Mogli come buoi alla Fiera dell'est del servizio pubblico. "Parliamone Sabato" è stata chiusa, soppressa per razzismo e sessismo (e anche per idiozia). La decisione di Antonio Campo Dall'Orto, direttore generale della Rai è arrivata dopo le scuse di Andrea Fabiani, presidente di Rai 1, e di Monica Maggioni, presidente Rai che si era detta offesa come donna, per i contenuti della defunta trasmissione. La puntata intitolata: "La minaccia arriva dall'est. Gli uomini preferiscono le straniere". Sottotitolo: "Sono ruba mariti o mogli perfette"? andata in onda sabato scorso con un penoso siparietto tra Perego, gli ospiti e una grafica che illustrava “la qualità delle donne dell’est” ha suscitato indignate proteste e petizioni.
Ne ha parlato anche la stampa spagnola e probabilmente la notizia approderà su altre testate straniere. La rete Non Una di meno ha subito organizzato il flashmob “Rai ma che fai? Parliamone subito” e mercoledì 22 marzo alle 14 (viale Mazzini, 14 Roma) davanti alla sede della Rai ci sarà una protesta per dire basta agli stereotipi sessisti e razzisti e alle narrazioni tossiche.
Il ritratto della donna perfetta secondo la Rai? Essere sottomessa, brava donna di casa, fattrice, avvenente, disponibile a perdonare tradimenti e acquiescente. Un po’ santa, un po’ puttana, un po’ colf. L'ibrido tra l’Anastasia di 50 sfumature di grigio, un efficiente elettrodomestico e una wonder woman dedita alla soddisfazione delle aspettative maschili, vivrebbe soprattutto nei Paesi dell’Est. La narrazione degradante e umiliante delle donne e in particolare delle donne dell’est, tra sessismo, misoginia e razzismo sarebbe stata ispirata, escludendo gli abitudinari avventori ubriachi del solito bar sport, dal sito Oltreuomo (o la sua pagina Facebook dove si possono leggere edificanti contenuti quali “Perché la ragazza che non si mette in tiro fa decollare gli uccelli degli uomini”) e dal post “Venti motivi per farsi una ragazza dell’est”. I sei punti illustrati nella grafica del programma Rai sarebbero stati la sintesi di quella ventina di motivazioni (Come ha suggerito Domenico Naso in un post sul Fatto quotidiano). Non si tratta di un sito satirico o ironico come qualcuno, prendendo una svista, ha scritto, ma di un sito che fa del sessismo qualcosa di cui ridere. Vizio di una sottocultura italiana che ha trova da decenni, ampio spazio in tivvù. Scrive Monica Lanfranco sul Fatto quotidiano: "Come nel 2009 dimostrò il profetico documentario di Lorella Zanardo, Il corpo delle donne, è stata la tv a veicolare per oltre due decenni stereotipi e luoghi comuni sessisti in programmi definiti di intrattenimento zeppi di volgarità, doppi sensi sempre e noiosamente a sfondo sessuale, reiterando l’allegro adagio di mogli e buoi dei paesi tuoi come leit motiv di fondo, perché l’imperativo fatti una risata è stato ed è il collante politico trasversale del paese del sole, mozzarella e mandolino".
Ne ha parlato anche la stampa spagnola e probabilmente la notizia approderà su altre testate straniere. La rete Non Una di meno ha subito organizzato il flashmob “Rai ma che fai? Parliamone subito” e mercoledì 22 marzo alle 14 (viale Mazzini, 14 Roma) davanti alla sede della Rai ci sarà una protesta per dire basta agli stereotipi sessisti e razzisti e alle narrazioni tossiche.
Il ritratto della donna perfetta secondo la Rai? Essere sottomessa, brava donna di casa, fattrice, avvenente, disponibile a perdonare tradimenti e acquiescente. Un po’ santa, un po’ puttana, un po’ colf. L'ibrido tra l’Anastasia di 50 sfumature di grigio, un efficiente elettrodomestico e una wonder woman dedita alla soddisfazione delle aspettative maschili, vivrebbe soprattutto nei Paesi dell’Est. La narrazione degradante e umiliante delle donne e in particolare delle donne dell’est, tra sessismo, misoginia e razzismo sarebbe stata ispirata, escludendo gli abitudinari avventori ubriachi del solito bar sport, dal sito Oltreuomo (o la sua pagina Facebook dove si possono leggere edificanti contenuti quali “Perché la ragazza che non si mette in tiro fa decollare gli uccelli degli uomini”) e dal post “Venti motivi per farsi una ragazza dell’est”. I sei punti illustrati nella grafica del programma Rai sarebbero stati la sintesi di quella ventina di motivazioni (Come ha suggerito Domenico Naso in un post sul Fatto quotidiano). Non si tratta di un sito satirico o ironico come qualcuno, prendendo una svista, ha scritto, ma di un sito che fa del sessismo qualcosa di cui ridere. Vizio di una sottocultura italiana che ha trova da decenni, ampio spazio in tivvù. Scrive Monica Lanfranco sul Fatto quotidiano: "Come nel 2009 dimostrò il profetico documentario di Lorella Zanardo, Il corpo delle donne, è stata la tv a veicolare per oltre due decenni stereotipi e luoghi comuni sessisti in programmi definiti di intrattenimento zeppi di volgarità, doppi sensi sempre e noiosamente a sfondo sessuale, reiterando l’allegro adagio di mogli e buoi dei paesi tuoi come leit motiv di fondo, perché l’imperativo fatti una risata è stato ed è il collante politico trasversale del paese del sole, mozzarella e mandolino".
Non sono trascorse nemmeno due settimane dallo sciopero delle donne organizzato l’8 marzo dalla rete Non una di meno insieme ad un movimento mondiale che in 50 Paesi ha portato nelle strade milioni di manifestanti per rivendicare diritti, libertà dalla violenza, lotta agli stereotipi, alle discriminazioni e al sessismo che la televisione pubblica italiana gioca con un nostalgico immaginario sessista, razzista, stupido e volgare, degno del ventennio fascista. I diritti e la dignità delle donne? Questioni leggere, da poter piegare alle esigenze di una sterile caccia allo share solleticando il basso ventre del pubblico. Tutto questo in violazione del codice etico della Rai e della Convenzione di Istanbul che invitano ad assumere un ruolo responsabile per essere parte attiva di un cambiamento culturale.
Lorella Zanardo - che si occupa da più di un decennio del linguaggio della televisione italiana - scrive sulla pagina Facebook de Il corpo delle donne che: "non capisce i motivi dello scandalo. La televisione italiana è così da dieci anni. Lo abbiamo denunciato con un documentario e meglio di così non si poteva dire. Perché non ci siamo limitati alle grida che durano un giorno, abbiamo reso noto il pogrom che viene compiuto nei confronti delle donne. Non serve gridare allo scandalo. Serve rifondare la RAI. Chiedere alla Commissione di Vigilanza che cavolo fa tutto il giorno. Chiedere che la RAI non sia più lottizzata dai partiti. Che il profitto non sia più l'unico obiettivo. Che il terzo articolo della Costituzione sia rispettato e di conseguenza le donne. Serve riflettere che via Berlusconi, la RAI continua a promuovere programmi sessisti. Di immagini come quelle che girano sul web oggi ne abbiamo schedate centinaia. Su queste si basano i nostri corsi da anni, sulla loro analisi e destrutturazione. Avanti. La protesta va costruita bene”.
Lorella Zanardo - che si occupa da più di un decennio del linguaggio della televisione italiana - scrive sulla pagina Facebook de Il corpo delle donne che: "non capisce i motivi dello scandalo. La televisione italiana è così da dieci anni. Lo abbiamo denunciato con un documentario e meglio di così non si poteva dire. Perché non ci siamo limitati alle grida che durano un giorno, abbiamo reso noto il pogrom che viene compiuto nei confronti delle donne. Non serve gridare allo scandalo. Serve rifondare la RAI. Chiedere alla Commissione di Vigilanza che cavolo fa tutto il giorno. Chiedere che la RAI non sia più lottizzata dai partiti. Che il profitto non sia più l'unico obiettivo. Che il terzo articolo della Costituzione sia rispettato e di conseguenza le donne. Serve riflettere che via Berlusconi, la RAI continua a promuovere programmi sessisti. Di immagini come quelle che girano sul web oggi ne abbiamo schedate centinaia. Su queste si basano i nostri corsi da anni, sulla loro analisi e destrutturazione. Avanti. La protesta va costruita bene”.
Ciliegina sulla torta: ieri sera il giornalista sportivo, Ivan Zazzaroni ha detto a Patrizia Panìco, neo allenatrice degli Azzurri under 16 (prima donna nella storia del calcio), che la sua nomina è "solo un'operazione di marketing", asserendo che una donna non possa allenare il calcio maschile.
No. Chiudere una trasmissione non basta!
(pubblicato anche su Navigando in Genere)
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