Care amiche politiche: fatevi sentire, là dove si decide, promuovete politiche produttive e sensate contro il terrorismo e le guerre.
Vi chiediamo di ascoltare quanto si dice nel pezzo che trovate a questo LINK [tenendo possibilmente conto delle fonti a cui, anche, vi si rimanda] e poi, soprattutto, di dire la vostra.
Vi chiediamo di ascoltare quanto si dice nel pezzo che trovate a questo LINK [tenendo possibilmente conto delle fonti a cui, anche, vi si rimanda] e poi, soprattutto, di dire la vostra.
Gli approcci tradizionali alla soluzione dei conflitti (quelli in cui i gruppi armati si incontrano a porte chiuse per produrre a ripetizione brevi tregue) falliscono definitivamente, di fronte alle guerre contemporanee. Negli ultimi dieci anni il numero dei conflitti armati è molto aumentato; nel 2014 il mondo ha versato il più alto tributo di morti in battaglia dai tempi della Guerra Fredda. Intanto cresce sempre più la richiesta di approcci inclusivi, quale nuovo mezzo per affrontare queste sfide.
In tutto ciò ancora in pochi capiscono il pieno impatto della partecipazione delle donne sui risultati per la pace e la sicurezza.
Su questo tema i nostri (già carenti) politici dovrebbero attrezzarsi di più; rimandiamo QUI i più volonterosi: vi troveranno preziosi riferimenti di studi su cui approfondire.
Molto utile anche la breve sintesi a questo LINK: che, basandosi sui dati esistenti, mostra come, se le donne possono influenzare nelle loro comunità le decisioni e riescono a governare iniziative contro l'estremismo, aiutano immancabilmente a prevenire i conflitti, creano pace e sostengono la sicurezza dopo la fine di una guerra.
[Sul tema "Isis" in particolare vedi anche, ad esempio: la resistenza di Kobane contro Isis • ma anche: la resistenza delle donne contro l'Isis].
Che con le donne si alzino le probabilità di risolvere le crisi senza ricorrere alla violenza è un fatto. Ci sono prove schiaccianti che l’empowerment femminile e la parità di genere sono strettamente associati con la pace e la stabilità nella società. Vi chiediamo dunque di usare tutta la vostra voce, tutto il vostro potere.
Chiamiamo a raccolta tutte le donne a questo compito - particolarmente se attiviste e giornaliste, ma voi, politiche ed elette, più di tutte, perché è nelle vostre mani la responsabilità più grande.
Su questo tema i nostri (già carenti) politici dovrebbero attrezzarsi di più; rimandiamo QUI i più volonterosi: vi troveranno preziosi riferimenti di studi su cui approfondire.
Molto utile anche la breve sintesi a questo LINK: che, basandosi sui dati esistenti, mostra come, se le donne possono influenzare nelle loro comunità le decisioni e riescono a governare iniziative contro l'estremismo, aiutano immancabilmente a prevenire i conflitti, creano pace e sostengono la sicurezza dopo la fine di una guerra.
[Sul tema "Isis" in particolare vedi anche, ad esempio: la resistenza di Kobane contro Isis • ma anche: la resistenza delle donne contro l'Isis].
Che con le donne si alzino le probabilità di risolvere le crisi senza ricorrere alla violenza è un fatto. Ci sono prove schiaccianti che l’empowerment femminile e la parità di genere sono strettamente associati con la pace e la stabilità nella società. Vi chiediamo dunque di usare tutta la vostra voce, tutto il vostro potere.
Chiamiamo a raccolta tutte le donne a questo compito - particolarmente se attiviste e giornaliste, ma voi, politiche ed elette, più di tutte, perché è nelle vostre mani la responsabilità più grande.
Sono più che d'accordo con questa analisi, dovremmo cercare di far sentire la nostra voce, in risposta alla voce maschile, che è sempre la solita: la violenza. Decidiamo come.
RispondiEliminagrazie Alessandra per esserci, se tutte diremo qualcosa su questo tema la differenza potremo farla
EliminaChe ne direste se provassimo a chiedere alla Pinotti e magari anche a Gentiloni un appuntamento come associate per comunicare che come donne intendiamo favorire in modo originale ma concreto la pace vera. Con un progressivo disarmo.
RispondiEliminagrazia grazie grazie a Laura Puppato:
Elimina1. per aver dato attenzione a questo messaggio
2. per aver risposto anche con una proposta concreta
primo passo: comprendere che contiamo; secondo passo: coordinarci per scambiare idee; terzo passo.... iniziare a camminare verso soluzioni nuove;
speriamo che tante donne decidano di provarci
Vi ringrazio per questa iniziativa, che è necessaria, e che è un primo passo. Se posso essere utile ci sono. Il secondo passo, che sarebbe altrettanto necessario, è dire che i diritti delle donne sono diritti umani. Paesi in cui le donne hanno meno diritti di quanti ne avevano i neri nel sudafrica dell'apartheid devono essere fatti oggetto di pressione dalla comunità internazionale fino all'embargo. Oggi il mondo è sensibilizzato alla similitudie di valori tra Saudi Arabia e Isis: è un buon momento per chi non si rassegna a far passare la violazione dei diritti delle donne per pluralismo culturale. E forse anche all'Iran è possibile parlare di questo, nell'ambito di un progetto di distensione...abbiamo molto da fare, rimbocchiamoci le maniche, grazie ancora
RispondiEliminaRispondo a distanza di giorni, dopo che come AFFI il 25 novembre abbiamo cominciato a parlare tra noi e per le nostre associazioni, Piene di dubbi sul COME , unite nella condanna e nel ripudio della guerra, sui diritti umani e la libertà delle donne, sulla "libertà" degli Stati e su quale "libertà" attribuiscono a se stessi nel decidere...
RispondiEliminaci siamo lasciate con l'impegno a rivederci. parliamone insieme se volete . siamo a Roma alla Casa Internazionale delle donne, è la sede dell'AFFI. ed è un buon punto di riferimento .