Visualizzazione post con etichetta l'Internazionale. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta l'Internazionale. Mostra tutti i post

sabato 3 settembre 2016

Resistenza climatica; resistenza femminile

Vi segnaliamo il pezzo Resistenza climatica, su L’Internazionale oggi in edicola (oppure acquistabile online), sul tema cruciale del collegamento che intreccia indissolubilmente fra loro i temi dell'emergenza ambientale, della guerra e delle diseguaglianze.
L’Internazionale, però! speriamo ci scuserà se ci siamo tolte lo sfizio di rifare un pochettino la copertina: abbiano aggiunto una figura femminile (che non c'era), e un concetto (per noi) centrale (e cioè: e discriminazione di genere - che non c'era). Ritocchino che motiviamo con le citazioni di Naomi Klein che trovate sotto (tutte in rosso).


Una delle cose che mi hanno colpito di più nei miei studi sulla crisi climatica è che, in tutto il mondo, le donne sono in prima linea nella lotta per proteggere la terra, l'acqua e l'aria. Spesso lo fanno in nome delle generazioni future. E’ l’amore per il mondo naturale e la rabbia contro l’ingiustizia di alcune fra queste donne, la cosa che più di tutte mi ha spinto a scrivere di cambiamenti climatici. [One of the things that struck me most in my research into the climate crisis is that all around the world women are at the forefront of the fight to protect land, water, and air. Often they do so in name of future generations. These are some of the women whose love of the natural world, and rage at injustice, first inspired me to write about climate change. Da This changes everything].

..Rendere invisibili gli asiatici e le lesbiche, bollare i gay come devianti, i neri come criminali e le donne come esseri deboli e inferiori: questa profezia che si auto-avvera è responsabile di quasi tutte le disuguaglianze del mondo reale. [Asians and lesbians were made to feel “invisible,” gays were stereotyped as deviants, blacks as criminals and women as weak and inferior: a self-fulfilling prophecy responsible for almost all real-world inequalities. Da Patriarchy gets funky; capitolo IV di No Logo]. 

Perché prendersi la briga di agitare il ditino sotto il naso alle scelte redazionali su una copertina? No, non perché siamo le solite femministe spocchiose (che invece di pensare a tutte le cose importanti...). Perché le donne sono al cuore dell'emergenza climatica, come principali vittime e come principali attrici della resistenza; quindi dimenticarle (ignorarle) sempre (vedi anche l'appello, ovviamente disatteso, alla COP21) non è solo ingiusto: è stupido, è penalizzante per gli obiettivi che ci si dà; è una profezia che si auto-avvera.

E siccome teniamo molto agli obiettivi della sopravvivenza climatica, pace e giustizia sociale (i quali non si danno, separatamente da quelli per i diritti delle donne), ci prendiamo anche il lusso di un'autocitazione (da Il 26 agosto o dell'uguaglianza, dei suoi contrari e delle amnesie maschili) - che include altre citazioni: 
"Ai nostri maschi libertari che di Engels si sono dimenticati tranquillamente, si attagliano le parole che Joseph Dèjacques indirizzò a Proudhon, chiamandolo (proprio in relazione alla sua mentalità sui sessi) "anarchico del compromesso, liberale e non libertario che, insieme al libero scambio per il cotone e le candele, vuole sistemi che proteggano l'uomo contro la donna nella circolazione delle passioni umane; e che, mentre grida contro gli alti baroni del capitale vuole riedificare l'alta baronia del maschio sulla donna vassalla "(da De l'être humain mâle et femelle)Vabbè, Engels e Dèjacques c'è chi non li avrà mai nemmeno letti; ma molti, gli intellettuali che più pontificano, preferiscono non ricordare. Se così non fosse, di fronte alle battaglie femminili smetterebbero di fare il broncio insofferente del ma insomma, con tutti i problemi più seri che ci sono. E inizierebbero finalmente a rimboccarsi le maniche insieme a noi. 



Altre citazioni da Naomi Klein:
To live in a culture in which women are routinely naked where men aren't is to learn inequality in little ways all day long. So even if we agree that sexual imagery is in fact a language, it is clearly one that is already heavily edited to protect men's sexual - and hence social -confidence while undermining that of women / vivere in una cultura in cui le donne sono sistematicamente nude, e gli uomini no, significa imparare la disuguaglianza nelle piccole cose, per tutto il giorno. Quindi, se siamo d'accordo che l'immaginario sessuale sia di per sè un linguaggio, questo è chiaramente un linguaggio pesantemente manipolato per favorire la fiducia sessuale (e sociale) negli uomini, mettendo in crisi quella delle donne.

The Western sexual revolution sucks. It has not worked well enough for women / La rivoluzione sessuale occidentale fa schifo. Per le donne non ha funzionato.

Become goddesses of disobedience / Diventate dee della disobbedienza.


Women who love themselves are threatening; but men who love real women, more so / Le donne che amano se stesse fanno paura; ma gli uomini che amano le donne vere, ne fanno di più.



To change everything we need everyone / per cambiare tutto, abbiamo bisogno di  tutte e di tutti.



venerdì 20 giugno 2014

Non solo questione di fiducia, ma di lobby. A partire dai bagni. Si, dalle toilettes dove i gentlemen fanno meeting

"Studiano e fanno carriera, perché le donne restano indietro? la risposta provocatoria di due giornaliste": una certa insulsaggine in questa recente copertina de L'Internazionale. A voi direttori di giornali, che (da giornaliste donne) ci mandate a dire che il baco è sempre delle donne, mandiamo a direprovocate meno, informate di più. Studiate anche voi, signori, magari scoprirete cosa sia il leaky pipe che affligge la carriera delle donne
Così, invece di una Catwoman piagnucolosa, paralizzata dalla scarsa autostima, in copertina metterete magari una Catwoman in azione. Forse impegnata a scrutare, appesa a un cornicione, verso la finestra di una toilette maschile. 
Si, perché fa francamente infuriare che (e parliamo de L'Internazionale, non di "Libero"): si sfrugugli ancora sulle presunte deficienze femminili, per spiegare l'esclusione delle donne. Come spiega bene Lucrezia Reichlin, la frequentazione del potere ha convinto perfino lei (mai stata "femminista"), che inizialmente è necessario fare spazio alle donne anche forzosamente, altrimenti la storia dimostra che non si muove niente, perché è la preponderanza maschile stessa che crea lo sbarramento, costruendo tutte le relazioni solo fra uomini e in ambienti al maschile, ai quali le donne non hanno accesso e nei quali, dunque, non riescono a fare network


A partire dai bagni maschili - si: proprio così: questo (scherzando, ma non troppo) lo specifica proprio lei, spiegando come, nelle istituzioni del potere, proprio nelle riunioni informali e a volte più casuali si creano relazioni e si fa lobby, e a volte si raggiungono accordi che incidono poi su ciò che si decide negli incontri ufficiali. Riunioni come quelle che si creano nelle toilette delle istituzioni (eccola! un'attività in cui le donne sono ancora scarse). E se le donne, dove si decide, continuano a essere pochissime (e dunque isolate), nei rispettivi bagni femminili si troveranno altrettanto sole. E finché nei bagni femminili, dentro ai luoghi del potere, le donne si ritroveranno sole, significherà che sono sole anche fuori, e continueranno ad avere ben più alte difficoltà a creare e fare alleanze. Per questo le donne sono "meno brave a fare network" (e dunque a consolidare autorevolezza e potere): non certo perché non lo sappiano fare, ma perché sono tagliate fuori a priori dalle reti delle relazioni.
Solo un esempio fra tanti, beninteso. E certamente, anche l'autostima conta - specie se minata fin dalla più tenera infanzia da modelli penalizzanti. Ma chi, in tema di carriere e dirigenza, vuole parlare di esclusione delle donne studi di che si tratta. Indaghi sui tubi che perdono, e i soffitti di cristallo, che impediscono l'affermazione delle donne ai vertici: nonostante queste siano ormai la maggioranza dei laureati e - contro ogni stereotipo - abbiano dimostrato grande attitudine in tutte le carriere.  
Ps… magari qualcosa potranno insegnare anche i CEO (tutti uomini), che recentemente si sono resi disponibili a portare, al Global Summit of Women del 2014, il proprio punto di vista (ancorché tutto al maschile) dei meccanismi di esclusione a cui ogni giorno assistono.
Nella foto: Founder and former CEO of Booz & Co. Shumeet Banerji, CEO of Taj-Deloitte Gianmarco Monsellato, Chairman and CEO of Technip Thierry Pilenko, former CEO of Telstra and Orange Sol Trujillo, Chairman and CEO, Societe Generale Frederic Oudea, and Sodexo CEO Michel Landel at the Male CEO Forum: Redefining the Marketplace — The Business Case for Gender Equity