Leggiamo oggi, sul Corriere e altrove, che il premier Letta abbia così risposto alle perplessità sulle (sue esclusive) scelte di smembrare il Ministero lasciato vacante dalle dimissioni di Josefa Idem, e in poche ore redistribuirne le deleghe: «sulle Pari opportunità io non faccio alcun passo indietro». Eppure, non sono voci isolate, quelle che hanno espresso allarme. E capiamo non voglia rispondere ai social network. Sono voci autorevoli che si sono rivolte a lui - e addirittura, in via preventiva, attraverso una lettera ufficiale sottoscritta da oltre 50 associazioni, e un'altra specificamente indirizzatagli da Se non ora quando.
Ma il premier non dà cenno di averla ricevuta.
Risponde invece - e indirettamente, che lui sa il fatto suo. Come se un chirurgo richiamato da un ingegnere ne liquidasse piccato le obiezioni come un banale elemento di disturbo, facendo sapere a terzi che lui i calcoli da ingegnere li sa fare benissimo.
Risponde invece - e indirettamente, che lui sa il fatto suo. Come se un chirurgo richiamato da un ingegnere ne liquidasse piccato le obiezioni come un banale elemento di disturbo, facendo sapere a terzi che lui i calcoli da ingegnere li sa fare benissimo.
E di ciò il premier fornisce le proprie ragioni, beninteso, a partire dal nome da lui scelto con paterna premura verso gli interessi delle donne. Le sue ragioni, appunto; secondo il metodo unilaterale e impositivo della politica maschile che ci affligge da sempre.
Ci perdoni l’insistenza, sig. Premier.
Premesso che non è un nome l’oggetto del contendere.
Premesso che non è un nome l’oggetto del contendere.
Ma vede… noi ci troviamo nella posizione di chi sta scomoda negli spifferi di una casa fatiscente da sempre; la posizione di chi - nell’eventuale crollo di quella casa a cui lei ha messo le mani in modo unilaterale – resterebbe travolto.
Perché chi resta da sempre travolto dall’assenza di una politica seria per le pari opportunità siamo noi, infatti: le donne, eterna minorità nell’umanità – e con noi quei soggetti non inclini alle omologazioni di genere, le cosiddette “minoranze” ufficiali che (come le donne) devono lottare per essere rispettate.
Sulle Pari opportunità restiamo del parere che lei un passo all'indietro l'ha fatto eccome, forse due. Forse senza volerlo. Il perché, le forze migliori che in questo paese si occupano da sempre di questi argomenti sono disposte a spiegarglielo. Un passo indietro, questa volta richiesto, potrebbe farlo adesso e, almeno su ciò che più le riguarda, provare ad ascoltare le donne. Non è un dispetto, sa? La prenda come un'altra opportunità.
Come ha fatto, nel breve intenso inizio del suo mandato, la ministra ora dimessa, inaugurando un metodo che non dimenticheremo facilmente, e che reclamiamo venga adottato anche per il futuro.
Insomma, signor premier Enrico Letta: la risposta è bagliata. Una risposta giusta - giusta per principio! avrebbe potuto essere: e voi, cosa suggerite?
Nel frattempo, le donne rumoreggiano: come scrive la Rete per la Parità, lo spacchettamento delle deleghe della ministra dimissionaria Josefa Idem non può essere una soluzione definitiva. Su fb, chiamano a raccolta sul tema delle pari opportunità un evento per i prossimi 3 mesi, e un gruppo di discussione. Sui giornali - da Barbara Stefanelli sul Corriere a Stefanella Campana, su La Stampa, a Luisa Betti su Il Manifesto, a Viviana Pizzi su Infiltrato a Pia Locatelli su Il Fatto...
Ed è stata anche aperta una petizione.
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