martedì 28 aprile 2020

Covid19: cause e soluzioni. Silvana Galassi: stiamo illuminando i posti sbagliati

L’economista Jean-Paul Fitoussi usò una metafora per spiegare perché l’Occidente non riesce a uscire da una crisi che si trascina dagli anni Trenta del Novecento: mettiamo i lampioni nei posti sbagliati. (Le théorème du lampadaire,)
[concetto sintetizzato da Fitoussi stesso con queste parole: "Se gli obiettivi che la politica economica mette in luce non sono quelli che contano davvero per le società, non avremo alcuna possibilità di capire perché il fatto di aver sviscerato o raggiunto tali obiettivi non risolva affatto il problema iniziale", ndr].



Trovo questa metafora quanto mai appropriata anche nel caso della crisi sanitaria che tutto il mondo sta affrontando, ognuno o modo suo.
Trattandosi di un virus che provoca patologie molto gravi, in alcuni casi mortali, è logico che i governanti abbiano interrogato prima di tutto i medici per capire come gestire il problema della cura dei malati infettati dal CoVID-19. E i medici hanno risposto dicendo che ci vogliono più letti negli ospedali, soprattutto in terapia intensiva e tamponi per rendere certa la diagnosi. Il secondo passo è stato quello di interrogare virologi, epidemiologi, statistici per prevedere come e quanto si diffonde il virus e adottare misure adeguate a contenere la diffusione. Poi, avendo capito che le misure al momento disponibili possono solo attenuare l’epidemia ma non eradicarla, molte risorse economiche sono state destinate alla ricerca di un vaccino e di farmaci efficaci, mobilitando i biotecnologi e farmacologi.
Ma, sebbene sia ormai fin troppo chiaro che questa ennesima zoonosi, cioè trasmissione dell’agente patogeno dagli animali all’uomo, sia dovuta all’alterazione dei normali rapporti interspecifici esistenti in natura e alla cattiva gestione degli ecosistemi naturali, non si è ritenuto opportuno coinvolgere gli ecologi e gli zoologi nell’ampio dibattito in corso. Eppure, se vogliamo evitare che situazioni del genere si presentino anche in futuro, quando potremmo finalmente essere in grado di tenere sotto controllo il CoVID-19, il problema va affrontato alla radice perché pare che 300.000 virus siano in agguato, molti dei quali probabilmente già in grado di fare il salto di specie
Il giornalista del National Geographic David Quammen ci aveva avvertito otto anni fa del pericolo rappresentato dalla eccessiva vicinanza dell’uomo agli animali selvatici nel suo saggio intitolato proprio Spillover, cioè salto di specie. E aveva anche denunciato la necessità di farla finita col commercio di animali selvatici a scopo alimentare e di loro parti a scopo terapeutico. I wet market, dove i banchi sono bagnati dal sangue, dal contenuto delle viscere e dagli escrementi di pangolini, pipistrelli, zibetti che vengono sacrificati sul posto per garantire l’autenticità e la freschezza del prodotto, sono molto diffusi in Asia. Se il mercato di Wuhan, sotto accusa per essere stato il luogo nel quale si è originata la pandemia, è stato temporaneamente chiuso, il commercio continua con l’esportazione di questi animali in altri Paesi asiatici. 
Del resto i problemi etici sono un fatto culturale e io stessa non mi scandalizzai a Bali quando, visitando una piantagione, sedicente “biologica”, di caffè, the, spezie e piante di cacao, mi fu presentato il luwak (zibetto), un piccolo mammifero dal quale i Balinesi ricavano un caffè molto speciale, il Kopi luwak, che si ottiene dalle feci dell’animale contenenti bacche solo parzialmente digerite. Ma poi venni a sapere che invece di raccogliere le feci nella foresta sotto le palme sulle quali vive questo piccolo mammifero notturno, si preferisce tenere lo zibetto in gabbia nutrendolo soltanto di caffè in sostituzione della sua dieta naturale composta soprattutto da frutta. 
D’altra parte nella civilissima Toscana pare sia ancora possibile trovare ristoranti dove viene servito clandestinamente l’istrice in salmì.
Ma questa non è più cultura, si tratta solo di mercato: le trattorie che servono gli istrici lo fanno pagare a caro prezzo, il kopi luwak viene venduto a 800 euro al chilo, la polvere ricavata dal corno del rinoceronte costa più dell’oro e il sangue di cobra, che viene spacciato come afrodisiaco, è ricercato dai turisti che visitano il Vietnam.  Intendiamoci, non propongo di diventare tutti vegetariani, anche se una riduzione del consumo di carne è necessaria se vogliamo salvaguardare la nostra salute e quella del pianeta, si tratta di vietare consumi che rischiano di portare all’estinzione di molte specie selvatiche e anche della nostra che ha la presunzione di definirsi un animale culturale
C’è un altro aspetto che mi scandalizza in questi mesi in cui la pandemia occupa quasi per intero la scena politica e le pagine dei giornali: anche se i politici si sono visti costretti ad affidarsi agli scienziati per ogni decisione da prendere nei riguardi della popolazione, sembra non si siano accorti che il mondo della ricerca è popolato anche da donne. Nella lista degli esperti del Comitato tecnico scientifico che si occupa del coronavirus non compare neppure un nome femminile. Qualche voce di protesta si è già levata a questo riguardo ma voglio segnalare che è stata fatta anche un’altra sorprendente discriminazione, questa volta nel tipo di competenze da mettere in campo: non c’è nessun ecologo nel Comitato anche se la distruzione degli ecosistemi, che vanno a fuoco per effetto del surriscaldamento del clima o vengono distrutti per pascolare bovini da carne o coltivare palme da olio, è stata riconosciuta come una delle cause dello spillover.
Se continueremo a mettere i lampioni nei posti sbagliati è molto probabile che continueremo ad avanzare a tentoni senza imboccare mai la strada giusta.

mercoledì 22 aprile 2020

Due bilanci in contrasto

di Pietro Omodeo sr
Ecologo: vorrei essere ascoltato
Economista: perdi tempo, sei uno contro 8 miliardi e non dici cose interessanti, io metto un po' di soldi in tasca alla povera gente, do le direttive alla politica.
Politico, siciliano n. 1: sono io che elargisco i soldi da mettere in tasca alla povera gente attraverso il reddito di cittadinanza.
Medico incazzato: foglie secche, non soldi!
Economista: devono essere finanziati i fabbricanti di bare, mancano dappertutto, e c'è molta richiesta!
Economista illuminato: finanziare i costruttori di bare padani, i ricoveri: è lì che muore più gente
Grillo parlante: fate i conti senza l'oste, pagare con i debiti non è sana economia



Ecologo: insomma, oggi è la giornata del pianeta Terra, dovete ascoltarmi, il pianeta ha la febbre alta e va curato d'urgenza.
Economista: lasciamolo parlare, a patto che non dica sciocchezze.
Politico: lascialo dire, devo tastare il polso dell'elettorato.
Economista: fiato sprecato, e i verdi sono una minoranza trascurabile, il 2% dell'elettorato. La vera urgenza è finanziare i petrolieri che sono allo stremo.
Medico incazzato: chiudere le case di riposo, e mandare tutti i pensionati in crociera, così si eliminano gli sprechi e si alleggeriscono le finanze dell'INPS.
Economista: questa l'ho già sentita, è una spiritosaggine stupida e macabra. Parliamo chiaro, proposte positive!
Ecologo: stupidaggine vera, troppo ripetuta è quella di riaprire i pozzi di petrolio, e far ripartire i consumi.
Economista: lo sapevo io, questa è una riunione di condominio, tutti vogliono aver ragione, non si decide mai nulla di serio, per fortuna sono i verdi quattro gatti, lasciamoli all'opposizione, facciano bilanci perfetti.
Politico all'opposizione: l'opposizione siamo noi e i verdi non li vogliamo, e non si facciano   sentire quegli inetti che non pensano ad altro che alla poltrona, stanziano cifre ridicole. Guardate alla potenza mondiale, loro stanziano trilioni per rimettere in moto l'economia.
Grillo parlante: foglie secche, riempite le tasche di foglie secche.
Primo coro di benpensanti: fatelo tacere, imbavagliatelo.
Secondo coro di benpensanti: il bavaglio non basta, bisogna usare un martello, schiacciamolo.
Primo coro di benpensanti: attenzione, non si deve abusare della forza.
Secondo coro di benpensanti: guardate all'America, per prima cosa provvista di armi, non di cibo! alle adunanze bisogna andare armati. Guardate la prima potenza economia industrializzata: la recessione è la cosa peggiore che può accadere, bisogna evitarla, costi quel che costi!
Una sedicenne: basta con queste scene, io voglio un futuro e un mondo vivibile!


Coro di benpensanti: anche le pulci hanno la tosse!
Politico: scusi, cosa dicono, c'è un frastuono tremendo.
Economista: è un antico modo di dire, anche le persone insignificanti pretendono di dire la loro. Pura perdita di tempo!


Ecologo: sono parole sensate, il rischio è autentico, anch'io so fare i bilanci: c'è un equilibrio da raggiungere sulla superficie della Terra: gli animali producono anidride carbonica e i vegetali con la fotosintesi clorofilliana producono O2  necessario a tutti i viventi. Nel bilancio proposto dall'economista ci sono due errori pericolosi, un errore è quello delle insussistenze passive che si hanno quando, per esempio, bruciano i boschi in Australia e foreste in Amazzonia, un secondo errore è quello della inadempienza passiva, poiché si bruciano tutte le riserve che potrebbero tamponare il deficit: i combustibili fossili. Il deficit è causato da 1.2 miliardi di automobili, da un numero maggiore di sistemi di riscaldamento. Il traffico aereo in un giorno consuma l'ossigeno (O2) che serve ai neonati di quel giorno per diventare adulti. Il riscaldamento globale fa avanzare il deserto su centinaia di migliaia di chilometri quadrati ogni anno. La Sicilia è esposta a questa desertificazione, vi cresceranno solo i Fichi d'India che producono ossigeno e trasformano il carbonio dell’anidride carbonica (che causa l'effetto serra) in materiale organico, gli ultimi a resistere alla febbre del Pianeta. I politici si agitano nel parlare di Fase 2, e di miliardi da investire, ma non vedono che c'è una situazione più pericolosa che l'umanità sta correndo.
La pandemia è l'ultimo avvertimento che le cambiali che compaiono nel bilancio degli ultimi anni sono da pagare; con un'austerità che può essere affrontata anche con letizia.
Il 22 aprile è la Giornata mondiale della Terra.
Aprile, il più crudele dei mesi, cantava Eliot. La frase compare proprio nel poema "La terra desolata" del 1922, ricordando forse la pandemia di Spagnola, con decine di milioni di morti, la cui più grave sequela è stata l'encefalite letargica.
Pietro Omodeo sr, 22 aprile 2020, 
nel giorno della Giornata mondiale dedicata al Pianeta Terra

lunedì 20 aprile 2020

Nessuna Fase 2 senza le donne: ora basta, gli esperti non sono solo maschi

La Rete per la parità invia una lettera di richiamo (al premier Conte e non solo; vedi in fondo tutti i destinatari) sulle modalità di gestire la crisi gravemente sbilanciate al maschile,


senza alcuna considerazione delle competenze delle donne e del pensiero femminile; e preannuncia che, in caso di insoddisfacente risposta, si rivolgerà ufficialmente, salva e impregiudicata ogni altra azione per l’effettiva parità uomo-donna, al Presidente della Repubblica, al Presidente dell’Assemblea Europea, alla Presidente della Commissione Europea, al Commissario europeo per gli affari economici e monetari e alla Commissaria europea per la concorrenza. Mentre salta all'occhio che, fra i paesi che affrontano la pandemia, quelli gestiti meglio sono tutti guidati da donne, in Italia le donne non sono nemmeno considerate..? come se non esistessero. Ecco dunque il testo della lettera:
Oggetto: non può esserci una Fase 2 senza una presenza paritaria di uomini e donne
Per assicurare in Italia l’uscita dalla pandemia è necessario superare l’abuso di posizione dominante maschile che caratterizza da millenni le cosiddette società occidentali e che sopravvive nel nostro Paese, al contrario di quanto sta avvenendo da anni in altri paesi dell’Unione Europea. Usiamo volutamente la nozione tratta dal diritto dell’economia e della libera concorrenza perché tale abuso – perpetuando profonde discriminazioni di genere – ha un impatto socio–economico diffuso ed aggrava le diseguaglianze basate sul sesso, nella vita pubblica e privata. 
Non è bastato l’esempio dell’Unione Europea, nella quale attualmente il Presidente del Parlamento è uomo ma per la prima volta la Commissione ha una presidente donna e una composizione paritaria. Costante è invece in Italia l’individuazione, quale che siano i meccanismi di nomina o elezione, di incarichi affidati esclusivamente o prevalentemente a uomini e a poche donne scelte da loro. 
Dal mancato rispetto del criterio di equilibrio nelle elezioni nel 2018 per la Corte costituzionale, il Csm e gli organi di autogoverno delle magistrature speciali, dove su 21 cariche sono risultati eletti dal Parlamento in seduta comune, 21 uomini, alle più recenti composizioni dei numerosi organismi attivati [diciamo pure troppi, ndr], la costante è un uomo al comando e, quando ci sono, poche donne tra i componenti
Unica eccezione la Cabina di Regia “Benessere Italia” affidata alla Professoressa Filomena Maggino, che si avvale però di un Comitato scientifico costituito da accademici tutti uomini
La Rete per la Parità è un’Associazione di promozione sociale per la Parità uomo-donna secondo la Costituzione, fondata nel 2010, in occasione del cinquantenario della sentenza della Corte costituzionale n° 33/1960 che aprì alle donne carriere pubbliche fino allora ancora precluse. Ha aderito dall’inizio all’ASviS - Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile, nella quale la presidente Rosa Oliva coordina il Gruppo di lavoro sull’Obiettivo 5 - Parità di genere - dell’Agenda ONU 2030
La Rete per la Parità ha tra le proprie associazioni fondatrici e tra le aderenti che compongono il Comitato scientifico donne e storiche associazioni e fondazioni femminili e miste, e università, impegnate fin dal secolo scorso per il superamento del monopolio maschile e la pari dignità e uguaglianza davanti alla legge di donne e uomini secondo il principio fondamentale della nostra Costituzione. 
Nel momento attuale, nel pieno dell’emergenza creata dalla pandemia, giustamente il Paese deve prepararsi con modalità diverse ad affrontare la cosiddetta Fase 2
E’ necessario che tutte le commissioni, task force, comitati abbiano una composizione paritaria e che ai vertici si affianchino un uomo e una donna o una doma e un uomo. 
Se davvero l’Italia vuole prepararsi all’avvio di una nuova epoca, e non solo all’uscita dalla crisi per ripristinare le condizioni di partenza, riteniamo indispensabile che: 

1. In tempi brevi 
a. il Presidente del Consiglio e tutti i titolari di incarichi di governo, parlamentari, commissari responsabili di organi tecnico scientifici ecc. siano affiancati da una Vice donna se uomini o da un Vice uomo se donna;
b. si riveda la composizione dei vari organismi costituiti in questi ultimi tempi tra i quali:
• il Comitato tecnico scientifico della Cabina di regia “Benessere Italia” composto da accademici tutti uomini, 
• il Comitato tecnico scientifico che affianca il Presidente del consiglio,
• il Dipartimento della Protezione civile,
• il Commissario straordinario per l’emergenza,
• la task force tecnologica composta da 74 esperti di big data nominati dalla ministra Pisano,
• la Task force per la Fase 2 presieduta da un uomo e con la presenza di solo il 23 % di donne. 
E’ inoltre indispensabile il rispetto del Contratto di servizio Rai e delle norme antidiscriminatorie sull’informazione, e in particolare delle disposizioni relative all’immagine e alle presenze delle donne nei media.

2. In tempi medi 
a. si predispongano candidature ed elezioni degli organi di garanzia Agcom e Garante della Privacy in modo da assicurare almeno una presidenza ad una donna e una composizione paritaria di entrambi gli organismi rinnovati;
b. si approvi la riforma organica del cognome per completare gli effetti della sentenza n.286/ 2016 della Corte costituzionale, sino ad ora limitati ai casi in cui i genitori di un/una nuovo/a nato/a siano informati sulla possibilità e chiedano di comune accordo l’aggiunta del cognome materno a quello paterno. 

3. In tempi lunghi 
a. si modifichino le leggi elettorali regionali con inserimento della par condicio di genere nel periodo elettorale e la doppia garanzia di genere o analoghe norme di garanzia di genere in tutte le leggi regionali;
b. si modifichi la legge elettorale del Consiglio superiore della Magistratura con l’inserimento delle norme di risultato di cui si è tante volte discusso ma senza alcun esito; 
c. si modifichi la legge elettorale per l’elezione di Camera e Senato con norme di garanzia di genere come la previsione di elenchi di candidati e candidate separati e altre disposizioni per evitare tentativi volti a vanificare o ridurne gli effetti. 

Preannunciamo che nel caso di mancate o insoddisfacenti risposte alle richieste di cui al punto 1 ci rivolgeremo al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, al Presidente dell’Assemblea Europea David Sassoli, alla Presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen, al Commissario europeo per gli affari economici e monetari Paolo Gentiloni e alla Commissaria europea per la concorrenza Margrethe Vestager, salva e impregiudicata ogni altra azione per l’effettiva parità uomo-donna.
La presente lettera, che reca la sola firma della Rete per la Parità, è di per sé già rappresentativa dell’associazionismo e del mondo accademico.
16 aprile 2020 La Presidente Rosa Oliva 
info e comunicazioni: segreteria.reteperlaparita@gmail.com • reteperlaparita@pec.it  

La lettera è indirizzata a:
Presidente del Consiglio dei Ministri Giuseppe Conte 
Presidente del Senato della Repubblica Maria Elisabetta Alberti Casellati 
Presidente della Camera dei deputati Roberto Fico
Garante della Concorrenza e del Mercato Roberto Rustichelli
Garante Privacy Antonello Soro 
Presidente dell’Agcom Angelo Marcello Cardani
Presidente Task Force per la Fase 2 Vittorio Colao
Presidente della Cabina di regia “Benessere Italia” Filomena Maggino
Capo Dipartimento della Protezione civile Angelo Borrelli
Commissario straordinario per l’emergenza Covid-19 Domenico Arcuri
Vice Presidente del Consiglio superiore della magistratura David Ermini
Presidente Commissione di Vigilanza Rai Alberto Barachini
Presidente della Conferenza dei presidenti delle assemblee legislative delle regioni e delle provincie autonome Rosa D’Amelio
Presidente della Corte dei conti Angelo Buscema

e, per conoscenza, a:
Presidente della Repubblica Sergio Mattarella
Presidente della Corte Costituzionale Marta Cartabia
Ministro della Salute Roberto Speranza
Ministra dell’Interno Luciana Lamorgese
Ministra per le PO e la Famiglia Elena Bonetti
Ministra per l’innovazione tecnologica e la digitalizzazione Paola Pisanu
Presidente Commissione parlamentare di inchiesta sul femminicidio nonché su ogni forma di violenza di genere Valeria Valente
Presidente della Federazione Nazionale Stampa Italiana Giuseppe Giulietti
Presidente dell’Associazione Articolo 21 Paolo Borrometi,
Presidente Associazione GiULiA giornaliste Silvia Garambois 



domenica 19 aprile 2020

Covid19: cause e soluzioni. Fridays for Future: ascoltiamo la Scienza

Per contribuire alla cosiddetta Fase2, Fridays for Future Italia sta raccogliendo una serie di proposte concrete che saranno prsentate il 24 aprile, in occasione del primo #DigitalStrike mondiale. Ecco la loro lettera, sul tema due crisi, una soluzione:

Cara Italia, ascolta questo silenzio.
La nostra normalità è stata stravolta e ci siamo svegliati in un incubo. Ci ritroviamo chiusi nelle nostre case, isolati e angosciati, ad aspettare la fine di questa pandemia. 


Non sappiamo quando potremo tornare alla nostra vita, dai nostri cari, in aula o al lavoro. Peggio, non sappiamo se ci sarà ancora un lavoro ad attenderci, se le aziende sapranno rialzarsi, schiacciate dalla peggiore crisi economica dal dopoguerra.
Forse avremmo potuto evitare questo disastro?
Molti studi sostengono che questa crisi sia connessa all’emergenza ecologica. La continua distruzione degli spazi naturali costringe infatti molti animali selvatici, portatori di malattie pericolose per l’uomo, a trovarsi a convivere a stretto contatto con noi. Sappiamo con certezza che questa sarà solo la prima di tante altre crisi - sanitarie, economiche o umanitarie - dovute al cambiamento climatico e ai suoi frutti avvelenati. Estati sempre più torride e inverni sempre più caldi, inondazioni e siccità distruggono già da anni i nostri raccolti, causano danni incalcolabili e vittime sempre più numerose. L’inesorabile aumento delle temperature ci porterà malattie infettive tipiche dei climi più caldi o ancora del tutto sconosciute, rischiando di farci ripiombare in una nuova epidemia. Siamo destinati a questo? 
E se invece avessimo una via d’uscita? Un’idea in grado di risolvere sia la crisi climatica sia la crisi economica?
Cara Italia, per questo ti scriviamo: la soluzione esiste già. L'uscita dalla crisi sanitaria dovrà essere il momento per ripartire, e la transizione ecologica sarà il cuore e il cervello di questa rinascita: il punto di partenza per una rivoluzione del nostro intero sistema. La sfida è ambiziosa, lo sappiamo, ma la posta in gioco è troppo alta per tirarsi indietro. Dobbiamo dare il via a un colossale, storico, piano di investimenti pubblici sostenibili che porterà benessere e lavoro per tutte e tutti e che ci restituirà finalmente un Futuro a cui ritornare, dopo il viaggio nell’oscurità di questa pandemia
Un futuro nel quale produrremo tutta la nostra energia da fonti rinnovabili e non avremo più bisogno di comprare petrolio, carbone e metano dall’estero. Nel quale smettendo di bruciare combustibili fossili, riconvertendo le aziende inquinanti e bonificando i nostri territori devastati potremo salvare le oltre 80.000 persone uccise ogni anno dall’inquinamento atmosferico. 
Immagina, cara Italia, le tue città verdi e libere dal traffico. Non perché saremo ancora costretti in casa, ma perché ci muoveremo grazie a un trasporto pubblico efficiente e accessibile a tutte e tutti. Con un grande piano nazionale rinnoveremo edifici pubblici e privati, abbattendo emissioni e bollette. Restituiremo dignità alle tue infinite bellezze, ai tuoi parchi e alle tue montagne. Potremo fare affidamento sull’aria, sull’acqua, e sui beni essenziali che i tuoi ecosistemi naturali, sani e integri, ci regalano. Produrremo il cibo per cui siamo famosi in tutto il mondo in maniera sostenibile. In questo modo creeremo centinaia di migliaia di nuovi posti di lavoro ben retribuiti, in tutti i settori.
Questo Futuro è davvero possibile, cara Italia, ne siamo convinti. Per affrontare questa emergenza sanitaria stiamo finalmente ascoltando la scienza. Ed è proprio la scienza ad indicarci chiaramente la rotta da percorrere per sconfiggere la crisi climatica. Stavolta sappiamo quanto tempo ci rimane per agire: siamo già entrati nel decennio cruciale. 
Il momento del collasso dell’unico ecosistema in cui possiamo vivere, il superamento di 1,5°C di riscaldamento globale, già si staglia all'orizzonte. La folle curva di emissioni va capovolta già da quest'anno, e per sempre. Solo se ci riusciremo costruiremo un paese e un mondo più giusto, più equo per tutte e tutti, non a spese dei più deboli, ma di  quei pochi che sulla crisi climatica hanno costruito i loro profitti.
Siamo di fronte ad un bivio della tua storia, e non dovranno esserci miopi vincoli di bilancio o inique politiche di austerity che ti impediscano di realizzare questa svolta.
Cara Italia, tu puoi essere d’esempio. Puoi guidare l’Europa e il mondo sulla strada della riconversione ecologica.
Non a tutte le generazioni viene data la possibilità di cambiare davvero la storia e creare un mondo migliore - l’unico in cui la vita sia possibile
Questa è la nostra ultima occasione. Non possiamo permetterci di tornare al passato. Dobbiamo guardare avanti e preparare il nostro Ritorno al Futuro!


Contatti di riferimento : Filippo Sotgiu 339 339 0200 / Luca Sardo 334 867 8168 / Luigi Ferrieri Caputi 324 584 2840 / Laura Vallaro 345 444 5752 

con il supporto di:
Armaioli Nicola - Chimico, Dirigente di Ricerca presso CNR
Balzani Vincenzo - Chimico, Professore emerito presso l'Università di Bologna
Banfi Luca - Direttore dipartimento di Chimica Università di Genova
Barbante Carlo - Paleoclimatologo, Università Venezia
Barbera Filippo - Docente di sociologia economica, Università di Torino
Bardi Ugo - Docente di Chimica e Fisica, Università di Firenze
Bartoletti Antonella - medico, socio dell'ISDE e dei GUFI
Bartolini Stefano - Docente di Economia Politica, Università di Siena
Belligni Silvano - sociologo, Università degli Studi di Torino
Bellini Alberto - Coordinatore Corso di Laurea in Ingegneria Elettronica, delegato KIC
Belosi Natale - Coordinatore tavolo tecnico scientifico dell'Ecoistituto di Faenza
Bergamini Giacomo - Prof. presso Dipartimento di Chimica dell'Università di Bologna
Bigano Andrea - Economista, scienziato del CMCC
Blanchard Guido - Dottore Forestale
Bonapace Elena - Economista, Italian Action Network
Bosetti Valentina - Docente di economia dell’ambiente
Budroni Marilena - Docente di Microbiologia Agraria, Uni Sassari 
Buizza Roberto - Docente di Fisica, Sant’Anna di Pisa
Cacciamani Carlo - fisico, dipartimento Protezione Civile Nazionale
Cagnoli Paolo - Resp. Osservatorio Energia Emilia Romagna, Docente di Energetica
Campanella Luigi - Docente di Chimica, già presidente Società Chimici Italiana
Caserini Stefano - Docente di Mitigazione dei Cambiamenti Climatici, PoliMilano
Cassardo Claudio - Docente di fisica del clima, Università di Torino
Castellari Sergio - Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV)
Ceroni Paola - Chimica, Università di Bologna
Comanducci Paolo - Rettore dell’Università di Genova
Filpa Andrea - Aarchitetto, Università Roma Tre, Comitato scientifico WWF Italia
Fuzzi Sandro - Istituto di Scienze dell'Atmosfera e del Clima, CNR
Gagliasso Elena - Docente di Logica e Filosofia della scienza, La Sapienza
Gentilini Patrizia - Oncologa-ematologa, comitato scientifico ISDE - Medici per l’Ambiente
Giacomin Serena - Climatologa, presidente di Italian Climate Network
Giovannini Michele - Coordinatore Rete Rifiuti Zero Emilia Romagna
Grosso Mario - Docente PoliMi, fond. Ass. Ingegneri per l’Ambiente e il Territorio
Gullino Maria Lodovica - Docente di Patologia vegetale e direttore del Centro Agroinnova
Guzzetti Luca - Docente di Scienze della Comunicazione, UniGe
Iannelli Marirosa - Presidente Water Grabbing Observatory
Lantschner Norbert - Fondatore di CasaClima, presidente di ClimAbita Foundation
Lombroso Luca - Meteorologo AMPRO e divulgatore ambientale
Marletto Vittorio - Fisico, responsabile Osservatorio clima Arpae Emilia-Romagna
Palazzi Elisa - Docente di Fisica del clima e ricercatrice presso ISAC CNR
Papini Alessio - Docente di Biologia, Università di Firenze
Pasini Antonello - Ricercatore presso IIA CNR
Piombino Aldo - Docente di geologia
Poggiali Elisa - Ingegnera Ambiente e Territorio (in 100Esperte.it)
Poggio Alberto - Ricercatore in Sistemi per l’Energia, Politecnico di Torino
Riccobon Angela - Biologa, ISDE Forlì-Cesena
Ridolfi Ruggero - Oncologo Endocrinologo, Coord. ISDE (Medici per l'Ambiente) Forlì-Cesena
Rovelli Carlo - Fisico e saggista,
Ruggieri Gianluca - Docente di Tecnologie per la Sostenibilità, UniInsubria
Tartaglia Angelo - Docente di Ingegneria e Fisica, Università di Torino
Trecroci Carmine - Docente di Macroeconomia e Finanza, Università di Brescia
Vacchiano Giorgio - Ricercatore in gestione e pianificazione forestale, Università di Milano
Ventura Francesca - Docente di Scienze e Tecnologie Agroalimentari, Presidente AIAM - Italian Association of AgroMeteorology
Venturi Margherita - Docente di Chimica, Università di Bologna

Lista in costante aggiornamento


sabato 18 aprile 2020

Covid19: cause e soluzioni. Pietro Omodeo sr.: ripartire al più presto ma per dove?

Ripartire al più presto, ma per dove? - scrive Pietro Omodeo
Ecco le sue opinioni e i dati con cui sostiene le sue esortazioni a una ripresa che non ci conduca dalla padella nella brace: 
Si sente dire alla televisione e si legge sui giornali: bisogna ripartire al più presto. L'impazienza, la vivacità delle esortazioni lasciano capire che sono tanti quelli che vorrebbero ripartire, anche prima che la pandemia sia stata messa sotto controllo.
Ripartire al più presto, ma per dove? Ripartire al più presto, ma in quale direzione?

In alcuni casi è chiaro che molti imprenditori vorrebbero incrementare i consumi per accrescere la produzione e permettere una vita di grande scialo quale quella che per vari decenni è stata vissuta nei paesi più industrializzati (i 6 Grandi, divenuti poi gli 8 Grandi, e poi i 10 Grandissimi). Per alcuni imprenditori ripartire al più presto vuol dire ripristinare l'antico, ritornare al vecchio, all'economia suicida. Parole grosse, può pensare qualcuno; ma non è così. Guardiamo alcune cifre: nel giro di pochi decenni il numero di animali domestici allevati sul pianeta per l'industria della carne ha superato i 24 miliardi di capi: Bovini: 1,3 miliardi - Suini: oltre 1,2 miliardi - Ovini: 1 miliardo. [Circa 200 milioni di capi sono oggetto di macellazione quotidiana].
Tutti questi capi di bestiame respirano producendo anidride carbonica (CO2) che i vegetali devono convertire in ossigeno (O2) e materiale organico. Va notato però che bovini ed ovini (ruminanti) immettono anche metano (CH4) nell'atmosfera, che nessuno e niente può intercettare, e che contribuisce ad aggravare l'effetto serra. I soli bovini emettono più di un terzo del metano, gas che riscalda l’atmosfera 20 volte più dell’anidride carbonica.
Di fronte a cifre di questa entità non c'è bisogno di riunire una commissione di esperti per dichiarare insostenibile lo sfruttamento che è stato instaurato nel pianeta nel nuovo millennio, e per trovare l'aggettivo più adatto per definire il tipo di economia che alcuni intendono continuare a perseguire nel dopo-pandemia.
L'accumulo di metano e anidride carbonica producono l'effetto serra responsabile del riscaldamento della superficie del pianeta. Questo riscaldamento incrementa di molte volte la violenza degli uragani, delle inondazioni e delle frane, nonché la velocità di scioglimento dei ghiacciai con conseguente innalzamento del livello degli oceani. Di simili guai siamo stati tutti testimoni, e talvolta vittime, negli ultimi anni.
Va aggiunto che il riscaldamento globale si estende anche alle masse d'acqua degli oceani, mettendo a rischio la sopravvivenza degli organismi che vi vivono. Va notato inoltre che l'aumento della anidride carbonica, superato un certo livello, nuoce all’efficienza della fotosintesi dei vegetali, che ne soffrono in misura diversa secondo la specie.
Questo vuol dire che nei paesi progrediti si debba consumare meno? Che si debba ritornare a un intollerabile clima di austerità?
Nei programmi governativi di molti paesi è stabilito che non si deve per nessun motivo tornare all'austerità. Ma è proprio vero? Esiste qualche modello di riduzione dei consumi, per i dieci Grandissimi industrializzati, che ci renderebbe più felici e sereni?
Siamo stati avvertiti da molti eventi catastrofici, dei quali la pandemia non è certamente l'ultimo, che sì, è necessario programmare la ripresa, ma tornando indietro: non di un paio di decenni ma di molti decenni o più ancora, tenendo ferme tuttavia alcune conquiste (la maggiore conoscenza scientifica, l'arricchimento in energia riciclabile, l'efficienza delle comunicazioni); puntando a un progresso in questa direzione per l'intera umanità e non dimenticando il progetto di raggiungere altri pianeti.
Tutto questo detto senza ira. L'ira e la furia saranno altrimenti quelle degli elementi: aria e acqua, terra e fuoco (e pandemie).
Pietro Omodeo Sr., Ripartire, ma per dove? 15/4/2020  

nel video che segue, una breve conversazione con Pietro Omodeo, che risale al 2010:



Per approfondire il tema dell'insostenibilità dell'industria della carne, vedi anche:
Cowspiracy ( < a questo link trovate il documentario integrale con sottotitoli in italiano).

Dopo un'intera vita dedicata agli studi sulla vita, e anche ora dopo aver superato la soglia dei 100 anni, Pietro Omodeo ancora mette a disposizione la sua esperienza e le sue conoscenze, restando attivo nella ricerca e nella divulgazione. Di seguito, un suo intervento sul tema della biodiversità:

venerdì 17 aprile 2020

Covid19: cause e soluzioni. Giulia Maria Crespi: con due proposte concrete

Nei giorni del coronavirus, tutti stiamo riflettendo sulle cause ma, soprattutto, sulle soluzioni, dice Giulia Maria Crespi; e va direttamente al punto proponendo, dalle pagine del Corriere, 2 azioni precise e concrete:
1. La prima è varare una riforma radicale della Pac, la politica agricola europea, e iniettare denaro fresco di donazione a sostegno del lavoro agricolo;
2. La seconda è approvare con urgenza la legge sul biologico ferma al Senato.
Perché? ecco per intero, di seguito, le sue argomentazioni:


È possibile, anzi probabile, che una delle cause di questa pandemia sia da ricercare nel rapporto tra Uomo e Madre Terra che ha perduto il proprio equilibrio e la propria natura. Questo a causa dei cambiamenti climatici, della deforestazione, della progressiva invasione delle città in aree naturali che fungono da «filtro», di una agricoltura troppo intensiva e forzata. Considerazioni che hanno portato studiosi e scienziati e persino papa Francesco [e non da ora.. ndr] a ritenere che proprio l’eccessiva interferenza delle attività umane nei delicati e perfetti equilibri della Natura ha permesso a un virus di trasferirsi nella nostra quotidianità. Tutte riflessioni che sono peraltro emerse da tempo, grazie ai giovani dei Friday for Future, ma anche ai 17 SDG 2030 delle Nazioni Unite e per fortuna anche a una certa economia che sempre più, almeno in alcuni ambiti, si sta orientando verso la circolarità e la sostenibilità ambientale e sociale. Insomma, stiamo finalmente imparando che è urgente e doveroso ricercare un nuovo e più rispettoso equilibrio con il Pianeta che ci ospita. In questa nuova «visione», una tra le attività economiche più importanti è l’agricoltura che, da elemento talvolta potenziale di criticità, può diventare, se sapremo ritrovare il necessario equilibrio, una grande opportunità di miglioramento della qualità ambientale e quindi di qualità della vita. Una agricoltura dunque «amica» dell’uomo, della salute e della terra che merita una ulteriore altra importante riflessione. Con l’epidemia è infatti a rischio il sistema agroalimentare. Nei secoli passati all’epidemia seguiva sempre la carestia, ma oggi abbiamo le condizioni per prevenirla. Possiamo agire iniziando con due misure sensate e urgenti. La prima è varare una riforma radicale della Pac, la politica agricola europea, e iniettare denaro fresco di donazione a sostegno del lavoro agricolo. La seconda è approvare con urgenza la legge sul biologico ferma al Senato, così da non lasciare in prima linea della crisi Covid 19 un comparto, senza una legge di settore.
La produzione agroalimentare è un bene indispensabile. Gli agricoltori affrontano una partita in cui è a rischio salute e lavoro. Basterebbe saltasse un anello del comparto agricolo, un trasportatore che si ferma, un trasformatore in quarantena, per bloccare raccolta e vendita, lavorazioni, semine, trapianti e perdere l’annata. Questo colpirebbe la popolazione, specie le fasce più deboli, e genererebbe un colpo grave per l’Ue, di cui l’Italia agricola è oggi asse portante. Perciò serve subito la riforma della Pac. L’Italia è il primo Paese agricolo Ue, avendo da anni il primato del valore aggiunto, ossia della ricchezza che si genera con l’agricoltura. Ha totalizzato, nel 2019, 31,9 miliardi di euro, rispetto al secondo, la Francia, che è fermo a 31 milioni, pur avendo il doppio degli ettari coltivati dell’Italia.
Con le migliori performance europee, l’Italia riceve però la cifra più bassa tra i Paesi agricoli dell’Unione. Si tratta di 5 miliardi, rispetto agli 8,2 della Francia, ai 6,7 della Germania, ai 5,7 della Spagna. Ne è causa il sistema di ripartizione dei fondi della Pac, che destina i finanziamenti soprattutto sugli ettari e favorisce la speculazione fondiaria.
Con il sostegno al reddito agricolo, il cui indicatore in Italia ha avuto una flessione del 2,7% solo nell’ultimo anno, valorizzeremmo la nostra manodopera. Passata l’emergenza toccherà proprio all’agricoltura assorbire parte della disoccupazione senza precedenti che si sarà generata.
Si tratta di centinaia di migliaia di posti di lavoro già pronti in Italia e di tanti altri a venire, ma devono essere qualificati, con alte competenze e giuste remunerazioni. Di questa strategia è esempio eccellente l’agricoltura biologica e biodinamica, di cui l’Italia è il primo esportatore (con gli Usa primo produttore), ma che opera da anni senza una legge. Il settore offre all’agricoltura un grande valore aggiunto e potrà fare la sua parte.
Il sistema biodinamico (con un fatturato di oltre 13.000 €/ettaro rispetto alla media italiana di 3.200) potrebbe essere un caso replicabile a vantaggio dell’agroalimentare italiano tutto. Ma la mancanza di una legge (il disegno di legge è fermo al Senato da 15 mesi) costringe infatti le imprese biologiche e biodinamiche a fare la loro parte, durante il Covid-19, con le mani legate. Il Senato, per dare un segnale di solidarietà, dovrebbe pertanto approvare in tempi brevi la legge sul biologico e biodinamico, già approvata alla Camera.
Qui elencati sono dati e fatti concreti; lasciamo dunque da parte, in questo momento tanto grave per tutti, ogni ideologia contraria e alternativa, rimandando futuri scambi di opinioni a tempi migliori.

giovedì 16 aprile 2020

Covid19: cause e soluzioni. Stefano Mancuso: ascoltare gli avvertimenti degli scienziati. Il nostro modello di sviluppo è irragionevolmente pericoloso

Scrive Stefano Mancuso che per capire da dove provengano e come si originino pandemie come la Covid 19 (acronimo di Corona Virus Disease 2019) e per scongiurare il rischio che il nostro futuro sia costellato di orribili sigle analoghe è urgente comprendere il legame stretto che esiste fra l'insorgenza di nuove epidemie e la riduzione della biodiversità del pianeta dovuta all'azione dell'uomo.


Ecco il suo testo completo:
La biodiversità - ossia la diversità a qualunque livello degli esseri viventi - è, infatti, uno dei fattori fondamentali da cui dipende la sopravvivenza e la prosperità della nostra specie. Maggiore è la ricchezza di biodiversità, migliori sono le nostre possibilità di sopravvivenza. Ora, che la biodiversità della Terra, a causa dell'opera dell'uomo, stia velocemente deteriorandosi è risaputo. Ma quanto velocemente, non è affatto chiaro. Nel 2014, un gruppo di ricerca coordinato da Stuart Pimm della Duke University stimò il normale tasso di estinzione sulla Terra, prima dell'apparizione dell'uomo, pari a 0,1 specie estinte per milione di specie per anno; il tasso odierno sarebbe 1.000 volte superiore, mentre i modelli per il prossimo futuro indicherebbero tassi di estinzione fino a 10.000 volte più alti. È un dato che non si fa fatica a definire apocalittico. A fine 2017, 15.364 scienziati di 184 paesi firmarono una dichiarazione dal titolo World Scientists' Warning to Humanity: A Second Notice [il primo avvertimento degli scienziati all'umanità, firmato da 1700 scienziati fra qui quasi tutti i premi Nobel per le Scienze, era invece del 1992; e, ovviamente inascoltato, avvisava che l'umanità è in rotta di collisione con il resto della vita sul pianeta; ndr], in cui si affermava: «Abbiamo scatenato un evento di estinzione di massa, il sesto in circa 540 milioni di anni, in cui molte forme di vita attuali potrebbero essere annientate o sulla via per l'estinzione entro la fine di questo secolo». È un segnale di pericolo che non possiamo ignorare. Ne abbiamo già ignorati molti e i risultati non sono stati buoni.
Si potrebbe essere tentati di ritenere che questo allarme non riguardi direttamente la conservazione della nostra civiltà e tantomeno la sopravvivenza della specie. Benché sia triste che il 12% di uccelli, il 23% di mammiferi, il 32% di anfibi e circa il 50% delle piante da fiore siano minacciate di estinzione, sono in molti a ritenere che questa carneficina non avrà alcuna conseguenza su noi umani. Una convinzione largamente condivisa a giudicare dalla assoluta irrilevanza che i dati sull'estinzione delle specie hanno sulle nostre decisioni, se paragonati ad altri indici quali il Pil, l'Euribor, il Nasdaq. Questi davvero ritenuti in grado di far crollare la nostra civiltà. 
Non voglio sminuire l'importanza dei dati economici, ma si tratta di scale d'importanza diverse. Apparirà chiaro anche ai più accaniti sostenitori del mercato, che senza le persone non esiste un mercato. Primum vivere
Scrive Rodolfo Dirzo, professore a Stanford ed esperto di interazione fra le specie: «I nostri dati indicano che la Terra sta vivendo un enorme episodio di declino ed estinzione, che avrà conseguenze negative a cascata sul funzionamento degli ecosistemi e sui servizi vitali necessari a sostenere la civilizzazione». Sono appunto queste «conseguenze negative a cascata» il motivo per cui dovremmo immediatamente correre ai ripari. L'annientamento biologico dovuto al nostro impatto sugli ecosistemi modifica, infatti, le relazioni nella rete degli esseri viventi. Un effetto domino, simile a quello che ha bloccato, oggi, le nostre economie. Perché esse siano prospere bisogna che i trasporti, i consumi, la produzione, la fornitura di materie prime, la comunicazione ecc. funzionino al meglio delle loro possibilità. Se un solo anello della catena si inceppa, tutto si ferma.
Ebbene, gli ecosistemi non sono certo meno complessi dei mercati. La modifica di un qualunque nodo della rete può portare a squilibri generali, non prevedibili. 
Prendiamo il caso delle malattie infettive
Per definizione le malattie comportano interazioni tra le specie: come minimo includono un ospite e un agente patogeno. Confidare nel fatto che i cambiamenti nella composizione dei nostri sistemi naturali non influenzi queste relazioni è, ovviamente, una vana speranza. In un documento del 2015, la Lancet Commission on planetary health ci ricordava come i cambiamenti ecologici siano la causa di un significativo aumento del numero di nuove malattie e del riemergere di altre. Le infezioni da hantavirus, da virus Nipah, Ebola, Marburg, la malattia di Chagas, la febbre gialla, solo per citarne un esiguo numero, sono state associate alla perdita di foreste primarie a seguito di operazioni di disboscamento, per lasciare spazio a nuove piantagioni o all'estrazione di minerali, petrolio e gas. Si ritiene che all'incirca la metà degli eventi globali di malattie infettive di origine zoonotica, registrati tra il 1940 e il 2005, siano la diretta conseguenza di cambiamenti nell'uso del suolo a favore di attività ad alto impatto che riducono drasticamente la biodiversità degli ecosistemi. Così, il più alto rischio per l'insorgenza di malattie zoonotiche infettive, ci ricorda sempre il Lancet, «si verifica in aree in cui la crescita della popolazione è elevata, lo sviluppo ecologicamente distruttivo e le popolazioni umane e animali sono sostanzialmente sovrapposte».

Ad oggi, non abbiamo ancora alcun vero modello che ci permetta di prevedere in modo accurato l'influenza dei cambiamenti ambientali ed ecosistemici sulle malattie. Sappiamo tuttavia, con certezza, che è la continua e crescente domanda di risorse la causa principale del consumo del suolo, della deforestazione e della perdita di biodiversità da cui dipende direttamente un aumento delle epidemie. Essere consapevoli del disastro che i nostri consumi stanno creando dovrebbe renderci tutti più attenti ai comportamenti individuali, ma anche critici verso un modello di sviluppo così irragionevolmente pericoloso.
Stefano Mancuso, da Repubblica del 15/4/2020

mercoledì 15 aprile 2020

Covid19 e media: riguardo alla lettera congiunta delle Associazioni del mondo zootecnico italiano

Riceviamo, e volentieri pubblichiamo:
Oggetto: Lettera congiunta delle Associazioni del mondo zootecnico italiano 
Egregio Direttore della Rai, dott. Marcello Foa,  
Egregia Ministra delle Politiche Agricole e Forestali, on. Teresa Bellanova,  
in merito alla lettera in oggetto, pervenutaVi dalle associazioni della carne: scriviamo in rappresentanza di noi stessi, cittadine e cittadini (per alcuni interessanti solo come consumatori), per segnalare l’inaccettabile atteggiamento intimidatorio che sta prendendo piede, da parte di alcuni produttori del mondo zootecnico italiano, di attacco alle poche trasmissioni di inchiesta della televisione pubblica, che hanno illuminato il tema del collegamento fra il disastro ambientale planetario (a cui molto concorrono gli allevamenti intensivi) e l’epidemia di coronavirus; un attacco che inoltre avalla, negandola, la scarsa qualità di molti alimenti di origine animale.


Il settore agro-alimentare italiano legato alla zootecnia degli allevamenti intensivi ha grosse responsabilità nel continuare a far pervenire sugli scaffali e nei frigoriferi di negozi e supermercati alimenti e prodotti molto critici, non solo in termini di sicurezza e di qualità, ma anche di gravi ricadute ambientali che paghiamo tutti molto care. L’urgenza con cui ci appelliamo a Voi, sottolineando l’inaudita gravità di quanto denunciamo, è legata al fatto che puntare il dito contro i pochi giornalisti di inchiesta del servizio pubblico che, nel mezzo della più terribile pandemia dell’epoca contemporanea, rischiano personalmente per garantire a tutti corretta informazione, è pericolosissimo ed intollerabile
Parliamo di Sabrina Giannini (Indovina chi viene a cena), e Mario Tozzi (Sapiens), che rompono l’omertà su temi cruciali; ma anche di tutti gli altri lavoratori del mondo dell’informazione che sono raggiunti, potenzialmente, dalla stessa intimidazione, solo perché con profonda assunzione di responsabilità si mettono al servizio del Paese, dei cittadini e dei consumatori, per garantire, almeno su quanto si mette in tavola, corrette conoscenze
Se guardiamo alla programmazione di tutte le tv, rinveniamo una grandissima carenza di informazioni sull’inquinamento terrestre e sulla sua relazione con il Coronavirus. Sono state felici eccezioni le due trasmissioni citate che, fra le altre cose, hanno fatto luce su come gli allevamenti intensivi siano fra i grandi responsabili di deforestazione e inquinamento. Per il resto non si parla affatto della pericolosa associazione fra coronavirus e disastro ambientale (disastro a cui la scienza dimostra che concorrono in modo grave le modalità di produzione e consumo di carne). 
Non se ne parla mai su Tg e talk show, ma solamente, e troppo raramente, su programmi autorevoli di inchiesta o di approfondimento: nello specifico ci riferiamo appunto a “Sapiens” di Mario Tozzi e a “Indovina chi viene a cena”, con Sabrina Giannini. 
Il collegamento tra la pandemia in corso e le condizioni pericolose create dall’industria della carne, in particolare dai due gravi fenomeni interagenti degli allevamenti intensivi e dei wetmarket, deve essere chiarito ai telespettatori che - già confusi dall’attuale situazione - non devono essere tenuti all’oscuro delle implicazioni dei modelli alimentari
Alla luce delle intimidazioni già indirizzate a “Sapiens” e a “Indovina chi viene a cena”, abbiamo il fondato timore che le associazioni della carne, proseguendo nel loro strampalato sillogismo censorio, continueranno a fare pressioni indebite per impedire informazione scientificamente corretta, anche sul collegamento fra pandemia da Coronavirus e allevamenti intensivi
Il danno dell’ignoranza, aggiungendosi a tutte le conseguenze dell’attuale situazione emergenziale, potrebbe essere irreparabile per l’intera umanità che, già in ginocchio da mesi di lockdown, non sarebbe in grado di reggere una seconda pandemia causata dal comparire di nuovi virus, per via del cieco perseverare in pratiche non sostenibili.
Tali trasmissioni, animate da sincera dedizione alla professione giornalistica, sono le sole a supplire a una informazione carente, che sistematicamente ignora di indagare le cause della pandemia e quindi non concorre a prefigurare nessuna concreta via di uscita. 
Saturare i telespettatori con informazioni imprecise, frammentate e non contestualizzate, da cui si evince che la comparsa del virus sia un fatto misterioso e casuale, e che le sole problematiche di cui occuparsi siano sintomi o vaccini, non solo è sbagliato, ma è letalmente pericoloso perché minaccia la sopravvivenza stessa dell’umanità. E’ essenziale che la RAI, consapevole del fondamentale ruolo che il servizio pubblico riveste, in particolare in momenti come questo che stiamo vivendo, presti molta attenzione a quei messaggi che, al mero scopo di difendere interessi privatistici, discreditano il contributo scientifico e si oppongono a ogni riflessione sui necessari cambiamenti da attuare. 
Speriamo davvero che vorrete prendere in considerazione il nostro appello a garantire un’informazione approfondita, equa ed imparziale, che non si limiti a propinare improponibili soluzioni palliative; in quanto dovremmo tutti, compattamente, adoperarci per uscire da quelle insostenibili condizioni strutturali che sono il terreno stesso delle pandemie globali
Seguono firme
molte, molte firme

Aggiornamento del 27/4/2020: in Usa e in Canada molti allevamenti intensivi e aziende di packaging della carne costretti alla chiusura a causa delle condizioni che favoriscono i focolai di coronavirus. Altissimo il numero di contagiati fra i dipendenti.




sabato 11 aprile 2020

Covid19: cause e soluzioni. Jane Goodall: rispettare il mondo animale o ci saranno altre pandemie

Jane Goodall, in teleconferenza per la presentazione del nuovo documentario "Jane Goodall: The Hope", ha letteralmente implorato perché il mondo impari dagli errori del passato per prevenire disastri futuri e annunciati. Ecco le sue parole, in risposta a precise domande:
Qual è la tua visione su questa pandemia? è il nostro disprezzo per la natura e la nostra mancanza di rispetto per gli animali con cui dovremmo condividere il pianeta che ha causato questa pandemia, che era stata prevista molto tempo fa

Perché mentre distruggiamo la foresta, ad esempio, le diverse specie di animali nella foresta sono costrette a una vicinanza e quindi le malattie vengono trasmesse da un animale a un altro, e quel secondo animale ha quindi maggiori probabilità di infettare gli esseri umani in quanto è costretto a stretto contatto con gli umani. Sono anche la caccia degli animali, venduti come cibo nei mercati in Africa o nei mercati di animali selvatici in Asia, in particolare in Cina, e gli allevamenti intensivi in cui ammassiamo crudelmente miliardi di animali in tutto il mondo. Sono queste le condizioni che creano un'opportunità, per i virus, di saltare dagli animali attraverso la barriera delle specie verso l'uomo.
Cosa possiamo fare per questi mercati degli animali? È davvero positivo che la Cina abbia chiuso i mercati di animali selvatici vivi con un divieto temporaneo; speriamo che possa essere reso permanente e che altri paesi asiatici seguiranno l'esempio. Ma in Africa sarà molto difficile smettere di vendere carne di animali della savana, perché sono tanti che si affidano a quello per il proprio sostentamento.
Bisognerà ragionare attentamente su come farlo, non si può semplicemente impedire a qualcuno di fare qualcosa se non ha assolutamente soldi per sostenere se stesso o la sua famiglia; ma almeno questa pandemia dovrebbe averci insegnarci qual è il tipo di cose da fare per impedire che ne arrivi un'altra.
Cosa possiamo sperare? Dobbiamo renderci conto di essere parte del mondo naturale, che dipendiamo da esso e che, mentre lo distruggiamo, in realtà stiamo rubando il futuro ai nostri figli. Spero che, a causa di questa risposta senza precedenti, le fermate che stanno avvenendo in tutto il mondo, più persone si sveglieranno e alla fine potranno iniziare a pensare a come possono vivere la propria vita in modo diverso. Tutti possono avere un impatto ogni singolo giorno. Se pensi alle conseguenze delle piccole scelte che fai: ciò che mangi, da dove viene, se ha causato crudeltà verso gli animali, se è prodotto da un'agricoltura intensiva (e per lo più lo è!), se è economico a causa della schiavitù di bambini; se ha danneggiato l'ambiente nella sua produzione, quante miglia ha percorso dalla sua provenienza.. se pensi che forse potresti camminare e non prendere la tua auto. Puoi anche considerare i modi in cui, forse, potresti aiutare ad alleviare la povertà, perché quando le persone sono troppo povere non possono fare queste scelte etiche. Devono solo fare tutto il possibile per sopravvivere - non possono mettere in discussione ciò che acquistano, ma per forza comprare ciò che è più economico, e finiscono per abbattere l'ultimo albero perché sono alla disperata ricerca di terreni su cui coltivare più cibo. 
Quindi si, ciò che possiamo fare nella nostra vita individuale dipende un po' da chi siamo, ma tutti possiamo fare la differenza, tutti possono.
Jane Goodall, 27/3/2020

Si, ma più di tutti possono coloro che sono chiamati, ora, a fare leggi, a impostare la cosiddetta ripresa: che ripresa? come? in che direzione? Servono contributi scientifici secondo una visione nuova, in grado di ribaltare il mondo precedente.
Nel video che segue, Jane Godall manda un messaggio alla popolazione cinese, duramente colpita dal Coronavirus, per mettere in guardia contro i pericoli di abitudini alimentari ed economiche come il traffico e la macellazione degli animali selvatici nei wetmarket:



vedi anche questa intervista su Independent: in cui Jane Goodall chiede il bando totale del traffico di specie selvatiche e di mettere fine a un periodo distruttivo e avido della storia umana.
Inoltre, di seguito,un appello sulle cause della pandemia e le lezioni che non possiamo trascurare: