lunedì 20 maggio 2013

#tisaluto. Senza rispetto nelle regole del gioco, non giochiamo

Questo post è pubblicato in contemporanea da diverse blogger, che in tal modo hanno inteso avviare un passaparola sul tema: se ti va, copiaincollalo anche tu. Che cosa propone? di concordare un rifiuto collettivo delle modalità sessiste (per non dire violente) con cui spesso le donne sono messe (anche "scherzosamente"), a tacere, o in condizioni di minoranza:
In Italia l'insulto sessista è pratica comune e diffusa. Dalle battute private agli sfottò pubblici, il sessismo si annida in modo più o meno esplicito in innumerevoli conversazioni.
Spesso abbiamo subito commenti misogini, dalle considerazioni sul nostro aspetto fisico: lo scopo [più o meno consapevole, da parte di chi lo fa, ndr] è quello di intimidirci e di ricondurci alla condizione di oggetto, al violento rifiuto di ogni manifestazione di soggettività e di autonomia di giudizio. E se in Italia l'insulto sessista è pratica comune, è perché è socialmente accettato e amplificato dai media, che all'umiliazione delle persone, soprattutto delle donne, ci hanno abituato da tempo.

Ma il sessismo è una forma di discriminazione e come tale va combattuto.

A gennaio di quest'anno il calciatore Kevin Prince Boateng, fischiato e insultato da cori razzisti, ha lasciato il campo. E i suoi compagni hanno fatto altrettanto. Mario Balotelli minaccia di fare la stessa cosa.

L'abbandono in massa del campo è un gesto forte. Significa: a queste regole del gioco, noi non ci stiamo. Senza rispetto, noi non ci stiamo.
L'abbandono in massa consapevole può diventare una forma di attivismo che toglie potere ai violenti, isolandoli.

Pensate se di fronte a una battuta sessista tutte le donne e gli uomini di buona volontà si alzassero abbandonando programmi, trasmissioni tv o semplici conversazioni.

Pensate se donne e uomini di buona volontà non partecipassero a convegni, iniziative e trasmissioni che prevedono solo relatori uomini, o quasi (le occasioni sono quotidiane).

Pensate se in Rete abbandonassero il dialogo, usando due semplici parole: #tisaluto.

E noi aggiungiamo: al primo insulto, al primo schiaffo di un ragazzo tanto caro, ma un po' troppo possessivo - è geloso, si sa, dice di amarci! bè, al primo gesto violento.. un bell'sms: #tisaluto. E ciao.

Sarebbe un modo pubblico, e privato, per dire: noi non ci stiamo. O rispettate le donne o noi, a queste regole del gioco, non ci stiamo. Se è dai piccoli gesti che si comincia a costruire una società civile, proviamo a farne uno molto semplice.

2 commenti:

  1. mi piace. Da applicare in qualsiasi rapporto o scambio. Già lo faccio (perché sono una vecchia signora con una certa esperienza), ma aggiungerò #ti saluto con molta soddisfazione, così che non sembri una "marcia indietro" di timore. GRAZIE

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    1. grazie a te cara Ellemmeci.. :-)
      riconoscerci l'un l'altra, e raccogliere le iniziative delle altre come fossero nostre, farci megafono di ogni pensiero per una mentalità e una cultura nuove... sono tutti passi essenziali per arrivare anche a incidere come pensiero (e dunque soggetto) collettivo, all'interno dell'organismo più ampio a cui tutt* apparteniamo, quell'umanità lacerata che ha tanto bisogno di rispetto e di pace.

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