mercoledì 15 aprile 2020

Covid19 e media: riguardo alla lettera congiunta delle Associazioni del mondo zootecnico italiano

Riceviamo, e volentieri pubblichiamo:
Oggetto: Lettera congiunta delle Associazioni del mondo zootecnico italiano 
Egregio Direttore della Rai, dott. Marcello Foa,  
Egregia Ministra delle Politiche Agricole e Forestali, on. Teresa Bellanova,  
in merito alla lettera in oggetto, pervenutaVi dalle associazioni della carne: scriviamo in rappresentanza di noi stessi, cittadine e cittadini (per alcuni interessanti solo come consumatori), per segnalare l’inaccettabile atteggiamento intimidatorio che sta prendendo piede, da parte di alcuni produttori del mondo zootecnico italiano, di attacco alle poche trasmissioni di inchiesta della televisione pubblica, che hanno illuminato il tema del collegamento fra il disastro ambientale planetario (a cui molto concorrono gli allevamenti intensivi) e l’epidemia di coronavirus; un attacco che inoltre avalla, negandola, la scarsa qualità di molti alimenti di origine animale.


Il settore agro-alimentare italiano legato alla zootecnia degli allevamenti intensivi ha grosse responsabilità nel continuare a far pervenire sugli scaffali e nei frigoriferi di negozi e supermercati alimenti e prodotti molto critici, non solo in termini di sicurezza e di qualità, ma anche di gravi ricadute ambientali che paghiamo tutti molto care. L’urgenza con cui ci appelliamo a Voi, sottolineando l’inaudita gravità di quanto denunciamo, è legata al fatto che puntare il dito contro i pochi giornalisti di inchiesta del servizio pubblico che, nel mezzo della più terribile pandemia dell’epoca contemporanea, rischiano personalmente per garantire a tutti corretta informazione, è pericolosissimo ed intollerabile
Parliamo di Sabrina Giannini (Indovina chi viene a cena), e Mario Tozzi (Sapiens), che rompono l’omertà su temi cruciali; ma anche di tutti gli altri lavoratori del mondo dell’informazione che sono raggiunti, potenzialmente, dalla stessa intimidazione, solo perché con profonda assunzione di responsabilità si mettono al servizio del Paese, dei cittadini e dei consumatori, per garantire, almeno su quanto si mette in tavola, corrette conoscenze
Se guardiamo alla programmazione di tutte le tv, rinveniamo una grandissima carenza di informazioni sull’inquinamento terrestre e sulla sua relazione con il Coronavirus. Sono state felici eccezioni le due trasmissioni citate che, fra le altre cose, hanno fatto luce su come gli allevamenti intensivi siano fra i grandi responsabili di deforestazione e inquinamento. Per il resto non si parla affatto della pericolosa associazione fra coronavirus e disastro ambientale (disastro a cui la scienza dimostra che concorrono in modo grave le modalità di produzione e consumo di carne). 
Non se ne parla mai su Tg e talk show, ma solamente, e troppo raramente, su programmi autorevoli di inchiesta o di approfondimento: nello specifico ci riferiamo appunto a “Sapiens” di Mario Tozzi e a “Indovina chi viene a cena”, con Sabrina Giannini. 
Il collegamento tra la pandemia in corso e le condizioni pericolose create dall’industria della carne, in particolare dai due gravi fenomeni interagenti degli allevamenti intensivi e dei wetmarket, deve essere chiarito ai telespettatori che - già confusi dall’attuale situazione - non devono essere tenuti all’oscuro delle implicazioni dei modelli alimentari
Alla luce delle intimidazioni già indirizzate a “Sapiens” e a “Indovina chi viene a cena”, abbiamo il fondato timore che le associazioni della carne, proseguendo nel loro strampalato sillogismo censorio, continueranno a fare pressioni indebite per impedire informazione scientificamente corretta, anche sul collegamento fra pandemia da Coronavirus e allevamenti intensivi
Il danno dell’ignoranza, aggiungendosi a tutte le conseguenze dell’attuale situazione emergenziale, potrebbe essere irreparabile per l’intera umanità che, già in ginocchio da mesi di lockdown, non sarebbe in grado di reggere una seconda pandemia causata dal comparire di nuovi virus, per via del cieco perseverare in pratiche non sostenibili.
Tali trasmissioni, animate da sincera dedizione alla professione giornalistica, sono le sole a supplire a una informazione carente, che sistematicamente ignora di indagare le cause della pandemia e quindi non concorre a prefigurare nessuna concreta via di uscita. 
Saturare i telespettatori con informazioni imprecise, frammentate e non contestualizzate, da cui si evince che la comparsa del virus sia un fatto misterioso e casuale, e che le sole problematiche di cui occuparsi siano sintomi o vaccini, non solo è sbagliato, ma è letalmente pericoloso perché minaccia la sopravvivenza stessa dell’umanità. E’ essenziale che la RAI, consapevole del fondamentale ruolo che il servizio pubblico riveste, in particolare in momenti come questo che stiamo vivendo, presti molta attenzione a quei messaggi che, al mero scopo di difendere interessi privatistici, discreditano il contributo scientifico e si oppongono a ogni riflessione sui necessari cambiamenti da attuare. 
Speriamo davvero che vorrete prendere in considerazione il nostro appello a garantire un’informazione approfondita, equa ed imparziale, che non si limiti a propinare improponibili soluzioni palliative; in quanto dovremmo tutti, compattamente, adoperarci per uscire da quelle insostenibili condizioni strutturali che sono il terreno stesso delle pandemie globali
Seguono firme
molte, molte firme

Aggiornamento del 27/4/2020: in Usa e in Canada molti allevamenti intensivi e aziende di packaging della carne costretti alla chiusura a causa delle condizioni che favoriscono i focolai di coronavirus. Altissimo il numero di contagiati fra i dipendenti.




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