Chissà se, prima negli immensi corridoi, e poi nel salone d’onore della Guardia di Finanzia a Roma, si erano mai viste tante donne tutte insieme. E chissà che ne avrebbero pensato tutti quei generali, naturalmente maschi, i cui ritratti tappezzano le pareti e “scortano” con sguardi seriosi, tutte nella sala dove la ministra per le pari opportunità, i giovani e lo sport, Josefa Idem ha incontrato, dialogato e soprattutto ascoltato tante donne e anche uomini che, con le loro associazioni e servizi, si occupano in molti modi e con tante specificità di contrastare la violenza di genere e le discriminazione fondate sul genere e sull’orientamento sessuale.
Perché la task force che la ministra Idem ha in mente non sarà composta solo dai ministeri più direttamente coinvolti ed invitati a collaborare e dal Parlamento (era presente la ministra della salute Beatrice Lorenzin, la presidente della Camera Laura Boldrini, il presidente del Senato Pietro Grasso e la vice presidente del Senato Valeria Fedeli). Ma anche dalle tante associazioni, gruppi, professioniste, operatori e operatrici di servizi pubblici e privati, impegnate-i a combattere la violenza e ogni forma di discriminazione e stereotipi di genere.
La ministra ha le idee chiare: annuncia che la convenzione di Istanbul sarà ratificata la prossima settimana anche dall’Italia, e che occorrerà reperire risorse per contrastare violenza e discriminazione. Ha in mente di multare le aziende che continuano a proporre stereotipi sessuali nella pubblicità e di chiedere alle aziende private “così attente alle donne quando si tratta di vendere prodotti e servizi” di fornire contributi per i centri anti violenza.
Si intrecciano nelle decine di interventi racconti di esperienze virtuose e indispensabili, proposte, nuove idee. Le parole, il sapere, la partecipazione di ognuna e ognuno getta raggi di luce su una realtà cupa come può essere il bilancio di 158 donne uccise nel 2012 da partner o ex, da familiari maschi.
La ministra non si prende un secondo di pausa, non lascia mai la sala, nessuna telefonata o sms la distrae. E’ un ascolto attento, vero, che la porta a concludere, in modo sintetico ed efficace. Immagina interventi in tre fasi:
1. quella immediata: per proteggere le vittime in modo efficace (dai ministero della Giustizia e dell’Interno la proposta di rendere la querela di parte non più ritrattabile, come avviene nei casi di violenza sessuale; l’allontanamento coatto del violento dal domicilio della coppia, per permettere alla sopravvissuta e ai figli di non dover peregrinare in centri che magari neanche ci sono; istituzioni di nuclei di forze dell’ordine e magistrati specializzati);
2. quella a medio termine: attraverso la formazione, l’informazione e la sensibilizzazione, anche per contrastare il potere manipolativo che avviene attraverso le immagini e le parole;
3. e infine quella a lungo termine: per rimuovere le cause di violenza e discriminazioni.
Un programma non da poco. Con buona pace di Grillo, [che ha scritto, riferito a Idem: ma portare una canoista al governo, un po' tedesca, è da scemi più che di sinistra, ndr] tutto lascia pensare che la ministra “canoista” sappia fare sul serio.
Cinzia Romano, Donne e Informazione
è una ministra sorprendente, che sta mostrando qualcosa che darebbe speranza..
RispondiEliminase non fosse per un governo che nel suo complesso si può definire esecrabile.