domenica 31 maggio 2015

La par condicio è scomoda, anzi morta

Scrive Aspettarestanca che La par condicio è morta: tra comunicazione sul web (ancora non regolamentata) e mancato rispetto delle norme vigenti (letteralmente sotto gli occhi di tutti e tutte in questi giorni la violazione della legge da parte dei maggiori leader nella televisione pubblica e non) e nessuna reazione dall’AGCOM Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (se ci sei batti un colpo).
Evidentemente fa comodo a molti ignorare norme che dovrebbero migliorare la consapevolezza di chi è chiamato a scegliere i componenti delle assemblee elettive, i presidenti delle Regioni, sindaci e sindache. 

La par condicio è scomoda. Quasi impossibile reperire sul WEB il testo aggiornato della Legge 22 febbraio 2000, n. 28,  Disposizioni per la parità di accesso ai mezzi di informazione durante le campagne elettorali e referendarie e per la comunicazione politica. Per trovare il testo aggiornato è stato necessario approdare sul sito della Regione Friuli – Venezia Giulia, che lo pubblica qui, sia pure con l’obiettivo limitato di informare sulla sola parte relativa alla comunicazione istituzionale. Questo è avvenuto dopo aver constatato con meraviglia che il sito dell’AGCOM rinvia al testo su Normattiva privo delle modifiche introdotte con la legge 215 del 2011. Si è aggiunto sconcerto nel constatare che anche sul sito del Ministero dell’Interno c’è ancora anche il testo originario e che al Ministero dell’Interno, come al Governo interessa solo la parte relativa al divieto di diffondere sondaggi.
La par condicio di genere ha gravi problemi di salute. Qualche risultato non da poco è stato raggiunto (la presenza di donne nelle trasmissioni televisive politiche è aumentata ma, come Aspettare stanca e altre Associazioni hanno più volte sottolineato tempestivamente, la resistenza ad applicare la nuova normativa è notevole: quasi nessun effetto si è notato nella campagna elettorale conclusasi ieri, che ha riguardato sette regioni e quasi mille Comuni. Alle ore 13 di oggi il TG2 ancora omette ogni informazione sulle preferenze (mentre le include il TG1 delle 13,30, comprese quelle sulla doppia preferenza di genere). Eppure in tutte le sette regioni si possono esprimere le preferenze, ed è noto quanto la presenza nelle trasmissioni televisive nazionali e locali influisca sulla possibilità di ottenere consensi. 

E’ complice la censura nella comunicazione istituzionale che abbiamo sopra evidenziato. Addirittura il Ministero dell’Interno, nel suo lungo Dossier_2015 non fa alcun accenno alla doppia preferenza di genere. Eppure la par condicio di genere comparve per la prima volta proprio per le regionali (nell’art. 10 della legge elettorale della Regione Campania) e dal 2011 si applica (o meglio si dovrebbe applicare) alla comunicazione politica generale grazie alla Legge nazionale 215 del 2011 che, con l’articolo 4, ha modificato le legge sulla par condicio del 2000.
Tra comunicazione di regime e burka mediatico per le donne italiane, ancora molto c’è da fare per il lungo e difficile cammino delle donne e della nostra democrazia.
Sulle elezioni di oggi vedi su Aspettare stanca, 31 maggio alle urneE per approfondimenti: Rainews • Regione Toscana speciale elezioni regionali 2015 

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