sabato 8 agosto 2015

Basta silenzio complice sulle persecuzioni in Messico contro giornalisti e attivisti. E donne. #MexicoNosUrge.

Il Trattato di libero commercio tra il Messico e l’Unione Europea ha tra i suoi fondamenti che "Il rispetto dei principi democratici e dei diritti umani fondamentali, così come si enunciano nella Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, ispira le politiche interne e internazionali delle parti e costituisce un elemento essenziale del presente Accordo.”
E allora com'è che il PE e i governi dei paesi europei non intervengono sul fatto che in Messico i giornalisti indipendenti (e, per inciso, le donne in quanto tali) vengono trucidati in un massacro senza fine?  (NB: nella vignetta di Biani non c'era nessuna donna; è stata corretta da noi, scusate; licenza poetica).
I giornalisti uccisi sono talmente tanti da aver fatto guadagnare, ormai da anni, al Governatore di Veracruz il soprannome di mataperiodistas, l’ammazza-giornalisti.


Ma non dimentichiamo che il Messico è anche il paese che tortura e uccide serialmente le donne: a partire da Ciudad Juarez, sorta di capitale mondiale del femminicidio; e anche in questo caso la connivenza delle autorità è totale, nell'inestricabile intreccio di interessi fra potere ufficiale e potere dei narcotrafficanti.
Il brutale assassinio del 31 luglio, preceduto da torture, oltre a Rubén Espinosa, riguarda ben 4 donne che hanno anche subito torture sessuali fra cui lo stupro. Chi sono?  Nadia Vera, un'attivista,   e tre ragazze dai lavori semplici: Yesenia Quiroz Alfaro, Alejandra Negrete, e la peruviana Mile Virginia Martìn.
Quattro donne doppiamente oltraggiate: subito infangate dalla stampa locale come presumibilmente leggere, e poi ignorate dalla comunicazione di chi si batte per i diritti.
Questo crimine è solo l'ultimo di un'infinita catena di episodi raccapriccianti. Basta: rimanere in silenzio, fingendo che il Messico sia solo un partner commerciale come tanti, è complicità. Per questo in tanti stanno raccogliendo questo appello: Il Messico ci chiama, il Messico ha bisogno di noi: #MéxicoNosUrge. Vent'anni dopo l'ingresso ufficiale nel primo mondo, con la firma del Trattato di libero commercio con gli Stati Uniti d'America (nel 1994), il Paese sembra tornato agli anni Sessanta, con migliaia di persone vittime di sparizione forzata, e omicidi mirati nei confronti di giornalisti e attivisti. Non possiamo restare a guardare. [Qui il testo completo con l'elenco delle adesioni].
Da parte nostra ricordiamo che è una sorta di connivenza anche tacere sulla persecuzione particolare rivolta alle donne in quanto tali.
Il che non mette in secondo piano la violenza contro attivisti (e attiviste) e giornalisti (e giornaliste), la mette solo in una luce più completa, che va dispiegata in tutta la sua crudezza. Sono oltre cento i giornalisti messi a tacere in Messico dal 2000 ad oggi. Nel solo periodo dal 2000 al 2009 sono state uccise 12.636 donne (si, dodicimilaseicentotrentasei - e questi sono i dati ufficiali dello stesso Istituto Nazionale di Statistica messicano - molte centinaia nella sola città di Ciudad Juarez, età media 15-25 anni) e in grande maggioranza queste sono state anche torturate e violentate. Molti dei giornalisti uccisi erano dello Stato del Veracruz, fra questi anche Rubén e Nadia, che erano fuggiti proprio per le minacce ricevute da funzionari del governo, ma sono stati raggiunti e uccisi a Città del Messico. Il messaggio è chiaro: non si è sicuri da nessuna parte; tutti i giornalisti critici abbiano paura di essere raggiunti nelle loro case, torturati e ammazzati. Poi ci sono gli attivisti, i ragazzi e le ragazze fatti sparire (anche a decine per volta!), anch'essi torturati e uccisi. Tra il 2007 e il 2014 in Messico ci sono stati più di 164mila omicidi di civili. Negli stessi anni in Afghanistan e in Iraq si sono contate circa 104mila vittime. Il numero di persone sparite dal 2006 ad oggi (basandosi su dati del governo), supera le 30mila persone. Cos'altro deve succedere??
Sosteniamo dunque l'appello #MexicoNosUrge con tutto il cuore. Ricordando, nel contempo, ai promotori di non dimenticare, come sempre, le donne. Perché in Messico i giornalisti muoiono? Perché facciamo tremare con le nostre parole, risponde il giornalista Diego Enrique Osorno.
E le donne, perché muoiono? perché muoiono a loro volta ammazzate, e - sempre - prima torturate e violentate in ogni modo? Perché fanno tremare con la loro differenza.
Questa è la risposta - ammesso che vogliate davvero saperlo. E infatti, anche in questo caso, la donnità è una provocazione; lo è in sè, è un affronto a quel potere; che è totalmente maschile e profondamente patriarcale. Per questo anche la guerra sferrata in Messico da molti anni contro una legalità degna di questo nome, contro ogni libertà e contro i diritti, mette da sempre le donne in cima ai propri bersagli di elezione; insieme a chi i diritti li difende.
Non si adombri Mauro Biani (che è tra i firmatari), se abbiamo dunque sovrapposto 2 delle sue vignette, una delle quali specificamente dedicata all'appello, a una alla violenza contro le donne: per ricordare anche quanto sopra e, dunque, per sostenere l'appello #MéxicoNosUrge ancor più profondamente e decisamente, e andando, anche, ancor più al cuore del problema.

4 commenti:

  1. delle donne si dimenticano tutti, sempre :(
    perfino le donne stesse

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  2. fate bene a ricordarlo; in Messico 7 femminicidi al giorno: le donne sono le vittime principali nella guerra della droga che devasta il paese, gli assassini quasi sempre impuniti
    (Anna)
    http://www.cubasi.com/world/item/4849-2nd-mexican-state-issues-emergency-alert-over-gender-violence

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  3. Se l'UE non prende provvedimenti è una vergogna.....negli ultimi decenni sono state scatenate guerre e repressioni sistematiche contro diversi Paesi e popoli colpevoli di non sottostare alle direttive USA-NATO e in Messico dove da moltissimo tempo si protraggono impuniti i crimini peggiori nei confronti delle donne e delle classi più povere non viene preso nessun provvedimento serio......

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  4. il cuore del problema.
    E' qualcosa che si dimentica spesso; nemmeno i più bravi e i più sinceri sanno accorgersi di quanto è dispersivo girargli intorno senza vederlo.

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