Visualizzazione post con etichetta sharia. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta sharia. Mostra tutti i post

domenica 11 gennaio 2015

Come Anonymous raccoglie la sfida del terrorismo islamista

Scade oggi, nel giorno della manifestazione internazionale di Parigi, il conto alla rovescia per l'operazione #OpCharlieHebdo, contro la propaganda violenta islamista, annunciata da Anonymous il giorno della strage. 
Prima di tutto Anonymous invitava a non fare confusione: il pericolo non sono i musulmani, ma quelli che usurpano concetti religiosi per imporre dittature - punto e basta. E poi il loro chiarissimo messaggio, indirizzato direttamente a Isis e Al Quaeda, così introdotto:
non lasciamo che siano morti invano. No al razzismo! no al terrorismo! no al terrore! si alla libertà di espressione e ai nostri diritti. Noi siamo Anonymous. Noi non dimentichiamo e non perdoniamo, contate su di noi. 

Ecco il testo completo:
Nel quadro dell'attentato di Charlie Hebdo, come vi avevamo già anticipato..
noi contiamo di far luce su tutti gli avvenimenti, e facendo omaggio a tutti i caduti innocenti noi, gli Anonymous di tutto il pianeta, abbiamo deciso di dichiarare guerra a voi terroristi. 

Vi braccheremo fino in fondo, per distruggervi ovunque voi siate, tra gli assassini di innocenti. Noi sorveglieremo tutte le vostre attività sulla web. Prendete atto che su tutte le reti voi non imporrete la vostra Sharia sulla nostra democrazia, e noi difensori della democrazia non permetteremo che la vostra stupidità uccida i nostri diritti e la nostra libertà di espressione: siete avvertiti. Aspettatevi la vostra distruzione. Noi vi seguiremo in massa, dappertutto sul pianeta, da nessuna parte sarete al sicuro; perché noi siamo Anonymous. Noi siamo gli occhi, noi non perdoniamo, non dimentichiamo, attendetevi la nostra vendetta.
La lista dei siti da attaccare è stata rapidamente pubblicata su Pastebin
e altrettanto velocemente rimossa. 
I primi a cadere, per mano di Anonymous, sono stati 2 importanti siti jihadisti; ad esempio…

Questo, peraltro.. poco fa è già riuscito a riassestarsi; ma non dubitiamo che la battaglia sia solo agli inizi.
L'operazione di caccia e hackeraggio ai siti del terrorismo islamista era stata immediatamente annunciata, il giorno stesso dell'attentato, con un video di bassa qualità, ma che ha raggiunto rapidamente milioni di visualizzazioni:



E questo il comunicato completo del  7 gennaio (apparso anch'esso su Pastebin, qui):

Anonymous #francophone // #OpCharlieHebdo 07/01/2015
Messaggio ai nemici della libertà d’espressione
Il 7 gennaio 2015, la libertà d’espressione ha subito un assalto disumano. Terroristi hanno fatto irruzione nei locali di una rivista e ucciso a sangue freddo disegnatori, giornalisti e poliziotti. Gli assassini sono ancora in fuga. Distrutti, scioccati, noi non possiamo restare inermi. È nostro dovere reagire. Prima di tutto vogliamo fare le nostre condoglianze alle famiglie delle vittime di questo atto laido e abietto. Siamo stati tutti molto colpiti dalla scomparsa di Cabu, Charb, Tignous e Wolinski: giganti dell’illustrazione che hanno lasciato, con il loro talento, un segno indelebile nella storia della stampa e  sono morti per la sua libertà. Né dimentichiamo le altre vittime uccise nell’attacco che si sono trovate sulla strada di questi assassini, come chi ancora lotta per la propria vita.
Ci sembra chiaro che certe persone non vogliono, in un mondo libero, il diritto inviolabile e sacro di esprimere, in qualsivoglia maniera, la propria opinione. Anonymous non permetterà mai che questo diritto sia minacciato dall’oscurantismo e dal bigottismo. Noi combatteremo sempre e dovunque i nemici della libertà d’espressione. Charlie Hebdo, realtà storica del giornalismo satirico, è stata presa come bersaglio. Anonymous ha il compito di ricordare a ogni cittadino che la libertà di stampa è uno dei prinicipi fondamentali dei paesi democratici. La libertà d’opinione, di esprimersi e di poter pubblicare articoli senza minacce né restrizioni è un diritto inalienabile. Anonymous ha sempre combattutto gli oppositori di questo diritto e non ammetterà mai che un individuo sia ucciso laidamente per aver pubblicato un articolo, un disegno, un’opinione...
La libertà di espressione e d’opinione è una cosa che non siamo disposti a negoziare, attaccare questa libertà è attaccare la democrazia stessa. Aspettatevi una reazione massiccia e frontale da parte nostra perché la battaglia per la difesa di queste libertà è la base stessa del nostro movimento.
Noi siamo legione. 
Noi non dimentichiamo. 
Noi non perdoniamo. 
Temeteci.

Tutti gli aggiornamenti, se siete interessat* a conoscerli, iscrivendovi e seguendo la chat di Anonymous a questo indirizzo.

sabato 24 maggio 2014

Finalmente l'appello musulmano contro la brutalità islamista. Ma serve una svolta che si avrà solo grazie alle donne

E’ una svolta epocale - possiamo dirlo – benché alquanto tardiva; e anche se non sappiamo ancora quale peso e seguito potrà avere... proprio perché in ritardo. Ma finalmente le più alte autorità islamiche nigeriane mandano un segnale deciso contro la brutalità di Boko Haram, mettendo così il dito sulla piaga dell’offensiva islamista – cioè del progetto politico che, ammantandosi di “religione”, impone sistemi autoritari e schiavizzanti. Svolta che, ne siamo certe, si deve in primis alla dura battaglia delle donne africane, le quali – come scrive Leymah Gbowee - si sono attivate in Nigeria e in tutto il continente per portare all’attenzione del mondo il recente (ennesimo) rapimento di centinaia di ragazze. Ed ecco: i leader musulmani nigeriani sono convocati alla moschea centrale di Abuja, dal sultano di Sokoto, per una giornata nazionale di preghiera contro l’ascesa dei sanguinari leader islamisti quali Boko Haram. 
La convocazione (per domenica 25 maggio), annunciata venerdi da Muhammad Sa' ad Abubakar III, invita a partecipare il vicepresidente Namadi Sambo e tutti i governatori musulmani della Nigeria: "il National Muslims Prayers for Peace and Security in Nigeria intende aiutare il paese a superare le attuali sfide alla sicurezza”. Invito ripreso da diversi giornali nazionali e rilanciato in tutto il mondo. Certo, ufficialmente l’azione non è stata presa sotto la spinta delle donne: la chiamata segue a una lettera aperta indirizzata al sultano da un uomo, l’attivista Shehu Sani, il quale ha chiesto alla maggiore autorità religiosa di fare di più per aiutare la liberazione delle studentesse rapite in massa lo scorso 14 aprile: “Le ragazze di Chibok hanno pistole puntate alla testa e catene alle mani; su di noi incombe la spada dei posteri. I religiosi nigeriani, specialmente nel nord, dovrebbero muoversi al di là delle preghiere e attivarsi autonomamente per raggiungere gli insorti e trattare il rientro in sicurezza di queste ragazze". E incide il fatto che Boko Haram minaccia ora le antiche monarchie islamiche, tra cui quella del sultano di Sokoto: contro queste autorità religiose ha già sferrato attacchi mortali, accusandole di tradimento dell’Islam. Lecito dunque dubitare, oggi, dell’efficacia che avrà questa azione, dopo che per tanto tempo l'orrenda violenza in nome della religione è stata tollerata – e spesso strumentalizzata - al punto di consentirle di andare fuori controllo. La sola speranza è che i musulmani di tutto il mondo smettano di avere paura e prendano in mano con decisione la difesa della tolleranza, della pace e del rispetto delle donne come valori di base da promuovere nelle rispettive interpretazioni religiose.
Ma se questo accadrà lo dovremo alle donne: la vera forza della resistenza resta in mano a loro, le sole che – pur schiacciate da repressioni durissime - abbiano dimostrato di saper dare vita a un soggetto collettivo, liquido quanto potente, in grado di non farsi piegare dalla paura.
In paesi martoriati come l’Africa, sono loro le più coraggiose resistenti e solutrici dei conflitti: le donne cristiane e musulmane, che sempre più collaborano attivamente reciprocamente. E che ottengono rilevanti successi politici, benché sistematicamente ignorati dall'informazione: il loro ruolo, nonostante sia sottostimato e non incoraggiato, cresce inesorabile. Da Lola Shoneyin a Solange Lusiku, fino alle moltissime che rischiano nell'anonimato… è a loro che bisogna ricorrere! A loro la nostra riconoscenza. Da loro verrà la soluzione. 





lunedì 22 luglio 2013

Emirati: liberata Marte, nel mondo restano da liberare milioni e milioni di altre donne

Indignarsi, protestare serve! Sia chiaro: lo stupro impunito e con l'incoraggiamento dello Stato, avviene tutti i giorni negli Emirati Arabi (e in tutti i paesi con legislazioni simili). Che ne sarà stato, ad esempio, di questa ragazza inglese? e di tutte quelle che, non essendo straniere, non si saprà mai nulla? Ma - almeno questa volta - gli Emirati Arabi, temendo la ricaduta infamante della notizia, hanno fatto cadere le accuse contro Marta Dalelv. Le reazioni indignate sarebbero state molto pericolose, infatti, in vista della candidatura di quel paese all’Expo del 2020, presentata come di “alto profilo”. 
La notizia viene dall'agenzia AP, che paradossalmente titola la sua nota “Dubai perdona la donna al centro di una controversia per stupro” – come se, effettivamente, ci fosse qualcosa da perdonare a Marte, e non, invece, l’indecente gragnuola di delitti commessi contro di lei. 

"E’ un grande giorno, sono molto felice, mi hanno restituito la mia vita", ha dichiarato Marte. Ma è un grande giorno anche per altre ragioni. La cosa importante per tutte e tutti noi, infatti, è che l’allucinante vicenda ha alzato il velo in modo più efficace del solito sul segreto di Pulcinella della barbarie dei codici legali islamici che regolano le leggi negli Emirati (come in Arabia Saudita e in molti altri posti) - a dispetto dell’immagine “friendly” che molti paesi (Emirati in testa) presentano all’Occidente, nel fitto intreccio di interessi economici e turistici su cui viene costruita l’immagine pubblica.
Il ministro degli Esteri norvegese, Espen Barth Eide, ha twittato un ringraziamento a tutti coloro che si sono mobilitati per aiutare, e ha spiegato all’agenzia di stampa NTB che ciò che più ha aiutato Marte è stata insieme alle pressioni diplomatiche, l'attenzione dei media internazionali. Nelle trattative la Norvegia ha anche ricordato agli Emirati Arabi Uniti gli obblighi previsti dagli accordi ONU riguardo a indagare seriamente gli episodi di violenza contro le donne; e ha precisato: "negli Emirati Arabi Uniti e in Dubai la società è in rapido cambiamento. Questa decisione non riguarda solo Marte Dalelv, ma deve servire come campanello d'allarme per quanto riguarda la situazione giuridica in molti altri paesi. Abbiamo detto molto chiaramente ciò che pensiamo di questo verdetto e del fatto che si finisca accusati e condannati per aver segnalato un abuso”.
A Londra, un gruppo di difesa dei diritti che monitora la situazione negli Emirati Arabi Uniti ha esortato le autorità a cambiare le leggi in modo che "le vittime siano protette, sia agevole segnalare i crimini e si metta la giustizia in grado di perseguirli." Rori Donaghy (portavoce del Centro degli Emirati per i Diritti Umani) ha dichiarato: "siamo lieti che Marte possa tornare a casa, ma la presentazione della notizia come un ‘perdono’ richiama ancora il concetto che lei sia colpevole di un crimine. Finché non saranno modificate le leggi attuali, le vittime di violenza sessuale negli Emirati Arabi Uniti continueranno a soffrire come adesso e dovremo vedere altri casi come questo".
E allora le proteste non devono finire, con la liberazione di Marte. Il mondo brulica di inferni in cui le leggi sono fatte solo da uomini, a esclusivo uso e consumo di un’idea di mascolinità padrona e abusante – e dunque dove le donne sono perseguitate e schiavizzate a tutti i livelli (e dove sono perseguitate, con loro, tutte le persone che non si adeguano al modello eterosessuale): per legge, per dettami religiosi, per consuetudine. Questo nulla toglie al fatto che le donne sono vessate in tutto il mondo - anche nei cosiddetti paesi occidentali. Ma esiste una specificità legata alle LEGGI vigenti che platealmente e apertamente discriminano le donne, che è senz'altro i livello più urgente da affrontare.
E – molto in tema con tutto ciò – vi lasciamo a questo LINK un dossier in cui trovate interessanti notizie.