sabato 27 giugno 2015

Papa Francesco manda in porto un'intesa storica: il Vaticano riconosce lo Stato della Palestina

Ieri nel mondo è stata una giornata densa di eventi epocali. Da un lato il riconoscimento del matrimonio omosessuale in tutti i 50 stati USA, dall'altro attentati ovunque, con cui l'immondizia dell'Isis ha ancor più imbrattato il mondo di sangue. Ma fra le varie cose anche un (altro) fatto di portata storica, suscettibile di cambiare gli equilibri mondiali: il Vaticano ha infatti firmato l'accordo di riconoscimento dello Stato Palestinese (qui il testo del comunicato congiunto).
E' del 15 febbraio 2000 l’Accordo Base firmato tra la Santa Sede e l’OLP; dopo 15 anni, un mese fa un abbraccio tra Papa Francesco e Abu Mazen faceva da preludio all'intesa di ieri, 26 giugno 2015: un accordo scaturito da faticosi negoziati bilaterali, condotti per lunghi anni.

Il ministro degli esteri vaticano (monsignor Gallagher) si augura che questo passo “possa costituire uno stimolo per porre fine in modo definitivo all’annoso conflitto israeliano-palestinese, che provoca continue sofferenze ad entrambe le Parti. Spero anche che l’auspicata soluzione dei due Stati divenga realtà quanto prima. Il processo di pace può progredire solo tramite il negoziato diretto tra le Parti con il sostegno della comunità internazionale. Ciò richiede certamente decisioni coraggiose, ma anche sarà un grande contributo alla pace e alla stabilità della Regione (…). Nel contesto complesso del Medio Oriente, dove in alcuni Paesi i cristiani hanno sofferto persino la persecuzione, questo accordo offre un buon esempio di dialogo e di collaborazione e auspico che possa servire da modello per altri Paesi arabi e a maggioranza musulmana. Al riguardo voglio sottolineare la portata del capitolo dedicato alla libertà di religione e di coscienza”. La posizione storica della Chiesa, a favore della “soluzione dei due Stati” per la fine della questione israeliano-palestinese, è stata richiamata dai Papi nel 2009 e poi nel 2014: da Benedetto XVI nel suo viaggio in Israele e da Papa Francesco nel suo recente pellegrinaggio in Terra Santa. In questa occasione Papa Francesco si rivolse così ad Abu Mazen: “È giunto il momento per tutti di avere il coraggio della generosità e della creatività al servizio del bene, il coraggio della pace, che poggia sul riconoscimento da parte di tutti del diritto di due Stati a esistere e a godere di pace e sicurezza entro confini internazionalmente riconosciuti”.
Il ministro degli Esteri palestinese, dal suo canto, definisce l'intesa un accordo storico reso possibile solo grazie "al sostegno e l’impegno personale del Presidente Abbas e alla benedizione di Papa Francesco verso i nostri sforzi al riguardo; un segno di riconoscimento del diritto del popolo palestinese all’autodeterminazione, alla libertà e dignità in un proprio Stato indipendente libero dalle catene dell’occupazione. Esso appoggia anche la visione a favore della pace e della giustizia nella regione, conformemente con il diritto internazionale, sulla base di due Stati che vivono uno accanto all’altro in pace e sicurezza sulla base delle frontiere del 1967". Una descrizione (un tantino autocelebrativa) che non mette troppo l'accento sulla necessità della pace come unica strada; ma che fa anche una importante promessa: e cioè che la Palestina "si impegna a combattere l’estremismo e a promuovere la tolleranza, la libertà di coscienza e di religione e a salvaguardare nello stesso modo i diritti di tutti i suoi cittadini”.
Israele, però, esprime "forte delusione e rammarico". Il ministro degli esteri israeliano (Emmanuel Nahshon) ha così commentato: “Questo passo affrettato danneggia le prospettive di far avanzare un accordo di pace e nuoce agli sforzi internazionali per convincere l’Autorità palestinese a tornare ai negoziati diretti con Israele”. E una nota minacciosa risuona nel comunicato con cui l’ambasciata israeliana presso la Santa Sede fa sapere che “Israele studierà l’accordo in dettaglio e le sue implicazioni per la futura cooperazione fra Israele e il Vaticano” - sorvolando sugli intensi sforzi di avvicinamento che il Vaticano sta facendo da anni anche verso Israele stesso e per l'amicizia fra ebrei e cristiani
Un'amicizia che deve includere tutti; e per chiudere la galleria degli abbracci, ricordiamo ad esempio che Peres, a questo messaggio, non si è sottratto.

Ma è questo: ha sempre prevalso la politica della paura (che professano con gran successo, allo stesso modo, gli estremisti islamici quanto quelli israeliani), che prevede che ogni passo verso la reciproca comprensione sia una trappola pericolosa da cui guardarsi.

Non così, però, per i tantissimi israeliani, ed ebrei in tutto il mondo, che - così come tantissimo palestinesi - guardano giustamente al dialogo e alla pace come alla sola via d'uscita possibile.
Crediamoci! SCEGLIERE LA PACE SI PUO'.

Nessun commento:

Posta un commento