venerdì 20 giugno 2014

Non solo questione di fiducia, ma di lobby. A partire dai bagni. Si, dalle toilettes dove i gentlemen fanno meeting

"Studiano e fanno carriera, perché le donne restano indietro? la risposta provocatoria di due giornaliste": una certa insulsaggine in questa recente copertina de L'Internazionale. A voi direttori di giornali, che (da giornaliste donne) ci mandate a dire che il baco è sempre delle donne, mandiamo a direprovocate meno, informate di più. Studiate anche voi, signori, magari scoprirete cosa sia il leaky pipe che affligge la carriera delle donne
Così, invece di una Catwoman piagnucolosa, paralizzata dalla scarsa autostima, in copertina metterete magari una Catwoman in azione. Forse impegnata a scrutare, appesa a un cornicione, verso la finestra di una toilette maschile. 
Si, perché fa francamente infuriare che (e parliamo de L'Internazionale, non di "Libero"): si sfrugugli ancora sulle presunte deficienze femminili, per spiegare l'esclusione delle donne. Come spiega bene Lucrezia Reichlin, la frequentazione del potere ha convinto perfino lei (mai stata "femminista"), che inizialmente è necessario fare spazio alle donne anche forzosamente, altrimenti la storia dimostra che non si muove niente, perché è la preponderanza maschile stessa che crea lo sbarramento, costruendo tutte le relazioni solo fra uomini e in ambienti al maschile, ai quali le donne non hanno accesso e nei quali, dunque, non riescono a fare network


A partire dai bagni maschili - si: proprio così: questo (scherzando, ma non troppo) lo specifica proprio lei, spiegando come, nelle istituzioni del potere, proprio nelle riunioni informali e a volte più casuali si creano relazioni e si fa lobby, e a volte si raggiungono accordi che incidono poi su ciò che si decide negli incontri ufficiali. Riunioni come quelle che si creano nelle toilette delle istituzioni (eccola! un'attività in cui le donne sono ancora scarse). E se le donne, dove si decide, continuano a essere pochissime (e dunque isolate), nei rispettivi bagni femminili si troveranno altrettanto sole. E finché nei bagni femminili, dentro ai luoghi del potere, le donne si ritroveranno sole, significherà che sono sole anche fuori, e continueranno ad avere ben più alte difficoltà a creare e fare alleanze. Per questo le donne sono "meno brave a fare network" (e dunque a consolidare autorevolezza e potere): non certo perché non lo sappiano fare, ma perché sono tagliate fuori a priori dalle reti delle relazioni.
Solo un esempio fra tanti, beninteso. E certamente, anche l'autostima conta - specie se minata fin dalla più tenera infanzia da modelli penalizzanti. Ma chi, in tema di carriere e dirigenza, vuole parlare di esclusione delle donne studi di che si tratta. Indaghi sui tubi che perdono, e i soffitti di cristallo, che impediscono l'affermazione delle donne ai vertici: nonostante queste siano ormai la maggioranza dei laureati e - contro ogni stereotipo - abbiano dimostrato grande attitudine in tutte le carriere.  
Ps… magari qualcosa potranno insegnare anche i CEO (tutti uomini), che recentemente si sono resi disponibili a portare, al Global Summit of Women del 2014, il proprio punto di vista (ancorché tutto al maschile) dei meccanismi di esclusione a cui ogni giorno assistono.
Nella foto: Founder and former CEO of Booz & Co. Shumeet Banerji, CEO of Taj-Deloitte Gianmarco Monsellato, Chairman and CEO of Technip Thierry Pilenko, former CEO of Telstra and Orange Sol Trujillo, Chairman and CEO, Societe Generale Frederic Oudea, and Sodexo CEO Michel Landel at the Male CEO Forum: Redefining the Marketplace — The Business Case for Gender Equity

1 commento:

  1. questo l'avete letto?
    http://www.sintesi.it/segnalazioni/imprese-con-le-donne-al-vertice-i-profitti-schizzano-del-18/

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