Su fb è appena uscita una lettera molto dura [che trovate qui] all'Ambasciata indiana in Italia. A questa aggiungiamo il seguente comunicato.
Lettera aperta all’Ambasciatore indiano a Roma e ai Ministri e diplomatici italiani:
• Egr. Shri Basant Kumar Gupta, Ambasciatore dell’India in Italia
• Egr. Daniele Mancini, Ambasciatore italiano in India e in Nepal
Egreg* signor*, nella Vostra qualità di rappresentanti diplomatici e figure di governo ci rivolgiamo a Voi per rappresentarVi e sollecitare quanto segue.
Le donne e gli uomini italiani, come in tutto il mondo, sono rimasti sconvolti dall’ennesimo episodio di brutale violenza che ha visto in India un branco di uomini (fra cui poliziotti) abusare di ragazzine spingendosi al punto di violentarle, torturarle, strangolarle e infine impiccarle a un albero.
Ci rivolgiamo a Voi per unirci alla richiesta di giustizia che sale dalla famiglia e da tutta la società indiana: in nome dell’India che abbiamo nel cuore, quel luogo, di immensa bellezza, che è fonte di ispirazione spirituale per tutta l’umanità. L’india che ha dato al mondo Gandhi.
Chiediamo che la terra di Gandhi mandi al mondo intero un messaggio forte e inequivocabile in difesa e a sostegno delle proprie figlie, in quanto donne.
Chiediamo, a tutti gli attori diplomatici che possono avere un ruolo, azioni incrociate e collaborative, forti e decise, volte a sollecitare uno sforzo comune.
Chiediamo che nel Vostro ruolo Vi adoperiate perché dolore e indignazione si trasformino in un riscatto che porti sollievo non solo all’India ma, da lì, alle donne del mondo intero.
Chiediamo una vera svolta che faccia sì che tanta sofferenza non resti vana.
Con fiducia chiediamo a Voi tutti il massimo sforzo in tal senso, ciascuno per le rispettive competenze.
seguono firme
seguono firme
nb • quanto sopra La Rete delle reti femminili propone non come "ente firmatario", ma facendosi da tramite di un messaggio condiviso, in seguito a sollecitazioni ricevute da diverse donne e gruppi via mail e su facebook. Perché? prendiamo spunto da quanto si chiede oggi Monica Ricci Sargentini: e se la nostra rabbia investe l’India? e anche: e in questa storia dove sono le istituzioni? con le ragazzine impiccate o con i poliziotti accusati dell'aggressione? aggiungendo che vien voglia di prendere un aereo, per andare a piantarsi ai piedi di quell’albero di mango insieme ai parenti e agli amici delle (ultime) due vittime inermi di branchi maschili. Ma secondo altri potremmo fare il contrario: smettere di prendere aerei per l’India, per esempio – paese fra le mete turistiche più visitate al mondo; come propone su fb il gruppo Le nostre figlie non sono in vendita). E alle autorità indiane si chiede di ascoltare: il problema non si può liquidare estendendo l’applicazione della pena di morte. Semmai altre forme di pena, che mettano in chiaro che di violenza maschile si tratta, e che di conseguenza bisogna agire, crediamo sarebbero più efficaci.
Ma la pena di morte peggiora, è solo aggiungere a violenza altra violenza. Non per niente la legge del taglione è parte della filosofia stessa su cui poggiano le distorsioni del patriarcato; e (come abbiamo avuto modo di sottolineare anche in riferimento all’Italia) è un insulto alle donne confondere la violenza maschile che le investe con un problema di ordine pubblico. No: le soluzioni sono altre, e ovunque vengano prese, ci riguardano tutti e tutte.
Ci uniamo dunque alle donne indiane per chiedere alle autorità del loro Paese dichiarazioni chiare e forti, rivolte alla propria popolazione e al mondo intero, e azioni concrete rivolte a incoraggiare l’autonomia femminile, stroncare le connivenze poliziesche, educare gli uomini, potenziare le donne, elevarne la dignità e dare loro efficaci strumenti di sostegno e di difesa. E anche ai nostri rappresentanti chiediamo di agire diplomaticamente. E a tutti diciamo: non è una battaglia solo dell’India né, tantomeno, solo “delle donne”. Richiamiamo qui, al proposito, anche il comunicato di Amnesty International. E a tutti chiediamo: partecipate e attivatevi, specie voi uomini - perché proprio voi, uomini di tutto il mondo, specie voi, che non vi macchiereste mai di questi crimini: per quanto voi vi crediate assolti - siete per sempre coinvolti.