lunedì 30 settembre 2013

Guido Barilla: se un uomo sa chiedere scusa

Barilla si scusa, e noi lo apprezziamo. Si dirà che le scuse dipendono solo da valutazioni di marketing, ma non importa. 
Nelle parole sulla “famiglia tradizionale” di Guido Barilla c’era un tipo di messaggio i cui effetti invadono in modo costante anche la nostra dimensione sociale e politica in modo discriminante. Questo per quanto potesse essere involontario, e per quanto moltissimi non siano in grado di decodificarne le ragioni. Ma anche nella reazione composta e autocritica, c’è un messaggio importante. 

E di questo ringraziamo Guido Barilla; così come dell'intenzione di incontrare le associazioni gay, che allude a una disponibilità - quella di voler ascoltare, e forse di cambiare un parere per una sopravvenuta occasione di dialogo. Questo messaggio "riparatore" - che chiede scusa a tutti, anche ai propri dipendenti - include quell’umiltà che la cultura della violenza non ammette mai. Gli uomini che non devono chiedere mai non fanno come Guido Barilla. A volte da un male può nascere un bene e in questo caso ci auguriamo che la sua azienda voglia anche riflettere sulle parole di Dario Fo.
E un’ultima considerazione: negli ultimi giorni al caso della Barilla ha fatto da contrappunto quello della compagnia True Move H: anche il suo spot ha fatto il giro del mondo sulle ali dei social network. Ma per ragioni opposte. E questo ci fa ben sperare.

2 commenti:

  1. perfettamente d'accordo!
    ora posso rimettere la pasta Barilla nel carrello

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  2. L'unica cosa che vorrei dire al signor Guido Barilla è che è stato troppo ingenuo a cadere in un tranello così basso! Non avrebbe dovuto concedere interviste in quella trasmissione (sai ora com'è tronfio Cruciani?)
    E in realtà dovrebbe essere tutta la redazione de La Zanzara (il conduttore in prima persona) a scusarsi con il mondo gay e con tutti gli altri.
    E chiedo se davvero siete convinti che l'omofobia (e femminicidio) sia un problema che deve risolvere un dirigente di una grande azienda con del marketing strategico e non piuttosto le nostre istituzioni, la scuola e prima di tutti la famiglia. Sembra che solo la chiesa -con gli interventi di Francesco I- stia cercando di emanciparsi da pregiudizi e stereotipi.
    Ma noi, siamo sicuri di essere liberi di fronte alle diversità, ma così liberi, da non vederle nè catalogarle come tali? Stiamo insegnando ai nostri figli e nipoti la tolleranza e la benevolenza? Insegnamo che le persone sono un valore a prescindere?
    Oppure, in fondo, ci divertono ancora tanto le barzellette sui "froci" ... eh?

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