"I dieci saggi e il resto donne" per dare un segnale di cambiamento: è la formula sintetica che "trapela" sull'Huffington Post dai colloqui riservati fra Berlusconi, Bersani e Giorgio Napolitano. Magari non vera alla lettera, ma comunque sintomatica.
Vera o sintomatica, la respingiamo al mittente.
Le donne non sono il resto di niente, di una politica maschile annientata come quella che si sta sfarinando sotto i nostri occhi.
Giá rimosse da quel triste comitato di saggezza pubblica, non avremmo in veritá gradito farne parte. Tanto meno gradiremmo, ora, esserne "il resto", né fare la parte del lato innovativo di una manovra che 'salva' la democrazia parlamentare con un'ennesima mossa emergenziale di natura presidenzialista.
Le donne hanno nomi, cognomi, storie, biografie, posizioni politiche. Nessuna puó essere ridotta a segnale d'altro, né al resto di niente.
Maria Luisa Boccia, Elettra Deiana, Ida Dominijanni, Bianca Pomeranzi, Gabriella Bonacchi, Fiorella Cagnoni, Ornella Cioni, Maria Rosa Cutrufelli, Rosetta Stella, Francesca Cok, Marina Graziosi, Luana Zanella, Cristina Mosca, Paola Bono, Stefania Vulterini, Angela Ronga, Danila De Angelis, Rita Trasei, Marina Fiamberti, Nadia Ruggeri, Edda Billi, Giovanna Carnevali, Cristina Mecci, Cristiana Scoppa, Maria Brighi, Marisa Nicchi
Lettera aperta, 20 aprile 2013
Presa di posizione legittima che corrisponde alla storia e alla collocazione politica delle firmatarie. Loro non accetterebbero di entrare a far parte del prossimo esecutivo, ma le altre? Le donne che magari ne faranno parte, ci entreranno con nomi cognomi, storie ecc.
RispondiEliminasi, e forse fanno anche bene a entrarci, ma se sono le donne del pdl, della lega eccetera... le donne faranno solo altri passi indietro. Un governo di donne avrebbe dovuto venire da quella parte politica che è sempre stato l'alveo naturale delle lotte per i diritti (e che ora chissà dov'è); che sia realizzato per convenienza, dalla peggiore e corrotta classe politica che abbiamo mai avuto.. bè, allora sono d'accordo: ma anche no. Non è questo che farebbe fare passi avanti alla "politica femminile".
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