Ripartire al più presto, ma per dove? - scrive Pietro Omodeo.
Ecco le sue opinioni e i dati con cui sostiene le sue esortazioni a una ripresa che non ci conduca dalla padella nella brace:
Si sente dire alla televisione e si legge sui giornali: bisogna ripartire al più presto. L'impazienza, la vivacità delle esortazioni lasciano capire che sono tanti quelli che vorrebbero ripartire, anche prima che la pandemia sia stata messa sotto controllo.
In alcuni casi è chiaro che molti imprenditori vorrebbero incrementare i consumi per accrescere la produzione e permettere una vita di grande scialo quale quella che per vari decenni è stata vissuta nei paesi più industrializzati (i 6 Grandi, divenuti poi gli 8 Grandi, e poi i 10 Grandissimi). Per alcuni imprenditori ripartire al più presto vuol dire ripristinare l'antico, ritornare al vecchio, all'economia suicida. Parole grosse, può pensare qualcuno; ma non è così. Guardiamo alcune cifre: nel giro di pochi decenni il numero di animali domestici allevati sul pianeta per l'industria della carne ha superato i 24 miliardi di capi: Bovini: 1,3 miliardi - Suini: oltre 1,2 miliardi - Ovini: 1 miliardo. [Circa 200 milioni di capi sono oggetto di macellazione quotidiana].
Tutti questi capi di bestiame respirano producendo anidride carbonica (CO2) che i vegetali devono convertire in ossigeno (O2) e materiale organico. Va notato però che bovini ed ovini (ruminanti) immettono anche metano (CH4) nell'atmosfera, che nessuno e niente può intercettare, e che contribuisce ad aggravare l'effetto serra. I soli bovini emettono più di un terzo del metano, gas che riscalda l’atmosfera 20 volte più dell’anidride carbonica.
Di fronte a cifre di questa entità non c'è bisogno di riunire una commissione di esperti per dichiarare insostenibile lo sfruttamento che è stato instaurato nel pianeta nel nuovo millennio, e per trovare l'aggettivo più adatto per definire il tipo di economia che alcuni intendono continuare a perseguire nel dopo-pandemia.
L'accumulo di metano e anidride carbonica producono l'effetto serra responsabile del riscaldamento della superficie del pianeta. Questo riscaldamento incrementa di molte volte la violenza degli uragani, delle inondazioni e delle frane, nonché la velocità di scioglimento dei ghiacciai con conseguente innalzamento del livello degli oceani. Di simili guai siamo stati tutti testimoni, e talvolta vittime, negli ultimi anni.
Va aggiunto che il riscaldamento globale si estende anche alle masse d'acqua degli oceani, mettendo a rischio la sopravvivenza degli organismi che vi vivono. Va notato inoltre che l'aumento della anidride carbonica, superato un certo livello, nuoce all’efficienza della fotosintesi dei vegetali, che ne soffrono in misura diversa secondo la specie.
Questo vuol dire che nei paesi progrediti si debba consumare meno? Che si debba ritornare a un intollerabile clima di austerità?
Nei programmi governativi di molti paesi è stabilito che non si deve per nessun motivo tornare all'austerità. Ma è proprio vero? Esiste qualche modello di riduzione dei consumi, per i dieci Grandissimi industrializzati, che ci renderebbe più felici e sereni?
Siamo stati avvertiti da molti eventi catastrofici, dei quali la pandemia non è certamente l'ultimo, che sì, è necessario programmare la ripresa, ma tornando indietro: non di un paio di decenni ma di molti decenni o più ancora, tenendo ferme tuttavia alcune conquiste (la maggiore conoscenza scientifica, l'arricchimento in energia riciclabile, l'efficienza delle comunicazioni); puntando a un progresso in questa direzione per l'intera umanità e non dimenticando il progetto di raggiungere altri pianeti.
Tutto questo detto senza ira. L'ira e la furia saranno altrimenti quelle degli elementi: aria e acqua, terra e fuoco (e pandemie).
Pietro Omodeo Sr., Ripartire, ma per dove? 15/4/2020
nel video che segue, una breve conversazione con Pietro Omodeo, che risale al 2010:
Per approfondire il tema dell'insostenibilità dell'industria della carne, vedi anche:
Cowspiracy ( < a questo link trovate il documentario integrale con sottotitoli in italiano).
Dopo un'intera vita dedicata agli studi sulla vita, e anche ora dopo aver superato la soglia dei 100 anni, Pietro Omodeo ancora mette a disposizione la sua esperienza e le sue conoscenze, restando attivo nella ricerca e nella divulgazione. Di seguito, un suo intervento sul tema della biodiversità:
Dopo un'intera vita dedicata agli studi sulla vita, e anche ora dopo aver superato la soglia dei 100 anni, Pietro Omodeo ancora mette a disposizione la sua esperienza e le sue conoscenze, restando attivo nella ricerca e nella divulgazione. Di seguito, un suo intervento sul tema della biodiversità:
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