Esce oggi sul Corriere, nella sezione "interventi & repliche", e sulla 27ora, una (molto opportuna) precisazione dell'Acccordo di Azione Comune per la Democrazia Paritaria: non si tratta di quote rosa. Facciamo chiarezza.
Si, facciamola: e scopriremo che
1. gli emendamenti per il riequilibrio di genere richiesti alla Legge elettorale niente hanno a che vedere con le "quote rosa" [di per sè, peraltro, ottima cosa];
2. approfondita la faccenda, semmai di quote azzurre, da sempre obbligatorie, si dovrebbe parlare.
Ma partiti e (spiace dirlo), compattamente anche la maggior parte dei media, hanno evidentemente interesse a sguazzare nella confusione: tanto da fare delle "quoterosa" un (velenoso) mantra ridicolizzante che vanifica tutti gli sforzi delle donne. Benché ciò che è davvero ridicolo siano solo le obiezioni maschili:
)
Ed eccco il testo completo del comunicato:
Si, facciamola: e scopriremo che
1. gli emendamenti per il riequilibrio di genere richiesti alla Legge elettorale niente hanno a che vedere con le "quote rosa" [di per sè, peraltro, ottima cosa];
2. approfondita la faccenda, semmai di quote azzurre, da sempre obbligatorie, si dovrebbe parlare.
Ma partiti e (spiace dirlo), compattamente anche la maggior parte dei media, hanno evidentemente interesse a sguazzare nella confusione: tanto da fare delle "quoterosa" un (velenoso) mantra ridicolizzante che vanifica tutti gli sforzi delle donne. Benché ciò che è davvero ridicolo siano solo le obiezioni maschili:
)
Ed eccco il testo completo del comunicato:
Il 10 marzo
i deputati italiani si sono nascosti dietro al voto segreto per
respingere emendamenti alla nuova legge elettorale volti a consentire anche alle donne un vero accesso alle
candidature. Non si tratta, dunque, di "quote rosa": come portato
quasi ovunque all'attenzione dell'opinione pubblica. [
Ma proprio brandire
in modo fuorviante lo spauracchio di presunte "quote
rosa" ha consentito di
ignorare il vero concetto da mettere a tema, confondendo l’opinione pubblica e dando un
alibi a questo comportamento. Non è stata messa debitamente in luce la
necessità, invece, di rompere meccanismi chiusi, oggi costruiti in modo da
negare alle donne opportunità di candidature in posizioni di eleggibilità.
E attenzione - questo
vigliacco copione si è già ripetuto in diversi consigli regionali, dalla Puglia alla Sardegna, per affossare leggi
per la doppia preferenza: mentre nelle interviste, a parole, i politici
inneggiano alla partecipazione delle donne, sottilmente adombrano forzature e poi
la stroncano con un uso indebito del voto segreto.
Poco possono le
donne contro questo sbarramento:
nella consolidata tendenza alla cooptazione reciproca tra uomini (sia nelle
cariche politiche, sia nel girotondo tra "poltrone decisionali" di
vario tipo), le donne hanno oggettivamente un accesso ai media molto più scarso
rispetto ai colleghi maschi (del resto quante segretarie di partito abbiamo? quanti direttrici di testate nazionali?) e assai minori mezzi
economici in campagna elettorale (elemento trascurato di correttezza). E in
conclusione: molto scarse possibilità di essere conosciute dall’elettorato. Se
aggiungiamo che le donne vengono generalmente candidate in posizioni di
facciata, senza eleggibilità, non è questo un meccanismo che garantisce
semmai “quote azzurre”?
In tutto ciò le
donne di oggi (non diversamente dalle "suffragette" dell’800) vengono
sarcasticamente presentate, nelle interviste, da certa satira e da molta
stampa, come figure ridicole: mezze calzette che pretenderebbero posti
garantiti senza averne titolo. Visione
molto opportuna, ma solo per la compagine maschile che con le donne non
intende competere.
E il risultato è
quanto avvenuto nell'aula di palazzo Montecitorio, proprio in concomitanza
con l'8 marzo: uno schiaffo a tutte le donne del Paese, e un passo indietro
nella Storia. Per uno scarto di
pochi voti.
Vanificare la
battaglia portata avanti dalle donne e dagli uomini alla Camera dei deputati,
che hanno promosso e votato emendamenti per la rappresentanza (anche) di
genere, è una ferita insanabile: non solo per il cammino delle donne, ma per
l’avanzamento di un Paese in crisi.
Riteniamo
doverosa questa denuncia, e di offrire un punto di vista più ampio all'opinione
pubblica. Le donne, fuori e dentro il Parlamento, non si arrendono.
Con l’augurio
all’Italia che la partita per uscire dall'anacronismo, che si riapre ora in
Senato, si risolva positivamente.
12 marzo 2014, Acccordo di Azione Comune per la Democrazia Paritaria
per info e contatti: danielacarla2@gmail.com
12 marzo 2014, Acccordo di Azione Comune per la Democrazia Paritaria
per info e contatti: danielacarla2@gmail.com
Doveroso aggiornamento:
1. il dibattito è proseguito con bacchettate di ex-direttore Piero Ostellino;
2. seguite da replica di costituzionalista D'Amico; cui (non cavallerescamente, e nemmeno paritariamente - visto che ulteriore replica a lei non è data) non è stata lasciata l'ultima parola: il pezzo è uscito contrappuntato da contestuale re-replica di Ostellino; di entrambi i pezzi diamo conto qui.
1. il dibattito è proseguito con bacchettate di ex-direttore Piero Ostellino;
2. seguite da replica di costituzionalista D'Amico; cui (non cavallerescamente, e nemmeno paritariamente - visto che ulteriore replica a lei non è data) non è stata lasciata l'ultima parola: il pezzo è uscito contrappuntato da contestuale re-replica di Ostellino; di entrambi i pezzi diamo conto qui.
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