In seguito alle dichiarazioni del premier apparse sul Corriere della Sera, riguardo alle perplessità sull'assegnazione della delega alle Pari Opportunità, un nutrito gruppo di associazioni e di donne invia nuove osservazioni e una richiesta precisa:
Al Presidente del Consiglio Enrico Letta
e alla Vice Ministra con delega alle Pari Opportunita Cecilia Guerra
e per conoscenza a tutte le Ministre e alle elette in Parlamento
Dando il benvenuto alla nuova delegata alle Pari Opportunità, desideriamo sottoporre al Presidente del Consiglio alcune riflessioni.
Per fare veri progressi sappiamo bene quanto sia importante che saperi, esperienze, pratiche trovino le espressioni e i modi per un confronto utile e condiviso. Tra e con le donne. E’ questa la strada innovativa che, ricercata e intrapresa dal ministero delle Pari opportunità di Josefa Idem, le donne e le tante associazioni hanno apprezzato dopo anni di deludenti politiche di pari opportunità.
Non abbiamo motivo di dubitare che la nuova delegata saprà tessere relazioni altrettanto significative nel rispondere alle richieste che vengono dal mondo delle donne (e da chi reclama pari opportunità reali), alla ricerca delle soluzioni migliori.
Questo ci auguriamo.
Esprimiamo tuttavia disappunto per il fatto che il Presidente del Consiglio, nella lettera al Corriere della Sera (rispondendo alle preoccupazioni già espresse da moltissime donne e associazioni) [vedi la lettera inviata da Accordo di Azione Comune per la Democrazia Paritaria, ndr], abbia ricalcato il metodo, tutto maschile, storicamente proprio a partiti e istituzioni: spiegare a chi dissente che non ha capito - o che ha frainteso (benché si possano scegliere le parole migliori e più educate per farlo, come Letta dimostra).
In questo caso, il Premier si è premurato di spiegare che chi governa ha ben chiaro di cosa le donne hanno bisogno, farà dunque il meglio per loro, spiegandoci perché dobbiamo apprezzare.
Ma, per veri cambiamenti, questo metodo non è più accettabile, per tutte e per tutti: va sradicato dalle pratiche istituzionali e politiche perché privo di relazione e di riconoscimento del valore di quanto già stato fatto e della differenza. Differenza che noi vogliamo portare al governo del Paese, nei luoghi dove si decide per tutti, anche per noi.
Si può discutere sulle forme ma quello di cui abbiamo bisogno è un Ministero con poteri reali e forti. In molte abbiamo dubbi, anche in base all’esperienza, sull’efficacia di un Ministero delle Pari opportunità, riguardo a come fin qui abbiamo visto esercitare la delega alle Pari Opportunita (ricordiamo, infatti, che un vero Ministero dedicato ai diritti delle donne l’Italia non l’ha mai avuto). Alcune guardano con favore alla scelta francese, cioè un ministero che valuta preventivamente tutti gli atti degli altri dicasteri (per vagliare ed eventualmente correggere, progetti e proposte in base a rigorose valutazioni di impatto di genere); altre al metodo dei Paesi scandinavi.
Certo si possono e si devono considerare strade nuove.
Ma senza relazioni paritarie, rispettose delle esperienze già fatte e delle differenze, questo non sarà possibile.
Abbiamo bisogno di superare i metodi impositivi della politica maschile tradizionale; in caso contrario il significato delle parole, incluse quelle del premier Letta, continuerà a venire svuotato da comportamenti dirigisti ormai obsoleti.
Si tratta, con coraggio, di fare un passo in più, nominando una ministra che potrà essere anche la stessa Cecilia Guerra, apprezzata da tutte noi per le sue capacità e competenze.
Certe che il Presidente del Consiglio vorrà tener conto di questi spunti, nel frattempo con stima rivolgiamo alla Vice Ministra Cecilia Guerra i nostri più sentiti saluti e auguri di buon lavoro.
2 Luglio 2013
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bella lettera, chiara e necessaria
RispondiEliminami immagino Letta seppellito da tutte le lettere che sta ricevendo, e spero che abbia chi gli fa notare che ce ne sono alcune più cruciali di altre.
Sono proprio curiosa di vedere se questa volta risponderà.
noi CI SIAMO, aderiamo con grandissimo piacere, grazie per il lavoro svolto per tutte
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