domenica 17 novembre 2013

La politica femminile fatta dagli uomini: Pepe Mujica. La cui statura si staglia ben oltre le teste di tutti i potenti del mondo

ARCHIVIO/DOCUMENTI. Sobrietà, generosità, felicità. Se i più fulgidi esempi di politicafemminile che oggi vediamo nel mondo sono maschili: da Pepe Mujica all'andazzo di vero rinnovamento preso dal Papa (incarnazione stessa di una figura, invece, storicamente e tradizionalmente schierata con quanto di più retrivo). Dobbiamo preoccuparci? o esserne felici? entrambe le cose, forse, per ragioni diametralmente opposte. 
Ma soprattutto dobbiamo valorizzare questi esempi, inchiodare ad essi i politici sordi e ciechi che fingono sempre che "di più non si possa fare". Si può, si può: eccome se si può. E - fuor dalla Chiesa, ce lo dimostra Pepe Mujica - attuale presidente dell'Uruguay: un uomo di Stato che vive come un contadino - un uomo umile la cui statura morale e politica già si staglia 3 metri sopra le teste di tutti i potenti del mondo. Uno che al governo ci arrivò sull'onda di un referendum per l'acqua pubblica e che ha inserito nella Costituzione dell'Uraguay l'acqua come diritto umano inalienabile e bene comune. Chiede Emilio Molinari: esiste un politico in Italia o in Europa che parla così e agisce così? No, non esiste, la ovvia risposta: ecco perché dobbiamo sbattere il suo esempio davati ai nostri politici senza stancarci. Grazie a Riccardo Stagliano per questa intervista, che quasi integralmente riproponiamo qui - e che speriamo di poter conservare come prezioso documento di archivio: 

25 novembre: lo sciopero delle donne

Se mi guardo attorno non vedo e, soprattutto, non sento niente. Silenzio. Da parte del governo e delle istituzioni, non un atto concreto, un cambiamento… agghiacciante situazione. Poche righe e una sintesi che fa saltare sulla sedia per efficacia ed immediatezza. Ce le ha scritte Elisabetta, da Parma, fotografando perfettamente lo spirito con il quale, ormai 5 mesi fa, abbiamo lanciato lo Sciopero delle donne. Ma lei questa mail ce l'ha scritta ieri mattina. E questo significa, drammaticamente, che tra ieri e cinque mesi fa non è cambiato assolutamente nulla.

Violeta, 48 anni, uccisa a colpi di sedia e gettata in un campo dal marito a Vallo della Lucania (Salerno); Francesca, 55 anni, misteriosamente scomparsa dalla sua villa a Follonica, il cui custode è in carcere perché sospettato di averla ammazzata; Irina, 47 anni, uccisa dal suo compagno e gettata in una scarpata a Porto Ercole… Storie di queste giorni, le solite, perché nulla muta in questo paese ingabbiato nella morsa della crisi e della legge di stabilità, della politica da salotto e del voyerismo televisivo, dei vuoti proclami e delle inutili leggi contro il femminicidio.

sabato 16 novembre 2013

Nessuna colpa! nessuna vergogna: coming out

Partito da Torino, il primo coming out delle donne che hanno subito violenza merita di estendersi e radicarsi rapidamente ovunque: le organizzatrici si rivolgono a tutte perché questa iniziativa si estenda ad altre città. Le donne che desiderano partecipare portando testimonianze (o replicando l'evento altrove) scrivano a Pensiero femminile.

Un'azione necessaria, che cade molto opportunamente a pochi giorni dalle iniziative per il 25 novembre, perché va stroncato il sottinteso che le donne cadute vittime di violenza debbano avere qualche colpa, mentre quasi niente si dice (né si fa! riguardo a una necessaria prevenzione culturale) intorno alla figura degli stupratori. Tutto questo deve finire. Come scrivono le organizzatrici:
Noi  donne che abbiamo subito violenza spesso ci sentiamo in colpa e ci vergogniamo, diventando così vittime di una nuova, meschina e a volte peggiore violenza, che ci paralizza, ci rende inermi e nasconde la nostra forza. Continuiamo a sentire la vergogna della nostra esperienza anche quando è “finita”, ed è faticoso parlarne. Temiamo che dicendolo alle altre e agli altri verremo giudicate e saremo considerate delle perdenti, “sporche”, inadeguate. Come se parlarne danneggiasse la nostra dignità per colpa di chi - senza alcun senso della dignità - ha commesso un crimine contro di noi. In questa giornata vogliamo dire a chi è causa del nostro silenzio e del nostro isolamento che non abbiamo più paura e non siamo sole.



Il 23 novembre saliamo sui palchi nelle piazze e scandendo forte insieme “nessuna colpa - nessuna vergogna”! Testimoniamo la nostra esperienza: con un solo gesto, con alcune parole o con una breve storia. Disinneschiamo la meschina e violenta arma della colpa, con orgoglio gridiamo che alla violenza siamo sopravvissute!

Ogni volta che, unite e forti, denunceremo sul palco di una piazza la nostra storia, toglieremo forza a ogni forma di violenza che tenta di annientare le donne.

mercoledì 13 novembre 2013

Dall'Egitto la battaglia femminile per ottenere documenti di identità

C'era una volta una mentalità che pretendeva di assegnare alle donne certificati di verginità, (specie se decidono di protestare), negando loro quelli di esistenza. E c'è ancora. Assegnare a una donna una carta d'identità può causarne la morte! Ecco uno dei mille incredibili spauracchi con cui si cerca di impedire alle donne egiziane di registrarsi all'anagrafe - in questo caso facendo leva sulla superstizione. Bella notizia, dunque, la recente presentazione che ha avuto luogo a Giza del programma "Citizenship Initiative”.
Perché, sembra incredibile, è necessario lottare perfino per fare ottenere alle donne  un documento di identità, che in molti luoghi non possono averli, come ancora in molti paesi non hanno documenti i cani - o gli asini da soma. Non avendo un'esistenza giuridica, possono essere ancora di più abusate e sfruttate; e sono del tutto paralizzate nelle loro iniziative: non possono nemmeno ricevere il più piccolo prestito, ad esempio.
La campagna UN Women per la registrazione delle donne egiziane era partita nel 2011, con l'obiettivo di assegnare documenti di identità a donne rurali ed emarginate in tutto lil paese; qui un bellissimo video che mostra la partecipazione e le reazioni delle donne:
E grazie al cielo la campagna non è stata fatta cadere; anzi, nel giro di 3 anni ha visto aderire l' MSAD (Ministero di Stato egiziano per lo sviluppo amministrativo), il Registro di Stato Civile del Ministero dell’Interno, il Fondo sociale per lo sviluppo e diversi protagonisti della società civile e degli organismi nazionali. 

Nella presentazione di Giza, Gülden Türköz–Cosslett, Sameera Al- Tuwaijri e Ali Abdel Rahman (rispettivamente referente del Programma per UN Women, Direttore Regionale per gli Stati Arabi e Governatore di Giza), hanno personalmente distribuito carte d’identità alle donne. Siamo qui per sostenere gli sforzi nazionali per le donne, poiché esse devono partecipare come cittadine attive nello stato egiziano. Solo con le carte d’identità è possibile accedere ai servizi forniti dallo Stato e dalle istituzioni finanziarie, senza i quali le donne e le ragazze non possono partecipare attivamente alla società”, ha dichiarato Türköz–Cosslett .
Il governatore di Giza ha osservato che questa iniziativa è di fondamentale importanza in quanto fornisce alle donne gli strumenti necessari per esercitare i loro diritti fondamentali di cittadine. A Giza il programma mira a rilasciare 50.000 carte di identità alle donne più emarginate, identificate da uno studio di rilevamento condotto da MSAD. Ad oggi, 42.212 moduli di domanda sono stati raccolti da tutto il governatorato e sono state emesse 16.000 carte di identità nazionali.
Sull'argomento vedi anche: 

giovedì 7 novembre 2013

Auguri Nadya

Auguri Nadezhda, laggiù dove sei. Da qualche parte, in Siberia, oggi Nadya compie 24 anni.

Donne contro le mafie: una lettera pubblica a Denise, figlia di Lea Garofalo

Cara Denise,
siamo donne che si sono riunite  (anche con uomini) per l'incontro pubblico a Roma dal titolo ‘Parole e azioni di donne contro le mafie’, con scrittrici, giornaliste e politiche nel quale abbiamo voluto riflettere, insieme, sulle donne impegnate nella difesa della legalità e su quelle che vivono nella illegalità, sulle donne che contrastano le mafie e su quelle che le alimentano.
E' il terzo di un ciclo sul tema Corruzione e illegalità. Il NO delle donne, iniziato nel 2012 per iniziativa di Noidonne, giornale storico delle donne italiane, e dell’associazione Noi Rete Donne). 

Un incontro con scrittrici, giornaliste e politiche nel qaule abbiamo voluto riflettere, insieme, sulle donne impegnate nella difesa della legalità e su quelle che vivono nella illegalità, sulle donne che contrastano le mafie e su quelle che le alimentano.

Sì, un incontro al femminile, anche se non precluso agli uomini. Perché le donne, oggi in Italia, sono protagoniste del bene e del male. Perché pensiamo che le donne convinte che la legalità sia l’unica strada percorribile a vantaggio della civiltà e dei diritti di tutti e tutte debbano dialogare confrontando idee, esperienze e bisogni espressi dalla società civile, e debbano stringere alleanze forti che possano contrastare la cultura dell’illegalità e della corruzione. 

Siamo consapevoli che è una battaglia durissima perché l’idea che il rispetto delle leggi sia un fastidio e non un bene comune è radicata profondamente e ha contaminato parte del tessuto della nostra società. Ma sappiamo anche che tante sono le persone che reagiscono e non si rassegnano. Sappiamo anche che contrapporsi alla forza pregnante dell’anti-stato in certe situazioni è un gesto molto più che coraggioso, richiede eroismo. È una scelta definitiva che non consente ripensamenti e che implica rotture traumatiche anche dei rapporti familiari. 

È stata la scelta di tua madre, donna che ammiriamo e di fronte alla quale ci inchiniamo con immenso rispetto. Non sappiamo cosa abbia patito nel suo intimo, ben prima che gli aguzzini la raggiungessero e la violassero brutalmente. Possiamo immaginare la sofferenza di una testimone di giustizia che ha vissuto in solitudine e privatamente l’impatto violento di un percorso che, al contrario, meritava l’attenzione e la condivisione della società tutta. 

Perché il rifiuto di Lea Garofalo è stato certo dell’oppressione del sistema malavitoso e familiare, ma è stata anche una scelta politica, nel senso più alto del termine. Lea ha pensato a te, ha voluto interrompere una trasmissione di morte salvaguardando il bene più importante per una madre: la figlia, i figli. L’essenza della vita che è generata. 

Ma noi sentiamo e pensiamo Lea come madre di tutte e tutti coloro che hanno a cuore il progresso e la democrazia. Noi sentiamo Lea Garofalo Madre Universale per aver avuto cura del bene collettivo e anche dei/delle nostri/e figlie/e. 
Il nostro dolore è civico e umano, è un grido di donne che riconoscono la grandezza di un gesto pubblico: non è paragonabile al tuo, intimo e non profanabile. Ma ci tenevamo a farti giungere questi pensieri, cara Denise, per rappresentarti una vicinanza sincera di donne che non conosci personalmente ma che vogliono legarsi a te con un filo saldo di calda amicizia. 
    
Giustamente vivi sotto protezione e non sappiamo come siano le tue giornate. Non conosciamo i tuoi sogni di giovane e le tue aspirazioni. Non sappiamo cosa possiamo fare per aiutarti, se hai bisogno di aiuto. Sappiamo che siamo disponibili ad accogliere e soddisfare tue eventuali richieste.

Prendi queste parole, intanto, come un pensiero affettuoso e al di fuori di ogni inutile retorica. Una cosa possiamo offrirtela: se vuoi e quando vorrai, possiamo ospitare su Noidonne tuoi scritti, riflessioni o pensieri che vorrai affidare alla stampa e alla lettura di tante altre persone. Sarebbe un modo per te di mantenere il filo di un discorso in nome e nel ricordo di Lea Garofalo, ma anche di pensarti come una donna che sta costruendo il suo futuro partendo dall’amore grande della sua mamma.   
   
Un sentimento cui ci uniamo come donne che vogliono condividere con te la convinzione che un mondo migliore è possibile. Insieme.

Roma, 6 novembre 2013
Seguono firme, dal Convegno "Parole e azioni di donne contro le mafie


giovedì 31 ottobre 2013

Sui famigerati Concorsi per baby miss che dilagano anche in Italia

I Concorsi per baby miss dilagano anche in Italia ma li possiamo fermare. Tutti possiamo partecipare a questa battaglia firmando la petizione al Garante per l'Infanzia: condividendola, facendola conoscere. Perché farlo? Un video-spot di 2 minuti per convincervi. I concorsi di bellezza per bambini sono una vera una piaga sociale, come è dimostrato dalle drammatiche conseguenze riscontrate nei paesi in cui si sono radicati; ma quanti sanno veramente cos'è questo fenomeno? come si muove, come si radica, cosa comporta?
I danni che causano queste "competizioni" sono notissimi; ma nonostante gli allarmi di pediatri e psicologi, nonostante gli studi scientifici che danno conto delle conseguenze.. ora c'è chi li promuove anche in Italia. Crescono dal basso, con kermesse regionali che dal 2009 si sono moltiplicate, coinvolgendo ormai migliaia di bambini: ora sono quasi pronti per l'assalto alle televisioni nazionali. Per questo abbiamo lanciato questa petizione al Garante per l'infanzia (che vi invitiamo a sostenere!), perché promuova adeguate pressioni sul Parlamento. Se ci sono riusciti i francesi, possiamo farlo anche noi.
francia-concorsi bellezza
La Francia li ha fermati: mettendoli fuori legge lo scorso settembre. E dobbiamo farlo anche noi: perché i bambini coinvolti, dopo il primo momento di euforia, patiscono traumi e forti pressioni, subiscono gravi distorsioni alla loro percezione di sè (e questo accade a tutti gli spettatori coetanei). Quando iniziano le competizioni "professionali", la cosa precipita; i danni sono enormi, e lasciano profondi strascichi, sfociando in depressione e anoressia bulimia. Inoltre tutto ciò alimenta la peggiore cultura sessista e comporta una forma di sfruttamento infantile inammissibile. Ma soprattutto... soprattutto queste fiere sono brodo di coltura per la cultura della pedofilia e per tutti i traffici ad essa legati. 
E non ci si dica che in Italia "sarà diverso"! Ciò che è successo negli altri paesi non ci insegna nulla? Le cose che avvengono nei backstage sono talmente rivoltanti, che perfino le manager sfrutta-bambini più agguerrite a volte cedono e abbandonano il business disgustate. Non aspettiamo di arrivare fin lì, lì dove poi non ci si riesce più a fermare.
concorsi-bellezza bambini
Lo studio dell'Università dell'Arizona è stato condotto dalla nutrizionista e docente dell’Arizona University Martina M. Cartwright che, insieme ai suoi collaboratori, ha partecipato di persona a moltissime gare organizzate negli angoli più sperduti d’America, e tastato da vicino la vita delle baby-miss. Ha anche presenziato a diverse registrazioni del (famigerato) reality show Toddlers & Tiaras. Il risultato è incontestabile: queste competizioni hanno poco a che fare con i bambini. Piuttosto, sono arene in cui trovano spazio i peggiori istinti degli adulti - inclusi, purtroppo, i genitori.