sabato 6 aprile 2013

Morire di recessione. Ci sia chi muore di rimorso

Un biglietto sul cruscotto di un’amica: Guarda nello sgabuzzino


Nello sgabuzzino ci sono Romeo e Annamaria: un uomo e una donna suicidi. Poi, il giorno dopo, Giuseppe, il fratello di lei, li segue: gettandosi in mare. 
Scusateci per quello che abbiamo fatto, hanno lasciato scritto.

Perdonano tutti e a tutti chiedono perdono, questa volta, quelli che hanno deciso di andarsene, semplicemente gettare la spugna, di fronte a una realtà non più sopportabile, fatta dell'addizione infinita di difficoltà senza soluzione. Morti di recessione, e non sono i primi. 
Ci chiediamo, ora, com'è possibile che qualcuno non muoia di rimorso.
Per avere condotto il paese a "misure" che hanno lasciati intatti i loro privilegi. Per avere voluto e avallato lo strozzinaggio di milioni di altri, gente che ai loro occhi non conta niente - numeri. Per avere pensato a come sfruttarli ancora un po', senza mai pensare a intaccare le proprie certezze. Per spendere ogni giorno, in un giorno, quello che in troppi non hanno nemmeno per l'intero mese. 
La politica orrenda che ci ha condotto fino qui faccia non uno, ma cento passi indietro. 
E il nuovo che avanza? La politica nuova, che oggi resta inerte in questo disastro, impegnata in ininterrotti bracci di ferro su chi deve tenere il mazzo e su come tenerlo, si svegli immediatamente. O crepi di rimorso anche lei.

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