La Corte di Strasburgo dà ai fascisti di ogni tipo un'altra buona ragione per gridare all'urgenza di lasciare l'Europa: la Corte europea dei diritti umani ha condannato l'Italia per non aver protetto in nessun modo una donna e suo figlio dalla violenza del marito.
Questi, nonostante le ripetute denunce di lei e anche dei vicini, finì per ferirla gravemente e per assassinare il ragazzo (Remanzacco, provincia di Udine, 26 novembre 2013). La sentenza stabilisce che "non agendo prontamente in seguito a una denuncia di violenza domestica fatta dalla donna, le autorità italiane hanno privato la denuncia di qualsiasi effetto creando una situazione di impunità che ha contribuito al ripetersi di atti di violenza, che infine hanno condotto al tentato omicidio della ricorrente e alla morte di suo figlio". [violazione dell'articolo 2 (diritto alla vita), 3 (divieto di trattamenti inumani e degradanti) e 14 (divieto di discriminazione) della convenzione europea dei diritti umani].
Dice il Pm italiano, Antonio De Nicolo, che la donna all'epoca avrebbe ridimensionato la portata delle accuse e dunque "per forza si era arrivati all'archiviazione dall'accusa di maltrattamenti". Per forza?
Per forza?? Ad esempio... per forza non si poteva ascoltare anche il grido di aiuto della mamma di Federico Barakat? e bè, come ascoltarla, visto che (stravolta dalla paura per sé e per il figlio) sembrava "instabile"? meglio dare retta al padre e tutelare i diritti del padre, che così in un colloquio "protetto" poté accoltellarlo a morte con comodo.
Per forza un corno. L'Italia meriterebbe centinaia di condanne come questa. Ci auguriamo che questa sana sentenza non sia solo una svista, un miraggio, ma l'inizio di un processo di guarigione.
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