venerdì 7 agosto 2020

L’ambiente al centro, quale oggetto di tutti i rimedi e fonte di tutte le soluzioni. Dichiarazione politica

La seguente dichiarazione è stata portata all’assemblea “Il paese che vogliamo” del 27 luglio, sul progetto politico #dallastessaparte

Ringraziando per l’iniziativa di questa assemblea, le scriventi chiedono sia messa agli atti questa DICHIARAZIONE POLITICA


Ognuna di noi accoglie con favore l’invito ad andare oltre alle divisioni per dare una riconoscibilità alle donne come soggetto politico, in grado di esprimersi e di contare. Noi concordiamo anche sull’urgenza di trovare un tema che ci unisca tutte. Concordiamo anche sulla centralità del lavoro delle donne, ora più che mai. 
Ma quando si parla di lavoro si parla di economia; allora al centro del problema c’è un problema ancora più centrale: di quale economia stiamo parlando?
Care amiche, il lavoro che oggi dobbiamo reclamare deve essere fondato su una sostenibilità vera e severa, non di facciata. Perché al cuore di tutto, qui e ora, c’è l’urgenza della sopravvivenza dell’ambiente stesso in cui viviamo, che produce aria da respirare, cibo da mangiare. Da qui il nostro invito a mettere l’ambiente al centro, quale oggetto di tutti i rimedi e fonte di tutte le soluzioni.
Mettere l’ambiente in elenco fra i vari argomenti, come fosse uno fra i tanti, ci ricorda in modo grottesco di come noi stesse, come cosiddetta condizione femminile, siamo da sempre messe ai margini, in quel non detto per cui l’umanità è maschile, le donne altro non sono che un accessorio dell’uomo.
Quindi dovremmo saper riconoscere l'analogia nell'arroganza con cui si guarda alla “questione ambientale”.
A cosa assistiamo infatti? Oggi, avendo capito molto grossolanamente che la povertà e la malattia in cui ci troviamo hanno a che vedere con il disastro ambientale (di cui peraltro non si capisce ancora la portata) tutti hanno in bocca l’ambiente: ma nessun progetto politico lo mette al centro
Ancora si sorvola sul fatto che il grottesco antropocentrismo ignorante è proprio la precisa ragione per cui il mondo ci si sta polverizzando sotto ai piedi. Media e politici discettano di iniziative ambientali come qualcosa di "importante", e non essenziale. Qualcosa di collaterale: non di centrale, imprescindibile fulcro di tutto. Qualcosa che si può discutere a margine: mentre al centro resta l'anacronistico modello di una crescita infinita in un mondo finito, e che infatti, tra iniquità e disastri, ormai collassa.
Qualunque progetto “femminista” che parta anch’esso dai margini, e non dal centro del vero problema, che parta dalle conseguenze, e non dalle cause, è destinato a fallire, così come la politica maschile che ci ha portato qui. Una politica obsoleta incapace di superare la cultura predatoria e un’economia a sua volta giocata tramite la violenza contro il Pianeta e contro le donne.
Al netto delle chiacchiere, la gravità della crisi ambientale non è chiara ai più perché l’informazione su questo tema è insufficiente. Quelli che ci vedono chiaro restano soli a premere dal basso, ragazzine con le trecce e scienziati inascoltati, bollati di profeti di sventura
Vogliamo ora proporre un progetto politico a partire dal femminismo? Bene, crederemo a questo nuovo progetto se prometterà una battaglia durissima per l’ambiente e per le donne come elementi che non si possono disgiungere, e come fattori di garanzia per l’umanità intera.
#dallastessaparte? si, se sarà dalla parte del Pianeta.
27 luglio 2020

Noi chiediamo il progetto politico che manca: un progetto che sappia seriamente camminare fuori dalla politica obsoleta dei particolarismi e della distruzione: un progetto integrato, europeo e internazionalista, un progetto serio di ricostruzione, guarigione, rivivificazione. #noisiamoPianeta


2 commenti:

  1. "il progetto politico che manca".. magari!
    l'unica cosa certa, è che al momento manca. Tutti si preoccupano di tutto e di più, meno che delle coe davvero essenziali
    ad esempio, i terrorizzati dai migranti: ma lo sanno che la crisi climatica è la peggior fabbrica di profughi che esista??
    ed è anche una fabbriuca di guerre, che a loro volta sono fabbrica di profughi, e così all'infinito
    consiglio la lettura di questo:
    https://www.ilfattoquotidiano.it/2020/08/01/cambiamenti-climatici-ci-allarmiamo-per-i-tunisini-ma-non-per-il-caldo-africano/5886967/

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  2. Si non si possono disgiungere la libertà femminile, la relazione con la madre terra e con la madre reale che ci ha dato la vita e il linguaggio. La politica delle donne è basata sulla relazione di affidamento non sui diritti. La relazione viene prima della legge.

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