La
violenza maschile sulle donne non ha colore, religione, né cultura
ma è
trasversale a tutte le società patriarcali perché serve a mantenere
uno squilibrio di potere tra maschi e femmine.
Tuttavia, sappiamo che vi sono forme di violenza importate con la
migrazione, che ricadono principalmente sulla pelle delle donne
migranti, quando non sono messe nella condizione di far valere i loro
diritti.
Oggi
scontiamo il risultato di politiche antirazziste “neutre” che
hanno privilegiato i diritti culturali rispetto ai diritti
individuali, rafforzando il patriarcato all'interno di alcune
comunità migranti. Dobbiamo
ricordarci di difendere la LAICITÀ
non solo contro i fondamentalisti cattolici ma contro
le ingerenze di tutte le religioni
che oggi abitano questo Paese nella sfera pubblica e nelle scelte di
autodeterminazione delle donne.
L'intercultura
è
un processo complesso, da curare giorno dopo giorno nel dialogo e nel
conflitto, che fallisce
se non si mette al centro la salvaguardia dei diritti e delle libertà
individuali delle donne.
Per questo preferiamo parlare di INTERCULTURA
DI GENERE.
Per
le donne migranti l’attuale legge sull’immigrazione sottintende
un duplice ricatto:
da un lato le rende maggiormente sfruttabili nel mondo del lavoro,
mentre dall’altro le vincola ai documenti del marito in caso di
ricongiungimento familiare. Il
permesso di soggiorno può diventare così per le donne straniere uno
strumento di controllo patriarcale nelle mani di padroni e familiari
violenti.
Le
donne richiedenti o beneficiarie di protezione internazionale sono
sopravvissute a molteplici forme di violenza maschile.
Si tratta di discriminazioni di genere, violenza domestica, tratta a
fini di sfruttamento sessuale, difficile accesso ad un sistema
educativo e socio-assistenziale efficiente, abusi legati a pratiche
tradizionali come i matrimoni forzati (compresi quelli precoci), le
mutilazioni dei genitali, gli stupri correttivi; il tutto esasperato
da fondamentalismi religiosi sempre più diffusi e radicati e dalle
guerre in corso.
In
mancanza di corridoi umanitari, le/i migranti sono costrette/-i ad
intraprendere viaggi in totale insicurezza. Per le donne il viaggio
costituisce un pericolo ancora maggiore, in quanto sono esposte a
stupri sistematici usati anche come arma di ricatto per sfruttarle
economicamente e sessualmente.
Nei
Paesi di transito e d’arrivo, le donne trovano altra violenza. In
assenza di politiche che adottino uno sguardo di genere, i centri di
cosiddetta “accoglienza”, finanziati con i fondi pubblici, sono
spesso teatro di abusi sessisti;
fuori dai centri, oltre alla sempre crescente discriminazione
razzista intrecciata a quella di genere, c’è la violenza
istituzionale di politiche economiche e sociali che, rafforzando
povertà e diseguaglianze, ricade
doppiamente sulla pelle delle donne migranti.
Nell’attuale
contesto di quotidiane violenze a sfondo sessista e razzista, diventa
di fondamentale importanza denunciare gli abusi vissuti dalle donne
migranti e richiedenti asilo e sostenerle nella realizzazione dei
loro progetti di vita.
Per
questo chiamiamo alla lotta un nuovo FEMMINISMO MIGRANTE, che sappia
tener conto delle differenze di classe e di status che influenzano
profondamente le possibilità di autodeterminazione delle
donne e che contrasti l'avanzata dei fondamentalismi e dei fascismi Tramaditerre.org
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