Dopo la “fumata nera” del 12 giugno scorso, a breve verranno riconvocate le Camere in seduta comune, per procedere all'elezione di due nuovi giudici della Corte Costituzionale. E per l'ennesima volta ricordiamo che, in modo del tutto anacronistico (e, ci pare, anche paradossalmente incostituzionale), attualmente la Corte Costituzionale italiana conta una sola donna.
Come osserva l'Accordo di azione comune, questo “baluardo” deve cadere. Procedere verso un riequilibrio di genere anche nella Suprema Corte è un dovere improcrastinabile, aggiungiamo qui. E’ improcrastinabile realizzare una presenza paritaria di donne e uomini e non solo all’interno della Corte Costituzionale, ma anche negli altri organismi della Magistratura, l’Istituzione che finora, nonostante le donne siano ormai in netta maggioranza, appare la meno permeabile a recepire rinnovamenti negli equilibri (o meglio dis/equilibri) di genere, là dove si decide. Fatto già altre volte rilevato, ad esempio un anno fa in occasione della nomina del nuovo Presidente di Cassazione, e riguardo a cui abbiamo già amaramente incassato ripetute delusioni.
E inserire donne competenti non
sarebbe certo una scelta difficile: anche in relazione alle nuove nomine da decidere, sono
moltissime le donne che hanno tutti i requisiti professionali, culturali e morali
per poter esercitare autorevolmente la funzione di giudice costituzionale.
Vogliamo provvedere?
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