sabato 29 agosto 2020

Ebru Timtik, Aytac Ünsal e il silenzio

La brutale distruzione della vita di Ebru Timtik non ha meritato abbastanza spazio, al momento, sulla stampa nazionale.
Sul Corriere on line, ad esempio, ieri è uscito un pezzo; ma sull'edizione cartacea di oggi nulla; interessante che, dopo la selezione iniziale di politica e di cronaca, varie pagine intere siano dedicate rispettivamente ai seguenti argomenti: la ex moglie di Briatore; il “front man” degli ex-Spandau Ballet, Yoko Ono, le sfilate a NY; Armani; una nuova stilista di H&M; Pirlo che “sceglie Dzeko”; e altri simili fatti ineludibili. Neanche una riga per Ebru. Su La Repubblica un articolo a pagina 15; con richiamo sulla prima, va detto. Questo è lo spazio dedicato dai 2 più importanti quotidiani nazionali allo sconvolgente epilogo della protesta degli avvocati turchi per un equo processo e alla enorme posta che c’è ancora in gioco, qualcosa che ci riguarda molto di più della maggioranza delle restanti notizie riportate, specie di quelle a piena pagina. 
Riguardo agli articoli online di Corriere e Repubblica, nessuno dei due cita la dichiarazione del Consiglio Nazionale Forense italiano, di voler continuare «in sinergia con il Consiglio degli ordini forensi europei (Ccbe) e con l'Osservatorio internazionale avvocati in pericolo (Oiad), la propria azione di denuncia e di sostegno ai colleghi che si battono per il libero esercizio della professione di avvocato, compromesso anche dalla recente riforma degli ordini professionali in Turchia, e chiede alle autorità turche il rispetto dei diritti della difesa, inibiti e reiteratamente violati nei processi in cui sono stati coinvolti i colleghi». Citazione che invece non trascura di fare Il Messaggero, e che è fondamentale perché interpella direttamente il governo turco. 
Anche i politici non si fanno sentire abbastanza: come mai? L'Italia e l'Europa non possono esimersi da una esplicita condanna del regime di Erdogan e dal richiedere di sospendere immediatamente questo trattamento dei dissidenti. Giustamente i Giuristi Democratici reclamano "giustizia riguardo alle circostanze che hanno portato alla morte di Ebru, e  l'immediata liberazione di Aytac Ünsal e di tutti gli avvocati ingiustamente detenuti in Turchia, condannati per terrorismo per il solo fatto di aver esercitato la propria funzione difensiva (...) e insistono perché anche le nostre istituzioni pubbliche ed i Ministeri competenti vogliano intervenire in ogni sede possibile per garantire la vita e la libertà dell'Avv. Aytac Unsal, accusato, come Ebru Timtik, in ragione della propria attività a tutela dei diritti e come lei in sciopero della fame".
Ha ragione un articolo francese che, già nel maggio scorso, sottolineava come queste vicende significhino reintrodurre la pena di morte in Turchia, e per giunta in base al mero principio arbitrario della repressione. Per questo pare insufficiente che quasi tutti i media italiani dedichino solo articoli interni, più che altro sulla vicenda personale. Un destino che spezza il cuore, e che non riguarda solo l'avv. Timtik. L'ultima parente che l'ha vista è stata una zia, il 14 agosto, che riferisce come Ebru fosse tenuta 24 ore su 24 con la luce accesa e al freddo (oltre che in una stanza senza finestre): “le guardie della prigione dicono che la luce deve rimanere accesa perché loro devono vedere bene dentro. Non la spengono mai, lei ne è molto disturbata (...) anche per l’aria condizionata accesa al massimo le sue mani e i suoi piedi sono sempre gelati”. Dopo 238 giorni di sciopero della fame e di questo trattamento inumano Ebru è morta di una morte voluta dal regime turco. Erdogan non vuole opposizioni, e vuole sia chiaro quale ne sarà sempre l'esito.  
Aytac Ünsal, arrestato con Ebru, è ancora in sciopero della fame e in condizioni ormai disperate; un articolo QUI, del maggio scorso, riporta una sua commovente lettera.
Che sarà ora di lui? E di tutti gli altri? Che sarà di queste coraggiose resistenze se l’informazione dei “paesi democratici” continuerà a trattarle come notizie di cronaca locale?

Questo striscione è stato esibito dall’ordine degli avvocati di Istanbul: quanto potrà durare? Ci auguriamo che sarà esposto anche da tutte le sedi degli ordini in Italia e in Europa, e che le sedi della diplomazia faranno altrettanto.

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