domenica 14 settembre 2014

Lettera a Oscar Pistorius

Oscar, tu piangi. Mostri al mondo le tue lacrime invocando il mio perdono e dicendo che ti manco. E allora sappilo:
come già tante volte ti ho perdonato in vita, anche ora, davanti a Dio, io ti perdono per avermi tradita e uccisa. Si, questo posso farlo. 
Io perdonavo tutto, Oscar, ricordi? Non sapevo cos’era il rancore, credevo nella tenerezza. 
Ma questo non ti sollevi: sappi anche che non posso perdonarti, io, per il male che fai agli altri. Non solo a chi mi amava e ora mi piange – parlo dell’affondo che sferri a tutti quelli e quelle che, grazie a te, potrebbero ricevere soccorso e che invece, ora, abbandoni. Uomini accecati da svegliare, donne senza difese da liberare.
In Sudafrica una donna è violentata ogni 4 minuti, e ogni giorno altre 4 vengono ammazzate, Oscar: ogni giorno, ogni minuto, vengono annientate da uomini come te. Nessuno li ferma e la mite sentenza che oggi ti salva, Oscar, ne incoraggia altri e condanna altre donne allo stesso, orribile, inevitabile destino. 
E’ per loro che piangevo, ricordi? scossa dalla compassione.
Per tutte le Anene del mondo, avevo preparato il discorso che non ho mai potuto pronunciareperché sono diventata una di loro, prima di poterlo fare. 
Come di me, tu anche di loro non hai pietà e in cuor tuo sai che di questo no, non ti perdono. 
Il nuovo delitto di cui oggi ti macchi, davanti a Dio grida vendetta: negare ciò che hai fatto per ottenere da una giustizia malsana, che si commuove davanti ai ricchi, un’indulgenza irresponsabile e ipocrita. 
Il delitto di negare in modo insostenibile, surreale, contro ogni evidenza, ciò che hai fatto a me in piena coscienza – si, ciò che hai fermamente voluto fare, senza lasciarti minimamente distrarre dal mio terrore e dalle mie implorazioni. 
La viltà di questa tua difesa è un crimine che si aggiunge a quello a cui ti ha condotto l’ira, nell’orribile notte in cui delle mie lacrime non hai avuto pietà, e non è meno grave
Hai versato tante lacrime salate ma, se fossero state di dolore per ciò che mi hai inflitto, fin dall’istante in cui hai alzato da me le tue mani insanguinate avresti saputo che tu eri perduto e che una sola cosa potrebbe salvarti. 
Già da quel primo istante eri perduto: non perché “rischiavi la galera”, ma perché la tua anima era morta. Perciò non ti avrebbe salvato – né ora ti salva - mentire per sgattaiolare fuori dai guai. Una sola salvezza esiste per te: accusare te stesso, squarciare la rete ferrea delle complicità con tutti gli altri che, nel mondo, ogni giorno avvolgono le donne in una rete di impotenza. Gli uomini che intimoriscono, picchiano, opprimono e trucidano le donne che li amano, quelle che restano nelle loro mani con ingenuità di agnelli nella casa del macellaio. 
Osi giurare che “non sapevi” a chi stavi sparando, ma non una: due, tre quattro volte, hai mirato verso di me, mentre imploravo aiuto.
Bang! prima all'anca, bang! alla spalla, bang! alle braccia, bang! quando mi hai sfondato la testa. 
Fuori di casa, nella notte tersa e silenziosa, hanno sentito le nostre grida a lungo; quando cercavo di convincerti a calmarti, ma ti scoppiavano le vene, non potevi essere contraddetto, non volevi sentire che non avrei più accettato i tuoi umilianti sospetti e i tuoi comandi. Hanno sentito anche, quando cercavo di sfuggirti nel mio fragile rifugio, mentre gridavo aiuto. Solo tu non mi sentivi: tu ascoltavi solo per braccarmi. E’ proprio guidato dalla mia voce, che hai sparato nell’esatta direzione. In un amaro replay, oggi la giustizia umana resta sorda alle parole di Michelle e Charl, Estelle e Johan: e per salvare te butta me, nuovamente, dalla torre.
Eppure oggi, vedi, tra noi due io son salva e tu sei morto. 
E’ questo, che dovrebbe farti gelare il sangue, e tenerti sveglio nella notte – non la vacua paura di perdere libertà, la tua ricca vita di privilegi. Tu potevi salvarti, Oscar, e invece corri nel baratro: continui quella corsa – non ti sei mai fermato. E non ti salverà, anzi ti inchioderà ancor più all’abisso, inghiottire pillole per dimenticare. Tu cadi giù, sempre più in basso, nemmeno consideri che potresti riuscire a risalire. Eppure un filo per te, dalla luce ormai così lontana, era lì teso: il filo della verità e della compassione – è un filo d’oro, e non di bava, come quello della tua autocommiserazione.
La compassione per quelle come me, e come Anene, è un filo d’oro di salvezza; ma per aggrappartici avresti dovuto cadere in ginocchio e denunciare, insieme a te stesso, la cultura sanguinaria che ti avvelenava e che appesta l’umanità intera. Quella che versa fiumi di denaro nelle guerre, è la stessa che fa luccicare davanti agli occhi dei ragazzi il maschio Alfa, l’identificazione del vincente con un’arma carica. Una cultura di morte a cui prestavi i muscoli e la faccia. 

E’ il veleno da cui sgorga crudeltà contro le donne, mentre l'amore è denutrito: chiunque, se vuole, lo capisce.

E la mancanza di empatia, nell’incapacità di amare, divampa in odio e violenza senza fine, ogni giorno, in milioni di case, in milioni di cervelli devastati, ogni rimorso affoga nella melma di risibili auto-giustificazioni vittimistiche.
Come le tue, Oscar. E infatti tu piangi per le conseguenze che non vuoi nella tua vita, perdere la libertà e la considerazione delle folle.
E così, hai avuto molti mesi per riflettere sull’orrore dei tuoi gesti, sul dolore che hai portato – ma con ferrea volontà a una sola cosa tu pensi: a come evitare, nella tua piccola vita, piccoli contrattempi. Anni di galera. Tu, come tutti, tutti gli altri milioni e milioni di uomini che uccidono le donne, e per tutti gli altri milioni che stanno a guardare, impassibili – come fosse un incidente astratto, un fatto che non li riguarda – voi uomini, perché non avete pietà per le donne? 
Per finire, la cosa più importante, Oscar: sappi che non sono nulla, quegli anni di galera. Dall’eterno, da dove io guardo le cose oggi, la nebbia si dissolve, si vede tutto molto chiaro. Si vede che perfino morire, a volte, apre porte sul mondo del tempo e dello spazio: non dubitare che la mia voce si udirà a lungo e diventerà sempre più forte, io farò molte cose per le donne e i bambini, attraverso le mani e il pensiero di chi mi vuole bene.


Da qui si vede bene, anche, che le conseguenze che tu temi offrono sempre occasioni di rinascita. Non tutto il male viene per nuocere - come si dice, e chi ha orecchie per intendere, intenda.

Thank you consequence, canta Alanis. 


Ma tu le conseguenze le respingi, e non sai, che quello che ti aspetta è molto peggio.
Non mi firmo Baba, perché quel nome tu lo devi dimenticare.
Io sono Reeva, io sono Anene, io sono tutte le donne che ti scrutano nell'animo, con sguardo implacabile.
In her shoes: immaginando di essere Reeva Steenkamp
English text HERE. Translation by Francesca Manfredini

Grazie per pubblicare questo post, se vorrete farlo. Dopo le ultime notizie dal processo, sono rimasta sveglia a lungo nella notte, pensando a Reeva, al cuore spezzato dei suoi genitori e all'implacabile vuoto che la crudeltà di quest'uomo vi ha portato. Ma non solo: un'indignazione montava irrefrenabile, pensando alle conseguenze che avrà inevitabilmente questa ridicola sentenza. Per tutte le altre Anene e Reeva che aspettano giustizia, per tutte quelle che anche in questo istante stanno cadendo e quelle che, purtroppo, verranno. Stavo sveglia, mentre un gelo invadeva anche me, sempre di più, insieme alla rovente indignazione per le conclusioni della Corte: non sarebbe un "omicidio vero e proprio" (anzi, un femminicidio), perché "non premeditato": è solo un "errore"! Non ho potuto fare altro che alzarmi, prendere carta e penna e iniziare a scrivere, mentre lacrime cadevano sul foglio. Sentivo in me il bisogno di dire qualcosa, una notte intera sono rimasta lì, cercando di dirlo, e quello che è uscito è stato questo. 
Chiedo perdono a Reeva e alla sua famiglia per avere osato di immaginare una lettera in suo nome; ma è stato più forte di me - e voglio dirlo: questa lettera non è solo per Pistorius
E' per tutti gli altri persecutori di donne e, più di tutti, per la quasi totalità degli uomini: quell'esercito di uomini che credono di non far male a nessuno, ma restano ignavi e indifferenti, giorno dopo giorno, di fronte a una persecuzione senza fine.
Mari E. 

6 commenti:

  1. Ragazze che svaniscono..
    http://lunanuvola.wordpress.com/2014/09/14/ragazze-che-svaniscono/
    c'è da piangere, hai ragione
    Pier

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  2. well done! not only support for this murderer
    http://oscarpistorius.com/messages-of-support/
    ... writing to Oscar Pistorius, all around the world
    http://janiallan.com/2014/04/14/letter-oscar/

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  3. un maschio alpha o non alpha ma virile nel seso migliore del termine non ha nulla a che fare con pistorius

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  4. Era fin troppo facile prevedere che, grazie alla criminale sentenza che l'ha scagionato, Pistorius avrebbe fatto scuola. E i suoi allievi già superano il maestro:
    https://www.facebook.com/LaReteDelleRetiFemminili/photos/a.264994396917403.63480.264970936919749/703957263021112/?type=1&theater

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  5. La verità vi renderà liberi. Ma prima, vi farà incazzare.
    (…) "La ragione per cui non consideriamo l’abuso e l’assassinio di donne un’epidemia degna delle prime pagine è perché ci siamo abituati. Non la colleghiamo al retroscena di sessismo e diseguaglianza di genere. Continuiamo a considerarla qualcosa di strano e inusuale che capita alle donne da qualche altra parte; donne che sono vittime di estranei e mostri, non di uomini come quelli che conosciamo. Anche se le donne hanno più probabilità di essere assalite nelle loro stesse case o nei luoghi in cui lavorano. Anche se nella stragrande maggioranza dei casi la vittima conosce già il suo stupratore. Anche se, statisticamente, (almeno) una donna che conoscete su 4 è stata o sarà vittima di violenza domestica.
    Collegare questi incidenti è importante perché solo guardando il problema nella sua interezza possiamo contrastarlo efficacemente. E’ anche importante riconoscere il diffuso e serio trend di donne uccise da uomini, e inserire questo trend nel più ampio contesto di sessismo e misoginia normalizzati e radicati prondamente. (..)
    Le donne non sono uccise all’interno di una bolla. Sono uccise in un mondo che le spoglia di diritti, che le posiziona come “altro”, che le mette in svantaggio. Sono uccise in una società che manda il chiaro e ripetuto messaggio che esse sono oggetti sessuali per la gratificazione ed il possesso degli uomini. Gli elementi culturali che contribuiscono a creare il messaggio non sono la causa diretta della violenza contro le donne, ma sono il contesto in cui essa accade. Aiutano i perpetratori a vedere le donne come oggetti. Inquadrano la violenza contro le donne come eccitante, divertente o scusabile. Ci spingono a biasimare le vittime quando esse si fanno avanti. Ostacolano la giustizia.
    Quando manchiamo di tirare le linee di congiunzione, le donne muoiono.”
    http://lunanuvola.wordpress.com/2014/09/17/un-mare-di-misoginia/

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  6. è pssato MENO DI UN ANNO. E questo assassino sanguinario sta già per essere rilasciato dalla galera (la sua galera dorata). Per BUONA CONDOTTA!! cosa doveva fare, per restarci, fare fuori anche agenti e compagni di cella??
    http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/08/14/pistorius-fuori-dal-carcere-dopo-10-mesi-per-buona-condotta-uscira-il-21-agosto/1958600/

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