Se un tempo i quotidiani aspettavano i titoli dei tg per calibrare prime pagine e notizie scelte, ora parte spesso dai social-network la gerarchia dei temi caldi: in tempeste di commenti pro e contro. Così una “foto politica” in costume da bagno (della responsabile comunicazione della lista Tsipras, Paola Bacchiddu), fa scorrere fiumi di inchiostro - in reazioni che stupiscono più del post in sè, apparso nel profilo fb che, anche se usato per scopi pubblici, è pur sempre un ambito privato o quasi. Perché ci sono temi su cui non si può aspirare al pensiero unico. E’ legittimo ad esempio che non tutt* siano d’accordo a usare il corpo femminile come fanno le femen, ma resta legittimo anche pensare che una cosa è vendere il corpo per pubblicità sessiste, un’altra usarlo come manifesto per le proprie battaglie. Fino a che punto, davvero, si possono sindacare simili scelte?
E non sarà un tantino eccessivo trasformare un appello che si voleva ironico - ancorché politically incorrect - in una battaglia per la liberazione del corpo femminile o contro il suo bieco sfruttamento? Forse dovremmo guardarci da esasperate discussioni tra donne presuntamente per bene o per male (belle e libere le prime, brutte, bigotte e suore le seconde)… Le battaglie alla Eva contro Eva non dovrebbero appassionarci, per la stessa ragione per cui vi sguazzano felici i misogini di sempre.
Sì, noi cerchiamo unione, punti di incontro e spiragli per scenari nuovi: in questa (quasi disperata) ricerca dell’ago nel pagliaio pare autolesionista sprecare tante energie nello schierarsi animoso fra due posizioni che finiscono per spostare il dibattito molto fuori dal tema (i programmi!): tra chi, da un lato, demonizza la scelta nudista di Paola Bacchidda e dall’altro chi per reazione, la osanna come liberatoria. Specie se nel farlo pesta “contro le femministe”, presunte moraliste e isteriche, ça va sans dire. Nossignori: le femministe sono pilastro di una cultura veramente libertaria. Perciò non dovrebbero (non dovremmo) cadere nella trappola di comminare pene capitali a scelte su cui è lecito avere posizioni diverse. In questo caso il messaggio incriminato, a maggior ragione perché esposto su un profilo privato, c’è da capire sia legittimo – nello stesso tempo non gli si può attribuire l’audacia rivoluzionaria del gesto nudista da parte di blogger che si battono contro l’integralismo islamico o, andando indietro nel tempo, delle femministe che combattevano contro un moralismo paralizzante.
La contestata provocazione di Paola Bacchiddu dà comunque spunti per riflessioni e critiche interessanti, da quella di Sabina Ambrogi a quella di Monica Lanfranco … da Elettra Deiana a Marina Terragni - ma alla fine notiamo che ha acceso dibattiti (a volte inutilmente divisivi) ma ancora senza accendere abbastanza i riflettori sul programma e sulle idee della lista relativa. Semplicemente perché sui media non troviamo tracce da tempo di programmi e idee. Il che vale per Tsipras come per tutte le liste piccole o grandi: forse ne sappiamo di più dei programmi di partiti più radicati? No - l’informazione politica si nutre ormai solo di slogan buoni per tutto e per tutti, insulti e urla: il modello Genny ‘a carogna vince, tracimando gesti osceni e parolacce. E perché stupirsi se anche il sindaco di Torino, contestato da tifosi, reagisce e risponde alzando il dito medio? Il tifoso del Villareal che tira banane razziste in campo in fondo porta allo stadio lo stile di una classe politica: vedi il florilegio di insulti leghisti contro ex-ministra Kienge, signorilmente paragonata a una scimmia dal vice presidente del Senato Calderoli. Ma se il tifoso razzista è stato espulso a vita dallo stadio, Calderoli è sempre lì, a fare il vice presidente del Senato.
Insomma, più che comunicatori, responsabili di uffici stampa vari, più di giornaliste e giornalisti - che magari mugugnano nei corridoio contro ciò che sono costretti a propinare a chi legge o ascolta, quelli che hanno davvero di che sentirsi esasperat* sono le cittadine e i cittadini, quelli che meritano informazione ma non sanno dove cercarla.
Proviamo a occuparci di quella? Vogliamo sapere di quali strade nuove si sanno e si vogliono intraprendere - di quale ambiente, di quale reddito minimo, di quali garanzie sul lavoro, di quale libertà alimentare e rispetto della biodiversità, di quale autonomia energetica, di quali politiche di pace.. la verità è nuda, dopotutto: non indignamoci per nudi del corpo tout court, cerchiamo le verità che ci servono. Se esistono.
Ottimo dossier sul potere di Focus, nell'ultimo numero: lo consiglio!
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