Nei giorni del coronavirus, tutti stiamo riflettendo sulle cause ma, soprattutto, sulle soluzioni, dice Giulia Maria Crespi; e va direttamente al punto proponendo, dalle pagine del Corriere, 2 azioni precise e concrete:
1. La prima è varare una riforma radicale della Pac, la politica agricola europea, e iniettare denaro fresco di donazione a sostegno del lavoro agricolo;
2. La seconda è approvare con urgenza la legge sul biologico ferma al Senato.
Perché? ecco per intero, di seguito, le sue argomentazioni:
È possibile, anzi probabile, che una delle cause di questa pandemia sia da ricercare nel rapporto tra Uomo e Madre Terra che ha perduto il proprio equilibrio e la propria natura. Questo a causa dei cambiamenti climatici, della deforestazione, della progressiva invasione delle città in aree naturali che fungono da «filtro», di una agricoltura troppo intensiva e forzata. Considerazioni che hanno portato studiosi e scienziati e persino papa Francesco [e non da ora.. ndr] a ritenere che proprio l’eccessiva interferenza delle attività umane nei delicati e perfetti equilibri della Natura ha permesso a un virus di trasferirsi nella nostra quotidianità. Tutte riflessioni che sono peraltro emerse da tempo, grazie ai giovani dei Friday for Future, ma anche ai 17 SDG 2030 delle Nazioni Unite e per fortuna anche a una certa economia che sempre più, almeno in alcuni ambiti, si sta orientando verso la circolarità e la sostenibilità ambientale e sociale. Insomma, stiamo finalmente imparando che è urgente e doveroso ricercare un nuovo e più rispettoso equilibrio con il Pianeta che ci ospita. In questa nuova «visione», una tra le attività economiche più importanti è l’agricoltura che, da elemento talvolta potenziale di criticità, può diventare, se sapremo ritrovare il necessario equilibrio, una grande opportunità di miglioramento della qualità ambientale e quindi di qualità della vita. Una agricoltura dunque «amica» dell’uomo, della salute e della terra che merita una ulteriore altra importante riflessione. Con l’epidemia è infatti a rischio il sistema agroalimentare. Nei secoli passati all’epidemia seguiva sempre la carestia, ma oggi abbiamo le condizioni per prevenirla. Possiamo agire iniziando con due misure sensate e urgenti. La prima è varare una riforma radicale della Pac, la politica agricola europea, e iniettare denaro fresco di donazione a sostegno del lavoro agricolo. La seconda è approvare con urgenza la legge sul biologico ferma al Senato, così da non lasciare in prima linea della crisi Covid 19 un comparto, senza una legge di settore.
La produzione agroalimentare è un bene indispensabile. Gli agricoltori affrontano una partita in cui è a rischio salute e lavoro. Basterebbe saltasse un anello del comparto agricolo, un trasportatore che si ferma, un trasformatore in quarantena, per bloccare raccolta e vendita, lavorazioni, semine, trapianti e perdere l’annata. Questo colpirebbe la popolazione, specie le fasce più deboli, e genererebbe un colpo grave per l’Ue, di cui l’Italia agricola è oggi asse portante. Perciò serve subito la riforma della Pac. L’Italia è il primo Paese agricolo Ue, avendo da anni il primato del valore aggiunto, ossia della ricchezza che si genera con l’agricoltura. Ha totalizzato, nel 2019, 31,9 miliardi di euro, rispetto al secondo, la Francia, che è fermo a 31 milioni, pur avendo il doppio degli ettari coltivati dell’Italia.
Con le migliori performance europee, l’Italia riceve però la cifra più bassa tra i Paesi agricoli dell’Unione. Si tratta di 5 miliardi, rispetto agli 8,2 della Francia, ai 6,7 della Germania, ai 5,7 della Spagna. Ne è causa il sistema di ripartizione dei fondi della Pac, che destina i finanziamenti soprattutto sugli ettari e favorisce la speculazione fondiaria.
Con il sostegno al reddito agricolo, il cui indicatore in Italia ha avuto una flessione del 2,7% solo nell’ultimo anno, valorizzeremmo la nostra manodopera. Passata l’emergenza toccherà proprio all’agricoltura assorbire parte della disoccupazione senza precedenti che si sarà generata.
Si tratta di centinaia di migliaia di posti di lavoro già pronti in Italia e di tanti altri a venire, ma devono essere qualificati, con alte competenze e giuste remunerazioni. Di questa strategia è esempio eccellente l’agricoltura biologica e biodinamica, di cui l’Italia è il primo esportatore (con gli Usa primo produttore), ma che opera da anni senza una legge. Il settore offre all’agricoltura un grande valore aggiunto e potrà fare la sua parte.
Il sistema biodinamico (con un fatturato di oltre 13.000 €/ettaro rispetto alla media italiana di 3.200) potrebbe essere un caso replicabile a vantaggio dell’agroalimentare italiano tutto. Ma la mancanza di una legge (il disegno di legge è fermo al Senato da 15 mesi) costringe infatti le imprese biologiche e biodinamiche a fare la loro parte, durante il Covid-19, con le mani legate. Il Senato, per dare un segnale di solidarietà, dovrebbe pertanto approvare in tempi brevi la legge sul biologico e biodinamico, già approvata alla Camera.
Qui elencati sono dati e fatti concreti; lasciamo dunque da parte, in questo momento tanto grave per tutti, ogni ideologia contraria e alternativa, rimandando futuri scambi di opinioni a tempi migliori.
Giulia Maria Crespi, 16/4/2020
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