Dunque ancora una volta sul corpo delle donne si consuma - oltre allo
scontro di culture che pure c'è - anche l' ennesima faida interna alla
politica. Si accanisce su quel corpo e la sua materialità sociale, la sua presenza ingombrante, con l'irresponsabile costanza di non ritenerlo
meritevole di essere "pari".
Noi ripetiamo parità di genere, per
tutti certo. Ma come fanno a volerla se hanno già così tanto, come privarsi del tutto, se non arrivano davanti al baratro? Del pericolo o della
consapevolezza, ma un baratro che imponga di arretrare.
C'è un problema di formazione, di sensibilità politicamente immatura che
proprio non sa, non coglie la presenza femminile come un fattore
che nel tempo può produrre, io credo necessariamente, un'altra pratica
del potere con altri livelli di efficacia nel fare. Non la colgono adesso, non
la coglievano prima.
Dicono, ma se le donne accedono davvero al potere della politica e
diventano tutte laRussiane? per dire, nessuna categoria lombrosiana. E allora?
ne avrebbero diritto come gli uomini. Ma credo che non sarebbe così. A un tratto, senza
saperlo, il nostro genere sarebbe d'inciampo al potere maschile. Malgrado ogni appartenenza ciascuna si
troverebbe costretta a chiedere,
esigere, modelli organizzativi e sociali diversi. Non dico tutte, le damigelle del capo resteranno come tanti paggetti dei capi, ma verso il cambiamento saremo molte più di quanto crediamo.
Inciampi trasversali, com’è infatti
accaduto su una norma elettorale che non è una norma, ma l’enorme boato a copertura integrale di
piazza del Popolo: se non ora quandoooooooooo.. un boato
femminile, non maschile, non loro.
Penso che tutte quelle casalinghe, impiegate, professioniste, mai entrate in
politica e arrivate in quella piazza, di questo scontro sulla legge elettorale
abbiano potuto capire poco. Nei tecnicismi e soprattutto nella condivisione del
sentimento: non c'è per ora boato e i politici lo sanno. Però i politici sbagliano spesso, non hanno visto arrivare la tempesta dei grillini ed erano paciosi nei loro algoritmi di vittoria.
Tuttavia, mentre la politica cambia
i suoi cavalli, a volte mi assale un desiderio - infantile?- di una leader, individuale e collettiva, che
trascini cuore e cervello al cambiamento, e sogno una Patty Smith popolare come Elisa che
scenda in campo (lo so segno dei tempi, scusate), anelo a una giovane Malala Yousafzai, l'attivista pakistana che ha parlato all'Onu. Certo, è meglio che non ci sia, un discorso noto, antico, irriducibili alla "capa". Eppure occorre riconoscere che questo oggi ci rende più deboli, impari quando
arriva lo scontro diretto con un genere maschile sul tema compatto, o quasi.
Ieri scendevano dall’ascensore della mia azienda 10 dirigenti, tutti uomini,
un piccolo branco che rideva soddisfatto di una riunione, alcuni anche miei
amici. Erano così distanti dalla consapevolezza del baratro o anche solo da
quel tocco di umiltà necessaria nella transitoria vittoria. La sera vedendo a Gazebo la sintesi di quanto è successo - la bocciatura di
ogni emendamento sembrava dire “ora non avete più niente, nemmeno quello che
forse c'era” - mi veniva da piangere per una sconfitta su ciò che non avrei più
creduto possibile, non a questo punto.
Poi ho sorriso mentre Zoro commentava i titoli dei giornali “toh! il Pd si spacca???? che
novità, che nostalgia”. Perché anche nei dolori occorre riconoscere la sapienza
del ridicolo.
Maria Giordano
Maria Giordano
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