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martedì 21 marzo 2017

Sessismo e razzismo in Rai: Parliamone Subito

Mogli come buoi alla Fiera dell'est del servizio pubblico. "Parliamone Sabato" è stata chiusa, soppressa per razzismo e sessismo (e anche per idiozia). La decisione di Antonio Campo Dall'Orto, direttore generale della Rai è arrivata dopo le scuse di Andrea Fabiani, presidente di Rai 1, e di Monica Maggioni, presidente Rai che si era detta offesa come donna, per i contenuti della defunta trasmissione. La puntata intitolata: "La minaccia arriva dall'est. Gli uomini preferiscono le straniere". Sottotitolo: "Sono ruba mariti o mogli perfette"?   andata in onda sabato scorso con un penoso siparietto tra  Perego, gli  ospiti  e una grafica che  illustrava “la qualità delle donne dell’est” ha suscitato indignate proteste  e petizioni. 

Ne ha parlato anche la stampa spagnola e probabilmente la notizia approderà su altre testate straniere. La rete Non Una di meno ha subito organizzato il flashmob “Rai ma che fai? Parliamone subito e mercoledì 22 marzo alle 14 (viale Mazzini, 14 Roma) davanti alla sede della Rai ci sarà una protesta per dire basta agli stereotipi sessisti e razzisti e alle narrazioni tossiche.
Il ritratto della donna perfetta secondo la Rai? Essere sottomessa, brava donna di casa, fattrice, avvenente, disponibile a perdonare tradimenti e acquiescente. Un po’ santa, un po’ puttana, un po’ colf.  L'ibrido tra l’Anastasia di 50 sfumature di grigio, un efficiente elettrodomestico e  una wonder woman dedita alla soddisfazione delle aspettative maschili,  vivrebbe soprattutto nei Paesi dell’Est. La narrazione degradante e umiliante delle donne e in particolare delle donne dell’est, tra sessismo, misoginia e razzismo sarebbe stata ispirata, escludendo gli abitudinari avventori ubriachi del solito bar sport, dal sito Oltreuomo (o la sua  pagina Facebook dove si possono leggere edificanti contenuti quali “Perché la ragazza che non si mette in tiro fa decollare gli uccelli degli uomini”) e dal post “Venti motivi per farsi una ragazza dell’est”.  I sei punti illustrati nella grafica del programma Rai sarebbero stati la sintesi di quella ventina di motivazioni (Come ha suggerito Domenico Naso in un post sul Fatto quotidiano). Non si tratta di un sito satirico o ironico come qualcuno, prendendo una svista, ha scritto, ma di un sito che fa del sessismo qualcosa di cui ridere. Vizio di una sottocultura italiana che ha trova da decenni, ampio spazio in tivvù. Scrive Monica Lanfranco sul Fatto quotidiano: "Come nel 2009 dimostrò il profetico documentario di Lorella Zanardo, Il corpo delle donne, è stata la tv a veicolare per oltre due decenni stereotipi e luoghi comuni sessisti in programmi definiti di intrattenimento zeppi di volgarità, doppi sensi sempre e noiosamente a sfondo sessuale, reiterando l’allegro adagio di mogli e buoi dei paesi tuoi come leit motiv di fondo, perché l’imperativo fatti una risata è stato ed è il collante politico trasversale del paese del sole, mozzarella e mandolino".
il sito Oltre uomo
Cattura
Non sono trascorse nemmeno due settimane dallo sciopero delle donne organizzato l’8 marzo  dalla rete Non una di meno insieme ad un movimento mondiale che in  50 Paesi ha portato nelle strade milioni di manifestanti per rivendicare diritti, libertà dalla violenza, lotta agli stereotipi, alle discriminazioni e al sessismo che la televisione pubblica italiana  gioca con un nostalgico immaginario sessista, razzista, stupido e volgare, degno del ventennio fascista. I diritti e la dignità delle  donne? Questioni leggere, da poter piegare alle esigenze di una sterile caccia allo share solleticando il basso ventre del pubblico. Tutto questo in violazione del codice etico della Rai e della Convenzione di Istanbul che invitano  ad assumere un ruolo responsabile per essere parte attiva di un cambiamento culturale.
Lorella Zanardo - che si occupa da più di un decennio del linguaggio della televisione italiana - scrive sulla pagina Facebook de Il corpo delle donne che: "non capisce i motivi dello scandalo. La televisione italiana è così da dieci anni. Lo abbiamo denunciato con un documentario e meglio di così non si poteva dire. Perché non ci siamo limitati alle grida che durano un giorno, abbiamo reso noto il pogrom che viene compiuto nei confronti delle donne. Non serve gridare allo scandalo. Serve rifondare la RAI. Chiedere alla Commissione di Vigilanza che cavolo fa tutto il giorno. Chiedere che la RAI non sia più lottizzata dai partiti. Che il profitto non sia più l'unico obiettivo. Che il terzo articolo della Costituzione sia rispettato e di conseguenza le donne. Serve riflettere che via Berlusconi, la RAI continua a promuovere programmi sessisti. Di immagini come quelle che girano sul web oggi ne abbiamo schedate centinaia. Su queste si basano i nostri corsi da anni, sulla loro analisi e destrutturazione. Avanti. La protesta va costruita bene”.
Lorella Zanardo
Ciliegina sulla torta: ieri sera il giornalista sportivo, Ivan Zazzaroni ha detto a Patrizia Panìco, neo allenatrice degli Azzurri under 16 (prima donna nella storia del calcio), che la sua nomina è "solo un'operazione di marketing", asserendo che una donna non possa allenare il calcio maschile
No. Chiudere una trasmissione non basta!
(pubblicato anche su Navigando in Genere) 

domenica 17 luglio 2016

Il fanatismo islamico, i killer dell'Isis, il razzismo fascista e l'invasione delle meduse giganti

Per la serie cercare i nessi. Dopo l'ennesima strage islamista ecco gli ennesimi post grondanti revanscismo fascista; ad esempio:


Idee grondanti anche ignoranza e atroce stupidità; perché è proprio vero che solo una politica di pace può sconfiggere il terrorismo

Davanti a queste reazioni dovremmo sempre ricordare l’istruttiva storia della medusa di Nomura, e cioè di quando nel Mar del Giappone ci furono le prime invasioni di meduse giganti. Si tratta in effetti di una temibile medusa (Stomolophus nomurai), scoperta nel 1920 nel Mar della Cina, che può raggiungere diametri di oltre un metro e pesi fra i 100 e i 200 kg. 



Ora, anche a causa del riscaldamento climatico, il ripetersi di  invasioni di questi grossi invertebrati si fa sempre più frequente nelle acque costiere giapponesi. Una tragedia per i pescatori che, sempre più spesso, se ne ritrovano le reti piene e inquinate, il loro veleno infatti contamina i pesci rendendoli non più commestibili. 

Nel tentativo di liberarsene i pescatori hanno dunque iniziato a maciullare le meduse colpendole dalle barche con dei bastoni: esattamente la strategia che vantano tutti i vari Trump, Le Pen, Strache & Co, inclusi i Trump de noantri, come Salvini. 
E sono state sconfitte, da questa virile determinazione, le meduse giganti? Macché. Quelle cretine, anziché diminuire, hanno iniziato ad aumentare esponenzialmente.



Ma come è possibile? ma che vogliono? che gli ha preso?
Ecco cosa: gli ittiologi hanno poi scoperto che quando queste creature vengono colpite brutalmente, reagiscono scatenando a mille il proprio meccanismo riproduttivo: subito le femmine rilasciano tutte le uova e i maschi tutti gli spermatozoi. 

Gli intelligenti uomini, dunque, nella partita hanno avuto la peggio: convinti di sterminarle, hanno finito per causare la loro riproduzione sempre più intensa e veloce, finendo per diventare ancora più schiavi del problema di cui si volevano liberare.

Ed è la stessa, identica cosa con la violenza sociale e politica o religiosa; da dovunque sembri provenire; benché la resistenza anche armata sia la sola opzione, in determinate condizioni, radicalizzare la violenza non è mai la soluzione per ridurre il tasso di violenza; non è mai la guerra che può sconfiggere la guerra. E’ per questo che il fondamentalismo e il razzismo fascista sono parenti e strettamente alleati fra loro. 

Non ci vuole un genio per capire quanto sarebbero diverse le cose oggi se da sempre - ma basterebbe dalla prima guerra del Golfo Persico in avanti! anziché spendere trilioni di triliardi di dollari ed euro in armi e rappresaglie - o anziché solo in quelle - si fosse investito anche in assistenza ai civili, educazione, arte e creatività, ricostruzioni, politiche di pace e di amicizia con quelle popolazioni devastate. 
No, si investiva solo in business (e dunque in corruzione); portando nei luoghi di guerra ancora più violenza, guardando allo stupro come a qualcosa di veniale, e del resto impossibile da debellare (non è la piaga più antica del mondo? e ci sono - sempre - problemi più gravi, no?). E mentre si crivellava tutto si stringevano gli affari più solidi con paesi come l'Arabia Saudita, cha sua volta esportava trilioni di dollari in tutte le periferie del mondo per "assistere" le persone disperate, e (loro si!) "investire in educazione": e cioè aprire in modo capillare una Madrassa dopo l'altra, cosiddette scuole coraniche che tirano su i bambini, fin da piccoli, come fanatici, gente imbottita di dolore e di rabbia, assetata di violenza e pronta a tutto per ristabilire l'ordine contro l'ingiustizia che leggono a senso unico (proprio come i fascisti di cui sopra). 

E così, oggi cos'è cambiato? nelle intelligenti politiche dominanti, niente. Nel mondo è cambiato che le meduse giganti dell'orrore straripano e non si possono più contenere, perché non ci sono più "Paesi", Stati ed eserciti regolari, che si contrastano, ma la guerra è penetrata nel sangue dei singoli, dilagando come un virus. Sono miriadi di singoli, gravemente malati, che muovono guerra ai loro simili e al resto del mondo come fossero Stati, mettendo in campo il loro singolo esercito armato: di tritolo oppure di un tir, come a Nizza; tutto fa brodo.


Ma quelli che gridano cazzate ignoranti, che ne sanno della storia?? 
L’ignoranza è la causa di tutti i mali, del resto; come insegna il buddismo. Ma essendo ignoranti, gli ignoranti continueranno a non saperlo.

Non perdiamo la speranza, perché esistono anche quelli che, invece che dalla pancia e dalle budella, si fanno guidare, nei loro pensieri, anche dal cuore e dal cervello; quindi alle vere soluzioni non smettono di pensare. Vedi ad esempio, sempre a proposito delle invasioni di meduse:


Teniamo saldi i nervi, e stiamo fra quelli.

lunedì 18 gennaio 2016

Stupro arma di guerra. Anche a Colonia. Della guerra patriarcale sessista e razzista

Siamo state in attesa tanti giorni, leggendo ogni giorno cosa si dice di Colonia. Che per chi scrive (fra le altre molte cose), altro non è che il banale debutto di una delle più tradizionali armi di conflitto: lo stupro contro le donne, sulla scena ufficiale e internazionale della (nuova) guerra trasversale e diffusa.


Nel cuore delle città europee sono atterrate ormai da tempo le altrettanto tradizionali bombe, stupirebbe che il conflitto diffuso si limitasse a questo, rinunciando a uno dei suoi strumenti più atroci ed efficaci. Due anni fa fu presentata una mozione, al nostro Senato, contro questo diffuso crimine; chissà che ne è stato, poi. Tornando alle tante cose lette, la cosa che più stupisce, nelle decine e decine di articoli usciti nelle ultime settimane, è lo spezzettarsi della scena nei più disparati punti di vista, ciascuno sorretto da una logica la quale dimostra a sua volta qualcosa - ma le legittime riflessioni che ne scaturiscono conducono sempre a qualcosa di parziale. Come parziale è quello che si vede guardando una stanza dal buco della serratura. Vorremmo allora tirare alcuni fili per contribuire a legare fra loro questi pezzi, partendo da una premessa sulla cosa fondamentale, la cosa che sta lì, sotto gli occhi di tutti, e che eppure è tanto difficile vedere. E che è questa: i cori di indignazione razzista che si levano contro gli "immigrati" che stuprano sono animati più da risentimento verso lo straniero che osa toccare la proprietà (le "nostre donne") che non da reale rispetto verso le donne stesse. Per questo quel tipo di indignazione non sa andare al cuore del problema, ma anzi si muove su un terreno sostanzialmente complice. Sessismo e razzismo, infatti, sono sfumature dello stesso imprinting patriarcale, quello del dominio.
E in ogni società patriarcale lo stupro è stato da sempre una sorta di sport internazionale, molto duro a sradicare; anzi, è ora di dirlo: lo stupro è addirittura il fondamento stesso (anche) della “nobile” civiltà occidentale che tanto si adonta dell’inciviltà dello straniero



Non dubitiamo, infatti, che fra i bravi maschi bianchi e razzisti (di Colonia come di casa nostra e di ovunque), che gridano allo scandalo, di stupratori e violenti contro le donne ce ne siano moltissimi.
Che fare, allora, l’aspetto dell’immigrazione e, soprattutto, della propaganda islamista, non c’entrano? negare l’evidenza? C’è chi lo fa tranquillamente; vedi nel caso lo strabiliante pezzo di Giulietto Chiesa che sale sul podio per spiegare a una certa Nicoletta “cosa succede a Colonia e a Parigi”: niente; a Colonia non è successo niente, solamente una montatura mediatica. Punto e basta; nessun’altra spiegazione, nessuna evidenza a riprova di questo “nulla”. Il fatto che ci sia “chi vuole far salire l’isteria (piace particolarmente, qui, la scelta accurata anche del termine isteria, ndr) della gente per evidenti ragioni politiche, cioè per abituare il cittadino a un clima xenofobo” (fatto perfettamente vero, peraltro) per lui è sufficiente a dimostrare che le centinaia di donne che hanno denunciato si siano volute solo togliere uno sfizio, quelle borghesi razziste e viziate in cerca di emozioni, cretine.
“Nessuna prova”, decide in seguito alle sue personali indagini. Le donne non sono morte, dunque che prove ci sono? (e vien da chiedersi se siano morti poi davvero i parigini al Bataclan, forse è un complotto anche quello).
Nossignore. Qualcosa è successo. Lo stupro è emblema della guerra, e il Taharrush una declinazione dello stupro (che da sport endemico è assurta ad atto politico conclamato nel 2011), e il corpo delle donne un primario campo del conflitto.


Detto ciò, a Colonia il Taharrush è sbarcato in modo non casuale perché la guerra si è spostata anche qui (e sia chiaro, dove c'è guerra, c'è chi ci sguazza: gli avversari sono spesso complici). E si, anche perché c’è un problema culturale, come sempre: un (nuovo) problema culturale che si innesta sull’atavico problema culturale, peggiorando le cose.
Di questo Waris Dirie, somala, a suo tempo mutilata e poi fuggita dal suo paese, e che ha dedicato la sua vita alla lotta contro le mutilazioni, avverte da anni e anni. Avverte i politici e le istituzioni; eppure gli esperimenti per una formazione e informazione delle persone immigrate che faciliti il dialogo, e l’integrazione, si contano sulle punta delle dita. E sai che c'è? i fascistoni razzistoni fanno a gara a stroncarli con articoli dileggianti e sarcastici. E invece sono un punto di partenza senza il quale ci siamo già persi e almeno lei lo dice: da somala, e musulmana, e mutilata, e fuggita e immigrata, almeno lei può dirlo.


Sostituisci, nel suo discorso, il termine "mutilazioni genitali" con stupro - o delitto d'onore, o altre violenze contro le donne, e il significato è chiaro.
Anche lo scrittore Kamel Daoud - da musulmano, e da maschio, e da algerino, può permettersi di dire quanto siamo stupidi e miopi: “del rifugiato vediamo lo status, non la cultura. E così l'accoglienza si limita a burocrazia e carità, senza tenere conto dei pregiudizi culturali e delle trappole religiose (…) Gli immigrati che accogliamo se la prendono con le nostre donne, aggredendole e stuprandole; nozione che la destra e l'estrema destra non tralasciano mai di enfatizzare quando si pronunciano contro l'accoglienza ai rifugiati. Ma in Occidente il rifugiato o l'immigrato non patteggerà facilmente con la propria cultura, e di ciò ci dimentichiamo con sdegno. Quella cultura è ciò che gli resta di fronte a sradicamento e traumi provocati in lui dalla nuova terra. In alcuni casi il rapporto con la donna  -  fondamentale per la modernità dell'Occidente  -  rimarrà incomprensibile a lungo, e ne negozierà i termini per paura, compromesso o desiderio di conservare la propria cultura. E tutto ciò può cambiare solo molto lentamente. Le adozioni collettive peccano di ingenuità, limitandosi a risolvere i problemi burocratici ed esplicandosi attraverso la carità. Il rifugiato è dunque un selvaggio? No. È semplicemente diverso, e munirlo di pezzi di carta e offrirgli un giaciglio collettivo non può bastare a scaricarci la coscienza. (E qui Daoud rivela la stessa, identica, consapevolezza che fa parlare Waris Dirie, ndr): l’Altro proviene da quel vasto universo di dolori e atrocità che è la povertà sessuale nel mondo arabo-musulmano. Accoglierlo non basta a risolverlo. Il rapporto con la donna rappresenta il nodo gordiano nel mondo di Allah. La donna è negata, uccisa, velata, rinchiusa o posseduta. È l'incarnazione di un desiderio necessario, e per questo ritenuta colpevole di un crimine orribile: la vita. Una convinzione condivisa, che negli islamisti appare palese. Poiché la donna è donatrice di vita e la vita è una perdita di tempo, la donna è assimilabile alla perdita dell'anima. Il corpo della donna è il luogo pubblico della cultura: appartiene a tutti, ma non a lei. Qualche anno fa, a proposito dell'immagine della donna nel mondo cosiddetto arabo si scrisse: La donna è la posta in gioco, senza volerlo. Sacralità, senza rispetto della propria persona. Onore per tutti, ad eccezione del proprio. Desiderio di tutti, senza un desiderio proprio. Il suo corpo è il luogo in cui tutti si incontrano, escludendola. Il passaggio alla vita che impedisce a lei stessa di vivere. È questa libertà che il rifugiato, l'immigrato, desidera ma non accetta. L'Occidente è visto attraverso il corpo della donna: la libertà femminile è vista attraverso la categoria religiosa di ciò che è lecito o della virtù. Il corpo della donna non è visto come luogo stesso di libertà (in Occidente valore fondamentale), ma di degrado. Per questo lo si vuole ridurre a qualcosa da possedere o da velare. La libertà di cui la donna gode in Occidente non è vista come ragione della supremazia occidentale, ma come un capriccio del culto occidentale della libertà. E i colpevoli sono immigrati arrivati da tempo o rifugiati recenti? Appartengono a organizzazioni criminali o sono semplici teppisti? Per delirare con coerenza non si aspetterà che queste domande abbiano risposta. Intanto i fatti hanno già riaperto il dibattito sull'opportunità di rispondere alle miserie del mondo accogliendo o asserragliandosi”. (il pezzo completo qui).
Giusto, non nascondersi dietro un dito, per timore di apparire razzisti.
Giusto, andare il 4 febbraio a Colonia a manifestare. Contro il sessismo e contro il razzismo. A quelle che dicono “preoccupiamoci della violenza in Italia”: la sola cosa da rispondere è che la violenza in Italia non è diversa o separata dalla violenza in Germania, o in Piazza Tahrir. Serve la risposta come gruppo, collettiva e rivolta al’intera umanità: una risposta che dica rigore, resistenza e rivolta, contro la cultura della violenza da qualunque parte venga, e contro lo stupro quale sua espressione, e contro lo stupro come arma di guerra.
Ma anche che non vogliamo un’Europa di fili spinati: perché non servirebbero a niente, come non serve a niente respingere con una pistola un formicaio. Ma anche perché noi siamo anche ognuna di quelle donne che premono disperate alle frontiere.
Perché sessismo e razzismo sono sfumature dello stesso imprinting patriarcale, quello del dominio.






domenica 11 gennaio 2015

Come Anonymous raccoglie la sfida del terrorismo islamista

Scade oggi, nel giorno della manifestazione internazionale di Parigi, il conto alla rovescia per l'operazione #OpCharlieHebdo, contro la propaganda violenta islamista, annunciata da Anonymous il giorno della strage. 
Prima di tutto Anonymous invitava a non fare confusione: il pericolo non sono i musulmani, ma quelli che usurpano concetti religiosi per imporre dittature - punto e basta. E poi il loro chiarissimo messaggio, indirizzato direttamente a Isis e Al Quaeda, così introdotto:
non lasciamo che siano morti invano. No al razzismo! no al terrorismo! no al terrore! si alla libertà di espressione e ai nostri diritti. Noi siamo Anonymous. Noi non dimentichiamo e non perdoniamo, contate su di noi. 

Ecco il testo completo:
Nel quadro dell'attentato di Charlie Hebdo, come vi avevamo già anticipato..
noi contiamo di far luce su tutti gli avvenimenti, e facendo omaggio a tutti i caduti innocenti noi, gli Anonymous di tutto il pianeta, abbiamo deciso di dichiarare guerra a voi terroristi. 

Vi braccheremo fino in fondo, per distruggervi ovunque voi siate, tra gli assassini di innocenti. Noi sorveglieremo tutte le vostre attività sulla web. Prendete atto che su tutte le reti voi non imporrete la vostra Sharia sulla nostra democrazia, e noi difensori della democrazia non permetteremo che la vostra stupidità uccida i nostri diritti e la nostra libertà di espressione: siete avvertiti. Aspettatevi la vostra distruzione. Noi vi seguiremo in massa, dappertutto sul pianeta, da nessuna parte sarete al sicuro; perché noi siamo Anonymous. Noi siamo gli occhi, noi non perdoniamo, non dimentichiamo, attendetevi la nostra vendetta.
La lista dei siti da attaccare è stata rapidamente pubblicata su Pastebin
e altrettanto velocemente rimossa. 
I primi a cadere, per mano di Anonymous, sono stati 2 importanti siti jihadisti; ad esempio…

Questo, peraltro.. poco fa è già riuscito a riassestarsi; ma non dubitiamo che la battaglia sia solo agli inizi.
L'operazione di caccia e hackeraggio ai siti del terrorismo islamista era stata immediatamente annunciata, il giorno stesso dell'attentato, con un video di bassa qualità, ma che ha raggiunto rapidamente milioni di visualizzazioni:



E questo il comunicato completo del  7 gennaio (apparso anch'esso su Pastebin, qui):

Anonymous #francophone // #OpCharlieHebdo 07/01/2015
Messaggio ai nemici della libertà d’espressione
Il 7 gennaio 2015, la libertà d’espressione ha subito un assalto disumano. Terroristi hanno fatto irruzione nei locali di una rivista e ucciso a sangue freddo disegnatori, giornalisti e poliziotti. Gli assassini sono ancora in fuga. Distrutti, scioccati, noi non possiamo restare inermi. È nostro dovere reagire. Prima di tutto vogliamo fare le nostre condoglianze alle famiglie delle vittime di questo atto laido e abietto. Siamo stati tutti molto colpiti dalla scomparsa di Cabu, Charb, Tignous e Wolinski: giganti dell’illustrazione che hanno lasciato, con il loro talento, un segno indelebile nella storia della stampa e  sono morti per la sua libertà. Né dimentichiamo le altre vittime uccise nell’attacco che si sono trovate sulla strada di questi assassini, come chi ancora lotta per la propria vita.
Ci sembra chiaro che certe persone non vogliono, in un mondo libero, il diritto inviolabile e sacro di esprimere, in qualsivoglia maniera, la propria opinione. Anonymous non permetterà mai che questo diritto sia minacciato dall’oscurantismo e dal bigottismo. Noi combatteremo sempre e dovunque i nemici della libertà d’espressione. Charlie Hebdo, realtà storica del giornalismo satirico, è stata presa come bersaglio. Anonymous ha il compito di ricordare a ogni cittadino che la libertà di stampa è uno dei prinicipi fondamentali dei paesi democratici. La libertà d’opinione, di esprimersi e di poter pubblicare articoli senza minacce né restrizioni è un diritto inalienabile. Anonymous ha sempre combattutto gli oppositori di questo diritto e non ammetterà mai che un individuo sia ucciso laidamente per aver pubblicato un articolo, un disegno, un’opinione...
La libertà di espressione e d’opinione è una cosa che non siamo disposti a negoziare, attaccare questa libertà è attaccare la democrazia stessa. Aspettatevi una reazione massiccia e frontale da parte nostra perché la battaglia per la difesa di queste libertà è la base stessa del nostro movimento.
Noi siamo legione. 
Noi non dimentichiamo. 
Noi non perdoniamo. 
Temeteci.

Tutti gli aggiornamenti, se siete interessat* a conoscerli, iscrivendovi e seguendo la chat di Anonymous a questo indirizzo.