La settimana scorsa la Camera ha votato (con voto segreto) bocciando gli emendamenti per garantire la democrazia paritaria nell'Italicum.
Scrive Valeria Fedeli, prima firmataria di questa petizione, che la mancata modifica all’Italicum in merito alla parità di genere è una sconfitta per l’Italia. Una sconfitta che mostra provincialismo e visione miope, assenza di coraggio e attitudine invece ad un conservatorismo difensivo e lontano dagli interessi del Paese. Una sconfitta cui è necessario rimediare nel passaggio al Senato. Si può giudicare come si vuole il testo uscito dalla Camera. Ognuno ha legittimamente la propria opinione. Il punto politico oggi è quello di evitare di riaprire la discussione in generale. Sbaglia chi pensa che su soglie o preferenze ci siano margini di modifica. Chi ipotizza questo mostra eccessiva ingenuità o malafede, perché significherebbe far saltare l’accordo e affossare la riforma. Una riforma che invece è urgente per restituire efficacia e credibilità alle istituzioni, alla politica, al sistema Paese tutto. Non si faccia allora confusione, con l’obiettivo di ritornare a quella prassi di dibattito in cui tutto si mescola, tutto si ipotizza, tutto si somma, ma poi nulla si realizza.
Esiste già un largo fronte di battaglia trasversale, manifestatosi nel Paese e alla Camera, e che è stato sconfitto dal voto segreto [secondo il collaudato copione a cui le donne hanno inutilmente chiesto di non ricorrere, ndr]. Ma la battaglia è ancora aperta: chiedo dunque di diffondere la petizione per sostenere questo fronte trasversale di uomini e di donne coraggiose che si battono per affermare il principio della democrazia paritaria.
Firmatela e diffondetela per dire, ai senatori e alle senatrici che voteranno sul testo dell’Italicum, che la parità di genere non è una questione tecnica, di procedura normativa, ma una questione politica, culturale e strategica decisiva.
Perché se non è paritaria, che democrazia è?
Lucina Di Meco, New York 19 marzo 2014
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