domenica 2 novembre 2014

E i media decidono che le donne non possono insegnare all'università



E da quando le donne possono insegnare solo alle medie e al liceo? E perché se insegnano all’Università la qualifica di professoressa sparisce e diventano maschi col titolo di professore? Insomma, sostantivi e aggettivi devono seguire le regole della grammatica italiana solo per posizioni sociali e professionali di livello basso?
Sembrerebbe di sì secondo l’Ansa e la maggior parte dei quotidiani come Corriere della Sera, La Repubblica, Il Messaggero e via continuando.
Ci rendono infatti noto che forse saranno due donne le candidate di nomina parlamentare per la Corte Costituzionale. Scrivono tutti che si tratta di Silvana Sciarra, professore ordinario di Diritto del lavoro nella Facoltà di giurisprudenza dell'Università di Firenze, e Maria Alessandra Sandulli, professore ordinario di Diritto Amministrativo e Giustizia amministrativa presso la Facoltà di Giurisprudenza dell'Università degli Studi di Roma III.
Un gran pasticcio grammaticale. Al punto che i due “professori” tornano al loro genere quando l’Ansa avverte che “quelle delle due professoresse non sono, infatti, candidature politiche“.
Eppure tutti i vocabolari, dizionari e Accademia della Crusca sono concordi: in italiano sostantivi e aggettivi devono rispettare il genere maschile e femminile e il loro uso non è un optional. Per i sostantivi epicèni (invariati al maschile e femminile, come giudice o giornalista) è l’articolo che indica se ci si riferisce a un uomo o una donna.
La lingua si evolve, al pari della società, e cariche un tempo precluse alle donne, come ministro o sindaco devono rispettare il genere.
Sono passati trenta anni dalle “Raccomandazioni per un uso non sessista della lingua italiana” di Alma Sabatini ed ora il testo “Donne, grammatica e media”, scritto dalla professoressa Cecilia Robustelli, docente di Linguistica italiana all’università di Modena, consulente dell’Accademia della Crusca, indica i termini corretti nella lingua italiana

La pubblicazione è stata voluta dall’associazione di giornaliste Gi.U.Li.A. e sostenuto anche da noi, del Comitato Se non ora, quando? Donne e informazione.
Ma basteranno libri e vocabolari per combattere la discriminazione di genere e l’uso sessista nel linguaggio? Sembrerebbe di no, se si arriva a negare anche l’esistenza della professoressa!

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