena Omodeo-‐Salè, architetta; Milano
Daniela Padoan, scrittrice e saggista; Milano
Carlo Alberto Rinolfi, consulente ambientale, Milano
Massimiliano Sanfilippo, esperto foreste tropicali, Firenze
Massimo Temporelli, consulente per l’innovazione, Milano
Carlo Triarico, storico della scienza, presidente APAB; Firenze
PRIME FIRME INDIVIDUALI CHE SI SONO AGGIUNTE
Laura Agnoletto, designer, Milano
Gabriella Anselmi, già presidente Fildis, ora CD ALES, Roma
Antonella Anselmo, avvocata; Roma
Gianfranco Anzini, autore Rai cultura; Roma
Fulvia Astolfi, avvocata; Roma
Anna Maria Barbato Ricci Langella, giornalista; Roma
Alessio Bartolini, guida ambientale; Pavia
Andrea Barzini, regista; Roma
Stefania Barzini, scrittrice; Roma
Stella Beghini, Agroecology Europe Young Network (AEEUYN), Verona
Duccio Beluffi, professore d’orchestra Teatro alla Scala; Milano
Caterina Benello, imprenditrice; Milano
Marina Borghetti, presidente Associazione Un Pane per Tutti, Brescia
Nadia Boaretto, insegnante e traduttrice; Milano
Andreina Bruno, PhD, ricercatrice CNR, Palermo
Antonio Brunori, segretario generale PEFC, Perugia
Valeria Calandra, ecologa naturalista; Palermo
Serena Cantelli Anibaldi, architetta; Milano
Enrica Capelli, docente di Scienze della Natura, Univ. Degli Studi di Pavia
Giovanna Cardarelli, psicologa; Milano
Daniela Carlà, dirigente PA; Roma
Eugenio Carratelli, prof. ordinario Idraulica Marittima e Fluidodinamica Ambientale, Univ. Salerno
Chiara Cavaliere, insegnante; Pavia
Rossana Ciambelli, giornalista pubblicista; Napoli
Giovanna Ciceri, insegnante; Pavia
Daniele Cima, artista; Milano
Paola Cima, imprenditrice; Milano
Rita Coco, avvocata; Roma
Daniela Colombo, economista dello sviluppo; Roma
Marco Colombo, architetto; Milano
Roberta Colombo, scultrice, Milano
Laura Conforte, insegnante; Pavia
Annalisa Corrado, portavoce di GreenItalia
Tiziano Corradori, giornalista; Pistoia
Giuseppe D’Alessandro, dottore forestale; Torino
Sabrina Damassa, imprenditrice head hunter; Milano
Andrea De Lotto, maestro elementare, Milano
Patrizia De Michelis, già dirigente PA ora segretaria Rete per la Parità, Roma
Patrizia Del Giudice, presidente Comm. PO Regione Puglia, Bari
Eva Desana, prof. ordinaria Diritto Commerciale, Università degli Studi di Torino
Paola Domenichini, strategie di comunicazione sociale; Milano
Beatrice Falchini, presidente cooperativa sociale Tangram; Firenze
Francesca Fantato, giornalista; Sassari
Anna Fiocchi, libera professionista; Milano
Donata Francescato, prof. emerita Psicologia di Comunità, Un. “La Sapienza”, Roma
Elena Gallo, Milano
Gustavo Gandini, prof. ordinario Scienze e tecnologie animali, Università degli Studi Milano
Marco Garofalo, libero professionista; Milano
Lauro Ghedini, architetto; Bologna
Mario Giusti, gallerista; Milano
Antonietta Innocenti, mov. Alleanza Civica; Milano
Anna Maria Isastia, prof. ass. Storia moderna e contemporanea Univ. La Sapienza, Roma
Monica Lanfranco, giornalista e scrittrice; Genova
Silvia Lelli, antropologa, docente Università di Firenze
Laura Lungo, legale d'impresa; Milano
Maria Pia Macchi, psicologa e antropologa; Vicenza
Carlo Magni, industriale; Milano
Alessandra Manca, videomaker, Sassari
Francesca Manfredini, manager informatica; Milano
Paola Manfroni, esperta di comunicazione; Roma
Marco Manzoni, ideatore e promotore di progetti culturali; Milano
Adonella Marena, documentarista, Torino
Marco Marigo, consulente pedagogico; Firenze
Donatella Martini, manager; Milano
Enrico Mattioni, dirigente; Roma
Carmine Maturo, portavoce di GreenItalia
Chiara Masetti, docente; Pisa
Lea Melandri, scrittrice e saggista; Milano
Anna Melone, consigliera municipale, Milano
Giorgio Menchini, presidente Cospe, Viareggio
Emilio Molinari, Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua
Giuliana Lucia Maria Mori, pensionata; Pavia
Claudia Monaco, insegnante; Pavia
Marco Moneta, docente e scrittore; Milano
Carlo Monguzzi, ambientalista e politico, Milano
Rosanna Oliva de Conciliis, presidente Rete per la Parità; Roma
Eugenio Omodeo, prof. ordinario di Matematica e Informatica Università di Trieste
Fausta Omodeo Salè, già prof. associata di Biochimica, Università degli Studi, Milano
Letizia Omodeo Salè, biologa; Milano
Gioacchino Onorati, editore; Ariccia
Stefano Orsini, ricercatore presso Istituto Nazionale di Astrofisica, Roma
Sonia Ostrica, attivista e sindacalista; Roma
Maria Pace Lucioli Ottieri, scrittrice e saggista; Milano
Carla Pagani, archeologa; Milano
Marta Palmieri, prof. ordinaria di biochimica; Università degli Studi di Verona
Francesca Giovanna Paloscia, grafica; Roma
Maria Rosa Panté, docente scrittrice, Borgosesia
Antonio Pesenti, prof. ordinario Anestesia e Rianimazione Un. degli Studi di Milano
Gigliola Paoletti, già dirigente A.P, formatrice; Firenze
Beatrice Pomarico, professora d’orchestra Teatro alla Scala; Milano
Mirella Protti, ambientalista; Pavia
Eliana Rasera, già assessora all’Ambiente; Catania
Cristina Rodocanachi, medico, Milano
Laura Salaris, insegnante; Pavia
Luigi Sani, dottore forestale, già direttore Arbos; Firenze
Maria Santarossa, grafica; Roma
Piera Savino, Roma
Mauro Sbordoni, antropologo, già dirigente scolastico; Firenze
Dionigi Secci, dottore forestale; Cagliari
Simona Segre Reinach, antropologa, prof. ass. Sociologia processi economici, Univ. Bologna
Iolanda Stocchi, psicanalista; Milano
Lorenza Taricone, prof. associata Storia delle Dottrine Politiche Univ. UNICAS, Cassino
Magda Terrevoli, presidente CUG Regione Puglia
Alba Tiberto Beluffi, scrittrice e critica d’arte; Querceta
Paolo Toniolo, medico; Milano
Mariella Ubbriaco, biologa, docente di Chimica Università degli Studi di Catania
Manuela Ulivi, avvocata; Milano
Giorgio Vacchiano, ricercatore, Scienze e Tecnologie Sistemi arborei e forestali, Un. degli Studi Milano
Paolo Viganò, fondatore di Rete Clima
Giorgio Vigna, artista; Milano
Luana Zanella, già parlamentare, presidente Accademia Belle Arti, Venezia
L'8 luglio il giardino dalla magnolia della Casa Internazionale delle Donne di Romasi è riempito di donne, e molte altre virtualmente erano presenti da ogni parte d'Italia, per un'assemblea pubblica che possiamo definire nazionale, di molte forze impegnate nella militanza femminista. Siamo in una situazione estremamente delicata e di grandi svolte. Tuitti i governi hanno davanti tante decisioni, importanti e urgenti. Ma, come sempre, se le donne non si impongono saranno tenute ai margini.
È il momento dunque di riconoscersi, interrogarsi a vicenda e prendere iniziative. Tanti i punti discussi, ricordiamo qui quelli che ci stanno più a cuore: 1. lavorare per l'unità, con cura per il metodo: che sia il metodo femminista del vero confronto e della condividisione; 2. mettere al centro l'ambiente: non come argomento bandiera, ma come effettivo centro di tutto.
Ci riusciremo? Da questo primo incontro è uscita la promessa di altri 2 appuntamenti: uno per una nuova assemblea, sempre nel giardino della magnolia, il 27 luglio 2020. Qui si discuterà della proposta battezzata con l'hashtag #dallastessaparte, per un progetto politico femminista.
Inoltre a settembre, in data da destinarsi, ci ritroveremo tutte per un seminario di 2 giorni, in cui confrontare idee e oprooposte per azioni comuni.
È ancora possibile ascoltare la riunione dell'8 luglio, registrata in diretta, qui:
Domani, 8 luglio, avrà luogo un’assemblea nazionale delle donne presso la Casa Internazionale delle donne di Roma, che sarà possibile seguire in diretta Facebook dalla pagina fb della Casa. Qui l’evento. L’ordine del giorno, dal titolo oggi è l’ora della forza e dell’unità delle donne, fa riferimento all’esigenza che tutte sentiamo di confrontarci e coordinarci, in un momento storico di svolte e di decisioni importanti da prendere in relazione all’emergenza sanitaria, e agli investimenti da fare.
Dopo la retorica sulle eroine distrutte dalla fatica nei nostri ospedali pubblici falcidiati dai tagli, scrive l’invito all’assemblea, le donne sembrano essere state dimenticate. Le uniche cose che le riguardano di cui si discute in questa difficile estate sono la possibile riduzione dell’offerta di istruzione pubblica, la diminuzione degli orari dei servizi per l’infanzia, la ulteriore precarizzazione del lavoro, la generalizzazione senza limite dei contratti a termine, l’aumento del lavoro da casa, per ora senza regole e senza limiti.
Si è detto che non si deve tornare alla normalità perché la normalità era il problema, ma per le donne non solo si rischia di tornare alla normalità, ma persino di tornare indietro.
Non possiamo lasciare milioni di donne senza parola.Tante donne stanno reagendo. Denunciano, si mobilitano, costruiscono proposte e punti di vista, chiedono coerenza e pensieri lunghi rispetto alle evidenze che il covid19 ha illuminato come irrinunciabili e che erano state nel tempo rimosse: la centralità della sanità e della scuola pubblica, l’ambito ineludibile della riproduzione sociale, il ruolo insostituibile dello Stato per garantire diritti e anche sviluppo, l’importanza della difesa dell’ambiente contro la follia delle ricette neoliberiste, soprattutto la necessità di rimettere al centro di ogni idea di cambiamento la categoria del genere. Se ci mettiamo insieme possiamo fare la differenza. Possiamo far sì che quello che la pandemia ci ha rivelato e insegnato sulle ingiustizie della nostra vita, non venga dimenticato, coperto dalla paura della crisi economica e dalla voce roboante dei potenti. Possiamo cambiare, segnare le scelte future che l’Italia deve compiere. Dobbiamo. Per questo ci dobbiamo essere e ci dobbiamo essere insieme. In tante, tantissime, oltre le nostre differenze. Non si tratta certo di rimuoverle, perché sappiamo che il movimento delle donne è stato sempre plurale e così continua a essere. Ma le differenze non possono diventare approcci identitari escludenti, spazi spezzettati di consapevolezza e di pratiche, che rischiano di soffocare le attese di tante, di tutte le altre.
Serve oggi ripartire dalla forza necessaria delle donne, serve costruire l’unità delle donne. Unità e non unanimismo, unità e differenze, unità e responsabilità, di ognuna e di tutte.
La Casa Internazionale delle donne - proprio perché non è un movimento ma un luogo e perché questo luogo è percepito e anche riconosciuto come luogo simbolico del femminismo, proprio perché ha inscritto nella sua storia il valore delle lotte e delle conquiste delle donne e l’irrinunciabile pratica dell’ascolto e della relazione tra donne nella pluralità delle loro voci - si candida a proporre a ognuna e a tutte di incontrarci, di vederci, tutte insieme.
Invitiamo tutte a partecipare, augurandoci che da questa assemblea nascerà il progetto di un Coordinamento nazionale del movimento delle donne che possa offrire uno strumento, pur nelle differenze, di confronto e di espressione. Un'altra importante occasione di confronto sarà, sempre alla Casa Internazionale delle Donne, la riunione (prevista per il 27 luglio) sul progetto #dallastessaparte. Che, nella sua lettera di invito, scrive: dovremo costruire anche un'onda lunga che raccolga i pensieri per cambiare i paradigmi, il sistema di valori con cui è stato governato questo mondo. Dobbiamo costruire una nuova civiltà che parta dalla consapevolezza del nostro essere soggetti fragili ed interconnessi gli uni agli altri, le une alle altre.
Siamo certe che in questi ambiti il movimento delle donne saprà individuare obiettivi comuni col metodo che storicamente appartiene a noi tutte: attraverso l’elaborazione di proposte ed eventuale condivisione di programmi.
Al contrario di una “alleanza delle donne” recentemente annunciata: che in assenza di interlocuzione con il femminismo riconosciuto, ha lasciato molte di noi alquanto perplesse.
Il 22 marzo scrivevamo, su questo blog: dopo il lutto e i terremoti economici, i sopravvissuti usciranno dalle quarantene e cercheranno di ricostruire una normalità. Ma già lo sappiamo, che sarà solo una breve tregua: perché un nuovo virus sostituirà il precedente e si dovrà ricominciare da capo. Lo sappiamo vero? No, non lo sa nessuno, perché di questo non si parla. Ecco, sta succedendo: e ora gli esperti stanno definendo il continuo emergere di nuovi virus come un vaso di Pandora; quale più efficace rappresentazione di una invasione inarrestabile di mali?
L’ultimo virus appena scoperto (chiamato G4 EA H1N1) discende dal virus H1N1 della Spagnola, che fece strage nel 1919, e che era ricomparso modificato nella versione che ci ha colpiti nel 2009 : dopo essersi adattato all'uomo, dall’uomo è tornato nei maiali e da qui torna a colpire noi, in una nuova variante, descritta come “una sorta di Arlecchino genetico che ha in sé i virus suini H1N1 americano ed eurasiatico, mescolati con un frammento del virus degli uccelli e con un virus umano”. E insomma un nuovo virus contro cui, se dovesse raggiungerci, i vaccini già sviluppati sono impotenti.
Le “provette naturali” nelle quali questi e molti altri virus rimescolano il loro patrimonio genetico sono numerosi animali nelle foreste così come negli allevamenti; ma la vera causa della loro diffusione e della loro pericolosità siamo noi. Il fattore pericoloso, per se stesso e per gli altri esseri, è l’uomo.
Incubatore e diffusore è l’ insano sistema economico ed alimentare umano, lo stesso che produce surriscaldamento e inquinamento e l’avanzare inarrestabile della desertificazione, dell’estinzione delle specie e quindi della povertà. Tutto questa ha rapidamente portato il Pianeta al collasso, molto rapidamente, e la soluzione non un vaccino. La soluzione è sapere cosa succede, per davvero. La soluzione è cambiare radicalmente abitudini; da subito. La soluzione è che la politica acceleri un’azione che finora è stata ininfluente: serve una vera rivoluzione; la rivoluzione delle soluzioni.
Qualcosa che potrà essere realizzato solo se le donne riusciranno davvero a prendere voce e capacità decisionale su questo Pianeta, e troveranno la forza di respingere la cultura dello stupro. Ricominciamo dal 2013, da quello che scrivevamo proprio qui, 7 anni fa, ponendo all'attenzione le parole di Vandana Shiva: le riforme economiche basate sull'idea di una crescita illimitata in un mondo limitato possono mantenersi solo attraverso il furto delle risorse del debole da parte del potente. E il furto di risorse, essenziale per la “crescita”, crea una cultura dello stupro: lo stupro della terra, delle economie locali autosostenibili, lo stupro delle donne. Basta, non c'è più tempo; è ora di cambiare. Anche e soprattutto di questo discutiamo, mercoledì 8 luglio 2020, all'assemblea nazionale delle donne che avrà luogo alla Casa Internazionale delle donne di Roma, che potrà essere seguita anche in videoconferenza. A breve i link per collegarsi e partecipare.