Barilla si scusa, e noi lo apprezziamo. Si dirà che le scuse dipendono solo da valutazioni di marketing, ma non importa.
Nelle parole sulla “famiglia tradizionale” di Guido Barilla c’era un tipo di messaggio i cui effetti invadono in modo costante anche la nostra dimensione sociale e politica in modo discriminante. Questo per quanto potesse essere involontario, e per quanto moltissimi non siano in grado di decodificarne le ragioni. Ma anche nella reazione composta e autocritica, c’è un messaggio importante.
E di questo ringraziamo Guido Barilla; così come dell'intenzione di incontrare le associazioni gay, che allude a una disponibilità - quella di voler ascoltare, e forse di cambiare un parere per una sopravvenuta occasione di dialogo. Questo messaggio "riparatore" - che chiede scusa a tutti, anche ai propri dipendenti - include quell’umiltà che la cultura della violenza non ammette mai. Gli uomini che non devono chiedere mai non fanno come Guido Barilla. A volte da un male può nascere un bene e in questo caso ci auguriamo che la sua azienda voglia anche riflettere sulle parole di Dario Fo.
E un’ultima considerazione: negli ultimi giorni al caso della Barilla ha fatto da contrappunto quello della compagnia True Move H: anche il suo spot ha fatto il giro del mondo sulle ali dei social network. Ma per ragioni opposte. E questo ci fa ben sperare.
perfettamente d'accordo!
RispondiEliminaora posso rimettere la pasta Barilla nel carrello
L'unica cosa che vorrei dire al signor Guido Barilla è che è stato troppo ingenuo a cadere in un tranello così basso! Non avrebbe dovuto concedere interviste in quella trasmissione (sai ora com'è tronfio Cruciani?)
RispondiEliminaE in realtà dovrebbe essere tutta la redazione de La Zanzara (il conduttore in prima persona) a scusarsi con il mondo gay e con tutti gli altri.
E chiedo se davvero siete convinti che l'omofobia (e femminicidio) sia un problema che deve risolvere un dirigente di una grande azienda con del marketing strategico e non piuttosto le nostre istituzioni, la scuola e prima di tutti la famiglia. Sembra che solo la chiesa -con gli interventi di Francesco I- stia cercando di emanciparsi da pregiudizi e stereotipi.
Ma noi, siamo sicuri di essere liberi di fronte alle diversità, ma così liberi, da non vederle nè catalogarle come tali? Stiamo insegnando ai nostri figli e nipoti la tolleranza e la benevolenza? Insegnamo che le persone sono un valore a prescindere?
Oppure, in fondo, ci divertono ancora tanto le barzellette sui "froci" ... eh?