venerdì 14 marzo 2014

Parità di genere: il grande imbroglio dei media tra "quote rosa" e domande sbagliate

Le mie risposte sono limitate, devi farmi la domanda giusta.. (prof. Alfred Lanning, protagonista di “Io robot” di Isaac Asimov)
I media ce l’hanno messa tutta per stravolgere il significato della battaglia per introdurre la parità di genere nella nuova legge elettorale. Titoli e articoli sulle quote rosa, come si trattasse di un concorso con quote, stavolta sì, di posti riservati a categorie sociali svantaggiate e non della richiesta di (dovuti) accesso e rappresentanza alla pari per il genere femminile e maschile, come prescrivono gli art. 3 e 51 della Costituzione (l'elaborazione grafica è di Iole Natoli).
Tutti a riempirsi la bocca col “merito” dimenticando che le liste sono bloccate, che si vota il partito e non si scelgono gli eletti o le elette. Tutti a domandare ai propri lettori e telespettatori cosa ne pensassero - però con domande fuorvianti e risultati deprimenti per chi crede e rivendica la parità di genere anche in politica. Repubblica e Sky tg in prima fila. 
Peccato che, appunto, le domande dei loro sondaggi fossero poste male - quando non addirittura incomprensibili, come quella di Repubblica - oltre che già corredate di discutibili spiegazioni preconfezionate nelle risposte:
E tutto questo è servito: per rinvigorire i tanti “meritevoli” onorevoli maschi che la loro poltrona non intendono perderla o peggio cederla alle donne. Prima hanno introdotto la “quota vip” con la possibilità di candidarsi in ben 8 collegi, poi col voto segreto hanno affossato tutti gli emendamenti col 50e50 e le norme antidiscriminazione di genere.
Ma non hanno convinto i cittadini, uomini e donne, che interrogati in modo comprensibile,  con campioni ritenuti rappresentativi,  hanno detto con chiarezza che alla parità di genere ci credono e ci tengono molto, come dimostrano due diversi sondaggi realizzati per la trasmissione Ballarò e per il tg3:


Pur non essendo patita della “rottamazione”, siamo sicuri che questa debba riguardare solo il dato anagrafico e non anche un  genere, maschile appunto, che da sempre è al comando della scena pubblica? Senza aver peraltro ottenuto performance esaltanti se il Paese si ritrova in questa crisi così drammatica.
Consigliamo vivamente il presidente del consiglio Matteo Renzi di tenere conto di questo, più che dei titoli e articoli dei media. Rimasti, insieme alla politica, uno dei baluardi del potere maschile in Italia. E di ascoltare le cittadine e i cittadini se vuole migliorare la legge elettorale al Senato e cambiare davvero verso al Paese.
Cinzia Romano

3 commenti:

  1. Articolo davvero ben centrato! in questi gg oltretutto i giornalisti hanno dimostratro di non sapere nulla, di non essersi minimamente documentati, come peraltro fanno su quasi tutto quello che non è già trito e ritrito.

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  2. Contraria il sesso non é una garanzia di competenza .
    Invece di richiedere candidati dei due sessi bisognerebbe richiedere candidati competenti .
    Essere donna non garantisce capacità o competenze

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    1. informarsi, però, è un'abitudine che dà (più) garanzie di competenza. Quindi, per il diritto di giudicare, ciascun* assolva il dovere di sapere: e se la risposta è quella che dà qui, signor*, tutto fa pensare che lei NON abbia letto le argomentazioni dei nostri articoli.

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