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domenica 4 ottobre 2015

I morti in Costa Azzurra e le Cassandre. Si deve dichiarare lo Stato di Emergenza Nazionale

Mentre dalla Costa Azzurra l'uragano va verso l'Italia, questa volta partiamo dalla fine.

Signori e signore, poiché esiste uno Stato di Emergenza Climatica e Ambientale Planetario, se avessimo un Presidente del Consiglio che sa vedere, e ascoltare, sarebbe già dichiarato da un pezzo lo Stato di Emergenza Ambientale Nazionale.

Ora i morti tracimati dalle piene non sono più in qualche lontana favela, né in qualche povero paese di poveri, liquidati di default in un trafiletto.

Ora i morti sono europei (anche) in località fiori all'occhiello dei rispettivi paesi. 


Quando alcuni iniziavano ad avvertire cosa sarebbe successo (la mamma di chi scrive era già fra quelli), la replica più frequente era: "si! a sentire gli ecologisti, fra 20 anni.." Poi venne il tormentone "le stagioni non sono più quelle di una volta" - anch'esso con sfumatura ironica, come fosse la solita cazzata (assurda) assurta a neo-luogocomune. Ma in realtà, le "allarmiste" previsioni ecologiste erano addirittura ottimistiche: si stanno avverando tutte, ma in peggio. Le ecologiste (qui si, donne in prima fila) e gli ecologisti sono ancora lì - ci sono sempre stati - ma nessuno li ascoltava allora e nessuno li ascolta adesso. Eppure l'Emergenza Climatica Planetaria non la stiamo inventando noi Cassandre, è un fatto assodato e dichiarato dall'Onu. E anche da Obama. E anche dal Papa. Ed è chiara da tanto a chiunque capisca di territorio e, francamente, a ognuno che abbia un cervello. Dunque, se esiste una emergenza planetaria, ogni governante che abbia cervello dovrebbe dichiarare l'emergenza nazionale.
Ma qui no; e secondo la politica dominante, ignorante e suicida, che impera quasi ovunque, no [e diciamo quasi ovunque, perché le eccezioni ci sono].
Macché; qui (e quasi ovunque) nessuna emergenza nazionale, non vorremo mica allarmare le masse eh.
Ma quel che ci allarma, in verità, è l'irresponsabilità con cui, dove si decide, si continua a far finta di nulla. Peggio: là dove non si fa finta di nulla, e si lanciano allarmi, anche là si fa un doppio gioco.
Per questo, in vista di Parigi 2015, occorre mobilitarsi. Informarsi e partecipare.
Signori e signore, poiché esiste uno Stato di Emergenza Planetario, se avessimo un Presidente del Consiglio responsabile sarebbe già dichiarato da un pezzo lo Stato di Emergenza Nazionale. Perciò da qui, voce che grida nel deserto, (ancora) noi lo chiediamo: vogliamo si dichiari lo Stato di Emergenza Ambientale, e un Piano Nazionale per l'Emergenza Climatica, con tutto quello che ne consegue.
In primis archiviazione di tutti i progetti suicidi (e ridicoli) a partire di quelli per bombe marine e trivellazione del mare. E poi leggi serie e decreti immediati volti a salvare il territorio, a ridurre emissioni e a valorizzare l'ambiente e dunque a incentivare il turismo. Leggi che porterebbero subito alla gente lavoro, e lavoro, e lavoro, e a tutti vera ricchezza.
Cari politici, ma di quale crescita stiamo parlando? basta: smettete di promettere la luna, svendendo la Terra. 
Tanto alla luna che promettete non crediamo. Vogliamo invece la Terra: qui, e ora; la vogliamo perché non è nostra, ma degli esseri viventi presenti e futuri, dei nostri bambini e dei loro bambini.
PS : qualcuno, quasi un anno fa, fece sul clima una interrogazione al Minsitro dell'Ambiente Galletti. Si, avete indovinato: la risposta, ad oggi, è il silenzio.

mercoledì 24 giugno 2015

Noi siamo qui per voi, in difesa della terra; voi sarete con noi, in difesa dei nostri diritti?

Noi siamo idealmente alla manifestazione che il 5 luglio avrà luogo in Canada. Un fatto che ci riguarda tutti molto da vicino - allo stesso modo di come ciò che avviene nel nostro fegato riguarda da vicino ciò che avviene nei nostri polmoni. 
Di questa lotta parla Wanda Nanibush, giovane operatrice culturale indigena:
Innanzitutto voglio riconoscere che siamo sul territorio governato dal Trattato One dish one spoon, trattato che definisce questa terra [la regione dei grandi laghi, ndr] come uno spazio che noi tutti dobbiamo condividere e del quale tutti dobbiamo prenderci cura. Questo è anche il territorio dei Mississauga e degli Haudenosaunee, e precedentemente c'erano anche i Ouendat e i Seneca, quindi voglio riconoscere tutti questi popoli. Voglio riconoscere anche i 90.000 indigeni che attualmente chiamano Toronto la loro casa. Infine, voglio riconoscere tutta la terra in Canada come terra indigena, e voglio riconoscerla come territorio condiviso con tutte le nazioni che sono giunte qui.
Oggi, voglio parlare del ruolo degli indigeni in questa lotta. Noi siamo in prima linea in questa battaglia, perché noi siamo i primi che sperimentano tutti i tragici effetti del cambiamento climatico. Noi siamo anche una fonte di strategie nel mettere a punto azioni per il clima perché noi conosciamo la terra intimamente, e siamo stati in prima linea nel pensiero sul cambiamento climatico da ben prima che gli stessi scienziati ne fossero coinvolti.

Quindi penso che dobbiamo mettere i diritti indigeni al centro di questo movimento.
Poiché i popoli indigeni stanno mettendo i propri corpi sul fronte che attraversa questo paese, nello sforzo di fermare cose come le sabbie bituminose, cercando di portare l'attenzione sull'allagamento delle loro terre causato dalle dighe idroelettriche, e facendo notare che il 70% di tutto l'uranio globale si trova nel territorio indigeno, quando guardiamo al nucleare come un'opzione, non è una grande opzione per noi – così, tutta questa conoscenza, in mano ai popoli indigeni, può realmente favorire i progressi delle nostre strategie.
Come Idle No More noi abbiamo presentato le voci delle donne, quelle delle persone dai due-spiriti e dei giovani. Questo ha veramente attivato voci che non erano parte di questo pensiero né parte della democrazia in Canada. Idle No More ha avuto davvero un incredibile ruolo nel sollevare la questione della democrazia e di come faremo a governare questo paese, e le sue voci davvero stanno per mettersi ai tavoli, al cuore di tutte le nostre lotte. Penso che tutte le lotte si riuniscano sotto i diritti degli indigeni.
Noi siamo qui per voi, in difesa della terra; voi sarete con noi, in difesa dei nostri diritti?
Vedi il video: Storie di resistenza delle donne indigene

sabato 14 febbraio 2015

San Valentino accanto alle donne, ai gay, alla Terra: amore contro ogni razzismo e predazione, per i diritti

Oggi, San Valentino, è la giornata di #OneBillionRising: da 3 anni mobilitazione mondiale contro la violenza sulle donne. Qui gli eventi in tutta Italia. Oggi, San Valentino, è anche la giornata di piazzate d'amore per #UnAltroSI: campagna per uguali diritti promossa dalle associazioni gay. Oggi, San Valentino, è anche la giornata di #DivestmentDay: campagna per azioni urgenti per il clima promossa dalle associazioni ambientaliste. E oggi è anche giornata dei #lenzuolibianchi in solidarietà ai migranti. Oggi, San Valentino, è la giornata per il vero amore: e l'amore è uno solo. 
L'amore è uno solo. Noi, siamo Uno. E allora uniamoci! impariamo a fare più rete, una rete che ci sostenga tutti e tutte, che ci difenda dall'invadenza della distruzione. 
La visione del mondo per compartimenti stagni è fonte di caos mentale e di arroganza. L'arroganza è fonte di distruzione e di guerre. La divisione, basata sulla contrapposizione fra diritti, fedi, certezze granitiche, è la prima arma delle forze che tendono alla distruzione della democrazia.
Le piazze che oggi si stanno riempiendo nel mondo sono tante; e non sempre vicine: in tanti e tante vorremmo stare contemporaneamente in una, due, tre piazze diverse! ...peccato ci tocchi scegliere. 
Ora; da 3 anni #OneBillionRising, che nel 2013 è riuscita a sollevare 1 miliardo di persone nel mondo, per San Valentino chiama tutti e tutte alla mobilitazione globale contro la violenza. Quest'anno, però, anche le (benemerite) organizzazioni ambientaliste, e le (benemerite) organizzazioni per i diritti gay, hanno scelto questo giorno per chiamare all'amore per il Pianeta, e per i diritti; ottima scelta! Ma, proprio in questa giornata, entrambi hanno dimenticato di coordinarsi con le donne, di cercare un'alleanza. Perché?    
Ai gay va - da sempre - tutta la vera, profonda solidarietà delle donne. Una solidarietà dal di dentro: e non solo perché molte di NOI siamo LORO, ma perché le discriminazioni che colpiscono loro sono frutto dello STESSO patriarcato violento che colpisce noi
Al Pianeta, anche, va tutta la vera, profonda solidarietà e preoccupazione delle donne. 
Azioni urgenti per il clima! quale tema globale può esserci più caro? Nessuno, perché quello è il terreno stesso di tutti i temi. Perché noi siamo pianeta. E perché noi donne sappiamo che la violenza del potere e del profitto contro la Terra è la STESSA che colpisce il genere femminile.
Le grafiche che pubblichiamo qui, purtroppo, sono corrette/completate da noi. Quest'anno gli eventi sono stati organizzati, nelle piazze e sul web, senza interpellare le donne, e senza nessun coordinamento.
Non importa! sosteniamoci lo stesso gli uni con gli altri e con le altre.
Ma - anche - da questo istante in avanti, e per ogni azione futura, lanciamo un invito: facciamo più rete, uniamoci di più, non contrapponiamo diritti che sono, in tutto e per tutto, parte dello stesso diritto.
E' ora di alzare il tiro, e farlo guardando gli uni agli altri e alle altre - farlo di più... e a proposito, per la giornata di oggi un ringraziamento particolare ad Amnesty:

Perché diritti e lotta alla violenza sono la stessa cosa. E' ora di parlarci di più; ora di creare un solido asse fra gli attivismi.
Buon San Valentino!!!

domenica 11 maggio 2014

Fermiamo il matricidio. Salviamo #MadreTerra

Quando si parla di cambiamento climatico appare sempre come qualcosa di astratto: pochissimi davvero se ne preoccupano: troppo difficile realizzare di cosa si tratta davveroCerto, può aumentare la temperatura e alzarsi il livello del mare, ma che significa in realtà, per me personalmente, cosa significherà per i miei figli?
Possiamo farci un'idea su Un mondo sott’acqua: il sito (creato dalla piattaforma di crowdfunding ambientale Carbon Story), combina immagini di Google Street View con grafici a onde mostrando come l'innalzamento già in atto del livello del mare cambierebbe lo stato fisico di siti famosi, così come delle vie sotto casa nostra. Con ciò dà l'opportunità di comprendere concretamente di cosa si parla - sperando sempre più persone vogliano partecipare alla soluzione del problema; e un modo è attivarsi per compensare le emissioni utilizzando proprio le indicazioni Carbon Story, e di attivarsi nella comunicazione - ma soprattutto è ai politici e alle politiche che parliamo.
Alcune foto realizzate mostrano come si presenteranno, se non si frena la tendenza attuale, luoghi di monumenti famosi da Roma a Mosca, da Parigi a New York. Ma ancor più interessante è la funzione del sito che consente di visualizzare qualunque zona – anche quella sotto casa nostra – rendendo più concreta la percezione della realtà che ci aspetta.
In realtà la versione fornita non è scientifica, ma solo indicativa: perché non si basa su dati specifici locali del potenziale livello del mare, ma genera automaticamente, per ogni zona, un grafico di onda standard. Non rispecchia il diverso comportamento a seconda dell'altezza geografica: dunque alcune aree, nella realtà, potrebbero presentarsi molto più sommerse oppure meno. Per questo un altro strumento meno appariscente ma più preciso, il Surging Seas, stima dove e quanto salirà il livello del mare, fornendo per alcune città anche dati su densità di popolazione, valore delle proprietà e vulnerabilità sociale dei diversi quartieri.
Strumenti utili, perché guardare concretamente la direzione che ha preso il pianeta aiuta a capire: come riferito nel marzo scorso dal gruppo intergovernativo ONU sul cambiamento climatico, i cambiamenti in atto stanno già alzando il livello del mare e l’acidificazione degli oceani. Se lasciato incontrollato questo processo devasterà l'approvvigionamento di cibo scatenando ulteriore insicurezza alimentare e guerre nel mondo.
Non ne abbiamo ancora abbastanza di crisi, povertà e conflitti? Non è di questo che dovrebbero occuparsi i nostri governanti? Di dare sicurezza e pace?
Il futuro è fatto solo di questo: sicurezza e pace. Cose che non si ottengono venerando astrattamente l’idea di una “crescita” che non si può ottenere perpetuando sistemi volti a consolidare potere personale, concentrazione di ricchezze nelle mani di pochi, incremento di strumenti d’azione utili a farsi guerre l’un l’altro. Né ci consola la certezza che con noi sprofonderanno anche gli scranni dei politici, se continuerà la cieca politica predatoria che, sola, domina da sempre:
Pace. Salvaguardia del clima. Rispetto e difesa delle risorse. Salvezza delle foreste e del suolo. Libertà dei semi. Libertà alimentare. E – conditio sine qua non perché tutto questo sia perseguito e ottenuto: vera partecipazione femminile. Educazione, cultura del rispetto. 
Noi vogliamo questi temi in cima all’agenda: nessuno parli di equità e di crescita senza dimostrare di averci capito qualcosa e dunque di sapere dare, a tutto questo, vera priorità politica.
Non a caso questo post esce oggi, cosiddetta Festa della Mamma. A tutte le madri - naturali o adottive, auguri. A tutte le non-madri anche. Ma ricordiamo che abbiamo una sola madre che ci ha generato e ci ricomprende tutti: ed è Madre Terra.
Ottimo giorno, dopotutto, per invitare ad aprire gli occhi: fermiamo il matricidio.

venerdì 21 marzo 2014

L'inverno più caldo, le decisioni più urgenti: per il clima serve una svolta. Immediata

Strano inverno, vero? E di colpo è il 21 marzo, e tra ieri e oggi uno dei più importanti incontri per le decisioni - dalle relazioni internazionali al clima - che ci riguardano più da vicino: quelle che possono determinare salvezza o accelerazioni verso un baratro fin troppo annunciato. 
Entro il 2015 si decidono troppe cose, non possiamo confidare nei nostri "saggi" governi: tocca a noi tirare dal lato giusto - e fa piacere che una pioggia di suggerimenti stia investendo Renzi su twitter. Una preghiera: alziamo l'intensità di questi richiami. Partiamo da qui. Smettiamo di pensare che esista qualcosa, qualunque cosa, più rilevante o urgente del dare uno stop alla tragedia climatica. No pianeta, no tutto il resto.
Riflettiamo un momento. E' incredibile che siamo ancora tutti così inerti. Ma davvero crediamo che qualcuno ci salverà, se non lo facciamo noi stessi? che i potenti che hanno portato il pianeta a questo stato faranno qualcosa di serio per spontanea iniziativa..? No. Serve che le donne comprendano il rapporto fra condizione femminile e ambiente. Serve che le donne, per prime, non guardino più a obiettivi separati e coltivino visioni di insieme. Serve combattere il militarismo e farlo in una dimensione più consapevole. Serve che tutti i movimenti per i diritti e la pace si stringano intorno alle donne. Serve un nuovo asse fra tutti gli attivismi, che metta al centro madre terra. Serve tenersi attentamente aggiornati sui segnali positivi e la nascita di nuovi strumenti - e usarli. Serve capire che non si può più aspettare. 
Il momento di agire è adesso.
Qui le priorità dell'Europa secondo la presentazione di Barroso. Ma una cosa è ormai appurata: come documenta il video che vi presentiamo, quando gli enti ufficiali pongono obiettivi che sembrano ambiziosi, stiamo giocando già molto al ribasso. Tocca a noi - solo a noi - premere per correggere il tiro.