“Noi salutiamo con speranza e con fiducia la figura di donna che nasce dalla solenne affermazione costituzionale … Viene finalmente riconosciuta nella sua nuova dignità, nella conquistata pienezza dei suoi diritti, questa figura di donna italiana finalmente cittadina della nostra Repubblica. Ma una cosa ancora noi affermiamo qui: il riconoscimento della raggiunta parità esiste per ora negli articoli della nuova Costituzione. Questo è un buon punto di partenza per le donne italiane, ma non certo un punto di arrivo … Molto ancora avranno da lottare per rimuovere e superare gli ostacoli creati dal costume, dalla tradizione, dalla mentalità corrente del nostro Paese. (Teresa Mattei)
Una premessa: siamo consapevoli dei limiti di una legge su molti fronti criticabile. Così come è difficile ritenere rassicurante un governo che nasce da intese toppo larghe per rappresentare quel cambiamento di cui (già all'epoca delle ultime elezioni) avevamo urgente bisogno. Così come non può soddisfarci la mera nomina di donne, se tali nomine sono "concesse", in base a scelte maschili, come una sorta di boccone avvelenato. Ma su questo torneremo in altra sede. Deve essere chiaro che entrare nel merito, ora e in particolare, degli aspetti che escludono le donne non significa ritenerla, per tutti gli altri aspetti, una "buona legge". Ma ora il punto è che continuare a mettere in atto eterni meccanismi di esclusione delle donne (cioè inesauste forme di discriminazione sulla base del genere), e magari, per farlo, utilizzare anche in Parlamento il miserabile strumento del voto segreto (già brandito per affossare le leggi per la doppia preferenza in diverse regioni), è qualcosa su cui le donne di qualunque orientamento politico non possono stare zitte.
Una premessa: siamo consapevoli dei limiti di una legge su molti fronti criticabile. Così come è difficile ritenere rassicurante un governo che nasce da intese toppo larghe per rappresentare quel cambiamento di cui (già all'epoca delle ultime elezioni) avevamo urgente bisogno. Così come non può soddisfarci la mera nomina di donne, se tali nomine sono "concesse", in base a scelte maschili, come una sorta di boccone avvelenato. Ma su questo torneremo in altra sede. Deve essere chiaro che entrare nel merito, ora e in particolare, degli aspetti che escludono le donne non significa ritenerla, per tutti gli altri aspetti, una "buona legge". Ma ora il punto è che continuare a mettere in atto eterni meccanismi di esclusione delle donne (cioè inesauste forme di discriminazione sulla base del genere), e magari, per farlo, utilizzare anche in Parlamento il miserabile strumento del voto segreto (già brandito per affossare le leggi per la doppia preferenza in diverse regioni), è qualcosa su cui le donne di qualunque orientamento politico non possono stare zitte.
La novità è rappresentata dal fatto che, per una volta, almeno su questo la parte femminile del Parlamento sta facendo sentire la sua voce. Questo è qualcosa di importante che pensiamo vada sostenuto: qualcosa che contesta quell'assenza che ancora riecheggia nelle parole di una giovanissima Teresa Mattei, che insieme alle altre Madri costituenti pose le basi per una Repubblica paritaria, che paritaria non è mai stata. Per questo invitiamo a firmare la petizione #iocisono per la parità di genere nelle candidature. E vi segnaliamo la lettera aperta ai leader e a tutti i partiti, presentata oggi da Pia Locatelli anche a nome di molte altre parlamentari:
In queste ore si sta discutendo alla Camera la nuova legge elettorale, un traguardo importante ed atteso da parte dei cittadini e delle cittadine italiane.
Siamo consapevoli dell'importanza e della necessità di approvare nuove regole che presiedano al buon funzionamento della nostra vita democratica e che definiscano la rappresentanza e l'efficienza del nostro sistema politico.
Siamo altresì convinte che non sia possibile varare una nuova legge senza prevedere regole cogenti per promuovere la presenza femminile nelle istituzioni e per dare piena attuazione all'articolo 3 e all'articolo 51 della Costituzione.
Per questo abbiamo sottoscritto in maniera trasversale alcuni emendamenti. La nostra convinzione è che l'intesa politica raggiunta possa guadagnare in credibilità e forza da una norma capace di collocare il nostro Paese tra le migliori esperienze europee.
La responsabilità della politica sta ora nel trovare una soluzione ad una questione di civiltà e di qualità della democrazia che troverebbe il favore non solo delle donne, ma di tutti i cittadini che hanno fiducia nelle nostre istituzioni e nella possibilità di renderle migliori.
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